sabato 11 aprile 2020

In banca


Sana'a - Al suk - agosto 1977


Narghilé
Il tentativo di acquisto di qualche piccolo souvenir nel suk, che aveva mostrato subito un livello di prezzi sproporzionato, mise in evidenza la necessità immediata di procurarci un po'di liquidi. Coi pochi soldi cambiati in albergo, mi ero aggiudicato un piccolo cubo di ambra, un pendentif molto strano, apprezzato da Tiziana, che ancora conserviamo gelosamente e nella trattativa mi ero fatto dare sul prezzo una paginetta di un presunto Corano, almeno così ho immaginato, un po' smangiata e ingiallita, che mi aveva dato un senso di antico, ma forse era soltanto robaccia vecchia da mandare al macero, affascinante solo perché non si capiva cosa ci fosse scritto. Comunque trovammo subito la banca nella via principale, un ufficietto di piccole dimensioni vuoto di persone. Entrammo con circospezione arrivando subito davanti ad un bancone o quantomeno presunto tale. Una addetta stava lì dietro di schiena, apparentemente intenta a qualche importante lavoro. Un lungo velo la copriva completamente. mi appoggiai al bancone, in attesa che si voltasse per spiegare i miei bisogni. Dopo un po' la ragazza mi si rivolse in inglese chiedendomi cosa avessi bisogno, con un tono del tipo: allora ti decidi a dirmi cosa vuoi o stai lì tutta la mattina muto, che io non ho tempo da perdere,non vedi che ho da fare! 

Al mercato
Accidenti non mi ero accorto che la ragazza non era di schiena come credevo, ma al contrario, era già rivolta verso di me da alcuni minuti e aspettava che chiarissi il senso della mia richiesta. Il velo che la ricopriva impediva assolutamente di capire la sua posizione e così si era creato il qui pro quo, che già mi metteva in cattiva luce. Porsi i dollari da cambiare, operazione che fu svolta rapidamente alla semplice presentazione del passaporto, poi, già che eravamo lì, mi venne in mente di fare un tentativo, anche se capivo bene che fosse senza senso pretendere di avere soldi in cambio in un comune assegno al portatore, quello che mi ero portato dietro da casa, speranzoso dell'impossibile e per il quale ad Amman mi avevano già riso in faccia. Anzi il dubbio era che la ragazza avesse conoscenza di cosa fosse quel rettangolino di carta su cui avevo scritto 500 $. Allora non sapevo io, cosa fossero le carte di credito e dubito che da quelle parti se ne facesse uso. In quei tempi erano invece in uso per i viaggiatori i travel cheques, praticamente dei circolari di piccolo taglio, garantiti da una banca internazionale, ma a causa delle restrizioni economiche imposte in Italia non ne era stata possibile l'emissione. Comunque sia, la giovinotta, prese il mio assegno, lo squadrò in lungo e in largo, segnò su un modulo i dati del mio passaporto, quindi senza profferire parola, dopo aver fatto un rapido calcolo a matita di lato, tirò fuori dal cassetto un mazzo di banconote lerce e malandate e cominciò a contarle, consegnandomi infine il dovuto, che io incassai rapidamente timoroso che ci ripensasse.

Un vicolo
Sinceramente non credevo ai miei occhi e biascicai uno smozzicato thank you, dirigendomi verso l'uscita. Tuttavia dovetti rimanere un attimo fermo prima di sgusciare via come un ladro, perché la porta era bloccata da un tizio con un lungo vestaglione bisunto e sdrucito che la teneva aperta con un braccio, per far passare un tizio che arrivava da fuori dopo avere attraversato la strada, arrivando evidentemente da un altro locale esterno della banca, che spingeva una pesante carriola da muratore piena zeppa di mazzette di banconote che sembravano cadere da tutte le parti. A causa di un urto contro lo stipite infatti tre o quattro pacchi di soldi avvolti da una fascetta arancione, caddero a terra e si perse quindi altro tempo, mentre un aiutante avventizio, un ragazzino in braghe corte da pallacanestro con la maglietta della Juventus, provvedeva a rimetterli nel cesto. Poi i due tizi procedettero verso l'interno scomparendo dietro una tenda dove certamente qualche cassiere avrà preso incarico il malloppo. Effettivamente rimasi piuttosto stupito che una simile quantità di denaro viaggiasse sia pur con mezzi di fortuna attraverso le strade della città, ma mi assicurarono poi due tizi con cui attaccai bottone davanti al giornalaio, che da quelle parti nessuno rubava, anzi che solo il pensare di farlo era piuttosto pericoloso e lo dicevano appoggiando la mano alla fondina della pistola. In Yemen osservai subito, la maggior parte degli uomini gira armata. 
Per le strade

Proseguendo poi il giro nel mercato, tra i banchi dei macellai che tagliavano pezzi di carne di montone con coltellacci pesanti disponendola al sole, dove rimanevano ad abbronzarsi se pur protetti da uno spesso strato di mosche, particolarmente aggressive, notai diverse persone che chiedevano la carità dei passanti, seduti a terra, porgendo una scatola con la mano sinistra, il braccio destro appoggiato in grembo, ma senza la mano, moncata evidentemente da un taglio netto. Occhio per occhio, dente per dente, sembra che al momento la punizione per i ladri fosse appunto il taglio della mano, regola antica e senza discussioni o ritardi tribunalizi. Ma di questo aspetto legale, avrei avuto esperienza il giorno dopo e ve ne farò cenno successivamente. Tuttavia notai più avanti seminascosto all'ombra di un portico, un tizio col naso mozzato. Sinceramente non ho capito a quale reato corrispondesse questa punizione e non ho avuto cuore di chiedere spiegazioni più dettagliate su dove avesse ficcato il naso il tizio, cosa che avrebbe magari destato spiegazioni imbarazzanti. Continuammo a passeggiare con più tranquillità con gli occhi persi nella bellezza della città, coi suoi palazzi cadenti, la cui similitudine con certi scorci veneziani non è peregrina, così pieni di raffinatezza, così come quelli della nostra laguna sono carichi di quel senso di esotica orientalità, dovuta alla storia stessa della nostra città più nota nel mondo, alla quale il decadente assalto degli elementi della natura e del tempo conferiscono lo stesso straordinario senso di abbandono.  

Sana'a - Case



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2 commenti:

Anonimo ha detto...

les photos d'un autre temps sont absolument magnifiques.
Un plaisir de revoir ce pays à une époque où les voyages là- bas n'étaient pas courants !
jac.

Enrico Bo ha detto...

43 ans!!!!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!