martedì 7 aprile 2020

Volare fino a Sana'a

Villaggio dello Yemen del nord - agosto 1977

Un mercato yemenita
In questi giorni di conventuale clausura, c'è tanto tempo per pensare e andare indietro negli anni, almanaccando fatti e avvenimenti, tanto per fare qualcosa si potrebbe dire, ma anche perchè è proprio in questi momenti che non è sgradevole analizzare il passato, ritrovando temi e  motivazioni che poi hanno avuto una parte importante nel resto della vita. Da qualche giorno avrete notato, mi sono soffermato su quel viaggio nello Yemen del 1977, anzi allora si parlava di Yemen del Nord in quanto era diviso da quello del sud da una frontiera che si rivelò poi per noi invalicabile. Fu davvero un viaggio speciale, forse proprio quello che incistò definitivamente la malattia nel mio DNA, trasformando un interesse in dipendenza. In fondo anche se qualche volta, il naso oltre i confini lo avevo già messo, non mi ero mai posto il programma di partire, come si suol dire zaino in spalla, che poi invece siamo sempre stati valigiadipendenti, solo con mia moglie, sulla semplice base di notizie raccolte qua e là, da conoscenti e passaparola. Dunque al tempo, viaggiare presentava problemi molto differenti da quelli odierni, in primis alcune mete erano molto più facili (ad esempio tutta l'Africa sahariana praticamente senza confini e il Medio Oriente, potevi andare in macchina fino in India, volendo, come fecero un paio di amici del mio bar o partire in Vespa per Capo Nord o in 500 per Gerusalemme), mentre altre assolutamente off limits, come tutto il sudest asiatico e la Cina, mentre oggi la questione si è totalmente ribaltata, rendendo impossibili luoghi allora aperti. In secondo luogo c'era il problema delle informazioni. 

Case di Sana'a
Internet non era ancora stato inventato e quello che oggi è semplicissimo, era un vero e proprio muro di gomma. Avevi a disposizione solo qualche guida scarna e le informazioni di amici degli amici. Infine c'era il problema dei costi. Infatti il viaggio allora costava decisamente molto più di adesso e per chi come noi, era perennemente a secco, anche risparmiando tutto l'anno, riuscire ad ammucchiare il necessario per organizzarsi era molto duro. Diventava quindi necessario trovare tutte le gabole per aggirare i costi spesso proibitivi del tempo. Intanto nel 74 e anni successivi c'era stata una pesantissima crisi economica, che aveva condotto ad una fortissima svalutazione, solo parzialmente compensata dalla famosa scala mobile ed erano state anche messe limitazioni monetarie, ad esempio non si poteva uscire dall'Italia con i contanti, se non pochissimi, comunque assolutamente insufficienti al bisogno, alla faccia di quei memoria corta che straparlano di come si stava bene con la lira. Quindi il budget rappresentava già il primo scoglio, a partire dal biglietto aereo che allora era proporzionalmente molto più caro di adesso. Quindi bisognava ingegnarsi in qualche modo. 

Sulla strada per Petra
L'idea dello Yemen ci era venuta dai racconti da mille e una notte che ci avevano fatto una coppia di scafati amici torinesi che ci erano stati l'anno prima e di cui ci avevano raccontato meraviglie. Inoltre lei, che collaborava con una agenzia di viaggi era particolarmente esperta nell'aggirarsi nei meandri delle tariffe aeree e ci scovò una cosiddetta tariffa giovani che costava il 105% della sola andata, per un tortuoso percorso che da Milano andava a Gibuti, faceva stop ad Amman e appunto a Sana'a e quindi ad Aden. Quindi evitando di usufruire la tratta finale, allora era consentito, potevamo fare il nostro viaggio fermandoci tre giorni in Giordania, andando a Petra ed arrivare quindi sia nello Yemen del nord che in quello del sud, ad una cifra molto ragionevole. Per il resto ci saremmo aggiustati sul posto. Avevamo l'indirizzo di un alberghetto a Sana'a, per il resto ci saremmo aggiustati. Da qui cominciò la mia abitudine ad accettare le categorie più basse degli hotel come accettabili e a diventare meno schizzinoso. Si trattava poi di mettere giù una specie di itinerario di base da perfezionare sempre cammin facendo e qui mi venne molto utile il quaderno di viaggio di Avventure nelmondo, una agenzia per ragazzi spendi poco che cominciava ad affacciarsi nel mondo turistico con uno stile completamente diverso, dalle classiche agenzie turistiche. 

Deserto giordano
La filosofia del loro modo di viaggiare, gruppi di sconosciuti litigiosissimi, tende ed incognite varie non ci attirò mai, infatti non abbiamo mai viaggiato con loro, ma le loro pubblicazioni, la rivista ed i quaderni di viaggio che producevano, erano una vera miniera di informazioni, specialmente per le mete poco frequenti e allora meno conosciute. Altre guide non ne trovai, salvo una mappa molto artigianale alla libreria geografica Zanaboni di Torino che rappresentava il must per i viaggiatori di allora. Arrivò così il momento di partire. Per i soldi, visto che non si poteva prenotare nulla prima (ah, che goduria, adesso, avere booking e tripadvisor a disposizione), escogitai un sistema artigianale. Nascosi 500.000 lire, che allora erano più di uno stipendio, all'interno di un rullino Kodak, smontato, con tanto di pezzo di pellicola che usciva regolarmente e reinserito nel suo scatolino e ricellofanato in un pacco da 10 che mi portavo dietro, visto che la fotografia era già allora la mia grande passione. Avevo poi anche, ben nascosto tra le carte, un assegno bancario di cui ritenevo comunque l'incasso impossibile, in qualunque banca sconosciuta, figuriamoci in quei paesi dove forse lebanche neppure esistevano. In questo modo e con molte speranze, pure non scevri di preoccupazioni, andammo a Linate a prendere il nostro aereo per Amman.





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