Eh, Paolo Conte aveva capito tutto. Per noi che stiamo in fondo alla campagna, la Liguria è davvero una cosa misteriosa, difficile da interpretare. Ogni volta che partiamo, abbiamo davvero un'espressione un po' così, eppure dove starà quel fascino nascosto che ci attira morbosamente ogni volta che scavalliamo l'ultima montagna aspra e in fondo in fondo come noi selvatica? Forse proprio in quella fettina di mare al terminare delle brevi valli che ti precipitano sulla costa che da un lato ci attira sensuale, ma dall'altro ci fa paura perchè si muove anche di notte e non sta fermo mai. E' quel salmastro che ti riempie le narici e ti accompagna, quando l'inverno non è ancora primavera, mentre percorri la costa e le onde alte si frangono sugli scogli e ti rimane a lungo anche se non è forte, in questo Mediterraneo dell'estremo nord, dove gli odori ed i profumi sono tanti seppure mai troppo intensi e fastidiosi, ma sempre leggeri e gradevoli.
Quel sentore che ti insegue anche quando risali le stradine verso monte dove altri aromi lo ricoprono senza stordirti, ma facendoti scordare o addirittura non vedere l'orrore delle colate di cemento che hanno devastato questo paradiso dagli anni '60, senza riuscire comunque ad ucciderne tutto il fascino. Profumi di erbe che si mescolano tra di loro pur rimanendo riconoscibili, un bouquet di piaceri e promesse che disarma e stupisce nell'agnello coi carciofi tanto tenero da commuoverti, ma raggiunge il suo vertice quando affondi di costa il rebbio della forchetta nel sottile velo di pasta del raviolo penetrando piano quel suo gonfiore lubrico che subito libera gli afrori virginali della borragine il cui verde chiaro si mescola allo scuro dello spinacio selvatico, mentre la maggiorana, il nulla di noce moscata e un tocco di spezie per richiamare l'oriente lontano completano una armonia sapida che ti fa concludere l'apice dell'esperienza, appagato ma mai abbastanza sazio per non desiderarne ancora. Genova, lasciaci tornare alla nostra immobile campagna e comprendici, se abbiamo quella faccia un po' così, lasciaci tornare ai nostri temporali, che davvero è solo pioggia che ci bagna.
Quel sentore che ti insegue anche quando risali le stradine verso monte dove altri aromi lo ricoprono senza stordirti, ma facendoti scordare o addirittura non vedere l'orrore delle colate di cemento che hanno devastato questo paradiso dagli anni '60, senza riuscire comunque ad ucciderne tutto il fascino. Profumi di erbe che si mescolano tra di loro pur rimanendo riconoscibili, un bouquet di piaceri e promesse che disarma e stupisce nell'agnello coi carciofi tanto tenero da commuoverti, ma raggiunge il suo vertice quando affondi di costa il rebbio della forchetta nel sottile velo di pasta del raviolo penetrando piano quel suo gonfiore lubrico che subito libera gli afrori virginali della borragine il cui verde chiaro si mescola allo scuro dello spinacio selvatico, mentre la maggiorana, il nulla di noce moscata e un tocco di spezie per richiamare l'oriente lontano completano una armonia sapida che ti fa concludere l'apice dell'esperienza, appagato ma mai abbastanza sazio per non desiderarne ancora. Genova, lasciaci tornare alla nostra immobile campagna e comprendici, se abbiamo quella faccia un po' così, lasciaci tornare ai nostri temporali, che davvero è solo pioggia che ci bagna.
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8 commenti:
Enrico! Mi avevi già fatto venire in mente "Genova per noi" perciò leggere il tuo post è proprio una fantastica combinazione.
Molto godibile e non sto a sproloquiare in complimenti...
Mi viene voglia di condividere come Genova abbia sempre esercitato su me, calabrese/veneta, un'attrazione quasi fatale. Da ragazza la incontrai in un romanzo di Pavesi come meta di scorribande notturne dei suoi tormentati personaggi, poi mi divenne familiare tramite Gilberto Govi e Lina Volonghi... e Gino Paoli, Paolo Conti, Fabrizio De Andrè. Anche la lingua mi piace, e nelle sue "U" assaporo un'eco dell'amato calabrese!
Anni fa facevo un sogno ricorrente in cui andavo a Genova... Non c'ero mai stata e per me era un paesaggio dell'anima prima che un posto fisico...Finché alla fine ci andai: alla manifestazione di circa 10 anni fa del G8.
Non fu l'incontro migliore che potessimo fare, ma so che Lei è ancora là che mi aspetta... e tornerò.
ciao e grazie Nina
I vostri commenti, Enrico e Anna, mi fanno rimpiangere di non conoscere quasi per niente questa regione. Quanti bellissimi borghi, città, paesaggi italiani mi mancano!
volevo dire Nina...
Genova è una città suggestiva indubbiamente, ma la Liguria è una terra di meraviglie.
La prima cosa a dare il benvenuto, quando ci si arriva, è proprio quel profumo nell'aria quasi indecifrabile ma unico.
Poi, i monti, l'interno non troppo turisticamente conosciuto, e la costa con quei paesini da favola.
Ciao Enrico, buona domenica!
Lara
E' un po' così anche per chi arriva, come me, a Genova dal Ponente. Non ti dico, poi, quando ci si avvicina di ritorno o dalla Lombardia o dalla Toscana!
L'agnello con i carciofi? Strano però a leggere la tua descrizione dev'essere buono.
Genova l'ho sempre vista solo di sfuggita... è una città che andrebbe visitata con più calma ...
buona serata ^__________^
@Nina - Accidenti, più che un incontro direi uno scontro!
@Nidia - Non ci basterà la vita per vedere l'imperdibile, purtroppo.
@Lara - A questo punto buona settimana e grazie
@Adri - Io mi riferivo all'entroterra di Varazze.
@Monty - Ti assicuro delizioso ne ho mangiato una quantità industriale.
@Pup - Tra poco ci sarà Euroflora un'occasione ghiotta da abbinare ad un paio di mostre da sballo.
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