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mercoledì 3 febbraio 2021

Shì - 士

 


Che bella la lingua cinese quando si riesce ad esaminarne i vari caratteri per scovare quello che ci sta dietro, alla base, che racconta il significato profondo del segno e la sua filosofia. I caratteri base o chiavi che dir si vogliano, che sono i mattoncini con i quali vengono costruiti tutti gli altri caratteri più complessi, sono fonte inesauribile di racconto su questa mentalità che spesso ci è così distante e che invece è basilare per cercare di capire quelli che sono e saranno i nostri principali avversari economici nel futuro prossimo. Prendiamo ad esempio il carattere 士 , shì che significa letterato, uomo di cultura, cosa assimilabile nell'antica Cina, in cui il sapiente di ogni disciplina non poteva non essere anche un conoscitore approfondito della letteratura, la base di ogni sapere. Intanto bisogna stare attenti a non confonderlo con il carattere molto simile 土 tǔ,  Terra, dove però la linea alla base è più larga della croce che sta sopra e che rappresenta un albero. Nel nostro invece abbiamo l'unione di due segni ancora più semplici, il tratto alla base che è il numero 1 ( 一, yī), mentre quello sopra è il numero 10 ( 十, shí) a significare che il sapiente conosce tutto lo scibile umano dall'1 al 10. I letterati erano estremamente apprezzati in Cina, paese dove ha sempre regnato la meritocrazia, proprio al contrario della nostra civiltà che è più attirata dal furbo e dalla chiacchiera che dal sapiente, anzi quest'ultimo è sempre visto con una nota negativa e dispregiativa, quasi che la cultura nella vita pratica non serva a nulla. L'intellettuale, il sapientone, lo "scienziato" sono sempre visti con spregio e si preferisce ovviamente a dare retta, ad esempio su un tema come i vaccini o la pandemia, a quello che dicono cantanti o influencer, preferendo una solida ma vicina ignoranza alla quale ci si sente partecipi, alla verità scientifica più lontana da capire e faticosa da raggiungere e quindi disprezzabile a prescindere. 

In Cina invece illetterato era considerato all'apice della scala sociale, soprattutto se partecipava e vinceva il difficilissimo esame imperiale, unico modo per accedere ai gradi alti della amministrazione dello stato, alla quale erano destinati solo i migliori in assoluto, anche se proveniva da un'umile famiglia o da uno sperduto paese di campagna. Questo ideogramma è dunque spesso presente nella lingua cinese, in combinazione con altri per formare caratteri più complessi, ma che ne comprendono il significato iniziale. Ad esempio 吉 jí, Fortunato, rappresenta il letterato che apre bocca, nel senso che è una fortuna poter ascoltare un saggio che parla e le cose che dice. Sovrapponendolo a Cuore, che è sempre presente nei termini in cui prevale un sentimento, abbiamo 志 - zhì, che significa Ambizione, Ideale, Volere, in quanto questo sentimento appartiene alla sfera spirituale del saggio; se in più aggiungiamo 向 - xiàng, orientamento, direzione, abbiamo 志向 - zhì xiàng, Aspirazione (Orientamento a volere). Curioso il carattere 坐 - zuò, Sedersi, che descrive due omini seduti attorno al nostro sapiente, in quanto vale la pena di sedersi ed ascoltare se in mezzo c'è un sapiente che spiega. Qualche esempio nelle parole composte da due ideogrammi come unito a Robusto forma 壮士 - zhuàng shì, Eroe, Guerriero, perché il combattente migliore è certamente forte, ma deve essere anche saggio. Con Scuola, forma 学士 - xué shì, Laureato, mentre unito a Grande, 硕士- shuò shì significa Master. Infine unendolo a Proteggere si ottiene 护士 - hù shì, che vuol dire Infermiere, il sapiente che ti protegge e mai come in questi tempi questa parola ed il suo significato nascosto è così calzante.


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venerdì 25 settembre 2020

Zhī dào

 知道

E' da un po' che non riprendo in mano il tema degli ideogrammi cinesi. Dipenderà dal fatto che la mia conoscenza di quella lingua è così limitata che evito di espormi a brutte figure, ma oggi, giornata uggiosa che racconta la voglia di autunno che c'è nell'aria e avvolge il paese, stretto tra la paura del ritorno del virus con le sue conseguenze economiche e la pochezza della politica che ci circonda, mi viene voglia di parlare di Conoscenza, di Sapere, punto che dovrebbe stare alla base di ogni discorso generale, ancora a maggior ragione in chi ha in mano le sorti dello stato, insomma competenza e saggezza, ancora di più di onestà, che quella è sempre da dimostrare. Cosa pensavano i cinesi di questo argomento? Vediamo di capirne qualcosa esaminando una delle parole che illustrano il concetto verbale di Conoscere, Sapere: 知道 - zhī dào. Mentre il secondo ideogramma è il ben noto 道 - dào,  La Via, in senso sia metaforica che reale, il primo è costituito dai due ideogrammi semplici:  il noto Bocca  - kǒu, pittogramma che raffigura una bocca aperta, con anteposta una Freccia  - shǐ, a significare che chi possiede la conoscenza vera, il saggio, usa parole che colpiscono con la precisione di una freccia.  

Come non pensare subito al nostro immenso Presidente della Repubblica che con una sola frase, tagliente e precisa proprio come una freccia che va a colpire il suo bersaglio, ha insegnato ad un giullare straniero della politica al quale invece le parole escono a vanvera, davvero senza Saggezza alcuna, cosa significa Compostezza, Eleganza ed Intelligenza, tutte caratteristiche che il saggio che possiede la Conoscenza, ha dentro di sé. Questo concetto è molto utilizzato in Cina e viene usato in molte espressioni di uso comune, ad esempio:  不知羞耻 - bù zhī xiū chǐ, Non conoscere neppure il ritegno della vergogna, (che anche questa ben si adatterebbe al personaggio di cui sopra), dove la Non conoscenza viene appaiata a due caratteri che significano entrambi Vergogna. Il primo dei due, mi sembra sia costituito dal pittogramma che significa Caprone - 羊 - yáng, sovrapposto al segno 丑- chǒu che significa Brutto, sgradevole alla vista; quindi chi possiede solo montoni brutti si deve vergognare. E tanto per ridere un po', viene usato nel linguaggio moderno anche nella parola 遮羞布 - zhē xiū bù, Stoffa per coprire le vergogne, cioè Slip o Perizoma!


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domenica 16 ottobre 2016

Shǎ


Ma sarà poi proprio vero che culture lontane non soltanto migliaia di chilometri, ma anche enormemente distanti sia come modo di pensare che come atteggiamento, non abbiano mai niente in comune? La realtà dice che molto spesso non è così. Ci sono dei punti di similitudine che evidentemente sono propri dell'uomo e che si ritrovano puntualmente un po' dappertutto, spesso anche nelle piccole cose. Lo studio della lingua ce ne dà spunti interessanti e talora divertenti. Ad esempio il carattere di oggi: 傻 - shǎ,  significa semplicemente Stupido, sciocco e fin qui nulla di strano. L'interessante viene quando a questo si aggiunge qualche altro carattere, per bisillabizzare il termine, cosa consueta nel cinese moderno, anche per arricchire meglio le molte sfumature del linguaggio rese necessarie dalla varietà della lingua e non solo dalla presenza di un numero esagerato di bisensi fonetici. 

Intanto per rimanere nell'argomento sappiamo, per averlo già detto altre volte che il termine uovo: 蛋 - Dàn, entra continuamente nel linguaggio di strada per edulcorare un significato considerevolmente volgare che da noi si accomuna al frequentissimo "stronzo", usato con notevole scioltezza e ormai sdoganato nella nostra scala delle volgarità. Laggiù invece, la pruderie caratteristica di una società attenta a non trascendere nella parola per non turbare confucianamente "l'armonia", ha reso anche l'uovo, molto disdicevole nella parlata comune ed ho constatato rimanga relegato agli insulti che si pronunciano a mezza voce in auto contro chi ti taglia la strada all'improvviso. Dunque l'attuale 笨蛋- Bèndàn, Stupido uovo o il paritetico 混蛋 Húndàn, Fangoso , torbido uovo, hanno una sfumatura di significato che va da Stronzo sciocco a Stronzo bastardo, mentre la frase (utile): 你真是个笨蛋哦!” (Nǐ zhēnshi gè bèndàn o!), si può ben tradurre: Ma sei proprio un cretino! 

Ma per arrivare all'ideogramma di oggi, nel nostro dialetto delle terre del nord est, qual è una delle definizioni più tenere, quasi gentili per definire lo sciocco stupidone, in fondo non dannoso se non a se stesso a causa della sua ingenuità, quindi con una sfumatura meno aggressiva e negativa dell'abituale stronzo? Direi il molto comune "Mona", parola che definisce in modo quasi gentile il sesso femminile. Bene aggiungendo al nostro Stupido la paritaria accezione cinese di quella parte del corpo femminile (屄 bī, parola considerata così volgare che non c'è neppure nel vocabolario on line) che Shakespeare definiva come "l'occhio che piange quando è felice", otteniamo: 傻屄 Shǎbī, cioè Sciocca Mona, insomma ingenuo, stupidotto. Impronunciabile per un cinese standard, ma chissà che adesso le giovani generazioni non dicano di peggio. 

Per rimanere più leggeri, rimane invece di uso comune l'aggiunta dell'ideogramma 瓜 guā, che si usa anche in botanica per tutte le cucurbitacee, insomma volgarmente Zucche, per ottenere: 瓜 - shǎ guā, Stupida zucca che vale guarda caso il nostro Zucca vuota, di cui evidentemente è pieno il mondo! Per terminare pensate che questa accezione aggiunta a Macchina fotografica, 傻瓜照相机 shǎ guā zhào xiàng jī, quindi Stupida come una zucca, significa Macchina fotografica completamente automatica. Dedicata agli amanti della fotografia in manuale in cui bisognava metterci un po' di "zucca" e poi non mi dite che i cinesi non sono ironici!



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venerdì 27 maggio 2016

Shì, Yǒu



Il mondo moderno si dibatte nella domanda esistenziale forse più dura di tutti i tempi: Essere o Avere? Certo che è un bel problema, non solo proprio del mondo occidentale. Anche i cinesi forse si pongono questo dilemma che probabilmente è alla base del pensiero umano fin dall'antichità. Laggiù lo possiamo forse notare anche, come sempre, nella lingua. Intanto questi verbi sono ovviamente usatissimi e con significato allargato anche al di là della mera espressione verbale ausiliaria e la loro scrittura può darci una indicazione in questo senso. Essere-  (shì), è composto da due caratteri sovrapposti, sopra abbiamo  (rì) - Sole e sotto  (zhèng) - Esatto, corretto. In sostanza quando il sole è nella posizione allo zenit, simbolo di perfezione. Infatti il verbo essere oltre che come ausiliare viene usato anche per il concetto di Sì,sì , Esatto, Va bene, Giusto. Anche il verbo Avere  (yǒu), è costituito di due parti, quella superiore che è una semplificazione di Mano  (shǒu) e sotto quello,  (yuè) che significa Luna. Insomma Avere, Possedere è come avere in mano la luna. Per la verità sembra che nel carattere originale antico, il pittogramma di Luna fosse più prosaicamente sostituito da quello di  (ròu) - Carne. 

Di certo il contadino tipo non mangiava carne tutti i giorni e tenere in mano un bel pezzo di carne, dava una bella idea di possesso, insomma. Tanto per allungare un po' il brodo e finire il post, vi aggiungo una interessante espressione classica, che non so quanto sia ancora usata dai giovani: Ta shì ge èr bǎi wǔ,  他是个二百五 - Lui- Essere - un 250. Direi impossibile da capire se non si conosce una storica leggenda. Si racconta infatti che durante il regno di un famoso imperatore di 2000 anni fa, venne assassinato uno dei suoi più importanti collaboratori e non si trovavano i colpevoli. L'astuto regnante fece allora girare la voce che lui era assai contento di essersi levato di torno quell'incapace, anzi per festeggiare, promise un premio di 1000 liǎng (两)  d'oro, pari a 50 kg del prezioso metallo, a coloro che avevano compiuto l'uccisione. Si presentarono subito i quattro assassini che dimostrarono inoppugnabilmente di essere i responsabili e a cui vennero consegnati i 250 liǎng a testa. Non fecero a tempo a gioire dell'insperata fortuna che furono subito imprigionati e torturati pubblicamente fino a che non sopraggiunse la morte. Insomma furono così avidamente sciocchi da denunciarsi da soli portando essi stessi le prove della loro colpevolezza. Da allora dire di qualcuno che è un 250 significa catalogarlo come: È proprio un idiota!


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lunedì 2 maggio 2016

La bellezza della grafia cinese si apprezza soprattutto nella stesura dei caratteri più semplici come questo. Già ti immagini, un giorno di riposo, un parco verde con qualche fontanella e un rivo d'acqua che scorre tra rocce coperte di muschio, carpe dorate che nuotano in un piccolo lago azzurro chiaro. Sul bordo, sull'erba, disteso a terra un grande foglio bianco ed un maestro di calligrafia che ha preparato con cura la china sciogliendola su una pietra scolpita dalle venature blu, con in mano un grande pennello che volge gli occhi in alto come per cercare ispirazione tenendosi la barba rada e bianca con la mano libera. Poi, dopo aver immerso il pennello e raccolto il nero assoluto per quanto basta, lo fa danzare un attimo sulla superficie bianca. Il ciuffo di peli morbidi si piegano di qua e di là a seconda dell'impulso che riceve dal movimento minimo del braccio e l'ideogramma si forma da solo, come già fosse inciso nella carta, nero su bianco, le brevi linee che anche se dritte mantengono un senso interno di curvatura, come se si volesse addolcirne l'impatto, le curve nette, i punti brevi lasciati come gocce di acqua che cadono dal cielo in modo casuale e invece si aggrumano per formare significato. 

Disegno che racconta un sentimento, segno che porta con sé un pensiero, tratto che si fa significato semantico. In questo ideogramma semplice si sovrappongono due radicali. Quello superiore ha la nitida perfezione squadrata del reale, del concreto, di quello che si tocca. Raffigura una risaia vista dall'alto. Chiunque sia stato in oriente non può che essere rimasto colpito da queste coltivazioni che più di ogni altre raccontano l'ingegno dell'uomo applicato alla terra. Quei quadrettini minuscoli che scandiscono il campo circondate da arginelli per trattenere l'acqua in cui nascerà la magica pianta del riso, alimento supremo, che da solo raffigura tutto quanto è cibo, sono la vita del contadino che li ha sotto gli occhi ogni giorno e che gli danno la vita. Il pittogramma sottostante invece è uno dei più belli della lingua cinese, perché disegna perfettamente con un tratto e tre punti, l'organo che, come per noi, viene reputato dai cinesi, la sede dei sentimenti e di tutto ciò che è immateriale e astratto, il cuore. Guardate la linea sottostante come disegna con un semplice colpo di pennello la sagoma stilizzata ma perfettamente distinguibile dell'organo, sovrastato da tre minuscoli tratti che puoi interpretare come gocce di sangue che escono a fiotti o fori beanti dei vasi che lo alimentano. 

Tutti gli ideogrammi in cui viene utilizzato questo segno hanno compresa in sé una valenza di qualche sentimento, di una emozione. Dunque il nostro carattere di oggi, ha in sé queste due anime provare un sentimento davanti alla concretezza del reale, esercitare una attività dello spirito ma che sia comunque rivolta al concreto, che abbia alla fine una utilità. Infatti il nostro Sī - 思, significa semplicemente Meditare. Per farlo non occorre essere un monaco, uno studioso o un ricercatore di assoluti. Anche un semplice contadino, prima di cominciare il suo lavoro, può sedersi un momento sul bordo della sua risaia e aprire il suo cuore e la sua mente, perdendosi nella infinita bellezza che gli sta davanti, rimanere un poco in quello stato magico di non pensiero per assorbire senza coscienza la bellezza dell'opportunità di poter esistere. Poi, naturalmente dovrà prendere la marra pesante dal manico corto e piegare la schiena alla fatica, se vuol mangiare.

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martedì 26 aprile 2016

Yí mín



Già, l'altro giorno si parlava di Popolo. Non c'è paese al mondo che non si riempia la bocca con questa parola, quasi quasi comincio a detestarla di più che Naturale, l'altro grande abuso di questi tempi. La lingua cinese non fa eccezione. 民 - mín, Popolo lo trovi dappertutto, ad esempio nella parola 移民 -yí mín, che si può tradurre in due modi Immigrazione o Emigrazione che tanto per loro è lo stesso, perché il primo carattere vuol dire Spostarsi, muoversi, quindi un popolo che si sposta emigra da un posto e immigra in un altro, ma l'operazione francamente è la stessa, non vi pare? Di qui passare a  非法移民 - fēi fǎ yí mǐn, Senza Regola Muoversi Popolo quindi Immigrazione clandestina, mi sembra consequenziale e completamente in linea con la mentalità confuciana che considera un obbligo morale rimanere all'interno delle regole, anche se sbagliate, se si vuole che lo stato funzioni correttamente. Tutto quello che è contro le regole, le leggi, ha forzatamente una accezione negativa.

Naturalmente questo in teoria, nella pratica invece chi voleva comunque andarsene nel periodo più duro della storia recente cinese, cercava in ogni modo di arrivare ad Hong Kong con tutti i mezzi illegali possibili, perché la gente dovrebbe mettersi nella zucca che se in un posto si sta davvero male, la gente cerca in ogni modo, anche a rischio della vita, sua e dei propri figli, di andare in un luogo che per male che sia, offre comunque una situazione migliore. E questo lo fa in ogni caso anche se metti tutte le barriere che vuoi. E' una cosa di ogni tempo e di ogni luogo, immutabile e naturale e come l'acqua scorre verso il basso, non c'è muro o barriera che riesca ad arrestarla. L'unico modo per farla cessare è che cambino le condizioni di malessere nel luogo di partenza. Quindi ogni sforzo per gestire questi flussi deve partire da questo concetto. Chi non vuole subire l'immigrazione (sempre che invece questa non serva) deve operare sempre e solo in questa direzione. Se no sono solo chiacchiere elettorali. Insomma 空口说白话 - kōng kǒu shōu bái huà: Con vuota bocca dire inutili parole, Fare discorsi inutili.

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martedì 19 aprile 2016

Quán mín tǒu piào



Quattro bei caratteri eleganti con un significato univoco e preciso, caso raro nella lingua cinese che per ogni lemma o carattere presenta sempre una grande varietà di interpretazioni quasi che tutto sia discutibile, insomma, un approccio linguistico relativistico sorprendentemente moderno e possibilista. Se li esaminiamo uno per uno lo possiamo vedere con facilità. Il primo 全 - Quán, significa Tutto, totale, completo e conferisce al carattere a cui è abbinato un senso di totalità assoluta. Ad esempio con l'ideogramma Paesaggio: 景- jǐng, si ottiene Panorama (tutto il paesaggio, una visione completa del paesaggio). Il secondo poi, 民- mín, è una delle parole più usate ed abusate in Cina come in tutto il resto del mondo e vuol dire Popolo. Ad esempio la moneta cinese, correntemente chiamata Yuan in realtà si dice 人民币 - rén mín bì, Denaro del popolo.

Oppure il famoso 人民日报 - ren min ri bao, è il Quotidiano del popolo (Uomo, popolo, giorno, giornale). Il terzo, 投 - tǒu, significa Gettare, mettere dentro ed è interessante notare come nell'ideogramma sia ripetuto due volte (a sinistra e sotto) in forma differente, il pittogramma di Mano. Infine il quarto : 票 - piào, che vuol dire Foglio, viene usato abbinato con altri per definire tutte le cose piatte e sottili e appartiene alla categoria dei cosiddetti caratteri Classificatori. Per esempio: 发票 - fā piào, Foglio inviato e quindi Ricevuta, utile a ricordarsi per richiederla al tassista o all'albergo se vi serve. Dunque mettendo insieme i nostri quattro ideogrammi di oggi abbiamo Tutto il popolo mette dentro il foglio e cioè Votare a suffragio universale, referendum insomma. Vedete un po' voi insomma.


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venerdì 23 ottobre 2015

Mǎ ma hǔ hǔ





Mi accorgo che è da un po' che non parliamo più della lingua cinese, quindi oggi recupero. Vi avevo già parlato della grande miniera delle frasi fatte, utilizzate da questa meravigliosa lingua, dette Cheng Yu o frasi idiomatiche composte da quattro caratteri, così numerose da formare addirittura un intero vocabolario e oggi ve ne voglio sottoporre uno piuttosto divertente. Nel cinese è frequente l'uso dei caratteri fondamentali che rappresentano gli animali dell'oroscopo. Ad esempio, 马 -  mǎ, indica il cavallo mentre 虎-  hǔ, significa tigre. Il primo è l'emblema dell'animale forte e lavoratore, ma anche docile, sempre a testa bassa e un po' gnocco, mentre il secondo dà il senso del coraggio e della vigoria aggressiva. Nel primo poi, è chiara, soprattutto nel carattere tradizionale 馬, il senso pittografico del tratto, dove si indovina bene l'animale visto dal fianco sinistro con la criniera al vento e il muso, con il dorso, la coda e addirittura i quattro zoccoli, che vengono uniti nel carattere moderno in una linea continua: 马. Nell'altro, secondo alcuni, si dovrebbe intravvedere l'orma dell'animale, più chiara se si risale ai segni originali prima della stilizzazione. 

C'è una parola, nel cinese moderno prevalentemente bisillabico che nasce dall'unione dei due caratteri e che dovrebbe appunto illustrare il contrasto "ideologico" tra i significati originali, infatti, anziché cavallo e tigre, 馬虎- mǎ  hǔ, significa trascurato, trasandato, negligente. Insomma se sei aggressivo e contemporaneamente forte e ti butti nelle cose a testa bassa senza pensare, alla fine non fai un buon lavoro, ma tralasci i particolari e ottieni un risultato scadente. Se raddoppiamo il carattere otteniamo il cheng yu su cui stiamo puntando la nostra attenzione, molto usato nella lingua comune, 马马虎虎- mǎ ma hǔ hǔ, in cui si esprime ancor di più il contrasto stridente tra questi due comportamenti che non produce buoni risultati. Pensate un po' a cosa vorrà dire questa frase idiomatica, questi comportamenti contrastanti tra di loro. Significa "così così", insomma né aggressivo, né cedevole, la via di mezzo in negativo che come tutte le medie non rappresenta mai un picco positivo. Saggezza antica insomma, direbbero gli estimatori della cultura del passato contadino che oggi vanno perla maggiore. Divertente vero? 


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venerdì 27 febbraio 2015

Xīn shuǐ


Scusate se vi ho un po' trascurato, ma questi giorni scivolano via in una affannoso corri corri senza concludere niente. Il fatto è che ci sono talmente tante cose da fare e da sistemare prima della partenza che hai la quasi certezza di non riuscire a sistemarle tutte mentre sono lì lì per scadere. Ma accidenti c'è anche la sgradevole sensazione che nessuno voglia fare il suo lavoro con precisione e soprattutto dedicandoci attenzione. Così, se vai in banca per cambiare un assegno ti fanno girare due filiali con informazioni sbagliate, se vai in un ufficio assicurativo ti compilano i documenti con la targa sbagliata, se prendi appuntamenti, questi vengono saltati senza avvisarti, insomma ognuno fa un po' quel che gli pare, un sistema diremmo alla va là che vai bene. Qualcuno dirà che fino a ieri, perlomeno così sembra, lo stipendio era sicuro in particolare per le sine cura, forse se domani non sarà più così, complice il job act, la gente ci metterà un po' più di volontà a far le cose per bene? Non so. L'uomo forse è geneticamente fatto così. Ben lo sanno i cinesi per i quali lo stipendio o salario che dir si voglia si dice anche: xīn shuǐ  , che significa Legname e acqua (il primo carattere, in cui c'è anche il segno di vegetale e quello di ascia, per far meglio capire che per avere la legna bisogna far fatica e tagliarsela e solo allora diventa materiale che può fungere anche da pagamento). 

Forse una volta questo era il compenso previsto per il lavoro, legna, intesa in senso lato come parte di quanto hai prodotto e che veniva data come compenso e acqua da bere. In fondo il senso è comune anche ai nostri modi di dire, salario viene da sale, credo, merce data in compenso della fatica e da noi si dice anche, se ricevi poco, caricarsi di legna verde, quella che non brucia neanche, insomma. Però quando uno non è responsabilizzato, lo stipendio è una cosa che arriva comunque, fai tanto o fai poco e non è che i buoni cinesi non se ne rendano conto, tanto è vero che Comunità collettiva, Lavoro comune, insomma di tipo social maoista, quello che aveva condotto alla carestia e ai 30 milioni di morti per fame si dice: dà guō fàn -  -  mangiare dalla grande pentola comune, nel senso che alla fine quando è ora di mangiare si mangia tutti, quando è ora di darsi da fare le cose cambiano e i più si defilano. Quindi ecco qua gli ultimi ideogrammi di oggi (era da un po' che vi lasciavo stare su questo argomento eh?): tiě fàn wǎn -   - (Mangiare nella) ciotola di ferro. Cosa vorrà mai significare nella colorita e sempre delicata metafora del celeste impero? Vuol dire Posto fisso, quello talmente sicuro che fornisce ogni giorno la ciotola di riso proverbiale, poca ma in un contenitore talmente robusto che anche se cade a terra non si romperà mai. Meditate.

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giovedì 19 dicembre 2013

Er.



L'ideogramma che voglio raccontarvi oggi ha una storia antica. Anche se col passare dei secoli ha assunto un diverso significato, quello della semplice preposizione "a", oppure "fino a", nel cinese antico, il segno 而- ér,  era un vero e proprio pittogramma. Rappresentava infatti la stilizzazione di un mento con una fluente barba, con il primo tratto orizzontale ad indicare la bocca a cui sono attaccati una serie di lunghi peli che scendono diritti. Si sa che la barba folta, per un popolo tendenzialmente glabro come quello cinese, era un segno di grande distinzione che caratterizzava solo gli uomini anziani e per questa ragione, saggi a prescindere, essendo il concetto di rottamazione del vecchio, quanto di più lontano possa essere compreso in quella cultura. Pertanto se capitate da quelle parti, una bella barba, soprattutto se grigia o meglio ancora bianca, vi darà di certo uno status ed una attenzione particolare, facendovi partire, sia nelle trattative commerciali che nei contatti quotidiani da una posizione di vantaggio. Il suo significato antico era dunque quello di Essere attaccato, saldo. Secondo alcuni, partendo dalla scrittura dei segni più antichi, il pittogramma poteva far pensare anche ad un seme che diffondesse le sue radici, abbarbicandosi saldamente al terreno sottostante. Spesso infatti il segno orizzontale netto rappresenta la linea della terra. In ogni caso questo senso di essere incollato, abbarbicarsi, rimane in tutti i derivati della lingua moderna. Ad esempio se si pone il nostro sopra il segno di Donna otteniamo: 耍  - shuǎ, Recitare o Ricorrere all'inganno. 

Infatti nell'opera cinese, attaccarsi una maschera sul viso, sia una lunga barba o quella di una donna (le donne non potevano recitare in Cina e le loro parti erano interpretate da uomini), indica allo spettatore automaticamente il ruolo che interpreterà ancora prima che parli e l'attore, concettualmente, recita un ruolo diverso dalla sua reale natura, si traveste da personaggio ingannando così la platea. Se gli si affianca il segno di Misura (che è una mano stilizzata) otteniamo: 耐 - nài, Resistere, riuscire a sopportare, controllarsi. Insomma, anche se la politica è indecente, se il governo è corrotto e incapace, l'uomo saggio nella giusta misura, riesce ad avere la capacità di sopportare e di resistere, non impugna forche né picconi, perché chi grida è solo lo sciocco o il colpevole, ma attende, guarda e giudica quando è il momento. Rimane seduto sereno accarezzandosi la barba con la mano. Se vogliamo enfatizzare ancora di più il concetto ecco la parola bisillabica: 耐心 - nài xīn, che si ottiene aggiungendo il segno di Cuore, tipico di tutte le parole con un significato di sentimento o stato d'animo. Cosa significa? E' la condizione in cui si trova chi deve riuscire a sopportare il peggio, controllando l'ira, la voglia di spaccare tutto, la necessità di resistere alle pulsioni più violente che lo prendono se ad esempio il saggio sta ascoltando un telegiornale. La Pazienza. Fin che dura la barba naturalmente.


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mercoledì 27 novembre 2013

Gōng - Chǐ.



E' ben nota quale sia in Oriente, l'importanza dell'onore e della vergogna che deriva dalla sua perdita irrimediabile. Addirittura in Giappone, per una persona che ricoprisse un alto rango, una funzione pubblica, uno status importante, era assolutamente insopportabile una posizione del genere. Il solo pensiero di essere sfiorato da un dubbio, un sospetto di essersi comportato in maniera disonorevole, non poteva che essere seguito da un gesto che chiarisse a tutti la propria uscita definitiva dal consesso della società civile. L'unica possibilità offerta era il Seppuku (meglio conosciuto da noi come Harakiri), il suicidio rituale con la spada sacra che ridava alla persona il suo rango di uomo onorato. Non era necessaria una condanna o una riprovazione, il grande uomo sapeva da sé cosa fosse necessario fare senza che neppure glielo si chiedesse. In Cina è ben noto come il perdere la faccia, sia considerato in modo talmente negativo e sminuente che nessuno che voglia mantenere un rapporto con qualcun altro si mette in condizione di "far perdere la faccia" al suo dirimpettaio. La lingua con la capacità illustrativa dei suoi segni illustra tutto questo con chiarezza. 功 - gōng, è uno dei differenti modi per dire: Onore. Le due parti del carattere significano Lavoro e Forza. Quindi l'unico modo per conquistarsi l'onore è operare con costanza e decisione e senza ombre per ottenere l'apprezzamento degli altri. Al contrario il segno di Orecchio unito nello stesso carattere a quello di Smettere, Cessare dà: 耻 - chǐ, che significa Vergogna, Umiliazione, Disonore, perché chi si trova in questa condizione per una sua mala azione non riesce più a sopportare di continuare ad ascoltare cosa si dice di lui, anzi smette semplicemente di ascoltare quello che è evidente a tutti. 

La sua stessa pronuncia con quel terzo tono che prolunga il suono della sillaba, prima alta poi bassa poi ancora molto alta, quasi interrogativa di come si possa giungere a tanto, pare sottolineare il senso di stupore e disprezzo per questa condizione umana. Sono due concetti molto legati e che riverberano in una frase fatta: 不知羞耻 - bù zhī xiū chǐ (letteralmente Non Conoscere il Disonore della Vergogna) cioè Essere spudorati, Non avere neppure il ritegno della vergogna. In questo mondo non si riesce a capire come una persona che ha commesso anche solo un qualcosa che sia eticamente disonorevole possa ancora rimanere, ad esempio, in una carica pubblica e non preferisca ritornare nell'anonimato per farsi dimenticare per sempre. Incomprensibile sarebbe il cercare cavilli di ogni tipo per rimanere attaccati a quella carica e prolungare il più possibile l'esposizione a quel disonore conclamato e non sopportabile. Crescerebbe nella gente un senso di orrore e di disagio che impedirebbe nel modo più assoluto a quel tale di ottenere anche il minimo rispetto e quindi consenso, anzi ad ogni sua parola o discorso, le persone che gli stanno intorno volgerebbero il capo dall'altra parte fingendo di non ascoltare, di essere distratte, semplicemente ignorandolo. Per fortuna che quello non è un mondo democratico che ricerca consenso e voti, altrimenti quella persona non troverebbe più un solo cittadino disposto a dargli fiducia. Che strana gente, così incredibilmente diversa da noi. Non riusciremo mai a comprenderli, così diversi e primitivi che non conoscono le sottigliezze della resistenza politica e loro d'altra parte non riescono a capire noi.


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giovedì 12 gennaio 2012

Qiàn.

Il carattere ,qiàn, su cui oggi vorrei porre la vostra attenzione è molto semplice ed elegante. E' un pittogramma antico che illustra molto bene un omino visto di fianco che cammina leggermente chinato in avanti portando faticosamente sulla spalle una gerla o un peso gravoso. Il suo significato originario, che poi condiziona i suoi vari composti moderni, era quello di "esausto, senza fiato" per indicare che proprio la mancanza d'aria, ti conduce ad una debolezza talmente grave da annichilirti completamente. Questa difficoltà a respirare ovviamente non è solo fisica, ma può anche essere riportata in un campo più astratto. Ecco dunque, se lo accoppiamo al carattere  Hù, che significa Porta, famiglia, ma anche conto in banca, vogliamo significare: Essere debitore - - qiàn hù,, in quanto quando un uomo o anche un paese è coperto di debito, gli manca l'ossigeno, non riesce più a respirare, è esausto o come si dice anche "incravattato", con bella espressione popolaresca meridionale. Quindi avere debiti gravosi, conduce ad una situazione di spossatezza tale da impedire di risollevarsi o a doverlo fare solo con molta fatica, tempo e pazienza, consci che per risolvere questo problema ci vuole tempo, determinazione e molto, molto sacrificio e sudore, rendendosi anche conto che è inutile sperare che i debiti te li paghi qualcun altro. 


Refoli spiranti da: E. Fazzioli - Caratteri cinesi - Ed. Mondadori

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mercoledì 28 dicembre 2011

Dé.

Il sole di questi giorni, unito al freddo pungente, invita ad uscire, respirare e fare una bella passeggiata. Una sensazione così positiva che non può non essere unita all'idea di benessere fisico e mentale. I cinesi, che hanno sempre sottolineato questo aspetto, lo riverberano come al solito nella loro meravigliosa lingua scritta. Partiamo da 德 -  Dé un ideogramma complesso che significa Virtù. Intanto dobbiamo notare che grazie a quella commistione dell'uso fonetico dei caratteri unito a quello significante, questo segno è usato in unione a quello di Paese per indicare la Germania. Dé Guò, che certo prende l'avvio dalla sigla internazionale con cui è indicata questa nazione, ma che significa così anche Il paese della virtù. Curioso no, specialmente in questi tempi tribolati. Ma esaminiamo il carattere nei particolari. E' composto a sinistra dal segno appunto di Passeggiare (Chì) mentre nella parte destra sono impilati i segni di 10, occhio e cuore, come a dire La virtù è quel cammino che si segue con il cuore e allo stesso tempo con dieci occhi, tanto è difficile. D'altra parte il segno di Passeggiare è presente in moltissimi altri caratteri. Unito a corte imperiale dà: 待  Dài - Trattare, era proprio durante lunghe passeggiate nei cortili della città proibita che nascevano le trattative politiche più complesse, non vi ricorda il nostro parlamentare corridoio dei passi perduti?  Le buone leggi, anche in un mondo in cui l'imperatore poteva tutto, nascono da un sapiente e confuciano controllo delle loro implicazioni, ma devono essere fatte con giustizia, ma anche con pazienza, passo a passo. Certo non è facile in questo mondo dove tutto deve andare dannatamente in fretta, ma questo è l'unico modo per fare le cose bene. Infine se uniamo a Passeggiare il segno di marciare abbiamo 徒 - Tù , Discepolo che è colui che, lentamente segue il maestro come un'ombra nel suo cammino spedito e sicuro, fidandosi e senza rompergli le scatole tirandogli continuamente la giacca. Eh sì passeggiare è proprio la base della salute fisica e morale. Adesso vi lascio e vado a sdraiarmi un po' nella mia poltrona preferita con una tazza di punch al genepy; fuori, per adesso fa troppo freddo, non vorrei costiparmi.

Refoli spiranti da: E. Fazzioli - Caratteri cinesi - Ed. Mondadori


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