giovedì 10 novembre 2022

São Tomé 14 - Girolando in città

São Tomé - A messa


 Sbocconcellando banane scendiamo verso la città. Chi non ha mai provato ad assaggiare le banane rosse, davvero non sa cosa si perde. Sono sensualmente cicciotte e carnose e, tolta la buccia sottile, il morso affonda nella pastosissima, profumata e gustosa polpa giallo oro, che subito spande in bocca un sentore di vaniglia dolce e fresca allo stesso tempo. Niente a che vedere con le altre. Ne avevamo sei nel sacchetto, spazzate via tutte al volo, mentre l'auto si fa strada in mezzo ad un sacco di gente che a quest'ora è tutta in giro a fare cose. I saotomensi sono un misto delle diverse etnie che sono arrivate nell'isola in tempi diversi, a partire dagli schiavi arrivati dalla costa, dagli Angolani, capitati un po' per caso e po' per la comunanza della dominazione lusitana e infine dagli ultimi arrivi dell'immigrazione lavorativa capoverdiana. tutte etnie dalla corporatura un po' tozza che tende subito alla pinguedine se non è sottoposta a deprivazioni alimentari. Qui non trovi la bellezza assoluta dei Senegalesi, con i loro corpi statuari e le fattezze del viso dai canoni perfetti, cosa che ancor più li vede attenti a curare maniacalmente l'aspetto fisico oppure l'altrettanto spettacolo fornito dalle etnie Nubiane ed abissine che aggiungono alla piacevolezza estetica, un incedere regale e una considerazione del corpo innata. Sull'isola probabilmente non c'è stata una vera e propria mescolanza tra le diverse provenienze e il lascito portoghese non sembra avere inciso più di tanto, così non potrei definire belle le donne che vociano nei vari mercati o i ragazzi che si affollano sui taxi collettivi, tranne casi rari, ma si sa che le belle fanciulle ci sono sempre sotto qualunque cielo, ma è la percentuale che conta. Così al primo colpo d'occhio ti trovi quasi sempre circondato da facce un po' cupe o da individui corpulenti, ma poi al contatto diretto saltano sempre fuori larghissimi sorrisi e risate chiare ed inequivocabili che ti fanno subito capire che sei tra brava gente, disponibile e gentile. 

Passiamo da Trinidade e dopo la sua grande chiesa cattolica, su un incrocio, Francisco si ferma un attimo vicino al monumento che ricorda il massacro di Batepà, avvenuto qui il 3 febbraio del 1953, che provocò all'incirca un migliaio di vittime da parte dei proprietari portoghesi, durante la rivolta degli isolani che tentavano di rifiutare il regime di "lavoro forzato retribuito" imposto dopo la teorica abolizione della schiavitù. Stiamo parlando di anni molto recenti e le violenze e le torture sui rivoltosi furono indicibili e documentate in una serie di foto conservate nel museo nazionale. Questa data è rimasta dunque festa nazionale del paese dedicata ai Martiri per la libertà ed è piuttosto sentita, dato che di certo vive ancora qualcuno che questo avvenimento l'ha vissuto direttamente. Intanto la macchina è arrivata in città e ci possiamo fare un giro abbastanza completo comodamente seduti per ammirarne le parti più interessanti. Diciamo che è una occasione per dare un colpo d'occhio generale per considerare il corretto itinerario da fare quando avremo il tempo di farci un giro a piedi con le cose da rivedere da vicino con calma. E' domenica e dalla chiesa da Conceição esce una processione di personaggi paludati. Evidentemente è finita la messa grande e c'è un sacco di gente. Colpisce comunque, della città, che abbia tutte le classiche caratteristiche africane dal caotico disordine dovuto all'affollamento, alla mancata manutenzione e grazie all'incidenza del clima, caldo, piogge, umidità, un degrado naturale e veloce di ogni cosa, così come il senso di abbandono dato dai tanti edifici coloniali cadenti del centro, una sorta di città abbandonata dai precedenti residenti, come in fuga dal cambiamento, e dall'appropriazione degli stessi da parte di un nuovo corso che non sente davvero suo questo tipo di sviluppo, ma che si adatta ad occuparlo, in mancanza di altro; un uso non sentito dovuto più alla necessità che all'identificazione e pertanto lasciato al suo inevitabile destino. 

I materiali di costruzione usati in queste colonie erano spesso di pessima qualità e, unitamente ad un clima corrosivo e severo, la mancanza di interesse per una ordinaria manutenzione riducono ogni cosa ad uno sbriciolamento continuo, che conferisce all'intera città questo aspetto di decadenza inarrestabile che al tempo stesso è anche il suo fascino. Passando nel quadrilatero centrale indovini, magazzini, vecchie botteghe, antiche scritte che tardano a cancellarsi da insegne cadute a pezzi e sostituite da nuovi bisogni e interessi cambiati. Ma anche le nuove realtà che si sostituiscono e parlo di sedi di organismi internazionali, uffici pubblici, negozi e forniture di servizi oggi richiesti, non sembrano interessati a riattare almeno un poco il vecchio edificio nel quale si insediano, ma ne lasciano intatti i muri scrostati, gli spigoli mangiati dove il cemento ha ceduto da tempo, gli infissi malandati e claudicanti. Forse non ci sono neanche i soldi per una mano di bianco, per carità, ma tutto questo, la muffa nera sui muri esterni, le balconate rotte, le buche nei marciapiedi antistanti, contribuiscono ad ampliare quel senso di terzo mondo che tarda a salire sul treno giusto. Anche i piccoli edifici occupate dalle poche ambasciate presenti, Angola, Portogallo, Brasile e poche altre, non hanno un'aria molto più efficiente, le stesse bandiere esposte sembrano un po' sbiadite, ma sicuramente sarà una sensazione causata dal mood. 

Passiamo anche dalla parte commerciale della città, il mercato all'aperto e gli spazi dove si affollano le possibilità di trasporto di merci e persone, naturalmente più caotica; rifacciamo infine tutto il lungomare, che concede la cartolina forse più completa dell'anima del paese, rivolta a quell'Oceano, dal quale può arrivare tutto a portare qualcosa, ma anche a portarsela via. Sfila via il vecchio forte portoghese, questo sì in restauro, il porto container, l'unica area dove pare di sia un poco di attività, poi qualche spiaggetta affollata di locali, che essendo domenica, si sono riuniti qui a mangiare qualcosa, a parlare, a ballare. Si sente la musica di qualche altoparlante nascosto tra gli alberi dei piccoli giardini e tanta gente che ti saluta al passaggio. Si decide di fare uno stop alla cioccolateria di Diogo Vaz, visto che per visitare la fabbrica di Corallo con relativa degustazione, bisognava prenotare prima, cosicché non posso segnalarvi se il costo stellare segnalatomi per la visita sia reale o frutto di diceria. Questa boutique è invece un locale moderno, dove l'assoluta esclusività riservata ai turisti la fa il prezzo delle cose offerte, dove trovi tutti i prodotti della Roça, naturalmente biologicissimi, cacao, cioccolato e caffè, dove puoi gustare una delle sue famose cioccolate calde o qualcuno dei dolci al cioccolato esposti nella vetrina, tra l'altro c'è anche la torta Opera, un vanto della cioccolateria piemontese, tanto per dire. Sorbiamo il nostro elisir, abbiamo scelto un cacao al 65%, al costo di 4,80 € la tazza, che sarebbe come dire un decimo di uno stipendio operaio. Anche l'amico Gilberto la gusta con grande trasporto, ma non riesco a capire se ritiene questa solo una operazione acchiappagonzi o se lo considera un prodotto di così grande qualità da meritare un prezzo stratosferico se riferito alle possibilità del luogo. Sugli scaffali vedo anche un rum locale (ricordo che qui è nata la coltura della canna da zucchero), a soli 40 € e le tavolette da 100 gr a 8 € cadauna ed infine usciamo silenziosi per ritornare sulla costa.

Sao Tomé - in centro

SURVIVAL KIT

Diogo Vaz boutique - Come la vicina Fabbrica di Claudio Corallo (che esporta in Europa, Usa, Giappone, in Italia si trova a Genova) ha una boutique di cioccolata proprio sull'Avenida Marginal 1001, dove potrete assaggiare il prodotto di questo famoso produttore. Al momento oltre a questa, ne ha aperto altre due a Lisbona e in Francia a Mont de Marsan in Aquitania. Sui siti indicati potete farvi un'idea dei prezzi dei loro prodotti e farveli spedire a casa. Ho assaggiato entrambi i prodotti, sia nei campioni offerti nel negozio, sia come mousse in ristorante, che come cioccolata calda, e devo dirvi che non ho abbastanza esperienza per giudicare se il prezzo di questi prodotti, assolutamente premium rispetto ai migliori cioccolati che si possono trovare in Italia e in Piemonte, sia congruo e giustificato dalla qualità offerta. Certo è che entrambi i produttori puntano tutto sulla provenienza (l'isola del cacao) l'organicità bio certificata della produzione e la tecnica di produzione tradizionale del cioccolato prodotto. Comunque sia sostanza, fuffa o brillante operazione di marketing, una realtà di cui dare conto.


Al mercato


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