giovedì 5 dicembre 2019

Cina 11 - In volo

Risultato immagini per thai airways

Vi ho già detto quanto la preparazione di questo giro sia stata lunga, complicata e faticosa, complice il fatto che per più della metà si sarebbe svolta in autonomia in un paese dove, tutto sommato, muoversi è più complesso che in altri per vari motivi di cui vi ho già accennato e che via via vi preciserò meglio, ma tutto questo crea nell'anziano, in generale più propenso a lasciarsi andare ad un ragionato assistenzialismo (la mentalità del pensionato diventa subito preminente), una sensazione di sgradevole ansia che da un lato ti perseguita per tutto il periodo antecedente alla partenza, conducendoti continuamente a chiedere, verificare e a rifare continui controlli, mentre dall'altra alla fine ti fa sfuggire svarioni anche grossi, proprio per questa continuo e non sereno preoccuparsi che ti fa girare a vuoto. Dunque, benché abbia cercato di preparare al meglio la partenza, grazie soprattutto ai preziosi consigli di Simona e alle dritte di Roberto, grande fotografo, (date un'occhiata ai loro siti), quel 2 novembre, partivo alla volta del mio solito parcheggio Mariuccia (un nome che automaticamente mi rassicura un po'), con almeno un'ora di anticipo sulla tabella di marcia. Chissà com'è ma l'ansia (da prestazione?) si manifesta spesso nel forzare i tempi e non star lì a rimuginare nell'attesa di orari decenti. Intanto portiamoci sul luogo del delitto, poi ci penseremo. 

Eccoci dunque sul nastro lucido dell'asfalto di prima mattina, mentre la data stessa non è di quelle che gli aruspici sceglierebbero per una felice partenza e anche gli occhi grigi del cielo lasciano cadere il sintomo di uno scontento che non sono proprio lacrime, ma quel polverino umido e poco gradevole che noi alessandrini chiamiamo "scarnebbia", un umidore malmostoso e freddo che ti bagna tutto senza piovere e ti gela le ossa rinfocolando le artrosi varie di cui tutti siamo ormai irrimediabilmente afflitti, tra il Tanaro e il Bormida. Non piove insomma, ma devi fare andare ugualmente il tergicristallo, che tra l'altro non funziona neppure bene, bisognerà cambiare le spazzole una volta tornato. Ma il viaggiatore deve partire così, con il fegato sverso, il bavero tirato su e la schiena gelata? Non dovrebbe essere un gioioso lasciarsi andare alla malia dell'andare? Alla Mariuccia, la madama al mattino è a sua volta di umore grigiastro e digrigna i denti al bancone, dividendosi tra colazioni di partenti mattinieri e viaggiatori che vogliono solo mollare la macchina al più presto emettere il culo su un aereo per andarsene lontano da questo clima uggioso. Aspettiamo un poco per caricare un tizio che si copre con cura la macchina con un telo dopo aver staccato precauzionalmente la batteria, la lascia qui quattro mesi, va in Indonesia dove ha impiantato un traffico di collanine di conchiglie. Mi confessa che gli costano dai 10 ai 20 centesimi l'una e vanno a finire a mazzi nei vari stabilimenti balneari italiani nei banchetti dove lui li lascia in conto vendita a 3 euro. 

Incredibile come la gente trovi il modo di sbarcare il lunario nei modi più improbabili, e questo tra l'altro non sembra neanche passarsela male. Mi ricordo con una certa nostalgia quando anche io, giovane, avevo di queste pulsioni, che poi una mentalità più ragionieristica mise rapidamente da parte. A Bali lo aspettano moglie e figlio, lui sverna lì e intanto prepara il malloppo da spedire per la prossima stagione. Lo rivediamo di nuovo in coda per l'imbarco alle prese col sovrappeso bagaglio, sul nostro aereo della Thai, dove c'è una discreta ressa, pochi vacanzieri mi sembra, tanta gente che torna a casa o gira per lavoro con la famosa borsa dei contratti, sui quali si ironizzava quando lo facevo anche io. Chissà come è, ma adesso gli aerei sono sempre zeppi come uova. Certo che sono cambiati i tempi in cui il volare era condito con un lussuoso servizio denso di salamelecchi sciorinati da untuose e bellissime hostess e la Thai offriva anche una orchidea viola alle signore! Adesso devi fare tutto da solo, da casa, check-in, biglietto, carte d'imbarco, manca solo più che tu debba andare a caricare i bagagli in stiva, d'altra parte, c'è anche l'aspetto positivo del calo del prezzo dei biglietti e poi, basta lamentarsi!  Mentre sto almanaccando queste meditazioni subliminali, salta fuori la prima grana. 

Con la disattenzione tipica del vecchio che fa tripli controlli e poi gli scappano le cose essenziali, salta fuori che ho scambiato sul biglietto il nome e il cognome della mia gentile signora, complice il mio inglese pressapochista. Questa sembra essere cosa gravissima, in quanto quandosi faceva tutto a mano, l'addetto non aveva dubbi a capire che Mario Rossi era la stessa persona di Rossi Mario, ma l'AI (Intelligenza Artificiale) della macchina non è ancora così sviluppata e il meccanismo va in tilt. Così bisogna chiamare la capo scalo, una gentilissima Thai, deliziosa nei modi ma con un'occhio severissimo da sorvegliante di carceri per trafficanti di droga, che dopo una serie di telefonate, noi messi a lato della fila che continua a scorrere, mentre la mia tensione interna cresce, nonostante avessi già preso la pastiglia di Bisoprololo, alla fine concede il nulla osta all'emissione della carta di imbarco. Pericolo scampato, ma poteva essere una grana grossa insomma, tipo tornate a casa e compra un altro biglietto. Insomma cucchiamoci queste nove ore, ma perché devo rimirare con invidia quelli che appoggiano il testone sullo schienale e bisogna svegliarli a forza quando l'aereo è già atterrato, mentre io devo continuare a fregarmi gli occhi arrossati cercando di guardare fino alla fine quattro film di seguito? 

Ma allora sta a casa se continui a lamentarti così! Intanto ecco che vaghi negli spazi infiniti dell'aeroporto di Bangkok, hub di passaggio, centrale per tutto il sudest asiatico, dove soffia potente quel vento dell'est, quello che è sempre stato il canto irresistibile della mia sirena. Guardo come ipnotizzato il grande tabellone nero dove i caratteri latini si alternano ogni dieci secondi alle volute eleganti del Thai e leggere quei nomi mi dà una sensazione impagabile: Tokio, Dempasar, Seul, Amsterdam, S.Francisco.  Che epoca straordinaria ho avuto la fortuna di vivere! Un fiume di gente scorre accanto, lunghe galabeye bianchissime, sari dai colori dell'arcobaleno, veli turchesi e rossi, zazzere rasta dai jeans sbrindellati, ampie capulane africane, che domani saranno ai quattro angoli della terra a dipanare le loro vite in mondi differenti che a loro volta stanno facendo di tutto per uniformarsi, smussare le loro differenze, aspirando al meglio di ogni cultura, assorbendo spesso invece, il peggio. L'aria condizionata spara a palla negli aeroporti, sudore gelato sulla schiena, collo che duole, schiena a pezzi, che sedie dure! Ne conquisto una da massaggio, ma è scomodissima o saranno le cinque ore di melmosa attesa a renderla fastidiosa. Poi finalmente imbarcano, due ore di iperspazio e finalmente siamo a Kunming. Finalmente si può cominciare. I banchi dell'immigration sono lì davanti, passaporti, visto e scheda di ingresso debitamente compilata in mano, vediamo cosa succede.

SURVIVAL KIT

Parcheggio Malpensa - Ceriapark da Mariuccia  - Malvaglio , Via Pozzi 43. E' leggermente più lontano degli altri (15 min), ma imbattibile sui prezzi per le lunghe soste (Scoperto, 30 Euro + 1 Euro al giorno). Se dovete partire presto c'è anche la comodità dell'albergo adiacente con ristorante.

Volo andata - Dato l'itinerario complicato ho dovuto prendere una serie di voli separatamente. Per l'andata, Malpensa -Kunming, Thai Airways con sosta di 5 h a Bangkok. TG941- 10:55 - Euro 425 a testa.



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2 commenti:

Simona ha detto...

Invertire il nome col cognome è un errore piuttosto comune, ma che fa rischiare seriamente di perdere il volo. Che ansia! Mi sarebbero venuti i capelli bianchi:)
Meno male che avete risolto!

Enrico Bo ha detto...

@Simo - in effetti è stato un bello stress. per fortuna è durato solo una decina di minuti.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!