L'ho letto una quindicina di giorni fa e già non mi ricordavo più bene trama e personaggi e questo non è un buon segno. Significa che non mi ha lasciato molto e che indubitabilmente appartiene a quella categoria di libri di consumo, per carità ottimi per far passare qualche ora senza pensare a pandemie o alle paventevoli crisi finanziarie che ci avviluppano. Ovviamente si legge con facilità e d'un fiato perché hai voglia divedere come va a finire, ma alla fine cosa lo differenzierebbe dai Gialli Mondadori della mia gioventu? Vediamo, il libro fa parte di una serie che come logico, presenta sempre gli stessi personaggi che investigano ed è pervaso a tratti da cenni di dialetto siciliano, vediamo un po', ma cosa mi ricorda? Per carità, qui siamo spostati verso le pendici dell'Etna. C'è chi investiga, c'è il superiore stronzo e pavido che richiama all'ordine, c'è la mafia sullo sfondo, ci sono le vicende personali che si intrecciano alla trama gialla, le quinte di un paesaggio magnifico che avvolgono il tutto, come se si volesse dire, ammiccando con una strizzatina d'occhi, ecco qua siamo prontissimi per una serie televisiva. Ci mettiamo anche la protagonista donna e l'anziano ex poliziotto che aiuta con le sue geniali intuizioni, i comprimari un po' macchiettistici ed ecco bello che confezionato il pacchetto, un po' Montalbano, un po' Imma Tataranni, tanto per non sbagliare. Poi la trama scorre via abbastanza complicata per attirare il lettore, per carità, ma io direi che è ora di cercare strade nuove, non è che se un format funziona, bisogna rifare sempre lo stesso per forza.
giovedì 20 gennaio 2022
Recensione: C. Scalia - Il talento del cappellano
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