martedì 28 aprile 2020

Yemen '77 - Considerazioni finali


Un Souk il giorno di chiusura- Yemen - Agosto '77

Bene anche questa volta siamo arrivati alla fine di questa carrellata di ricordi riguardanti una delle mie prime uscite in cui sono cominciati i miei tentativi di conoscere il mondo o almeno qualche sua parte e, cosa ancora più difficile, cercare di comprenderlo. Di certo è stato uno dei viaggi che mi è rimasto più impresso nella mente. A distanza di tanti anni, nei quali di certo moltissime cose saranno cambiate credo di poter fare comunque qualche considerazione di base. Sulla condizione del paese è inutile soffermarci troppo in quanto è a tutti nota la tragedia che da oltre cinque anni lo percorre in ogni sua parte, una guerra infinita e di logoramento che devasta il paese e la sua economia, ma soprattutto infierisce sulla popolazione, provocando un numero di morti consistente per ogni tipo di cause, dalle malattie alla più semplice ma ugualmente mortale fame. Tuttavia non è che negli anni precedenti la situazione fosse molto migliore. Come ho raccontato, già nel '77, anni in cui il paese era diviso tra nord tradizionalista e sud comunista, in conseguenza di un'altra guerra coi Sauditi, la ribellione rendeva impraticabili alcune zone del paese, come l'estremo nord , tanto per dire, nell'anno successivo il presidente venne ucciso in un attentato. Una ulteriore guerra e lunghe trattative condussero alla riunificazione nel '90, salvo una successiva dichiarazione di indipendenza nel '94 da parte del Sud, che condusse dopo una ulteriore guerra all'ennesima riunificazione. 

Scaramucce e rivolte sono sempre state presenti nei decenni successivi, dando luogo ad uno spezzettamento di poteri per i quali molte zone erano sotto il dominio di tribù locali che mantenevano una sorta di economia di sussistenza. Al momento sembra che dopo l'ultima offensiva che ha ricacciato gli Houti nell'area di centro nord e sulla costa, sembra che il paese si stia avviando verso una specie di tripartizione, lasciando le altre due aree del paese, quella verso il deserto con punto di riferimento a Marib, che nel frattempo è cresciuta a dismisura con il business della guerra ed i proventi del gas e del petrolio (siamo pur sempre nella penisola arabica), con un debole governo a base sunnita sostenuto dai Sauditi e il Sud, raccolto attorno ad Aden, mi sembra anche grazie agli appoggi Emiratini. L'economia in generale rimane in totale disarmo, rimanendo attiva solo la parte che gravita attorno alla guerra, al contrabbando ed allo sviluppo disordinato delle aree dove si concentrano i rifugiati come Marib. L'agricoltura è totalmente devastata, non solo da questo stato di cose ma anche, bisogna riconoscerlo, dal fatto che la coltivazione del qat,  che non ha niente a che vedere con la guerra, ma è decisamente più redditizia di qualunque altra coltura, le ha soppiantate in toto, rimanendo una ulteriore causa di sottosviluppo. Tutto gira insomma solamente attorno ai materiali importati grazie agli aiuti che forniscono i sostenitori esterni delle diverse parti in lotta. Tutta questa situazione, mortale per il paese ed i suoi abitanti, credo tuttavia abbia contribuito a mantenere molto inalterate le abitudini, il modo di vita e la dimensione visiva del paese, delle città e del territorio in generale per così dire, a causa di ciò, "conservandolo" inalterato. 

Io purtroppo non ho avuto ulteriori occasioni di visitare il paese, anche se per lavoro ho avuto dei contatti, una quindicina di anni fa, quando ho venduto un impianto per la produzione di tappi per acque minerali proprio a Sana'a. Il cliente si fidò di me al 100%, anche perché gli avevo raccontato della mia esperienza di viaggio e acquistò l'impianto sulla parola, senza che fosse necessaria una mia visita in loco per perorare la causa e firmare il contratto. Così ci andò successivamente soltanto un collega a montarlo e a fare il training del personale, il quale mi mostrò le foto della città e dei dintorni, dalla quali si poteva ben vedere che nulla di sostanziale era cambiato. Anche la vista delle immagini ed i racconti dei vari amici dei gruppi di viaggio del web, che risalgono a meno di 10 anni fa, mostrano che pochissimo è mutato e che quindi, con ogni probabilità, se si potesse ritornare laggiù, sarebbe possibile rivivere emozioni molto simili se non uguali a quelli da me vissute.  Da parte mia, ritengo che allora non potessi fare di più viste le condizioni, ma mi è rimasta profondissima la delusione di non aver potuto percorrere le strade del sud e la valle dell'Hadramaut in particolare. Inoltre il mio sogno forse perduto per sempre, rimane quello dell'isola di Socotra, che mi affascina da mezzo secolo, dal momento in cui guardavo sulla carta di un vecchio atlante dalle pagine ingiallite, la piccola losanga bianca di quell'isoletta sperduta e lontana di cui nessuno sapeva molto e sulla quale invece, recentemente, molti amici hanno avuto la possibilità di andare, raccontandomene meraviglie assolute. Quindi auguriamoci che questo diventi possibile al più presto e lo dico sia pensando al virus, ma soprattutto alle condizioni di quel disgraziato e bellissimo paese a cui vorrei augurare solamente una pace degna e lenitiva dei tanti tormenti che hanno dovuto subire i suoi abitanti.




Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!