martedì 8 maggio 2018

Etiopia 13 - Gli Hamer


Donna Hamer , prima moglie


Seconda moglie
Un'oretta di bush tra sabbia molle, fango e buche, poi la pista migliora decisamente e diventa strada con relativo terrapieno che taglia in due un territorio vocato ad una certa qual pratica agricola. Si vedono campi di sorgo, di mais e di arachidi, di una certa dimensione, molti ricoperti di stoppie per il raccolto già avvenuto, altri in corso di aratura. Ai bordi della strada la consueta Africa in cammino, gruppi di donne che vanno a rifornirsi di acqua, contadini in marcia verso i campi, mandrie di grandi proporzioni che attraversano lentamente la strada imponendo soste continue. Sul nostro mezzo, musica a palla, i suoni di una Etiopia tradizionale, con le sue sonorità che a volte potresti confondere con note in arrivo dal subcontinente indiano, mentre altre volte ti appaiono intrise di sapori arabi, mentre il ritmo dell'Africa sottende il tutto per creare una miscela accattivante che invita a muoversi e a cantare, sempre se uno sapesse le parole. Non ultimo, non si possono trascurare le pulsioni reggae, che proprio in questa terra sono nate, prima di migrare nella lontana Giamaica, anche se di questo argomento vi darò conto quando saremo nella zona di Shashemene dove è nata la religione Rastafariana. Ari, alla guida, di tanto in tanto non sa resistere al ritmo e stacca le mani dal volante per mimare gesti di danza e segue il ritornello con gusto. 

Collana di cipree
Poi riprende il controllo della guida, ma tutti, nell'auto, siamo presi dalla musica e seguiamo la playlist che sta su una chiavetta magica, che pare contenga il meglio di quanto possa offrire attualmente il panorama musicale etiope. Anche Lalo non sa resistere e si allinea al coro quando il ritornello diventa irresistibile. Ad ovest dell'Omo siamo giunti ormai nella zona abitata dagli Hamer (o Hamar), una delle tribù più numerose, che conta quasi 50.000 persone. Turmi è la cittadina al centro della loro zona di influenza, situata tra l'Omo e il lago Chew Bahir, detto anche lago Stefania e qui si tiene il mercato settimanale più importante dove confluiscono gli abitanti di tutti i molti villaggi circostanti, per scambiarsi le merci o semplicemente per avere contatti con i vicini. Il giorno di mercato è anche quello in cui si svolgono le cerimonie dell'Ukli Bula, il salto del toro, il rito di passaggio per i giovani maschi per diventare vero uomo. Arriviamo per ora di pranzo. Una injera coi fagioli e un paio di banane per togliersi la più grossa, ma è difficile abituarsi alla spezia forte del sugo delle lenticchie e all'acido della pasta fermentata del tef. Poi possiamo andare verso il grande spiazzo di terra rossa al centro del villaggio dove si è già radunata un sacco di gente.

Il Kashi
E' un mercato povero senza bancarelle ma con le merci sparse a terra su teli, frutta, verdure, scarpe, ciabatte, magliette, stoffe, reggiseni di raso cinesi che pare vadano molto di moda presso queste tribù dove tutte erano abituate, fino a poco tempo fa, ad avere il busto completamente scoperto. Le donne Hamer sono piuttosto alte e hanno la caratteristica di portare i capelli a caschetto raccolti in treccioline minute e impastate di argilla rossa e burro, mescolati ad altre polvere, le Goscha, che, tra l'altro, conferisce loro un'aria sbarazzina che le rende particolarmente fotogeniche. Qualcuna tiene tra i denti un bastoncino di legno, una essenza della foresta che, con i suoi umori,  serve come spazzolino da denti. Tradizionalmente il loro vestito è costituito da tre pelli di antilope bordate di piccole cipree bianche che arrivano dal lontano Mar Rosso. Una, il Kashi, viene infilato dal collo e ricopre il busto anteriormente. Le altre due, portate raccolte attorno alla vita, più corta quella anteriore, lo Shikinié; lunga fino ai calcagni quella posteriore, la Pallanti. Tutte sono generalmente ornate di perline. La maggior parte porta anche a tracolla una sorta di cinturone di cuoio completamente ricoperto di queste conchigliette (Chibò). Un altro ornamento identifica il loro status sociale. Mentre le donne nubili portano soltanto collane di perline, le sposate hanno un collare di grandi dimensioni di ferro ricoperto di cuoio chiamato ensente. Quelle che dispongono anche di una estensione falliforme anteriore hanno il grado di prime mogli, mentre per le seconde mogli i collari sono in coppie e di metallo lucido.

Giovane Hamer con chignon rituale
Le braccia sono coperte di bracciali sottili di ottone o di rame. L'attrezzo più comune in dotazione che portano sempre con sé è una calebasse tagliata a metà che serve per scavare nella sabbia del fiume per trovare acqua pulita, per bere, come contenitore generico o semplicemente, messa in testa, come riparo dal sole. Gli uomini invece hanno solo un gonnellino colorato stretto in vita e intorno alla testa un cinturino di perline. Se hanno ucciso qualche animale pericoloso o qualche nemico, possono portare una sorta di chignon di fango impastato, ornato di piume meglio se di struzzo. Per mantenere queste pettinature barocche che possono durare anche sei mesi, hanno l'abitudine di avere sempre con sé un piccolo attrezzo di legno duro, una specie di trespolo poggiatesta, il Borkota, su cui appoggiare il collo per dormire, si dice anche per evitare che insetti vari salgano nelle orecchie o nelle narici. Ciò non toglie che spesso possa essere anche utilizzato come seggiolino. Il lungo bastone a cui appoggiarsi, orecchini e altri ornamenti completano l'ornato del corpo. Lo portano attaccato al cinturone alla vita o sempre in mano come una appendice irrinunciabile della vita quotidiana. Molti uomini e donne si sottopongono durante l'adolescenza all'estrazione degli incisivi inferiori che una donna incaricata dell'operazione, una dentista di villaggio insomma, cava via senza troppi complimenti, considerato che vengono considerati in maniera negativa. 

Il fondo della Pallanti con perline
Guai infatti se ad un bambino crescono prima di quelli superiori, sarebbe un grande segno di malaugurio, che in passato poteva portare anche all'uccisione del malcapitato per abbandono nella foresta. La bellezza e la statuarietà dei corpi è spesso sottolineata dalle scarificazioni che li ricoprono di eleganti disegni geometrici e che oltre alla funzione puramente estetica rappresentano anche una dimostrazione di resistenza al dolore. Tuttavia una delle tradizioni più interessanti ed estreme di questo popolo consiste nella cerimonia detta Ukli Bula o del salto del toro, legata al passaggio alla maggiore età degli adolescenti. Questa avviene nel periodo che segue alla mietitura e proprio durante i giorni di mercato e questo è il motivo per cui siamo venuti qui oggi. Mentre ci muoviamo tra i gruppi di persone che si aggirano tra le merci sparse a terra, cercando di fare qualche foto di soppiatto per non innervosire la gente, si sente infondo alla via uno strepitare di trombette e un tintinnare ritmico di sonagli.Un folto gruppo di ragazze si è raccolto a cantare e ballare con una intensità crescente e di certo anomala. Poi, come una processione prende la via del bosco che circonda il paese e scende fino al fiume. Sta per cominciare l'Ukli Bulé, affrettiamoci a seguirle, sarà di certo una esperienza da non dimenticare. 



Il mercato Hamer
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Giovane Hamer nubile







4 commenti:

Diego ha detto...

Hai riportato a casa uno di questi collari?

Enrico Bo ha detto...

no, non compro quasi più niente in giro, non so più dove metterle.

Anonimo ha detto...

Ça donne envie d y aller..
Jac.

Enrico Bo ha detto...

Et le plus beau doit encore arriver!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!