giovedì 3 maggio 2018

Etiopia 9 - Risveglio a Kibish

Donna Surma

Scarificazioni rituali
L'alba è fredda sui monti della Luna. Se non ne hai l'abitudine, hai sempre una certa sensazione di fastidio a metterti in moto, appiccicaticcio e con gli occhi cisposi per il risveglio senza poterti lavare. Dai cespugli spuntano figure allampanate che si aggirano come fantasmi, poi scompaiono di colpo accucciandosi come mangiate dalla boscaglia. Difficile capire come funziona l'etichetta del villaggio in tema di ricerca di un posto definibile come toilette, comunque alla fine una soluzione si trova. Intanto a poco a poco col levarsi del sole tutto si risveglia e tra le capanne comincia un certo movimento. Davvero qui si seguono i ritmi della natura, dormi quando è buio, ti svegli quando appare il sole. Noi abbiamo il solito gruppetto di osservatori interessati a vedere come si muovono e si riassettano gli alieni. Quando la tenda è smontata compare anche un gruppo di donne con orci in testa, qualcuna invece sta macinando il cereale su una pietra lunga e incavata. Ne aggiunge una manciata di chicchi alla volta poi con un altra pietra più piccola comincia un movimento di va e vieni per sfarinarli a poco a poco. La farina grossolana finisce poi in una calebasse, una grande zucca cava, assieme a quella precedente. Sarebbero contenti assai i nostri salutisti d'accatto, chilometri zero, assolutamente bio, totalmente integrale, di cereali antichi e chi più ne ha più ne metta, anche se la vita media qua gira attorno ai 40 anni. 

Ragazzi Surma
Le ragazze, tutte dipinte, esibiscono la loro bellezza acerba esponendo anche tutte le scarificazioni che ricoprono le loro pelli lucide. Deve essere una operazione dolorosissima, effettuata con lamette da barba, che infatti risulta essere uno dei regali che gradiscono moltissimo assieme alle saponette profumate, effettuata fin da bambine dalla madre o dalla nonna, attraverso una serie di tagli sottopelle che poi la fanno gonfiare, quando non si infetta, per creare tutta la serie di disegni geometrici che dimostrano oltre all'aspetto estetico anche il coraggio e la resistenza al dolore di chi li ha subiti. Tuttavia bisogna farlo per poi essere meglio ammirata dagli uomini dei villaggi vicini, coi quali durante le feste ed i mercati si avranno i contatti e le amicizie per un paio d'anni dopo la pubertà. Nelle feste si canta e si balla fino a stordirsi, ci si guarda, ci si sceglie e poi quando scende il buio si va ad infrattarsi nel bosco. Qui il matrimonio avviene verso i quindici, sedici anni, ma i futuri mariti pretendono che la ragazza abbia già una certa esperienza, se no, non piace. Sono i giovani più belli e robusti che affrontano spesso,  anche se teoricamente il governo li ha vietati, i combattimenti coi bastoni, le cui ferite sono altrettante medaglie al coraggio e alla virilità e che prima di misurarsi, bevono il sangue raccolto dalla giugulare dei loro bovini dalle lunghe corna arcuate, in un recipiente a tazza, storcendo la bocca per inghiottire quel sapore aspro che dà la vera forza. Poi con fango e sterco cauterizzano la ferita e il toro se ne va scrollando il muso verso un pascolo verde.

Giochi
Le ragazze li guardano da lontano, parlottando tra loro, forse commentando su quale sia il più bello o il più coraggioso, insomma il più desiderabile. Magari si interpellerà lo stregone o uomo della medicina come lo chiama qualcuno, l'anziano che conosce  tutti i segreti della foresta e sa far piovere a comando quando le nuvole gonfie e nere tardano ad arrivare o passano senza scaricare nulla sulla terra resa dura dalla stagione secca. Lui cerca degli alberi particolari nella foresta, ne stacca frammenti di legno e di corteccia e li mastica a lungo, poi ne sputa il succo nell'argilla fino a farne un impasto con il quale vengono dipinti i corpi dei giovani che balleranno a lungo per tutta una giornata. Poi sicuramente pioverà. Così almeno capita. Teoricamente qui i missionari hanno convertito tutti, luterani o altre confessioni protestanti, ma alla fine quando c'è bisogno di buona sorte, di pioggia o ci si deve aspettare un buon raccolto, solo lui sa come ci si rivolge direttamente a Tuma, il dio del cielo che lo sa sempre ascoltare. Qualcuna delle ragazze, più sfacciata, adesso ti tocca leggera con la punta delle dita e poi subito si mette in posa, offrendo uno sguardo fiero o esibendo il pesante piattello. Ormai nel villaggio si è sparsa la voce che ci stiamo preparando ad andarcene, sono le ultime occasioni per farsi scattare qualche foto a pagamento, anzi qualcuna propone anche lo sconto, potenza del business. Il capo villaggio, posa il mitra e viene ad abbracciare Lalo, salutandolo, evidentemente contento che di tanto in tanto gli porti qualche straniero. Saluta anche noi in tono ufficiale. Gli uomini armati rimangono invece appollaiati a distanza. Gli altri rimangono in piedi tra i cespugli a guardarci partire, in silenzio, bianche figure dai contorni neri, statue di ebano immobili, di cui è difficile spiare i sentimenti.

Anziana Surma
Forse non si chiedono neppure perché noi andiamo lì, oppure, visto il compulsivo bisogno di foto e di immagini che rilevano in noi, penseranno in parte con giusta ragione, che il motivo preminente sia l'ammirazione della loro bellezza, quella a cui proprio loro stessi tengono in modo maniacale e che è parte dominante della loro cultura. L'estetica del corpo, presente continuamente in ogni manifestazione quotidiana, in un mondo in cui l'assenza di vesti e altri orpelli lo metteva in assoluto primo piano, in cui la pelle è il vero vestito e come tale va ornata e resa attraente. Se non ci fosse l'aspetto venale collaterale, che tuttavia non trovo giusto caricare di note troppo negative, ti sembrerebbe di essere in un altra epoca, di certo perché in un altro mondo ci sei già. Un mondo davvero molto lontano dal nostro e che per lo meno al momento non ha nessuna intenzione di omologarsi più di tanto, a quanto mi è sembrato. La macchina è carica e lasciamo il villaggio girando intorno alle ultime capanne. Un paio di ragazzi col mitra a tracolla si attaccano dietro, per farsi dare un passaggio fino in città. Si sono messi un paio di braghettoni, si sa, in città c'è di tutto, poi magari criticano se si va in giro nudi con tutto l'ambaradan al vento. Non è piovuto stanotte per fortuna e i guadi sono quasi asciutti, la pista non è più molto fangosa e anche se scende a valle precipitosamente, hai il tempo per osservare i rilievi lontani e la pianura boscosa che si stende avanti a te. I villaggi nascosti nel verde non si riescono a scorgere. Questo pianeta conserva ancora ben nascosti i suoi segreti. Lontano, la depressione della Rift Valley lo taglia decisa, come una lunga ferita che non riesce a rimarginarsi.

Partenza





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3 commenti:

diego ha detto...

puoi mettere una cartina con l'itinerario?

Enrico Bo ha detto...

l'ho messa già qui:
http://ilventodellest.blogspot.it/2018/04/etiopia-2-la-scelta.html

Anonimo ha detto...

Fascinant !

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!