Bariloche - Argentina - novembre 2024 |
Già percorrendo la strada che dall'aeroporto ti conduce in città, capisci la natura di questo territorio, condizionata soprattutto dalla scarsità di abitanti. Non vedi paesini e neppure case sparse, nulla se non pascoli infiniti e boschi che si perdono tra le colline e di quando in quando una serie di laghi glaciali solitari che ti danno l'idea di un pianeta alieno spopolato e distopico. I bordi della strada sono però ricoperti di fitti cespugli in piena fioritura. Un giallo chiaro intenso che si prolunga per chilometri e rischiara il percorso fino al limitare delle rive dei laghetti. Si tratta dei rovi di calafate (Berberis microphylla) una pianta comunissima in tutto il Sudamerica che produce bacche blu e rosse molto simili ai mirtilli, usatissime per marmellate e succhi. Il tutto dipinge un quadro di severa bellezza e di certo questo avranno provato i primi arrivati da queste parti. Tanto per cambiare erano italiani della zona di Belluno che arrivarono qui dal Cile, la frontiera è vicinissima, negli ultimi anni dell''800, quando la zona era abitata solo da misere tribù di indios Mapuche e il nome attuale completo della città, San Carlos de Bariloche deriva proprio dal loro capo, certo Carlos, che costruì qui la prima casa e avviò una attività commerciale nei primi anni del secolo scorso. L'ambiente era di certo gradevole e per questa ragione nell'immediato dopoguerra, fu scelto come rifugio per i gerarchi nazisti tedeschi in fuga dalla Germania, proprio per la sua somiglianza alle nostre zone alpine, così che mentre prima (e ancora adesso) veniva chiamata piccola Svizzera, fu ribattezzata addirittura Naziland.
Ci fu anche una ipotesi complottista che individuò una estancia nei dintorni della città come l'ultimo rifugio di Hitler fuggito con Eva Brown e qui rimasto fino al 1960, ma si tratta di bufale senza seguito. Tuttavia lo stile della cittadina soprattutto nel centro dove sorgono ancora le case che hanno formato il nucleo iniziale del paese è molto indicativo, ti sembrerà in effetti di trovarti in un paese delle nostre Alpi, affacciato sul grande lago Nahuel Huapi, attorno ai mille metri di altitudine coronato da alte cime. Tuttavia avverti sempre un senso di spazi vasti e non costretti come le nostre valli strette e scavate a V dai fiumi che si precipitano dalla corona di montagne, ma invece larghi e dalle curve dolci e raccordate caratteristiche per l'erosione costante e delicata durata milioni di anni dai ghiacciai che limano i declivi senza le asperità rose e puntute che sono proprie invece della furia delle acque. La cittadina, che al momento è diventata forse il centro turistico più importante dell'Argentina per quanto riguarda gli sport della montagna, sci compresi, si è sviluppata parecchio negli ultimi anni e quella che era la periferia si è allargata notevolmente prolungandosi sulle rive del lago con un susseguirsi di ville e villette di un certo pregio dove i ricchi portenos vengono a trascorrere le loro ferie invernali o estive secondo il loro punto di vista. Il nostro albergo è stato scelto oculatamente nella zona centrale, ma fare il check in rappresenta subito un problema, dato che nel mondo moderno ormai, anche nei posti più isolati del mondo, tutto funziona solo più col telefonino.
L'anziano, si sa, di fronte a queste situazioni entra subito in panico e comincia a smanettare coi suoi ditoni abituati a maneggiare strumenti senza tasti e cominciano gli smadonnamenti più coloriti. Vedremo come andremo a finire quando Musk deciderà di spegnere tutti i suoi satelliti! Questa è la frase che ricorre di norma, ma alfine poi tutto con calma si risolve, anche con l'aiuto della gentilissima addetta, evidentemente abituata a queste scene. E' chiaro che si troverà continuamente di fronte a questi analfabeti digitali e che quindi conosce a menadito la strada per uscire dalle paludi in cui ci caccia la tecnologia. Però alla fine l'hotel si rivela una ottima scelta e ci tocca pure una suite, probabilmente perché ai primi di novembre è quasi mezzo vuoto, Le torme di sciatori sono ancora di là da venire oppure bisogna dedurre che la svalutazione ha costretto anche i gaudenti a più miti consigli. Sembra infatti che gli addetti al settore abbiano un po' le ali basse per come stanno girando le cose. Intanto ci organizziamo il giro per domani poi vedremo come vanno le cose e se optare per taxi o auto a noleggio. Intanto abbiamo tutto il tempo per fare una passeggiata nella Avenida Mitre, che è la via centrale che percorre per il lungo tutta la città. In realtà l'abitato è stretto e lunghissimo, predisponendosi lungo tutta la riva rettilinea del lago a linee parallele, mentre la risale per poche vie, non più di cinque o sei, così rimane anche facilissimo orientarsi.
Ce la facciamo tutta fino in fondo dove c'è la piazza originaria di quando è stato fondato il paese nel 1895, con gli edifici dell'epoca, compreso forse il primo ufficiale, tutti in pietra ed i tetti spioventi e con la torre con l'orologio. Sembra proprio, guarda caso, uno di quei paesini svizzeri in riva al lago. Qui ovviamente si viene per gli sport invernali, dei quali la stazione principale è sul vicino Cerro Catedral, che incombe alle spalle, ma anche nei mesi più caldi, gennaio e febbraio, le spiaggette si riempiono di aspiranti bagnanti ed alla fine sembra che qualche coraggioso approfitti pure delle acque del lago, che comunque ricordo, ha una temperatura media attorno ai 14°C, tanto per capirci. Se no, un'altra grossa opportunità è data dalla pesca e infatti nei ristoranti si trova il piatto principe, trote o salmerini, come se piovesse. Anzi direi che adesso si è messo davvero a piovere decisamente perché qui sotto le montagne il clima è molto ballerino e dopo un po' di sole vedi arrivare velocemente dal Cile fasce di nuvoloni neri che poi fanno il loro dovere, se no come ci potrebbe essere tutto questo verde che si stende fin sotto le nevi della montagna? Abbiamo appena il tempo di passare per l'agenzia del Cruce Andino che tra tre giorni ci porterà in Cile per confermare la prenotazione e per prendere le indicazioni della logistica, visto che si tratta di fare un vero e proprio check in con bagagli e compagnia bella e poi torniamo riparandoci sotto le grondaie dei negozi della Mitre, rendendoci conto della verità di quanto appena detto.
SURVIVAL KIT
Hotel Soft - Calle Mitre 683 - Bariloche - Tre stelle con molte camere a disposizione ottimamente situato sulla via centrale. Nelle vicinanze innumerevoli locali e ristoranti. Prenotazioni, check in e pagamenti solo elettronici, non si toccano più i soldi. La camera è una piccola suite con cucina, forno e tutto quello che occorre per un soggiorno familiare di vacanza. Bagno funzionale e pulito, TV, AC, wifi e riscaldamento, cassaforte. La doppia 45 € +2 di tassa turistica. In alta stagione (Dic-Feb) i prezzi salgono a 75 €. Controllate le offerte che sono abbastanza ballerine. La struttura nel complesso è un po' datata ma accettabilissima. Personale gentilissimo e prodigo di info. Mi sembra una ottima soluzione.
Caliu restaurant - Av. Mitre 633 - Bariloche - Ristorante elegante nella via centrale. Cucina un po' fusion con sguardo all'internazionalità dei piatti, serviti con un occhio alla presentazione. Servizio molto curato. Menu corto ma con piatti tutti notevoli. Oltre ad un mezzo antipasto a testa abbiamo provato la rib-eye da mezzo chilo e il cordero patagonico asado, il tutto preceduto da un gradevole amuse-bouche gentilmente offerto. Il tutto, con un calice di vino, per 160.000 in quattro mancia inclusa. Un po' caro ma adeguato al locale. Il proprietario Juan Pablo si prende cura dei clienti con molta professionalità.
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