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mercoledì 15 dicembre 2021

Incontro sulla Moldova e la Transnistria all'UNI3 di Alessandria

 A tutti gli amici interessati di Alessandria e dintorni, domani 16 dicembre, alle ore 15:30, alla Sala Ambra del Dopolavoro Ferroviario , via Brigata Ravenna - Alessandria

Nell'ambito delle conferenze di geografia dell'UNI3 di Alessandria, Enrico Bo, racconterà esperienze ed aspetti di Moldova e Transnistria, due paese poco conosciuti, quasi dimenticati nei loro curiosi e aspetti del passato lontano e recente.
Siete tutti caldamente invitati

mercoledì 29 settembre 2021

Evvai Tiraspol!



Finalmente è capitato l'impossibile e oggi ho ricevuto telefonate e messaggi di amici che avevano assistito a qualche mia conferenza sulla Moldova e sulla ancor meno conosciuta Transnistria. Ma allora esiste davvero, è stato il commento di base che ha uniformato il senso delle chiamate. Certo che esiste e merita assolutamente di essere visitato questo paese che si è autonominato nazione indipendente e non manca di ribadirlo. Comunque il fatto è che lo Sheriff Tiraspol, la squadra della capitale, appunto Tiraspol, per la prima volta partecipante alla Champions, non solo è riuscita ad arrivare alla fase a gironi, ma ha vinto le prime due partite ed è in testa al girone stesso, a questo punto con buone probabilità di arrivare agli ottavi. Intanto la prima l'ha vinta con il forte Shaktar, squadra più forte dell'Ucraina, con ottimi risultati anche negli anni scorsi e contro la quale, tanto per dirne una, ieri sera l'Inter, che è nello stesso girone, ha faticato assai a portare a casa uno scialbo 0-0, ma quello che è stato più straordinario è che ha vinto per 2-1 e meritatamente, nientemeno con il Real Madrid nel mitico stadio Bernabeu, che ha visto CR7 e tanti campioni quanti non se ne contano nel resto dell'Europa. Ora voi direte, è la vecchia storia della squadra miracolata, la favola che fa bello il calcio, sport dove ogni tanto anche i miracoli si avverano (vi ricordo l'Alessandria in semifinale di coppa Italia col Milan), il pallone è rotondo e via con le banalità.

No, non è così, Il Tiraspol, non è per niente una squadretta di paese che ha indovinato qualche partita, col capitano che fa l'idraulico e si allena il sabato mattina e il portiere che deve prendere le ferie per giocare, lasciando a casa il camion con cui fa le consegne. Niente affatto, lo Sheriff Tiraspol è una squadra con controfiocchi, piena di grano, certo non alla pari dei big del calcio, di proprietà del figlio del padrone della Transnistria, che occasionalmente è proprietario appunto della Sheriff, società che fa almeno il 90% delle attività economiche del (pur piccolo) paese e quindi i soldi ci sono e con quelli si è comperato fior di giocatori, indovinandoli certamente, tanto che il goal della vittoria ieri sera è stato proprio il golazo che fanno i grandi campioni. Poco conta che nella semisconosciuta Transnistria, (nota solo per il libro l'Educazione siberiana e relativo film) le banconote sembrino quelle del Monopoli e tanto valgano e le monete, non avendo lo stato i soldi per farle di metallo, le ha dovute stampare di plastica, come le pedine della pulce di quando eravamo ragazzi. No, i giocatori se li sono comprati in Euri e Dollaroni sonanti, altro che storie e sono bravi, allenatore compreso. Infatti anche se con il confine della Moldova sono schierati cannoni e carri armati, il Tiraspol milita da anni nel campionato Moldavo e da almeno dieci lo vince regolarmente, alla faccia del non essere riconosciuto. Comunque adesso che ha 6 punti, prima del girone e l'Inter è ultima con 1 punto, qualcuno a Milano comincia a chiedersi, con una certa preoccupazione, dove sia 'sta Tiraspol e come si deve fare per andarci  a vedere la trasferta. Cominciate ad informarvi e eventualmente ordinatemi il libro che parla di questo imperdibile paese (c'è anche in ebook) e la cui copertina vedete in testa all'articolo. Se non sapete come fare scrivetemi pure, che ve lo faccio avere.


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venerdì 27 agosto 2021

Tiraspol?

 


Allora la notizia di oggi è che il Tiraspol squadra transnistriana è passato alla fase a gironi della Champions addirittura nello stesso girone dell'Inter. Tenuto conto che nella mia proiezione fatta a Fenestrelle, di una quindicina di giorni fa in cui ho parlato della Moldova e dintorni, ad un pubblico stranito che della Transnistria non aveva mai sentito parlare, pensate un po' che sorpresa, compitando il giornale di stamattina vedere che proprio della squadra della capitale si parla a gogo, cosicché i miei amici si saranno resi conto che non parlo a vanvera, ma che il luogo citato non solo esiste ma è anche assurto agli onori della cronaca sportiva per il momento, dunque vedete che è bene tenersi informati. Allora a questo punto punto, da buon milanista mi tocca dire forza Tiraspol e vediamo se riesce a passare agli ottavi. Badate non che non si tratta mica di una squadra bau bau micio micio, anzi, siccome il grano c'è, visto che è sponsorizzata con fior fior di milioni (e non si tratta di rubli transnistriani, ma di verdi dollaroni sonanti) dalla Sheriff che è l'unica industria del paese, naturalmente di proprietà del parente del capo politico del paese stesso, tanto per capirci e che ha infarcito la squadra di fior fior di campioni stranieri per cui staremo a vedere, non dovrebbe trattarsi proprio di una squadra materasso e al limite, voglio un po' vedere quanti si preparano ad andare a vedere la gara in trasferta proprio a Tiraspol. Magari contattate il mio amico Alfredo Ferrari, provetta guida sul posto, che vi potrà sicuramente organizzare un giro da quelle parti, partita inclusa. Se vi interessa saperne di più, sulla città e sul paese, date un'occhiata al mio libro Moldavia e Transnistria, acquistabile qui, anche in ebook, dove se ne parla a lungo.


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mercoledì 10 febbraio 2021

Luoghi del cuore 104: Fantasmi del passato a Tiraspol

I love Tiraspol - Transnistria - maggio 2018

Se arrivi a Tiraspol, viaggio strano ed inusuale anche per un cercatore di luoghi da scoprire, ti troverai in un mondo strano che emerge dalle nebbie del passato, una esperienza sensoriale del tutto inaspettata ed a suo modo eccitante. Basta una decina di chilometri, passato il ponte sul Nistru e gli acquartieramenti dell'esercito russo, per arrivare alla periferia della città, la capitale di questa piccola e fantomatica repubblica, la Transnistria, di poco più di 3.500 km2 e mezzo milione di abitanti. Veniteci dunque per toccare con mano questo scampolo di passato, meglio se prima avrete letto il famoso libro, poi tradotto sul grande schermo: Educazione siberiana, che si svolge appunto proprio nelle periferie della città. A questo punto è necessario che vi dia conto di alcune cose che giustifichino il mio interesse quasi morboso per questo luogo a cavallo tra due mondi, uno scampolo di passato tenuto in piedi artificiosamente da fragili equilibri geopolitici e delle emozioni che mi ha dato. Come molti di voi sanno nella mia vita precedente mi interessavo di export e per un paio di decenni ho navigato nel mondo slavo, con molti periodi di permanenza proprio a cavallo della caduta dell'impero sovietico. Ora, il vivere in prima persona questo mondo così lontano e diverso dal nostro e vederne la inevitabile caduta, con tutti i tragici eventi accaduti dopo, le privazioni e gli imprevedibili accadimenti che si sono succeduti per un intero decennio, con conflitti, disastri economici, speranze disilluse, povertà diffusa, è stata una opportunità unica che, avendomi coinvolto soltanto come spettatore mi ha dato modo di vivere un'esperienza piena di insegnamenti e di emozioni. Naturalmente quegli ambienti avevano tutta una serie di abitudini, situazioni e momenti comuni, consolidati in uno stile di vita che 70 anni di regime aveva reso immutabili e con caratteristiche di unicità che non ritrovavi in nessuna altra parte del mondo.


Il memoriale dei morti nella guerra per l'autonomia
Le code, le monete da 3, certi negozi, le insegne, le statue inneggianti al regime, le fotografie dei meritevoli fuori delle fabbriche o dagli uffici pubblici, i fiori che le spose portavano alla tomba del milite ignoto e tantissime altre cose del tutto particolari. Tutto ciò scomparve in un attimo, dopo il '91, spazzato via dal nuovo nulla che avanzando come una corrente impetuosa, voleva omologare ogni cosa e al più presto a quel mondo occidentale, tanto a lungo sognato, invidiato, temuto e desiderato allo stesso tempo. La ipersvalutazione seguita alla frammentazione dell'impero, che aveva perduto la forza della dimensione comune in cambio delle sovranità bramate, distrusse ogni cosa in pochi mesi, azzerando risparmi, stipendi e pensioni ed aumentando ancora di più il caos e l'incertezza, facendo perdere velocemente memoria di quel passato prossimo appena svanito. Come ovvio, essendo stata questa una esperienza importante della mia vita, mi ha lasciato tutta una serie di nostalgie sopite tipiche dell'anziano in disarmo, che confonde luoghi ed eventi identificandoli con la sua età perduta. Dunque ecco che all'improvviso c'è ancora esistente, questo non luogo che conserva, come freezzata in una scatola del tempo, una situazione che ormai non esiste più in nessun altro luogo del mondo; una sorta di parco a tema che racconta un passato prossimo scomparso. 

Distilleria Kvint e moneta da 5 rubli
Tiraspol ti accoglie dunque con la sua aria demodée, i filobus che scivolano silenziosi nei vialoni che tagliano i parchi cittadini, le poche auto che transitano, molte sono ancora i vecchi modelli sovietici, le Zigulì di Togliatti, le Zaporozec della ZAZ ukrain, copia della 600, ho visto anche una Pobieda degli anni '40, come quella che aveva l'amico Valentin quando mi scarrozzava per le strade di Crimea. Qui le insegne sono tutte in russo come ovvio, essendosi il paese adagiato al 100% sulla Russia putiniana, tra l'altro sua unica sostenitrice economica. Si dice che qui l'economia traccheggi, le vecchie fabbriche sovietiche sono tutte in rovina; le centrali, che fornivano energia anche ai paesi vicini, contribuiscono, con la produzione attuale venduta all'estero, a portare qualche soldo in cassa; c'è qualche fabbrichetta tessile che sfrutta il basso costo della mano d'opera, ma ha grandi problemi ad esportare causa il mancato riconoscimento internazionale, come del resto la produzione agricola. Per la verità al di là della facciata vetero-comunista, tutta l'economia è in mano al gruppo privato Sheriff, il cui presidente era, almeno fino al 2011, guarda caso, il figlio maggiore del presidente, che possiede catene di ristoranti, pompe di benzina, supermercati, televisione, distillerie e molto altro secondo la nota formazione delle fortune economiche degli oligarchi russi. 

Il visto della Transnistria e la moneta di plastica
Bisogna anche ricordare che un'intero quartiere della città è occupato dalla antica distilleria Kvint, che tra l'altro produce un eccellente brandy, dovreste assaggiare l'invecchiato 25 anni, oltre a tanti altri distillati, la cui sede centrale, credo unico caso la mondo per un edificio privato, fa bella mostra di sé sulle banconote da cinque rubli. Già, la moneta. Ovviamente la repubblica di Transnistria batte orgogliosa la propria moneta, il rublo transnistriano, di cui può ovviamente fissare il cambio a proprio piacimento, tanto appena fuori dal confine è pura carta straccia che nessuno cambierebbe neppure in dollari dello Zimbabwe. Adesso il cambio è stato fissato a qualche centesimo in più del Lei moldavo, per evidenti ragioni propagandistiche, del tipo, noi siamo sempre un po' più avanti. Sempre in tema monetario è divertente ricordare come al momento della scissione per far fronte alla necessità, si usavano le banconote moldave a cui era stata applicato una marca da bollo. Un'altra curiosità davvero unica al mondo è che la Transnistria ha coniato monete di plastica, simili ai gettoni dei giochi da tavolo, tuttora circolanti. Il palazzo del governo sorge in una bella piazzetta piena di aiuole di rose multicolori. E' stato restaurato, ma la parete ad est è stata lasciata al suo stato naturale, butterata dei colpi di mitragliatore e di mortaio, che l'hanno colpita durante l'assedio rivoluzionario, quando dopo qualche giorno, i funzionari assediati si arresero e furono accompagnati ed espulsi in Moldavia, tra il giubilo della folla russofona. 

Mercato colcosiano
Ma il nostro ritorno al passato prosegue nel vicino mercato colcosiano. Ti ricordi Gianni quando ti accompagnavo, in quelle buie mattine domenicali di gelidi gennai, respirando aria puzzolente di benzina mal combusta, a quello fuori Mosca a cercare un pollo da comprare a peso d'oro dalle mastodontiche Tatiane e Ludmille, a cui il gelo imporporava le guance e la punta del naso! Qui quasi tutto è rimasto uguale, i banchi opulenti di carni macellate, monticelli di pollastri e cosce di maiali, i sacchettini confezionati a mano di tisane di erbe del bosco, la frutta di importazione, banane, kiwi, arance vendute a peso d'oro, le montagne di barattoli di tutte le dimensioni di composte, di frutta, di angurie e di cetrioli (i famigerati agurzì che non ho ancora finito di digerire adesso); i barattoli di smietana e i tanti prodotti che pensavo scomparsi nelle pieghe del tempo. Non manca nella zona articoli per la casa, la famigerata carta igienica detta La vendetta di Stalin, perché rendeva rossa in modo omogeneo la parte interessata, ma in modo equanime a tutti i cittadini. Ma la sorpresa più emozionante mi aspetta fuori del mercato. Vicino ai pali della luce che sostengono i fili del filobus, c'è un banchetto colorato con un'insegna che mi ricaccia indietro di trent'anni. Una babuska bionda appollaiata sul trespolo accanto, aspetta avventori. Dall'unico rubinetto del banco spilla una bevanda ambrata che distribuisce in piccoli bicchieri di plastica a 2,50 rubli l'uno, 10 cent di euro. Si tratta del kvas, una bevanda fermentata a bassa gradazione alcoolica, massimo 1 grado, ottenuta da pressoché qualunque prodotto vegetale, dalla linfa di betulla ai cereali più vari, frutti di bosco e anche addirittura di mollica di pane avanzato, che andava per la maggiore in tutta l'URSS. 

La bancarella del kvas di pane vecchio
Allora era distribuita in dosatori automatici di metallo, posti agli angoli delle strade, a cui era appeso con una catenella un bicchiere di uso comunitario di alluminio, d'altra parte si era o no nel mondo comunista! Costo di una dose, due monetine di tre copechi, circa 2 cent! (mi ricorda in diretta l'amico Eugenio da Mosca, che ho chiamato per confrontarmi con i suoi ricordi, che anche lì lo vendevano le donnine, a bicchiere e anche a litro a 24 copechi, mentre i dosatori davano acqua gassata a 3 copechi o con sciroppo a 5). Il suo sapore acidulo è un sentore umido e denso che stuzzica ricordi, che molcisce melanconie lontane, odori di neve bagnata e vapori che escono dalla metro e dalle griglie lungo il kalzò, allegria triste di gente che cammina veloce su marciapiedi gelati, stringendo le spalle nei cappotti lisi, con le schapke calcate sui riccioli rifatti in casa, la sera, negli spazi ristretti e litigiosi delle comunalke. Quel fermarsi per un attimo all'angolo del corso a spillare un bicchiere da bere in un colpo prima di andare al lavoro. Ebbene qui, per le strade di Tiraspol il kvas vive ancora con la sua presenza discreta, il suo essere storia di un popolo che resiste, attaccandosi disperatamente al passato, anche quando i tempi vorrebbero, disperatamente cambiare. Poco più in la ecco in vendita quei gelati alla panna burrosa nello scodellino di cialda avvolti nella carta. Non pensavo che li avrei mai più rivisti. Mi siedo su una panchina per ripigliare fiato. I miei anni perduti in un bicchiere di kvas.




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Urali                                                            

mercoledì 7 novembre 2018

Dodicesima s-guida di viaggio: Moldova e Transnistria

E' stata data alle stampe, con Lulu.com la dodicesima s-guida di viaggio che utilizza lo schema delle precendenti e cioè, con la scusa di dare informazioni utili a chi voglia programmare un viaggio sulla falsariga del mio itinerario, quindi indirizzi e giudizi su hotel, ristoranti, agenzie, escursioni varie, in realtà racconto sensazioni, emozioni, storie che mi sono portato a casa o almeno cerco di farlo.

I paesi di cui racconto questa volta sono la Repubblica di Moldova e l'altrettanto interessante e misteriosa realtà della Transnistria, la piccola area autoproclamatasi Repubblica all'inizio degli anni '90, con una poco conosciuta ma sanguinosa guerra.

E' disponibile sia la versione cartacea per gli amanti del solido che quella e-book ad un prezzo di affezione, cliccando sui due appositi bottoni sotto la copertina.

Grazie a tutti coloro che vorranno aggiungere alla loro biblioteca anche questo mio lavoretto.




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E presto arrivano gli altri!

venerdì 1 giugno 2018

Moldova 11 - Uno scampolo di URSS

Il carro armato liberatore
 
Le ambasciate di Abkazia e Ossezia
Continuiamo a passeggiare per il centro della città e ogni insegna è un flash nella mia testa: ателье, i negozi di sartoria che esponevano in vetrina tristi cappellini di veletta, ремонт часы, i riparatori di orologi che poi fungevano da rivendita degli usati, обмен валюты, gli onnipresenti cambiavalute, mi sembra davvero di essere ripiombato indietro di trent'anni. Passi davanti alle ambasciate di Ossezia e Abkazia, non più di un ufficietto al primo piano di una casa d'epoca, dove sventolano le loro sconosciute bandiere, anche questa davvero una curiosa unicità. Intorno al centro grandi parchi ed il verde consueto delle città sovietiche, coi grandi viali semideserti che passano davanti ai palazzi del potere, dove puoi vedere i simboli di un mondo che dovunque è stato abbattuto, abbandonato ed in larga parte dimenticato, specialmente da chi ha meno di trenta anni. La colossale statua di Lenin a guardia e monito perenne davanti al palazzo del Parlamento del Soviet Supremo e la bandiera che sventola con tanto di falce e martello ancora ben presente, gialla sulla banda rossa superiore. Non sono a conoscenza di altre bandiere nazionali che contengano ancora questa simbologia. Se qualcuno ne conosce una me lo segnali per favore. 

Le ultime falci e martello
Dunque un altro unicum. Davanti ad un altro palazzo del potere, ecco la sfilata di foto degli impiegati e politici meritevoli di lode, davanti ai monumenti le foto dei generali che hanno contribuito a rendere stabile l'attuale situazione politica. Nel parco all'ingresso del centro fa bella mostra di sé il carro armato, il liberatore che per primo è arrivato in città per iniziare la guerra civile. Intanto è venuta ora di pranzo e bisogna cambiare i dindini per mangiare. Qui puoi spendere solo i famosi rubli transnistriani, quindi si cambia qualcosa, più che altro per avere come resto, qualcuna delle curiose monete di plastica e poi finiamo in un moderno ristorante, del tipo catena che si trova anche in molte altre città, naturalmente di proprietà dell'onnipresente Sheriff. Si mangia mica male dopotutto. Intanto arriva anche il momento di andare a vedere il vecchio negozio della distilleria Kvint. Sembra quasi di essere da Elisieiev sulla Tvierskaja, con tutte le moganature in legno e gli scaffali che espongono bottiglie preziose. Alcune repubbliche dell'URSS erano sempre state famose per la loro produzione di brandy che impropriamente chiamavano Koniak. Mi ricordo lo straordinario Ararat armeno di 25 anni che si trovava a prezzi ridicoli, poi dopo il disastro dell'economia, sono arrivati i francesi che hanno rilevato tutto specialmente per impadronirsi delle immense riserve di materiale che invecchiava da decenni nelle cantine sotterranee. 

I simboli del passato
Qui la Kvint (acronimo dal russo Koniaki Vini I Napitki Tiraspolia) è un'istituzione storica, anche se non so chi ci sia adesso nel capitale (forse anche qui la Sheriff?) e complice la grande produzione di vini, rimane un colosso degli alcoolici da 20 milioni di bottiglie all'anno. I brandy (che in moldavo si chiamano divin) che ho potuto assaggiare da queste parti e che si trovano normalmente anche in Moldova, mi sono parsi davvero di ottima qualità, anche se non sono arrivato oltre i 12 anni. In generale sono morbidi e gentili come i brandy spagnoli e non piuttosto secchi come i parenti francesi. Così aggirandomi tra le perle del negozio esposte sugli scaffali, guardando con invidia, se non con bramosia, una bottiglia di 60 anni, messa giustamente su una specie di altarino, mi accorgo di una tragica evenienza, che, come al solito, il mio braccino corto, mi ha tradito, infatti il mio biglietto di ritorno non include il bagaglio in stiva e pertanto non ho nessuna possibilità di acquistare alcunché di liquido che in base alla legge mi verrebbe sequestrato all'imbarco come sospetto materiale terroristico e quindi devo lasciare, mio malgrado, i due litri di alcoolici che avevo pianificato di acquistare, toccherà prenderli al duty free dell'aeroporto con conseguente sovrapprezzo, ma vi assicuro che valgono la pena. 

Il lido di Tiraspol
Insomma ce ne andiamo a mani vuote con un poco di dispiacere, ma lasciare quel po'po' di bottiglie ai controlli di sicurezza non mi pare proprio il caso. Al memoriale dei caduti della guerra di separazione, ritrovo un'altra vecchia conoscenza, la statua di Frunzé, il famoso generale che aveva dato il nome alla capitale del Kirghizistan, l'attuale Bishkek, dopo che tutte le città intitolate agli eroi dell'URSS, sono tornate ai loro nomi originali. La giornata è molto bella, ormai il pericolo di pioggia di ieri è definitivamente scongiurato e si può fare una passeggiata lasciando alle nostre spalle il bel viale di passeggio, dove fa bella mostra di sé il ristorante italiano Mafia, tanto per farci riconoscere e attraversando il parco sul fiume Nistru, che qui ovviamente si pronuncia alla russa Dniestr, che scorre placido in mezzo alla città con una larga ansa che lascia su una riva una bella lista di sabbia, la spiaggia di Tiraspol, dove appena arriva la bella stagione accorrono le coppiette in costume a prendere i primi scampoli di sole. Insomma il bagno di nostalgia da ex guerra fredda me lo sono fatto, d'altra parte è una delle poche ragioni che, per la sua rimasta unicità, invogliano i turisti a fare un salto da questa parte. Bisogna ritornare senza neppure aver comprato e spedito la solita cartolina all'amico che ne fa collezione, in quanto il francobollo in vendita qui, ha validità solo sul territorio transnistriano e non può, non essendo riconosciuto da nessuna altra organizzazione postale, essere spedito in nessuna parte del mondo, tranne ovviamente Ossezia e Abkazia, come già detto, posto sempre che ci siano voli diretti. 

Il monastero di Kizkani
Se qualcuno ne conosce le capitali, senza guardare su google,eh che vi controllo, dia un'occhiata da Skyscanner e poi mi faccia sapere. Facciamo una strada diversa con una piccola sosta al monastero di Kizkani (o Chitani a seconda delle grafie) che pur essendo già sulla sponda occidentale del Nistru, rimane in un piccolo scampolo di territorio appartenente ancora alla Transnistria. Anche qui ci sono stati combattimenti feroci con diversi morti. Adesso il monastero è un tranquilla oasi di pace dal cui campanile, che con i suoi 64 metri è il più alto della Moldova, si può ammirare un bel panorama sul fiume e sul piccolo villaggio. Nel suo bel giardino solo qualche anziano che sonnecchia sulle panchine. All'interno delle chiese una atmosfera raccolta, gli ambienti scuri di tutte le chiese ortodosse con le lunghe candele sottili di cera gialla accese e le icone addossate alle pareti dell'iconostasi sopra i reliquiari dagli spazi suddivisi in piccoli quadretti aperti alla devozione, come quei raccoglitori dei collezionisti che però al posto delle monete ospitano minuscoli pezzetti di ossa o denti di qualche santo importante. Ci sarò di certo anche qualche frammento di legno della croce o una spina della corona di Cristo. Sulla fede non si discute, noi invece torniamo a Chisinau, dando un ultimo sguardo ai palazzoni della cittadina ben visibili al di là del confine e colorati di tinte allegre, per mostrare a chi sta al di là del confine che lì le cose vanno molto bene e si costruisce roba nuova e di pregio. Anche il terzo giorno se ne è andato in fretta.


Il miglior ristorante italiano di Tiraspol

SURVIVAL KIT

Il campanile di Kizkani
Kvint distillery - Molto vicino al centro, è possibile fare la visita guidata alle cantine (gruppi minimi di 5 persone) che sono impressionanti con la loro sfilata di botti, per seguire i processi di distillazione ed i vari prodotti, una settantina di etichette tra superalcolici e vini e 30 di distillati, invecchiati dai 3 ai 50 anni. Con la visita si può includere la degustazione da un minimo di 10$ (5 assaggi da 30 ml da  5 a 10 anni fino alla formula VIP con 8 assaggi da 8 a 50 anni (anche in 2 persone) per 70$.Poi c'è il negozio per gli acquisti che essendo senza tasse e accise fornisce bottiglie a prezzi ridicoli. La vodka a 0,5 Euro e il Brandy 10 anni a 5 Euro. Ricordatevi che potete transitare in Moldova con 1 litro a testa massimo. Controlli severi. Assaggi di vini con buffet da 8 a 17 $.

Ristorante La placinte - Shevschenko St. 10 - Vicino al supermarket Sheriff (tanto è dello stesso proprietario, catena di ristoranti e caffè che offre piatti tipici moldavi e internazionali, in un ambiente moderno, giovanile e pulito. Spenderete sui 5 euro per un paio di piatti e una birra, l'ottima Chisinau. Noi abbiamo assaggiato appunto la placinte, piatto tipico moldavo che è una sfoglia l formaggio molto buona, una insalata con formaggio di capra, crespelle al forno con besciamella e dei deliziosi blinì ripieni di amarene in composta alla panna. servizio cortese ed efficiente. Li trovate dappertutto anche in Moldova.


La placinte


Un reliquiario
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giovedì 31 maggio 2018

Moldova 10 - Tiraspol

I love Tiraspol


L'ingresso in città coi simboli sovietici
Basta una decina di chilometri, passato il ponte sul Nistru e gli acquartieramenti dell'esercito russo, per arrivare alla periferia di Tiraspol, la capitale di questa piccola e fantomatica repubblica di poco più di 3.500 km2 e mezzo milione di abitanti. A questo punto è necessario che vi dia conto di alcune cose che giustifichino il mio interesse quasi morboso per questo luogo a cavallo tra due mondi, uno scampolo di passato tenuto in piedi artificiosamente da fragili equilibri geopolitici. Come molti di voi sanno nella mia vita precedente mi interessavo di export e per un paio di decenni ho navigato nel mondo slavo, con molti periodi di permanenza proprio a cavallo della caduta dell'impero sovietico. Ora, il vivere in prima persona questo mondo così lontano e diverso dal nostro e vederne la inevitabile caduta, con tutti i tragici eventi accaduti dopo, le privazioni e gli imprevedibili accadimenti che si sono succeduti per un intero decennio, con conflitti, disastri economici, speranze disilluse, povertà diffusa, è stata una opportunità unica che, avendomi coinvolto soltanto come spettatore mi ha dato modo di vivere un'esperienza piena di insegnamenti e di emozioni. Naturalmente quegli ambienti avevano tutta una serie di abitudini, situazioni e momenti comuni, consolidati in uno stile di vita che 70 anni di regime aveva reso immutabili e con caratteristiche di unicità che non ritrovavi in nessuna altra parte del mondo.

Il memoriale dei morti nella guerra per l'autonomia
Le code, le monete da 3, certi negozi, le insegne, le statue inneggianti al regime, le fotografie dei meritevoli fuori delle fabbriche o dagli uffici pubblici, i fiori che le spose portavano alla tomba del milite ignoto e tantissime altre. Tutto ciò scomparve in un attimo, dopo il '91, spazzato via dal nuovo nulla che avanzando come una corrente impetuosa, voleva omologare ogni cosa e al più presto a quel mondo occidentale, tanto a lungo sognato, invidiato, temuto e desiderato allo stesso tempo. La ipersvalutazione seguita alla frammentazione dell'impero, che aveva perdutola forza della dimensione comune in cambio delle sovranità bramate, distrusse ogni cosa in pochi mesi, azzerando risparmi, stipendi e pensioni ed aumentando ancora di più il caos e l'incertezza, facendo perdere velocemente memoria di quel passato prossimo appena svanito. Come ovvio, essendo stata questa una esperienza importante della mia vita, mi ha lasciato tutta una serie di nostalgie sopite tipiche dell'anziano in disarmo, che confonde luoghi ed eventi identificandoli con la sua età perduta. Dunque ecco che all'improvviso c'è ancora esistente, questo non luogo che conserva, come freezzata in una scatola del tempo, una situazione che ormai non esiste più in nessun altro luogo del mondo; una sorta di parco a tema che racconta un passato prossimo scomparso. 

Distilleria Kvint e moneta da 5 rubli
Tiraspol ti accoglie con la sua aria demodée, i filobus che scivolano silenziosi nei vialoni che tagliano i parchi cittadini, le poche auto che transitano, molte sono ancora i vecchi modelli sovietici, le Zigulì di Togliatti, le Zaporozec della ZAZ ukrain, copia della 600, ho visto anche una Pobieda degli anni '40, come quella che aveva l'amico Valentin quando mi scarrozzava per le strade di Crimea. Qui le insegne sono tutte in russo come ovvio, essendosi il paese adagiato al 100% sulla Russia putiniana, tra l'altro sua unica sostenitrice economica. Si dice che qui l'economia traccheggi, le vecchie fabbriche sovietiche sono tutte in rovina, le centrali, che fornivano energia anche ai paesi vicini, contribuiscono, con la produzione attuale venduta all'estero, a portare qualche soldo in cassa; c'è qualche fabbrichetta tessile che sfrutta il basso costo della mano d'opera, ma ha grandi problemi ad esportare causa il mancato riconoscimento internazionale, come del resto la produzione agricola. Per la verità al di là della facciata vetero comunista, tutta l'economia è in mano al gruppo privato Sheriff, il cui presidente era, almeno fino al 2011, guarda caso, il figlio maggiore del presidente, che possiede catene di ristoranti, pompe di benzina, supermercati, televisione, distillerie e molto altro secondo la nota formazione delle fortune economiche degli oligarchi russi. 

Il visto della Transnistria e la moneta di plastica
Bisogna anche ricordare che un'intero quartiere della città è occupato dalla antica distilleria Kvint, che tra l'altro produce un eccellente brandy, dovreste assaggiare l'invecchiato 25 anni, oltre a tanti altri distillati, la cui sede centrale, credo unico caso la mondo per un edificio privato, fa bella mostra di sé sulle banconote da cinque rubli. Già, la moneta. Ovviamente la repubblica di Transnistria batte orgogliosa la propria moneta, il rublo transnistriano, di cui può ovviamente fissare il cambio a proprio piacimento, tanto appena fuori dal confine è pura carta straccia che nessuno cambierebbe neppure in dollari dello Zimbabwe. Adesso il cambio è stato fissato a qualche centesimo in più del Lei moldavo, per evidenti ragioni propagandistiche, del tipo, noi siamo sempre un po' più avanti. Sempre in tema monetario è divertente ricordare come al momento della scissione per far fronte alla necessità, si usavano le banconote moldave a cui era stata applicato una marca da bollo. Un'altra curiosità davvero unica al mondo è che la Transnistria ha coniato monete di plastica, simili ai gettoni dei giochi da tavolo, tuttora circolanti. Il palazzo del governo sorge in una bella piazzetta piena di aiuole di rose multicolori. E' stato restaurato, ma la parete ad est è stata lasciata al suo stato naturale, butterata dei colpi di mitragliatore e di mortaio, che l'hanno colpita durante l'assedio rivoluzionario, quando dopo qualche giorno, i funzionari assediati si arresero e furono accompagnati ed espulsi in Moldavia, tra il giubilo della folla russofona. 

Mercato colcosiano
Ma il nostro ritorno al passato prosegue nel vicino mercato colcosiano. Ti ricordi Gianni quando ti accompagnavo, in quelle buie mattine domenicali di gelidi gennai, respirando aria puzzolente di benzina mal combusta, a quello fuori Mosca a cercare un pollo da comprare a peso d'oro dalle mastodontiche Tatiane e Ludmille, a cui il gelo imporporava le guance e la punta del naso! Qui quasi tutto è rimasto uguale, i banchi opulenti di carni macellate, monticelli di pollastri e cosce di maiali, i sacchettini confezionati a mano di tisane di erbe del bosco, la frutta di importazione, banane, kiwi, arance vendute a peso d'oro, le montagne di barattoli di tutte le dimensioni di composte, di frutta, di cetrioli (i famigerati agurzì che non ho ancora finito di digerire adesso); i barattoli di smietana e i tanti prodotti che pensavo scomparsi nelle pieghe del tempo. Non manca nella zona articoli per la casa, la famigerata carta igienica detta La vendetta di Stalin, perché rendeva rossa in modo omogeneo la parte interessata, ma in modo equanime a tutti i cittadini. Ma la sorpresa più emozionante mi aspetta fuori del mercato. Vicino ai pali della luce che sostengono i fili del filobus, c'è un banchetto colorato con un'insegna che mi ricaccia indietro di trent'anni. Una babuska bionda appollaiata sul trespolo accanto, aspetta avventori. Dall'unico rubinetto del banco spilla una bevanda ambrata che distribuisce in piccoli bicchieri di plastica a 2,50 rubli l'uno, 10 cent di euro. Si tratta del kvas, una bevanda fermentata a bassa gradazione alcoolica, massimo 1 grado, ottenuta da pressocché qualunque prodotto vegetale, dalla linfa di betulla ai cereali più vari, frutti di bosco e anche addirittura di mollica di pane avanzato, che andava per la maggiore in tutta l'URSS. 

La bancarella del kvas di pane vecchio
Allora era distribuita in dosatori automatici di metallo, posti agli angoli delle strade, a cui era appeso con una catenella un bicchiere di uso comunitario di alluminio, d'altra parte si era o no nel mondo comunista! Costo di una dose, due monetine di tre copechi, circa 2 cent! (mi ricorda in diretta l'amico Eugenio da Mosca, che ho chiamato per confrontarmi con i suoi ricordi, che anche lì lo vendevano le donnine, a bicchiere e anche a litro a 24 copechi, mentre i dosatori davano acqua gassata a 3 copechi o con sciroppo a 5). Il suo sapore acidulo è un sentore umido e denso che stuzzica ricordi, che molcisce melanconie lontane, odori di neve bagnata e vapori che escono dalla metro e dalle griglie lungo il kalzò, allegria triste di gente che cammina veloce su marciapiedi gelati, stringendo le spalle nei cappotti lisi, con le schapke calcate sui riccioli rifatti in casa, la sera, negli spazi ristretti e litigiosi delle comunalke. Quel fermarsi per un attimo all'angolo del corso a spillare un bicchiere da bere in un colpo prima di andare al lavoro. Ebbene qui, per le strade di Tiraspol il kvas vive ancora con la sua presenza discreta, il suo essere storia di un popolo che resiste, attaccandosi disperatamente al passato, anche quando i tempi vorrebbero, disperatamente cambiare. Poco più in la ecco in vendita quei gelati alla panna burrosa nello scodellino di cialda avvolti nella carta. Non pensavo che li avrei mai più rivisti. Mi siedo su una panchina per ripigliare fiato. I miei anni perduti in un bicchiere di kvas.





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