giovedì 3 novembre 2022

São Tomé 8 - La costa nord

São Tomé - vita di villaggio 


All'equatore bisogna subito prendere una bella abitudine, dato che la giornata è corta e alle 17:30, più o meno è già buio, conviene alzarsi presto, meglio se in concomitanza al sorgere del sole, all'alba insomma, come si diceva una volta. L'aria è fresca ed il cielo ha colori straordinari ed anche in quella che si configura come l'inizio della stagione delle piogge, le nubi occupano ancora solo una parte del cielo e assumono tinte rosate da sembrare dipinti inglesi di fine '700. L'idea originale era quella di scendere fino alla spiaggia di sabbia nera circondata dalla foresta che sta appena sotto il nostro bungalow, ma poi prevale la pigrizia e sarà per un altro giorno. Meglio godersi l'inizio della giornata dalla grande terrazza sull'oceano, sorbendo un thé, dai sentori limonosi. Si tratta dell'infuso di un'erba locale che si chiama Mikoko, è talmente buona che facciamo il bis e avendo chiesto spiegazioni, ecco che la gentilissima ragazza arriva dopo un po' con un sacchettino della suddetta erba da portare a casa per ricordo. Gli uccellini non cantano più, troppo impegnati a becchettare le briciole sul nostro tavolo. Alla fine però bisognerà pur darsi una mossa, fare il turista è un lavoro, lavoro duro e prima o poi ci si deve mettere in marcia. Oggi ho deciso di dare un'occhiata alla parte nord dell'isola. São Tomé, in fondo è un'isola piuttosto piccolina e tondeggiante di una cinquantina di chilometri di diametro e di soli mille km2 anzi esattamente 1001 e posta curiosamente a latitudine 0 essendo lambita proprio dall'equatore nella sua estremità meridionale e quasi sulla longitudine 0, trovandosi appena a destra di Greenwich, insomma una specie di ombelico del mondo e convenzionalmente il turista la suddivide in parte nord, quella più popolata e servita da una strada costiera e parte sud più selvatica e solitaria, che offre le spiagge più belle e fruibili. 

Alla fine ci muoviamo alle 9 e usufruendo della guida di Gilberto ci muoviamo verso nord sulla strada che costeggia il mare con curve e controcurve, a destra la foresta che sale subito verso l'alto, il picco dell'isola a poco più di 2000 metri di altezza è poco lontano e in questa stagione sempre avvolto tra le nuvole, a sinistra una costa rocciosa dove le colate laviche hanno incontrato il mare formando una serie di barriere nere in perenne conflitto con le onde che cercano di consumarle a poco a poco e che nei millenni hanno costruito una serie infinita di grotte, incavature, scogli e rocce sparse che la rendono quasi inaccessibile. Neves è la prima cittadina che incontri, una serie di baracche di legno che sfila ai due lati della strada, con cinque o seimila abitanti che la popolano disordinatamente, formando capannelli più o meno fitti di gente, in concomitanza col mercato o con tutta una serie di piccoli locali ricavati appunto in qualcuna delle baracche dove vive qualche signora più intraprendente che offre qualche bibita, la birra Nacional che si produce proprio qui con tecnologia tedesca sbarcata quaggiù al tempo dei portoghesi e qualche cibo di strada preparato alla meglio su griglie di fortuna o in pentoloni colmi di olio scuro, neri anch'essi come la lava delle rocce. In qualche baracchino, seminascosto, gli avventori siedono con aria soddisfatta attorno a dei grossi contenitori di vetro, piccole demigianotte piene di liquido lattiginoso, vino di palma, dapprima semplice succo che in una decina di ore fermenta fino a produrre una bevanda leggermente alcoolica che qui, va per la maggiore. Dopo un paio di giorni vira in aceto e non assolve più alla sua funzione ludica. Questo è un paese africano certo, ma che in fondo non presenta quelle caratteristiche prettamente africane che puoi trovare nelle altre zone del continente. 

Infatti ogni cultura africana ha prodotto una serie piuttosto variegata nella struttura e nella tipologia  delle capanne, che usano i materiali locali più facilmente utilizzabili, quindi vedrete nelle diverse nazioni le più varie tipologie di costruzioni, che a partire da scheletri di rami, vengono ricoperte da vari tipi di paglie, fogliame, ramaglia, fango, sterco secco o pietre fino a formare strutture molto diverse a pianta tonda o quadrangolare, spesso con strutture molto complesse e diversificate, sempre proprie delle varie popolazioni che le hanno perfezionate nei millenni e che di norma identificano etnie e tribù. Qui invece dobbiamo sempre tenere conto che non esiste una popolazione africana autoctona ma che gli attuali abitanti sono costituiti da un miscuglio creolo di discendenti degli schiavi che i portoghesi hanno portato quaggiù dalle vicine coste e che non hanno mai portato con sé una loro particolare conoscenza costruttiva tradizionale, assorbendo ed utilizzando unicamente quella europea instauratasi nel periodo coloniale. Così, ecco che oggi, in ogni parte dell'isola, vedi solamente case o meglio baracche più o meno stabili, costruite in assi di legno e più recentemente in lamiera, su palafitte per difendersi dal periodo piovoso dell'anno, oppure un riutilizzo delle costruzioni in muratura lasciate in cinque secoli dai portoghesi, che man mano si sono deteriorate e sulle quali non viene effettuato alcun tipo di manutenzione e che pertanto vanno a poco a poco in rovina. Pochissime sono le nuove case in muratura per lo più appartenenti a chi è riuscito tramite incarichi politici o istituzionali, a mettere le mani su qualche cespite economico di vario tipo, considerando che comunque ogni materiale necessario per questo tipo di costruzione, non è disponibile sull'isola, ma deve arrivare dall'estero, con costi giocoforza europei. 

Dunque, la povertà dei materiali utilizzati nelle comuni costruzioni, assi di legno, lamiere, addirittura vecchi container in disuso, il disfacimento e il deteriorarsi delle vecchie costruzioni coloniali, che erano molto presenti sul territorio, dovuto anche ad un clima umidissimo ed alla pioggia, la muffa nera che subito ricopre i muri e il cemento anche nuovi, danno ovunque la sensazione di una grandissima povertà e di una qualità di vita più dura delle favelas sudamericane o degli slums indiani. Tuttavia la situazione alimentare non dovrebbe essere così disperata come appare quella abitativa, infatti, così almeno si dice, il clima e la foresta sono particolarmente generosi con la frutta e le radici spontanee e la pesca è fruttuosa e semplice nelle acque poco tempestose che circondano l'isola. Tutto questo, unito all'utilizzo degli orti familiari ed al piccolo allevamento di pollame e maiali, renderebbero la fame, e volutamente uso il condizionale, un problema sconosciuto in una terra, che viene comunque collocata tra i paesi in assoluto più poveri dell'Africa, questo quantomeno recitano i numeri del PIL procapite per quanto valgano. Probabilmente il fatto di una situazione alimentare, diciamo così, facile, era ancor più vero in passato, con una popolazione inferiore a quella attuale che va via via ingrossandosi rapidamente, come tutta quella del continente. In città, in particolare nella capitale che ospita all'incirca la metà dell'intera popolazione, questa facilità di accesso al cibo, ovviamente non esiste e ritengo che i problemi legati alle forniture alimentari, non siano così semplicemente risolvibili come nella campagna. 

Percorrendo la costa trovi ovunque tracce cadenti o decisamente in rovina, della colonizzazione portoghese, vecchi magazzini in riva al mare, dove venivano stoccate le derrate per portarle in Europa, moli semidistrutti per l'attracco di piccole navi, carcasse quasi irriconoscibili di navigli naufragati o semplicemente abbandonati per la perdita delle funzioni a cui erano destinate, che il mare a poco a poco trasforma in ruggine pura e assimila a sé riappropriandosene, mentre sulla riva rimangono per ultime le travi corrose e gli scheletri degli scafi. Dal monte scendono corsi d'acqua, che sono solamente rivi sparuti che ricoprono greti neri di rocce ammonticchiate, ma che indovini trasformarsi in violentissimi torrenti che precipitano dall'alto trascinando con sé mortali valanghe di fango e detriti, di cui spesso noti le tracce attraverso la strada, che rimangono evidentemente uno dei grandi problemi per la viabilità e per la sicurezza degli abitanti. Al momento sono pieni di donne e ragazze che lavano panni e tessuti vari, disponendoli ad asciugare nei prati vicini. Torme di bambini sguazzano nei punti in cui le acque hanno formato gli avvallamenti più consistenti, circondati sempre da un numero sterminato di maiali di ogni forma e dimensione, che vanno dai grandi verri bianchi grufolanti a piccole cinte pezzate di nero e a cucciolate di decine di lattonzoli che rincorrono le madri indaffarate in cerca di qualche tipo di rifiuto. La strada corre ancora un poco vicino al mare, poi ecco un piccolo promontorio che si protende verso nord, è il punto più settentrionale dell'isola, una specie di braccio che circonda amorevole, uno dei punti più noti di questo territorio, la Laguna Azul.

Costruzioni rurali

SURVIVAL KIT

Affitto auto - E' ovviamente molto comodo disporre di un'auto per girare l'isola e raggiungere spiagge isolate o punti non raggiungibili con mezzi pubblici, di cui vi parlerò poi diffusamente. Tenete conto che comunque, il dissesto importante delle strade, con buche frequenti e traditrici (i famosi burracos) oppure la mancanza totale o parziale di asfalto, rendono la guida impegnativa, spesso lentissima e con la necessità di un'auto che disponga del 4x4 anche se non è sempre necessario. E' facile trovare un'auto prenotandola presso la struttura dove risiederete. Di norma le più comode ed agili sono le Suzuki Jimmy, che vengono fornite a seconda dello stato tra i 40 e i 50 € al giorno, tutto compreso. La benzina costa al momento 27,500 dobra/lt, (1,10 €) ma ovviamente varia a seconda della situazione internazionale. In ogni caso il consumo totale di carburante è bassissimo grazie ai pochi chilometri che effettivamente si percorrono. Se siete in 4, con bagagli al seguito, meglio prendere una macchina un po' più grossa (calcolate 60 €/g). Per soggiorni di 15 gg, così almeno si dice, basta la patente nazionale, io sono stato fermato dalla polizia e al controllo non hanno avuto niente da eccepire. Se invece non volete rogne, potete usufruire di macchine con autista che ovviamente vi costeranno di più, attorno agli 80 €/g a seconda degli itinerari. Io ho preso la macchina per 4 gg e al Mucumbli mi hanno dato un mezzo nuovissimo con soli 4.000 km con cui mi sono trovato benissimo, per il resto, per uso parziale del mezzo, ho scelto l'utilizzo del driver che funge anche da guida, oppure mezzi locali. Non guidate di notte ovviamente, per il resto la guida non è pericolosa se state attenti nei paesi (gente, bambini, animali, buche e dissuasori piuttosto alti), perché la velocità è sempre minima. 

Vecchio molo abbandonato

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