Quando tutto gira storto ci deve essere un motivo, una sorta di contrappasso, una punizione che devi esserti meritato per le nefandezze che combini e, se come me non ne combini affatto, devi averlo fatto in una vita precedente. Dunque, ho per le mani un caro amico a cui volevo far godere almeno in parte le bellezze della valle che mi ospita e ho provveduto con avveduta attenzione ad organizzare nei dettagli una visitina dei dintorni. Dopo aver visto un paio di paesini che rasserenano anche i più incupiti, aver goduto della vista del panorama dall'alto di una strada mirabilmente panoramica che si snoda tra forti antichi e picchi solitari (essendo sabato abbiamo incrociato solo alcune centinaia di gitanti ansiosi di sfuggire all'afa della pianura e un raduno di appassionati del quad, macchina infernale che è stata creata per sollevare nuvole impenetrabili di polvere appena si avvia su strade sterrate), abbiamo cominciato la discesa verso il fondovalle proprio in prossimità di un ristorantino di cui vi ho già fatto cenno alcuni giorni fa e che mi sembrava giusto adatto alla bisogna di appagare i bisogni nutrizionistici e anche goderecci, che non di soli doveri deve essere assillato l'uomo. La frescura del pergolato ha consentito l'introduzione scaglionata correttamente delle diverse portate, ma devo dire, che giunti alla fine ci siamo trovati leggermente appesantiti, sia per la gustosità dei piatti che per la proporzionale componente alcoolica delle bevande. Ma qui stava il mio asso nella manica.
Tutto previsto; per trovare rimedio alla pesantezza postprandiale e alla relativa necessità di raccogliersi in sé stessi per quelle opportune meditazioni che il primo pomeriggio invita a prendersi, avevo pensato di condurre l'amico, abituato oltretutto a prendersi quasi ogni giorno una piccola pausa REM dopo le fatiche della tavola, sulle rive di un delizioso laghetto, circondato da un fitto bosco di pini, dove, dopo aver gustato in un solitario localino il caffè e, a richiesta l'eventuale pussacaffè, avrebbe (avremmo) potuto, distesi sul verde prato, su apposita stuoia, cadere tra le braccia di Morfeo, per il tempo necessario a far transitare attraverso il duodeno quanto ingurgitato. Avevamo appena lasciato la frasca, quando la mia incompetenza guidatoria mi ha condotto a sfiorare appena, come volessi fare una gentile carezza riconoscente, un affilato cordolo pedatorio che stava al lato della carreggiata, con conseguente foratura del pneumatico. Cosa da nulla, direte voi, che ci vuole a cambiare una gomma, d'accordo che sei un inetto in ogni cosa pratica, ma questa è cosa da nulla, sei mica una signorina. Infatti, pur lanciando altisonanti invettive, mi sono apprestato con letizia alla bisogna, ricordando però solo in quel momento che le moderne macchine, non sono più dotate, causa risparmi dovuti alla crisi, di quell'utile strumento detto ruota di scorta, anzi, per merito probabile di acuti tagliatori di costi, è stato abolito anche il cosiddetto ruotino.
Niente di male, il mezzo è stato però datato di un apposito microcompressore per iniettare nella malcapitata gomma materiale schiumoso, di certo mortale o almeno altamente pericoloso, visto la serie di cautele suggerite dall'apposito bugiardino allegato e attentamente letto. Peccato che dopo aver capito l'uso del mezzo e infilata la cannula nell'apposito pertugio, insufflate i primi fiotti di schiumogeno, lo stesso ha preso ad uscire copiosamente e contemporaneamente dal taglio della gomma, troppo importante evidentemente per essere contenuto con la schiuma gommosa che invece ha dato ottima prova della sua efficacia, su mani ed altre cose circostanti. Si può dire che eravamo quindi nella m... più completa. Per fortuna esistono gli amici (e i telefonini, cosa non secondaria). Il primo a cui ho telefonato mi ha dato il numero dell'unico fornitore di gomme della valle, ma il suddetto essendo ad una trentina di chilometri di distanza mi ha subito detto che se la gomma gliela portavo, magari me la cambiava anche di sabato pomeriggio, ma di certo dovevo raggiungerlo con mezzi propri. Il secondo amico chiamato in soccorso, è subito venuto in aiuto con la sua macchina per portare, visto che l'assenza della gomma di scorta rende inutile la presenza di crick e chiave svitabulloni, la sua attrezzatura. Purtroppo si è perduta quella abitudine antica di fare tutti i bulloni della stessa misura, sarebbe troppo facile, quindo come ovvio, la chiave dell'amico non fungeva per i miei bulloni. Niente paura, inserito il crick (inadatto naturalmente, essendo pensato per altra vettura), mediante sollevamento manuale (che forza smisurata!) della vettura stessa (ma in caso di bisogno, l'amico attrezzatissimo disponeva di apposita zappetta per fare un buco più profondo sotto l'auto), la sua vettura è servita quantomeno per trasportare il mio primo amico, che aveva ormai l'occhio a mezz'asta, pensando al caffè promesso e al praticello erboso, a prendere la sua macchina, più simile alla mia, su cui si sperava di poter trovare la chiave idonea.
Intanto le ore passavano e il sole crudele martoriava le teste sul ciglio polveroso della carreggiata, mentre stuoli di gitanti felici sfrecciavano accanto al cadaverone azzoppato. Tornati finalmente gli amici, si è provveduto con non poca fatica, ma con grande perizia allo smontaggio della ruota trafitta. L'ormai inutile oggetto è stato quindi caricato sulla macchina per essere portato all'ospedale delle gomme, lasciando a bordo strada la vettura abbandonata e paurosamente in bilico, col rischio di ritrovarla al nostro ritorno rovesciata nel fosso. Il gommista, ci attendeva sereno e disponeva addirittura di gomma simile, che dietro a piccolo esborso è stata montata sul cerchione con perizia e ricaricata . Eccoci dunque di ritorno per la messa in opera finale. Totale operazione: circa quattro ore. Il sole ormai era sceso definitivamente dietro il crinale della montagna. Il mio amico, con l'occhio leggermente cotto, alla mia profferta di recuperare almeno il caffè, si è lasciato sfuggire un sibilante: magari un'altra volta. Questa mattina ha detto che aveva molto da fare in città ed è partito di buon mattino incurante, della coda dei gitanti che avevano già cominciato l'assalto domenicale alla valle. Devo essere stato molto cattivo nella mia vita precedente, ma chi progetta le macchine avrà un karma da difendere?
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Gofri.