mercoledì 6 maggio 2020

Oasi perdute 4: Le palme di el Oued

Deserto di el Oued


Cortili
El Oued è la prima grande oasi che incontri , meno di cento chilometri dopo il confine tunisino sulla strada del sud. E' l'impatto con la vita sahariana, con il modo in cui si riesce a convivere col deserto. L'atmosfera di queste città, anche nel pieno inverno, a gennaio, quando il clima è piacevole, fresco se non addirittura freddo durante le notti e assolutamente gradevole durante il giorno, rimane comunque sonnacchiosa e rilassata. Non vedevi donne in giro o assai raramente, bene intabarrate sotto spessi coperture bianche che lasciavano spazio ad un minuscolo pertugio, per guardarsi intorno e non andare a sbattere, qualche uomo che mostrava minimi segni di attività attorno a luoghi deputati a qualche attività commerciale e bambini sparsi che tuttavia non mostravano la solita ipercinesi ludica propria dell'età. Le abitazioni basse, si succedevano qui, dato l'ampio spazio a disposizione, si succedevano qui con un respiro più ampio e non con la serrata predisposizione all'abbracciarsi le une sulle altre tipica dell'architettura sudanese del sud. Solo la parte centrale dava una sensazione più unitaria delle costruzioni. Un ragazzino, conquistato da una mia biro, ci accompagnò lungo una passeggiata sopra i tetti di un quartiere nel quale invece le case si addossavano le une sulle altre formando un tutto unico e dalle quali potevi vedere interessanti scorci del resto del centro cittadino. 

Un pozzo
La particolarità assoluta, propria di questa oasi, ma in seguito ci accorgemmo che ognuno di questi centri aveva una sua immagine assolutamente differente da tutte le altre e che la identificava con chiarezza, erano proprio i tetti delle abitazioni, che erano costituiti da un seguito ininterrotto di piccole cupole bianche intervallate da serie di volte a botte, che probabilmente si sovrapponevano ad una serie di ambienti singoli sottostanti. La sfilata continua e senza fine di quelle rotondità dava allo spazio circostante un aspetto ordinato e piacevole, con una scansione alternata degli spazi, che disegnava una geometria precisa e apparentemente ragionata. Una idea progettuale insomma, comune a molte società situate nei climi estremi che sfrutta questo tipo di costruzione che consente una ottimale gestione delle temperature durante le punte di massima e di minima. Il bambino mi teneva stretta la mano mentre camminavamo lungo gli spazi intermedi, non è chiaro se timoroso di una mia incertezza nel procedere, nel caso mettessi il piede in fallo o se per un simbolo di ragionevole affettuosità abbinata alla cessione definitiva della biro. Dall'alto riuscivi anche a buttare l'occhio nei cortiletti interni, dove potevi vedere movimenti di lessico familiare, donne intente ad attività di cucina o di stesura di panni e rassettamenti vari. Nessuna sensazione di un qualche cenno di ostilità, neppure velata. 

Le palme
Compiuto l'itinerario piacevolissimo, ci accingemmo a lasciare la città assediata dalle sabbie chiare del deserto ed è proprio qui nella sua periferia che si potevano vedere i simboli più chiari della lotta continua dell'uomo contro il tentativo inarrestabile della natura di riappropriarsi dei suoi spazi. In questa zona dove la lotta tra aridità incombente e ricerca di ogni minima traccia di umidità disponibile, è continua, si potevano vedere i lavori senza fine degli uomini di questa terra per opporsi all'avanzata delle sabbie. In serie continue e opportunamente distanziate, venivano scavate buche ed avvallamenti nel terreno, al centro dei quali era piantata una palma, continuamente protetta e curata affinché crescendo, con il continuo apporto di una irrigazione ragionata, qui l'acqua è presente non molti metri al di sotto della superficie, nel tentativo forse velleitario, forse no, di alimentare la crescita dell'oasi, della vita, della possibilità di abitare. Piccoli pozzi qua e là, continuavano a gridare, questa volontà decisa, spiegando con la loro sola presenza, la forza della specie umana e la sua adattabilità agli ambienti più ostili. Davvero una dimostrazione chiara di come l'uomo, per potere sopravvivere e moltiplicarsi sia sempre costantemente in opposizione alla cosiddetta "natura", che pur inconsapevolmente, lo eliminerebbe volentieri a dispetto delle inclinazioni new age oggi di gran moda.

Tetti di el Oued



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