|
Acconciatura di Capo Daasanach |
|
L'ingresso al campo |
Altri settanta chilometri di pista per arrivare a Omorate sulla riva destra dell'Omo. Siamo a pochissimo dal confine keniota che il fiume attraversa prima di perdersi nella vastità del lago Turkana, in un territorio paludoso ed infido, che in questa stagione diventa facilmente impraticabile e nel quale i pochi abitanti delle sue rive rimangono isolati per molti mesi. La cittadina, il consueto insieme di costruzioni di case di fango e baracche di lamiera, è la capitale di questo distretto popolato principalmente dalla tribù dei Daasanach, qualche migliaio di pastori-agricoltori sparsi in decine di villaggi nella piana semidesertica che circonda il fiume. Il villaggio più accessibile è appena al di là del fiume, che qui è piuttosto largo e profondo anche se la corrente è debole e la piroga scavata in un sol pezzo da un gigantesco tronco d'albero lo può attraversare senza troppi problemi, spinta solo dalla forza di una pertica. Le rive sono scoscese e consolidate solo dalle enormi radici di alberi centenari, che, sole, riescono ad opporsi alla forza dell'acqua quando arrivano le piene più imponenti dei mesi estivi.
|
La scuola |
Bisogna camminare un poco tra i campi per raggiungere la fitta barriera di arbusti spinosi che rappresenta il tracciato all'interno del quale sono disposte, piuttosto vicine tra di loro, le capanne dei Daasanach. Una stretta apertura fatta di pali, consente l'accesso agli uomini impedendolo ai grandi animali. Anche i turisti particolarmente lardosi, hanno difficoltà al passaggio, alcuni possono rimanervi ridicolmente incastrati, ma alla fine tutto si risolve per il meglio. Intorno orti e coltivazioni di cereali, più in là, dove la terra è più secca, i pascoli dove si aggirano mandrie poco numerose di magri bovini dalle corna maestose. Le capre brucano invece al limitare dei fossati, che aspettano di riempirsi all'arrivo delle piogge. In un ampio spiazzo, una scuola di recente costruzione governativa, oggi non sembra esserci lezione e pochi ragazzini corrono giocando nel grande cortile antistante. Sulle pareti di lamiera sono stati dipinti ampi quadri didascalici che indicano le parti del corpo umano, gli animali, la geografia dell'Etiopia. Sembra che alla scuola vadano tutti i bambini del paese, forse anche perché a pranzo viene distribuita una scodella di porridge e probabilmente, spesso questo è l'unico pasto disponibile nella giornata.
|
Acconciatura (Foto Gerth) |
All'interno di una ulteriore barriera spinosa, il villaggio vero e proprio, piuttosto affollato anche in pieno giorno, infatti qui vivono almeno ottocento persone. Come tutte le altre tribù anche i Daassanach mantengono un grande culto della bellezza del corpo, che si esprime soprattutto nella forma delle capigliature, nelle scarificazioni del busto e negli ornamenti, come piercing e orecchini, costruiti, data la grande povertà di merci disponibili, con piume, perline colorate o materiali di recupero come i tappi corona delle bottiglie. Le ragazze non si ricoprono i capelli con la pasta di burro e argilla come i loro vicini, ma li acconciano in treccioline disposte in maniera fantasiosa. Riconosci subito le donne appena sposate dal fatto che sono completamente rasate, poi i capelli crescono e le treccioline vengono raccolte in ragione del numero di figli. Le capanne sono globulari e costruite dalle donne su una intelaiatura di bastoni incurvati ad arte per formare una sorta di igloo ovale dalla piccola e strettissima imboccatura. All'interno solo pelli di animali a terra e zucche contenitori attaccate al soffitto. La copertura è di frasche secche, che lasciano passare l'aria per le ore diurne, dato che si passano spesso i 40°C, mentre per la notte ne vengono utilizzare altre ricoperte di lamiera, che riscaldandosi durante il giorno, mantengono la temperatura nelle ore notturne.
|
Giovane Daassanach |
Questa popolazione ama molto i canti e la danza e frequenti sono le feste che prevedono la partecipazione di tutto il villaggio. Coloro che per cause varie, malattie, siccità o altre calamità naturale, perdono tutto il bestiame, che come sempre rappresenta la vera ricchezza del'uomo, vengono estromessi dalla comunità, sono detti Dies e non potendo più vivere in maniera tradizionale si spostano sulle rive del Turkana, cacciando coccodrilli di cui commerciano la carne. Tuttavia nel caso riescano a ricostituire una loro mandria, riprendono il vecchio status sociale e vengono riammessi nella comunità. L'altra caratteristica del gruppo è l'obbligo sociale assoluto della circoncisione, quella maschile, che avviene in speciali cerimonie chiamate Dimi e che possono durare anche un mese e quella femminile, gestita completamente dalle donne che la impongono alle proprie figlie verso i dieci-dodici anni a tutte le bambine. In realtà questa imposizione culturale genera una situazione insostenibile per chi la rifiuta. Le ragazze prendono in giro le più giovani, insultandole: "Hai ancora il clitoride, sei come una bestia selvatica! Vuoi essere un maschio per tutta la vita? Se resti così non sarai mai una donna vera!", sono le frasi tipiche che vengono rivolte alle ragazze giovani dalle loro compagne più adulte.
|
Scarificazioni |
Insomma un obbligo psicologico martellante e continuo che ti estromette dal gruppo e ti relegherebbe ai margini, fino a quando non ottemperi alla tradizione. Una violenza che si perpetua soprattutto per imposizione femminile, da nonna, a madre, a figlia, e dal quale cui credo sia difficile estraniarsi. Qualcuno dice tuttavia che recentemente, la mutilazione venga effettuata in misura più ridotta di un tempo, ma in ogni caso al di là delle conseguenze psicologiche provoca ancora, essendo eseguita all'interno delle famiglie con lamette da barba ed in condizioni igieniche davvero precarie, traumi fisici importanti, infezioni e altri danni permanenti. Ci aggiriamo ancora un po' tra le capanne tra l'indifferenza degli abitanti, ormai abituati a vedere qualche faccia bianca che butta l'occhio qua e là, accompagnato da qualche incaricato ufficiale. Naturalmente c'è anche un banchetto di braccialettini e collanine di perline, nonché di poggiatesta per dormire, il Borkota, attrezzo di legno pregiato indispensabile al pastore, che ognuno porta sempre legato al fianco, nelle sue peregrinazioni nel bush. Un gruppo di giovani ragazze improvvisa un ballo in cerchio. Il sole picchia forte, l'aria è rovente e il sudore cola sulle schiene lucide mettendo in risalto le linee ravvicinate delle scarificazioni che brillano come perline scure.
|
Guerriero |
Le devi ammirare senza pensare al dolore che devono essere costate, alle lunghe sedute davanti al fuoco necessarie a procurarsele, altro che "se bella vuoi sembrare, un poco devi soffrire", delle nostre nonne! Molti ridono e scherzano, ma la generale mancanza di tutto, la povertà di ogni genere di bene, di cibo, la poca acqua che riempie i contenitori sporchi di plastica gialla, la donna che ti porge un bambino con gli occhi infiammati e e che ti chiede una qualche medicina, tutto da un senso di inquieta malinconia. Questa è stata ancora, fin verso la fine del secolo scorso, una delle zone meno accessibili del pianeta. Oggi la fame di terre e di materie prime ha fatto sì che qualche strada raggiunga l'area e molte spinte e pulsioni esterne siano arrivate a turbare l'equilibrio preesistente. In particolare la privazione di terreni in favore di fattorie industriali, le esplorazioni petrolifere ed i tentativi da parte del governo di sedentarizzare alcune comunità. Di certo questo influirà sulle future condizioni economiche e di vita di queste popolazioni, che manifestano a detta di alcuni, molta ansietà sul loro futuro per la perdita dello stile tradizionale di vita. Allora bisogna pensarci su un po' mentre si ripassa il fiume per continuare il viaggio.
|
La traversata in piroga |
SURVIVALKIT
|
Costruzione delle capanne |
Tribù Daasanach - I villaggi di questa etnia, un tempo difficilmente raggiungibili, sono sul confine con il Kenia, che si può passare con un visto temporaneo di due giorni che fanno al posto di confine, da cui si raggiungono le rive del lago Rodolfo se le condizioni delle piste lo consentono, permettendo di arrivare fino ai villaggi più remoti dei pescatori lungo le rive del lago. Il pernottamento è possibile solo con le tende presso i villaggi, previo permesso del capovillaggio. Vicino ad Omorate, il capoluogo, che dista circa 70 km di strada discreta da Turmi verso ovest, potrete visitare uno dei villaggi più belli, oltrepassando il fiume Omo in piroga. La traversata dura pochi minuti. Presso i Daasanach non si paga per fare le fotografie, ma viene prelevata una tassa di ingresso al villaggio di 100 birr ad apparecchio fotografico, poi, accompagnati da una guida locale obbligatoria, si possono, con discrezione, fare tutti gli scatti desiderati. Naturalmente non fatevi illusioni, troverete anche altri turisti, ma questi storneranno da voi l'attenzione, mentre cercate di confondervi con l'ambiente per essere il meno invasivi possibile. Considerate che comunque i vostri soldi (pochi) contribuiranno anche se minimamente a rimpolpare un poco l'esangue economia locale.
|
Il villaggio vicino a Omorate |
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
1 commento:
vraiment epoustouflant !Une autre planète .
Merci pour ce beau reportage
Jac.
Posta un commento