Lago Nahual Hauli - Bariloche - Argentina - novembre 2024 |
Sopa de hongos |
In attesa che arrivi dal garage dove ce la stanno lavando, ci prendiamo un submarine in fondo alla galleria da una gentile signorina di un biondo anomalo che ce lo confeziona con molta attenzione (e comunque non le regala visto che lasciamo 7.800 per le due cioccolate, ma con il sorriso si accetta tutto più volentieri). D'altra parte la giornata è tornata piovosa e si sono ritirati quasi tutti e anche il corso centrale è adesso praticamente deserto rimanendo con quell'aria triste che hanno i luoghi turistici quando sono spopolati ed assumono quell'aspetto di aree in disarmo a fine stagione. Quando la macchina finalmente arriva, sono quasi le cinque e facciamo un giro per prendere dimestichezza dei comandi e delle strade che, a parte quelle longitudinali e parallele al lungolago, sono tutte un saliscendi che sembra di essere sulla Lombard a S. Francisco. Sul lungo lago dal volto plumbeo, il cielo gocciola ed è tutto imbronciato. I rari passanti corrono in fretta a ripararsi lungo le case. Nei giardini coi prati curati spiccano cespi di Cytisus scoparius, la cosiddetta ginestra dei carbonai, in piena fioritura coi suoi fiori giallo intenso che infiammano i prati anche senza la presenza del sole. C'è poco da fare, la primavera come ovvio, è un po' più piovosa e la temperatura può fare un poco penare, in fondo siamo quasi a 1000 metri, ma lo splendore delle fioriture ripaga di tutto colorando il paesaggio con esplosioni gioiose che non hanno paragoni nelle altre stagioni.
Intanto al passaggio noto che la cattedrale è aperta e a questo punto vale la pena di fermarsi a dare un'occhiata. Il suo stile neogotico è severo e magniloquente, con la sua facciata costituita da una unica imponente torre, che accentua lo slancio verticale della costruzione, rivolta ad est, in modo che il sole del mattino la illumini direttamente. L'interno mantiene la severità tipica dello stile, assieme ad un certo senso di non finito, visto che i lavori cominciati appena prima della fine della seconda Guerra Mondiale, si sono prolungati fino agli anni '90 ed oltre. Discorso a parte invece per le bellissime vetrate che arrivano direttamente dalla Francia se pur raccontano storie indigene locali. Tra le cose notevoli racchiuse all'interno spicca una scultura ricavata da un larice millenario prodotto da uno scultore dell'isola di Chiloè che raffigura una replica del primo insediamento gesuita sul lago. Sulla facciata noti subito, sopra il portale, la bella statua scolpita da un semplice operaio scalpellino che partecipò al taglio delle pietre della costruzione. Insomma per essere un'opera eretta nel nulla durante la guerra, in un luogo quasi alla fine del mondo, bisogna dire che si fa notare ed infatti pare che i residenti, di questo siano orgogliosissimi. Intanto è calata la sera e il cielo in cui le nubi a tratti si aprono un poco per lasciar trasparire barbagli di luce, si riveste di sfumature di rosa e poi, poco per volta di rosso più cupo fino a diventare velluto nero preparato per una serata di gala.
Per noi invece si tratta di andare a cercare il boccone serale, per il quale alla fine basta attraversare la strada dove si trova un ristorantino dall'apparenza della trattoria familiare, sedie di legno e tavoli ravvicinati inclusi. Praticamente è pieno e noi occupiamo l'unico tavolo rimasto libero, segno che se è gettonato dai locali, dovrebbe rivelarsi una buona scelta. Si decide di provare i famosi Tajarines che ormai, benché importati dai nostri primi emigranti del Norditalia, sono diventati un piatto tipico argentino. Mangiabilissimi anche se un po' troppo affogati di panna, per il nostro gusto. Vicino a noi una coppia attempata che sembra uscita da un quadro di Botero, lei bionda e abbondantissima, bistrata di tutto punto, lui con uno splendido ed enorme basco nero di traverso, che evidentemente gli è incollato alla testa, con camicione a quadri, finiture in pelle e stivali, che pare un gaucho appena arrivato dalla sua estancia, si forbisce i baffoni ben curati prima di bere un bel bicchiere di rosso, che il locale fornisce anche sfuso. Si prendono un bel piattone di sorrentinos col sugo rosso, una sorta di ravioloni venuti di moda decenni fa dopo che aprì un famoso locale a Buenos Aires e che ora trovi dappertutto e se li delibano con gran gusto commentando con favore alla fine del piatto su cui fanno la proverbiale scarpetta. Noi invece finiamo con un flan al dulce de leche, una goloseria tipica locale, che ci mette in pace col mondo, d'altra parte siamo ancora un po' stanchi per la notte aeroportuale saltata. Siamo anziani, che ci vogliamo fare!
Una bella nottata ristoratrice e poi via, il mattino ha l'oro in bocca come si dice e the early bird catch the worm, ma quello che sta appollaiato sulla balaustra del nostro balconcino tutto sembra tranche che un early bird, anzi è un uccellaccio rapace alto quasi un metro coda compresa, col becco così adunco che se ti prende ti cava un occhio con un colpo solo. Superato il primo impatto, visto che il rapace non muove un dito o una piuma, non so come si dica in questo caso, anzi pare proprio immobile come se fosse imbalsamato, dopo averlo immortalato in qualche foto, cerco subito su google, ma come facevamo una volta? e risulterebbe che si tratta o di una poiana di Swainson (Buteo swainsoni) o di un cosiddetto Caracarà, un rapace sudamericano che però forse ha il becco più giallo e qui anche l'AI si pone un punto interrogativo e infine si arrende, nel senso arrangiatevi un po', godetevi la vista e più non dimandate, d'altronde mica si può sapere proprio tutto. Rimaniamo comunque in estatica ammirazione, gli animali specialmente quelli di grosse dimensioni, dal vivo fanno tutto un altro effetto e questo non si muove neanche a fargli buuuù. Alla fine lo lasciamo su quello che ormai ha eletto a suo trespolo personale e ci avviamo, che la giornata è lunga e sembra anche baciata dal sole, il che è buona cosa finalmente, visto che il tema della giornata è il paesaggio.
Si tratta nientemeno che del Circuito dos Siete Lagos che, come dice la parola prevede un itinerario in mezzo alle montagne attraverso una serie di laghi alpini, non so come altrimenti definirli, di grande bellezza, che poi veramente sarebbero dieci, ma dalla strada se ne vedono solo sette, se non avete voglia di camminare troppo, sui sentieri da trekking che sono la gioia degli appassionati che qui arrivano da tutto il mondo. C'è infatti anche chi se lo fa tutto a piedi, vedete voi. Prendiamo quindi il lungolago nella direzione opposta a quella del circuito Chico che avevamo fatto ieri e ci godiamo tutto il grande braccio sudorientale del Nahual Hauli, il lago più grande che conferisce il nome anche al parco che si estende fino alle montagne circostanti. Qui c'è ancora abbastanza traffico ma la strada è larga e molto bella per cui, facendo attenzione ai limiti di velocità, che non vorrei trovarmi nei pasticci dato che i posti di polizia lungo la strada sono considerabilmente frequenti, arriviamo fino in fondo al braccio dove si trova la cittadina di Dina Huapi. Questi posti di blocco sono ben segnalati, la strada viene bordata di paletti, ci sono barre rumorose sull'asfalto per farti rallentare e un casotto al fianco dentro al quale dovrebbero stazionare le forze di polizia addette al controllo, il che mette sempre un po' di inquietudine, ma in effetti non esce fuori quasi mai nessuno e nei pochi casi in cui abbiamo avuto l'occasione di essere fermati, si sono sempre mostrati gentilissimi e desiderosi più di dare indicazioni che di fare osservazioni.
Poi ancora qualche chilometro aggirando al fine del lago dove, attraversato il Rio Limay, entrando nella provincia Neuquen dopo aver lasciato quella di Rio Negro, dal Mirador di Limay hai una splendida vista dello specchio d'acqua mentre sulla destra scorgi chiaramente la cima innevata del Cerro Catedral. Sulla grande spiaggia senti subito il vento dei grandi spazi che privo di ostacoli e barriere, spazza via tutto e benché il paesaggio abbia davvero tanto in comune ai nostri paesaggi alpini, avverti quel senso di solitudine dei grandi spazi desolati del pianeta, senza abitanti e privi di comunicazioni, che scava in fondo al cuore una inquieta ansia si abbandono. Questo è certamente il fascino della Patagonia che si farà vieppiù forte man mano che procederemo verso sud, in direzione di luoghi sempre più lontani dalla presenza umana e per questo più magici. Adesso stiamo percorrendo la costa nord di questo braccio del lago e ormai le auto si sono diradate decisamente. Di tanto in tanto la strada sale tra curve e controcurve, penetrando foreste maestose alternate a piccole radure. Traversiamo la penisola Huemul che si inoltra nel lago per una ventina di chilometri, dividendo le acque fino a formare un altro braccio solitario che puoi ammirare molto bene dal Mirador del Paso Coihue. La sensazione di cui vi parlavo prima ce l'hai bene qui, quando ti fermi sullo spiazzo di terra al di fuori della strada, il lago sotto, senza neanche una casa in vista, non un auto e neppure un baracchino che faccia un caffè. Se non ce lo hanno messo in un luogo così bello, è evidente che non ci deve passare moltissima gente, mi sembra. La strada prosegue poi da Punta Huemul passando sotto al Cerro Centinela a picco sull'acqua e attraverso Puerto Manzano arriva poi fino a Villa La Angostura, dove il Nahual finisce. Ridendo e scherzando abbiamo già fatto quasi 100 chilometri e questo è soltanto il primo dei nostri famosi sette laghi!
Restaurante La Cazuela - Mitre 702 - Locale familiare frequentato da gente del posto. Piatti semplici con ampia scelta. Abbiamo provato i Tajarines e un dolce, con bevande e mancia a 66.000 in quattro, incluso vino. Ambiente gradevole. Cameriere molto comunicative e gentili. Consigliato
Circuito Siete Lagos - E' il tour più noto e probabilmente il più bello che si possa fare in macchina attorno alla zona di Bariloche. Naturalmente ci sono gite organizzate che lo propongono anche in due o tre giorni e arriva di norma fino a San Martin de los Andes. Calcolate almeno 400 km tra andata e ritorno senza troppe deviazioni, se passate dal Valle Encantado aggiungetene almeno un altro centinaio quasi tutto di sterrato, ma in ottime condizioni. Se lo fate con un taxi dovrete calcolare almeno una spesa di 280.000 pesos. Molto meglio quindi usare un'auto a noleggio. Le strade sono facili e ben segnalate. Si fa tranquillamente in giornata ma senza perdere troppo tempo. Quindi partite il più presto che potete, per avere più tempo per le soste. Considerate comunque che da novembre a febbraio le ore di luce sono molte.
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