mercoledì 5 giugno 2019

Malta 13 - La costa nord di Gozo e le suggestioni omeriche

Ramla bay dalla grotta di Calipso

Ramla beach
A volte i nomi sono carichi di una loro propria suggestione che arricchisce ciò che descrivono o quanto meno fungono da etichetta, così sappiate che quelle che compongono l'arcipelago Maltese, vengono chiamate anche isole Calipsee, come recita la Storia naturale d'Italia di Italo Marmocchi del 1853. Questo appellativo proviene da una autoattribuzione piuttosto generosa che identifica Gozo con la mitica Ogigia, l'isola abitata dalla ninfa Calipso che ospitò per sette anni il pellegrino Ulisse, consolandolo delle sue disgrazie e proteggendolo dagli dei nemici che lo volevano morto per la sua malizia. Secondo alcuni, il nostro eroe che non disdegnava, come sappiamo, la pernice reale, pur essendo innamoratissimo della fedele moglie di cui, ricordiamolo sempre, sentiva fortemente la mancanza, le fece fare anche un paio di figli, tanto per ingannare il tempo e qui ce n'era tanto a disposizione, considerando che non avevano neanche la televisione. Per la verità Gozo si attribuisce questa medaglia in competizione con altri luoghi del Mediterraneo occidentale, come Ceuta e qualche altra scogliera delle Baleari, ma questa sembra che sia la location, si direbbe oggi, più accreditata. Dunque ça va sens dire che una tappa d'obbligo, quandosi fa il giro della costa nord dell'isola, è la falesia chiamata appunto, la Grotta di Calipso, dove fa sosta anche l'apposito pullman scoperto che porta in giro i vacanzieri alla scoperta dei punti canonici. 

La costa
La stradina, abbastanza martoriata in verità, conduce sulla parte più alta della falesia dove ancora puoi scorgere i resti di antiche fortificazioni e di una torre di osservazione simile alle tante che i Cavalieri hanno disseminato lungo tutte le coste. Da questo punto si può vedere il basso la famosa grotta, il cui accesso è completamente sbarrato da fitti cespugli, tanto che al momento, è chiusa a causa anche di qualche crollo strutturale all'interno. Il sito di per sé è piuttosto magro di interessi e la fatica per discendervi, anche se fosse consentito, non varrebbe la pena, tanto è vero che qualche guida si chiede cosa potesse trattenere in questo luogo solitario il nostro naufrago, ma forse le dolci malie della ninfa avevano attrattive difficili da rifiutare. Tuttavia, sarà bello il cielo, sarà dolce il mare, ma il nostro Ulisse, nonostante la lusinga di avere in dono l'immortalità, se si fosse fermato per sempre, fu tritato dalla noia e riuscì a filarsela, lasciando in gramaglie la poveretta. Bisogna però dire che il panorama dall'alto sulla costa e sulla sottostante spiaggia rosso scura di Ramla bay, è molto accattivante e vale la pena di andarci a fare una sosta, premiata con l'immersione dei piedi nell'acqua. Forse è una delle più belle spiagge dell'arcipelago e la statua bianca della Madonnina eretta sulla sabbia e rivolta verso il mare a protezione di chi navigava quelle acque, è molto tenera e avvincente. 

Marsalforn
Tra l'altro tra i cespugli retrostanti, puoi mangiarti una pizza o un pastizzi ben farcito all'ombra degli alberi e bisogna dire che, con l'occhio perso all'orizzonte, non si sta assolutamente male. Forse non per sette anni consecutivi, ma qualche giorno direi che si può fare, meglio ancora se sei con la tua ninfa prediletta. Poi basta fare un paio di chilometri verso ovest lungo la costa e arrivi al porticciolo di Marsalforn, quello che era un paesino di pescatori, anch'esso oggi trasformato dai bisogni turistici. Puoi farti un giro sulla passeggiata a prenderti gli spruzzi della mareggiata o mangiare due pesci in uno dei tanti ristorantini sul lungomare, ma la principale attrazione del paese è la costa che prosegue verso ovest e che presenta una straordinaria conformazione, con erosioni della roccia calcarea che hanno trasformato un lungo tratto di diversi chilometri in una trina senza fine di punte, buchi, molti dei quali trasformati in saline ancora utilizzate durante l'estate. Si alternano lungo la costa, una serie di piccole baie e rientranze, con deliziose spiaggette come quelle di Qbajjar o Xwieni. Secondo me vale assolutamente la pena di dedicare un po' di tempo a passeggiare lungo questa costa che riesce ad offrire spunti di bellezza e di estrosa fotogenia, da non perdere. Diciamo che un po' tutto, in questa isola solitaria è meritevole di una sosta, sarai premiato via via, da scorci inusuali, da paesaggi marini solitari, da prati e brughiere punteggiate di fiori, o forse in piena estate dalla seccagna torrida e bruciata che pure ha un suo fascino perverso. 

Saline
Lontane ma ben visibili, le alture appena più elevate ti si mostreranno tutte dorate per la tenera pietra delle case, con una alta cupola di una chiesa al centro, strette le une alle altre nel timore forse di essere portate via dalle onde del mare d'inverno, quando si alzano nella burrasca contro le scogliere destinate a sbriciolarsi pezzo dopo pezzo e a consumarsi in caverne, formando archi arditi ed eleganti pronti a crollare rovinosamente lasciando una collana di scogli, di faraglioni, di nuove minuscole isolette senza nome. In verità questa isola si dovrebbe percorrere completamente a piedi, evitando strade e tratturi, tagliando per campi e spianate rocciose, soli con la brezza che spira dal mare che te ne indica la direzione anche quando, per poco, qualche ripa sassosa te lo nasconde. Due passi all'interno, intanto e sei già arrivato a Zebbug, famoso per l'estrazione dell'onice e per la produzione dei merletti. Ancora vedi seduta sulla porta aperta, lungo la via, qualche vecchia donna, il sorriso segnato dalle rughe profonde, che muove veloce le dita nodose, facendo ballare le decine di fuselli dai quali si dipanano i fili da annodare, mentre sul tombolo si va formando la trina ordinata e preziosa. Qualcuna ti invita ad entrare, ad ammirare il prodotto della sua fatica che forse non interessa più l'uomo del 2000, anche se ne può ammirare l'abile mestiere. Ogni arte ha il suo tempo, forse, e i suoi tempi, oggi scanditi al massimo dai 145 caratteri di un tweet. Va beh, primum vivere deinde philosophari, pertanto meglio dirigersi verso la nostra meta dove dovremmo passare la notte, un B&B nei pressi di Gharb, un paesotto nella estrema parte nord dell'isola. 

Caverne sulla costa
Ce ne sono diversi in zona, ricavati anche in vecchie fattorie che cercano di profittare di questa nuova opportunità. Però sulla strada per arrivarci, incrociamo un luogo di pellegrinaggio, moderno ma piuttosto noto e frequentato dai fedeli, anche non soltanto isolani, la Basilica di Ta' Pinu, che si staglia solitaria e con una certa maestosità sulla campagna circostante. Si tratta di una grande chiesa eretta negli anni '30 del secolo scorso con al fianco un elegante campanile veneziano, nel luogo dove pare, una contadina del posto aveva udito la voce della Madonna. In seguito ad una vera e propria sequela di miracoli avvenuti nello stesso luogo, si decise l'erezione della chiesa, visitata e consacrata addirittura nel 1935 da Papa Pio XI. Da allora è diventata una frequentata meta di pellegrinaggio e le navate laterali sono letteralmente ricoperte di ex voto, grucce di miracolati, camicine di bimbi sopravvissuti a ogni genere di letali malattie, addirittura un ringraziamento di un americano salvatosi dalle Twin Towers. Insomma bisogna passarci per forza a buttare un occhio. Qualche donna sta facendo la scalinata in ginocchio, la fede può tutto e capisci anche bene come l'essenza stessa del pellegrinaggio sia l'andare a piedi verso una meta e come forse in questi luoghi, ne valga comunque la pena. Mentre scende la sera, la strada sale verso il colle scandita dalle stazioni della Via Crucis. Il sole cala insanguinando il mare nella sua smania di vivere e di risorgere domani all'alba. 'Ndiamo va' che Robert ha telefonato per sapere se ci siamo persi e ci sta aspettando.


Erosioni calcaree

SURVIVAL KIT


Indulgenze
Costa nord di Gozo - Questa parte di costa per una decina di chilometri racchiude una serie di baie e di scogliere straordinarie. Varrebbe la pena di fare l'itinerario a piedi, ma in macchina si fa di certo meno fatica. Di seguito troverete la baia di Dhalet Corrot, la San Blas Bay, la Ramla bay con la sua bella spiaggia, sotto la grotta di Calipso, la Marsalform bay, la Qbajjar bay, la Xwieni bay con le saline, fino al fiordo impetuoso di Wied il-Ghasri di cui parleremo domani. Ttutte meritevoli di una sosta anche prolungata. Per la spiaggia di Ramla evitate di farvi la discesa a piedi in mezzo ai cespugli spinosi che scende sotto la grotta di Calipso. Quella l'ha fatta solo Ulisse quando la ninfa lo ha trovato naufrago sulla spiaggia. Per voi c'è una bella strada asfaltata nuova che arriva comodamente da Xaghra. Per arrivare alla grotta in alto invece (si arriva anche col bus o in una mezz'oretta a piedi) sempre da Xaghra seguite le indicazioni nel paese a partire dal Museum of Toys per viuzze tortuose. 

Basilica di Ta' Pinu - Con un'altra mezz'oretta a piedi da Gharb in direzione di Ghasri. Imponente e visibile sullo sfondo della collina, vale una sosta, come tutti i luoghi di fede, anche per vederne esplicitate le modalità. E' comunque il più importante santuario religioso dell'arcipelago.

Formazioni erosive



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