giovedì 7 maggio 2020

Oasi perdute 5: Touggourt tra le sabbie


Touggourt


Touggout dal minatero
Dopo el Oued, un'altra grande oasi circondata, anzi assediata dal deserto. Proprio questa è la sensazione, perché dopo ore di guida tra imponenti dune di sabbia, arrivare in quella che era una cittadina, dove anche al centro era presente un seguito di case sbrecciate ed in rovina, dava la netta sensazione di un luogo in abbandono, dove la gente non cercasse altro che poter fuggire verso la costa, che da lì non è poi tanto lontana, meno di 300 chilometri in linea d'aria. Partendo dalla zona centrale che si rinserrava attorno alla moschea ed al suo alto minareto ocra in stile marocchino, con gli eleganti elementi decorativi dati dall'alternanza dei mattoni crudi, tutto attorno una gran massa di case grigie che dall'alto mostrano un dedalo di cortiletti gli uni addossati agli altri tra muri interrotti e terrazze con pochi panni stesi. Intorno un labirinto di viuzze che consentono di arrivare alle direttrici principali affiancate da lunghi portici a protezione da un sole che in estate deve essere spietato. Anche qui pochissima gente in giro, i rari negozietti con un aria di apparente abbandono. Dovunque in questa terra di deserti sentivi, pesante, la fatica di vivere. Dall'alto di una torre potevi avere un buon punto di vista sull'abitato sottostante e più in là dopo la distesa di palme, cuscino di sostegno della città, soltanto sabbie che con una serie di dune maestose si allontanavano verso ovest come un mare agitato. E pensare che questo è solamente l'inizio del grande deserto che occupa quasi per intero l'Africa settentrionale. Un territorio che è sempre stato una sfida per l'uomo d'Occidente.

Tetti
Infatti proprio al centro della città, che fino all'800 era capitale di un grande regno berbero, c'è un cippo che ricorda uno dei primi tentativi di affrontare questa terra con mezzi meccanici, dedicata a Citroen, il fondatore dell'omonima casa automobilistica, che nel 1922 tentò la prima traversata sahariana, con cinque mezzi cingolati, che in tre settimane riuscirono a raggiungere la mitica Timbuctu. Imprese di altri tempi, in cui questo immenso territorio non aveva ancora evidenze di stati definiti, ma era soltanto l'immenso territorio senza confini né frontiere, detto Africa occidentale francese. Qui venivano in molti, esploratori, affaristi in cerca di fortuna, missionari in ansia di trovare la santità. Alcuni la trovarono davvero, come Pére Charles de Foucault, che arrivò in Algeria a cavallo tra l'800 e il '900, per fondare un'opera a favore delle popolazioni locali e che lasciò, oltre al celebre romitaggio nell'Assekrem, più a sud, vicino a quella Tamanrasset dove morì, nel 1916, diverse tracce del suo passaggio, piccole chiese e missioni. Anche vicino a Touggourt c'è una sorta di missione persa tra le sabbie e circondata da un piccolo palmeto che sembra volerla difendere dalla sabbie incalzanti. Uno stradina la raggiunge staccandosi dalla strada principale che prosegue per Ourgla, Con l'entusiasmo della giovinezza, la prendemmo decisa, anche se appena lasciato l'asfalto della strada principale, la pista perdeva subito la sua solidità, mostrando una perfida struttura sabbiosa. Mi ci infilai di slancio, ma percorso un centinaio di metri, avvertii subito che la stabilità della nostra A112, utilitaria di ben poco spessore, che sembrava galleggiare sulle uova, non era molto adatta a muoversi nelle sabbie.

Touggourt dall'oasi
Tentai di tenere il motore al massimo dei giri per un po', anche se procedevo sempre più lentamente, con le ruote che slittavano penosamente affondando sempre di più, fino a che la potenza misera del motore tirò gli ultimi e con qualche spasimo finale esalò un paio di scoppiettii e si spense ignomignosamente con la sabbia che quasi toccava la lamiera sottostante. Certo che avevamo un bel problema. Maledicendo la mia imprudenza cominciai a dare un'occhiata attorno. A qualche centinaio di metri nella direzione della chiesetta, c'era una tenda beduina, dalla quale saltò subito fuori un gruppetto di ragazzini, felici della novità che prometteva un divertimento inconsueto. Si vede che comunque qualche turista arrivava di tanto in tanto perché i due più grandi tirarono subito fuori delle scatoline ripiene dei loro tesori. Una serie di bellissime punte di frecce di selce di cui la zona sembrava essere ricca e che evidentemente era frutto delle loro ricerche quotidiane. La zona infatti è stata abitata da tempi preistorici ed è frequente ritrovare semisepolte tra le sabbie, macine, pietre lavorate e soprattutto molte punte di freccia. Comunque dopo una breve trattativa me ne aggiudicai una scatolina che ne conteneva una decina e quindi tutto il gruppo spinse con foga volenterosa la macchina fino a farle raggiungere un punto di terreno più solido dal quale, felicemente disinsabbiati, ricominciò la nostra marcia verso il sud. La selci appuntite stanno qui adesso, davanti a me, cosa volete che siano trenta anni in più rispetto ai diecimila malcontati che già hanno sulla spalle.

L'erg vicino a Touggourt


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