venerdì 31 maggio 2019

Malta 9 - Dall'ipogeo al porto di Marsaxlokk

Il tempio di Tarxien

Il buco dell'oracolo
Dopo la magnifica giornata di ieri a Comino, questa mattina il cielo è un po' imbronciato a dire il vero, nuvole grige basse e vento freddo, poco consueto per un maggio maltese. Comunque mentre mi sbocconcello un muffin ai mirtilli devo considerare che ieri sera è stato un bel problema parcheggiare qui intorno. Va bene che era sabato sera e che evidentemente anche fuori stagione la movida locale era in pieno svolgimento, ma il tono del guardiamacchine abusivo che mi ha fatto infilare in un angolo di uno spiazzone sterrato, tra carcasse di auto senza ruote abbandonate evidentemente da tempo, non mi aveva rassicurato completamente. Invece poi tutto fila liscio e il mio macchinino eccolo lì tranquillo e intonso tra i cadaveri inquietanti da sfasciacarrozze che popolano il piazzale. Adesso il problema che si pone è quello di trovare un albergo per gli ultimi tre giorni che avevo programmato di trascorrere nella zona della Valletta, in modo da essere poi vicino all'aeroporto per la partenza, anche se qui parlare di vicino  o lontano è un po' senza senso, date le dimensioni dell'isola. Andiamo prima nella zona di Gzira e poi un po' più in giù verso Marsa, ma quello che avevo individuato su Booking, non esiste, almeno così mi confermano gli assonnati abitanti del quartiere. 

I bovindi del paese
Già che siamo in zona, faccio un tentativo per visitare il famoso ipogeo di Hal Saflieni nell'abitato di Paola, niente altro che uno dei tanti templi megalitici che però ha avuto la fortuna di essersi completamente conservato con la sua completa copertura di pietra essendo rimasto completamente sepolto fino ai giorni nostri (è stato scoperto nel 1902), comprendente diverse stanze su più livelli differenti. Essendo l'unico al mondo con queste caratteristiche, è certamente interessante, ma presenta notevoli difficoltà di conservazione se sottoposto a grandi flussi di visitatori. Visto che non ci sono posti liberi e trovare i biglietti non on line è un po' come una caccia al tesoro, decidiamo di farne a meno. Dalle foto visibili su internet bisogna dire che l'emozione esclusiva del sito è proprio quello della sua unicità temporale, parliamo infatti di oltre 5600 anni fa. Per il resto, le differenze reali con gli altri templi o addirittura le catacombe di Rabat non sono poi così grandi. In ogni caso facciamo un po' come la volpe e l'uva e diciamo che non siamo poi così interessati. A questo punto orientiamo la giornata all'esplorazione della parte sud dell'isola, non prima di aver dato un'occhiata al vicino ed omologo tempio di Tarxien, in larga parte coevo. 

Parte della dea della fertilità
Il sito, molto grande e coperto anch'esso da una enorme tensiostruttura che, per carità, protegge, ma deturpa un poco la fascinazione del luogo, che comprende almeno cinque templi aggregati di epoche diverse, è anche molto ricco di ritrovamenti particolari, come le grandi statue rappresentanti una sorta di dea della fertilità e di ambienti come il buco dell'oracolo. Insomma questa civiltà che per oltre un millennio ha arricchito l'arcipelago, lasciando almeno 23 aree templari per una popolazione stimata a poco più di 10.000 abitanti, cosa di per sé piuttosto anomala, e poi scomparsa senza apparenti ragioni logiche, è davvero molto stuzzicante per tutte gli inconsueti aspetti che presenta. La statuaria gigantesca che ci ha lasciato, è davvero particolare ed è, a suo modo pervasa da uno stile non privo di una sua raffinata rappresentazione. Ne parleremo naturalmente ancora, ma la serie di figure dalle esagerate rotondità di cosce e fianchi e dalle posizioni graziosamente mosse e non irrigidite come per millenni successivi che ci sono rimaste, non possono non ricordare le accattivanti figure di Botero, che, ne sono quasi certo, da qui ha tratto ispirazione. Poi la strada prosegue verso sud fino al mare e al paesino, per lo meno quello che era un paesino tipico di pescatori: Marsaxlokk, nome che arriva dall'arabo Marsa isciloc, il porto dell'est. 

I luzzu
E' domenica, che ancora una volta sarebbe giorno da evitare se non vuoi essere assediato dalla folla, infatti è il giorno di mercato e attorno al porto lungo la fila dei banchetti si è addensata una folla strabocchevole, d'altra parte ci siamo venuti proprio per questo. Naturalmente c'è una lunghissima serie di venditori di carabattole da turistame sparso, coi soliti senegalesi con le borse griffate, le robe cinesi, ciabatte e foulard, roba da mare e chi ne ha più ne metta sembra di essere al mercatino di Ventimiglia. C'è anche un po' di roba mangereccia sedicente tradizionale, torroni e dolcetti vari, ai datteri, al miele, alle mandorle, ceduti naturalmente a prezzi di gioielleria, ma tutto va. La parte più interessante è costituita dalla decina di banchi centrali, che dovevano essere il nucleo originario del mercato di un tempo dove viene esitato il pescato della giornata, anche se a ben guardare anche qui ci sono più turisti che pesci. Tonnetti, orate, aguglie, seppie giganti, gamberoni, ricciole e tanto altro pesce pregiato che poi ti ritrovi anche nella serie ininterrotta dei ristoranti che popolano la sfilata delle case di fronte. Nella rada le belle barche coloratissime che erano, chissà se ancora lo sono, i mezzi di lavoro dei pescatori del paese. Si chiamano "luzzu" e fanno bella mostra di sé, specchiando i loro colori forti, rossi, gialli e azzurri pastello, nella acque calme del porto. 

Pescato
Visto che anche qui le sistemazioni in albergo latitano, ho visto un paio di B&B, ma tutti superiori agli 80 € per notte, e parliamo di maggio, bisogna, per consolarsi cercare di buttare giù qualcosa. Faccio un giro sul fronte e noto subito che pur essendo soltanto mezzogiorno non c'è un buco libero. Volevo provare il magnificato dalla guida, Ir-Rizzu, per provare la sua famosa lampuga alla griglia, ma non prendono più neppure prenotazioni per il terzo turno. Intanto comincia una pioggerella fine ma fastidiosa, anche perché fa piuttosto frescolino. Alla fine decidiamo per il ristorante quasi a fianco, dove una sbrigativa maitresse ci sistema alla meglio tra gli altri tavoli, ma di grazia se ci son due sedie libere e scribacchia malamente le nostre ordinazioni. A contatto di gomito una coppietta di ragazzi maltesi (in verità la maggior parte della gente che gira intorno è costituita da locali in cerca di svago da week end) piuttosto simpatici, con cui si riesce a scambiare qualche impressione e che ci confermano, oltre al fatto che l'isola è in pieno boom economico, che qui, per gli amanti del pesce, rimane comunque una buona soluzione. Guardo infatti con interesse il fritto monumentale che viene loro servito e che subito siamo invitati ad assaggiare. Insomma alla fine, coi piedi sotto al tavolo, davanti al mare, non si sta mai male. Anche la brezza sembra più tiepida, la birra va giù e la compagnia aiuta.

Al porto di Marsaxlokk

SURVIVAL KIT

Mercato del pesce
Ipogeo di Hal Saflieni - Nell'abitato di Paola. Prenotare tassativamente sul sito, diversamente dovrete fare acrobazie sul posto e avere difficoltà. Qualcuno tenta (come noi) di arrivare all'ingresso e sperare che qualcuno dei prenotati non si presenti. In ogni caso sono ammessi solo 10 visitatori ogni ora (accessi limitati ad 80 al giorno causa la fragilità del sito stesso). Ecco perché le visite sono limitate e bisogna prenotarsi giorni prima, se non di più durante i periodi di maggiore affollamento, c'è chi parla di settimane. Naturalmente questa, che è la maggiore attrazione dell'isola, non è inclusa nel biglietto cumulativo, che invece costa, udite udite: 35€ (40 on line), 20 i ridotti. Vedete voi. Comunque già che siete qui non dimenticate a qualche centinaio di metri, ma tecnicamente in un altro paese, la presenza dell'importante e coevo tempio di Tarxien (ingresso 6€, ma incluso nel pass, senior 4,50).

Ristorante Ta'Matthew - Xat is- Sajjeda- Marsaxlokk-  Sulla passeggiata, dove dovreste evitare di venire di domenica, quando trovare posto sarà un'impresa. Frequentatissimo. Buon rapporto prezzo-qualità. Noi abbiamo avuto seppie alla griglia e trancio di pesce spada con i consueti obbligati contorni di patate e insalata, con una pinta di birra Cisk alla spina per 31 € in due. Servizio sbrigativo ma abbastanza rapido visto l'affollamento. Frequentatissimo da gente del posto. Consigliabile.


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