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venerdì 31 ottobre 2008
Casualità e paranormale
E' stata ovviamente una coincidenza, ma tutto questo non riesco ad accantonarlo con semplicità. La sua fascinosa attenzione e la sua smagata ricerca dell'al di là del tangibile, continua così a coinvolgermi con una sorta di attrazione fatale, in una antitesi reiterata di scetticismo e di morbosità.
giovedì 30 ottobre 2008
Sorgo Rosso
mercoledì 29 ottobre 2008
Mac o Bama?
martedì 28 ottobre 2008
Dibattito sulla scuola
'Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A 'quelle' scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto, per rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico'.
Quasi sessantanni e sembra ieri. Tempus fugit.
lunedì 27 ottobre 2008
Kumurgiù
Siamo a Bigadic, un paesino a un centinaio di km a sud di Bursa , 27 anni fa, dopo l'acquisto di questo tappeto Kumurgiù (o del carbonaio a causa dei suoi splendidi blu e rossi scurissimi). Tutto il paese, composto da un paio di famiglie si è riunito per mostrarci il suo lavoro. Qui si fa solo questo tappeto con piccole varianti da più di cento anni. Come amo i tappeti! Sono manufatti in cui risplende la forza di mesi di fatica, dell'arte, della tradizione e dell'amore per le cose fatte bene. Siano Hereké finissimi e sottili come foulard, che spessi Hamadan nomadi dalle morbide lane o Kazak dalle delicate geometrie, che fascino tattile e visivo! Camminarvi sopra a piedi nudi sentendo il calore del vello fitto o sfiorarne la trama per leggerne da vicino i simboli, la storia! I tappeti hanno incantato le genti di tutto il mondo, appesi alle pareti delle yurte dei mongoli o ai piedi degli imperatori, sulle tavole dei mercanti rinascimentali o sui pavimenti delle moschee, a coprire il suolo sotto le tende dei pastori, a far da sella ai cavalieri d'oriente o da sedile ai troni delle regine. C'è preziosità, amore, capacità manuale e artistica, in una parola c'è valore. E il valore di un bene non si riesce a copiare. Ecco perchè una copia pakistana ha gli stessi disegni e magari un nodo più fine di un Bukara Tekké, ma come appare rozzo e offensivo rispetto all'ordine reiterato dei gul che spartiscono il campo dell'originale! Come offende il colore sguaiato e l'annodatura perfettina del parvenu. Il valore si vede e si sente da ogni sfumatura. Ecco perchè i guaiti lamentosi dei venditori di griffe che vedono le loro T-shirt da 50 Euro vendute al mercatino di Pekino a 1 Euro e in quello sottocasa a 5, sono così insensati (e comunque velleitari). La realtà è che non c'è differenza di valore intrinseco tra i due oggetti (che spesso escono dalla stessa fabbrica vicino a Shanghai). I 49 euro di differenza vengono spartiti nei vari passaggi distributivi. La differenza effettiva si vede e si sente e chi fa qualcosa che vale non teme di essere copiato, anzi ne è fiero.
domenica 26 ottobre 2008
Un santo d'altri tempi
" Era questo Ser Ciappelletto piccolo di statura, calvo e molto assettatuzzo. Egli essendo notaio e mercatante, avea grandissima vergogna quando uno de' suoi istrumenti (come che pochi ne facesse) fosse altro che falso trovato; de' quali tanti avrebbe fatti di quanti fosse stato richiesto, e quelli più volentieri in dono che alcun altro grandemente salariato. Testimonianze false con sommo diletto diceva, richiesto e non richiesto; e dandosi a que' tempi a' sagramenti grandissima fede, non curandosi fargli falsi, tante quistioni malvagiamente vincea a quante a giurare di dire il vero sopra la sua fede era chiamato. Aveva oltre modo piacere, e forte vi studiava, in commettere tra amici e parenti e qualunque altra persona mali e inimicizie e scandali, de' quali quanto maggiori mali vedeva seguire tanto più d'allegrezza prendea. Invitato a qualunque rea cosa, senza negarlo mai, volenterosamente v'andava... e per ogni piccola cosa, sì come colui che più che alcun altro era iracundo.... e così le taverne e gli altri disonesti luoghi visitava volentieri e usavagli. Imbolato avrebbe e rubato con quella conscienzia che un santo uomo offerrebbe. Gulosissimo e bevitore grande, tanto che alcuna volta sconciamente gli facea noia. Perché mi distendo io in tante parole? Egli era il piggiore uomo forse che mai nascesse. La cui malizia lungo tempo sostenne la potenzia e lo stato ... per cui molte volte e dalle private persone, alle quali assai sovente faceva ingiuria, e dalla corte, a cui tuttavia la facea, fu riguardato."
E quindi in seguito ad una serie di menzogne strepitose, alla sua morte:
"...sì il mise nel capo e nella divozion di tutti coloro che v'erano che, poi che fornito fu l'uficio, colla maggior calca del mondo da tutti fu andato a baciargli i piedi e le mani, e tutti i panni gli furono in dosso stracciati, tenendosi beato chi pure un poco di quegli potesse avere.... Il dì seguente vi cominciarono le genti ad andare e ad accender lumi e ad adorarlo, e per conseguente a botarsi e ad appiccarvi le imagini della cera secondo la promession fatta. E in tanto crebbe la fama della sua santità e divozione a lui, che quasi niuno era, che in alcuna avversità fosse, che ad altro santo che a lui si botasse, e chiamaronlo e chiamano san Ciappelletto; e affermano molti miracoli Iddio aver mostrati per lui e mostrare tutto giorno a chi divotamente si raccomanda a lui."
Ora, coloro che hanno la bontà di seguirmi, attendono il mio consueto απροσδόκητον finale. Oggi non serve ha già detto tutto Boccaccio.
sabato 25 ottobre 2008
L'occasione
venerdì 24 ottobre 2008
Conflitto morale
mercoledì 22 ottobre 2008
Blue song
In principio, il ruotare di questo arco dorato,
Poi, la completa distruzione di un fondamento perfetto:
Non è comprensibile al criterio dell'intelletto,
Non è stimabile al termometro dell'analogia.
Oggi sbronza triste.
Però poi, per resettare tutto, sono sufficienti le braccia al collo di tua figlia che ti stringono forte.
martedì 21 ottobre 2008
Teatro
Oggi voglio solo segnalarvi che:lunedì 20 ottobre 2008
UFO ad ufo
- Il 1978 e' stato un anno molto denso di avvenimenti ufologici, e si puo' certamente annoverare tra gli anni piu' "ricchi" da questo punto di vista, caratterizzato come fu da un vero e proprio "flap", ossia "ondata" di avvistamenti e atterraggi di OVNI, come vengono denominati gli Oggetti Volanti Non Identificati dal nostro Ministero della Difesa, che appunto li cataloga a partire dal 2001 ad opera del suo reparto RGS (controllate qui, è gente seria). L' avvistamento di Alessandria piu' significativo fu quello ad opera di un ragazzo di 14 anni che, il 3 settembre di quell' anno vide attraverso la finestra sollevarsi davanti al campo di granoturco vicino a casa sua un oggetto volante sconosciuto, che lascio' una traccia chiarissima del suo avvenuto atterraggio; le piante di granoturco risultarono spezzate ad un' altezza di circa cinquanta centimetri ed essiccate per un raggio di circa tredici metri. Inoltre alcuni rami dei gelsi di un filare vicino risultarono appassiti e contorti. Ma non fu il solo avvistamento in quella zona: gli OVNI, o UFO come dir si voglia, si rifecero vivi la sera seguente, nella Borgata San Michele. Fu quando tre conoscenti (come riferisce la Stampa Sera del 5 settembre), mentre chiacchieravano tra loro all' aperto, videro tre oggetti che scesero velocissimi su un campo adiacente la ferrovia, per poi sparire. Il cane di famiglia si mise ad abbaiare furiosamente, le galline il giorno successivo fecero uova piu' piccole del solito, completamente marroni. Jet militari sorvolarono la zona..... poi tutto torno' nel silenzio e nell' oblio. Ma di la' qualcosa era passato..... e l' 11 settembre fu la volta di Sassello, dove venne avvistato un oggetto luminoso multicolore. La gente riferisce, ma teme il ridicolo, come sempre in questi casi. Ma e' solo la punta dell' iceberg. E sempre in quell'anno. gli UFO "atterrarono" anche in Parlamento, con un' interrogazione dell' allora parlamentare Accame, ex presidente della Commissione Difesa della Camera. L'anno si chiuse con il "blocco" dell' energia elettrica di una centrale idroelettrica in Abruzzo, causa la presenza di un globo rossastro presente in cielo lì vicino (strana coincidenza: quando si verifico' il famoso "buio di New-York" nel 1965, il pilota Weldon Ross disse che c' era un globo rossastro sopra la centrale di smistamento dell' energia elettrica di quella zona....).-
Questo è quanto. Siccome ricordo bene il fatto e anch'io andai il giorno dopo nel campo di San Michele a vedere i tre cerchi bruciati dell"atterraggio", sono perplesso e vi invito a partecipare al sondaggio che ho preparato qui a fianco.
P.S. Gianni mi ha già tirato le orecchie perchè ho dato rilevanza al colore delle uova delle galline invece di sottolineare: -...Ai primi di dicembre ad accorgersi degli ufo furono i radar della Stazione Controllo Radar di Brindisi, e della base di Gioia del Colle (Bari), dove era di stanza il 36-mo stormo di intercettori, ed i radar della base di Porto Potenza Picena, sul cui schermo si profilo' un oggetto che viaggiava da nord verso sud ad una velocita' che venne stimata in 9.000 km/h.Il radar segui' l' OVNI per 25 minuti, rilevandone le manovre "impossibili", come gli improvvisi arresti, le partenze improvvise e vertiginose, ma pur sempre mantenendo una traiettoria rigorosamente parallela al livello del mare, tra i 3 e i 5 mila metri. ...-
Faccio ammenda e assicuro che non era mia intenzione influenzare l'importante sondaggio.
venerdì 17 ottobre 2008
Gleichschaltung
giovedì 16 ottobre 2008
Campioni?
Come si spiega l'appartenenza ad un gruppo? E' un fenomeno misterioso che fa sì che ci si identifichi in vario modo in un insieme di persone, simboli, cose, ideali. Questo forse costituisce la forza della nostra specie, l'evoluzione vincente che ha contribuito a permettere che ci impadronissimo del pianeta, ma dovrebbe essere così lontano da un pensiero per così dire alto, di spessore, al quale anelerei appartenere. Mi riesce veramente difficile identificarmi in etichette, vestiti, nazionalismi che mi sembra di riconoscere come generatori di appiattimento culturale, intolleranza, autoritarismo, violenza di ogni tipo. Vorrei sentirmi Uomo; mi sta stretto già Europeo, figuriamoci solo Italiano; che autorestrizione! Perchè non dobbiamo preferire di volta in volta di riconoscere come giusto, corretto e condivisibile un'idea o un concetto, oggi di una parte e domani un altro di quella diversa? Sembrerebbe l'unica strada percorribile, un Tao della condivisione. Ma allora perchè due anni fa ero anch'io in piazza a girare questo video, a gridare, saltare e ad inneggiare; mi sembrava di essere veramente contento e soddisfatto di quella appartenenza, irridendo e cantando "Materazzi fu ferito", tanto che il mio telefono cadde e fu calpestato dalla folla inferocita come per l'assalto ai forni manzoniani. La psicologia umana è veramente un mistero!
Se volete vedere il video completo cliccate qui.
mercoledì 15 ottobre 2008
Nǚ
Il carattere cinese Nǚ (uguale al kangi giapponese Onna) significa Donna. In contrapposizione all'ideogramma Uomo che è composto di due parti, il carattere di Risaia e di Forza a chiarire che è appannaggio del maschio il duro lavoro dei campi, questo è la stilizzazione di una figurina femminile vista di fianco, graziosamente inginocchiata nell'atto di porgere con le braccia tese qualcosa al suo uomo (padrone, signore). Potrebbe essere una tazza di thè, come un panno morbido per detergersi il sudore o una veste colorata con cui coprirsi dopo l'amore. Questo chiarisce molto sull'idea della distinzione dei ruoli nelle culture orientali; un deciso riconoscere che i due sessi sono nella realtà due specie diverse, contrastanti, in armonia oppure irrimediabilmente avversarie e nemiche tra di loro. Yin e Yang, le due metà della mela o quello che vi pare, ma diverse e con fini differenti. La cultura occidentale nell'ultimo secolo è invece sulla via di eliminare del tutto questa distinzione, annullando le dissimiglianze, cercando di sovrapporre le tipologie anche fisiche oltre che comportamentali e psicologiche, mantenendo al più la "petit difference", ma se ne può comunque discutere. Ovviamente anche in oriente (che teniamo ben presente, stiamo colonizzando culturalmente con il peggio di ogni nostra ideologia) questo indirizzo guadagna ogni giorno terreno, tanto è vero che in Cina la donna ha nel campo lavorativo e del potere "pubblico" molte più "pari opportunità" che da noi. Mi piacerebbe conoscere i vostri commenti su questo concetto e su quello che ne può derivare.martedì 14 ottobre 2008
La falce
Durante il viaggio di studio nel Jura di cui vi ho parlato, un punto di forte interesse è stata la visita della Taillanderie, un' antica fabbrica che ha prodotto falci per 140 anni dal 1828 al 1969, utilizzando un ingegnoso sistema idraulico ancora perfettamente funzionante che metteva in movimento tutte le macchine dell'azienda, dalle forge ai magli. Una quindicina di persone vi lavoravano e posto che si ritrovassero le capacità manuali, la fabbrica potrebbe ricominciare a produrre falci e falcetti ed inviarle ai mietitori di tutto il mondo in qualunque momento. Un mestiere antico e faticoso che tuttavia non può prescindere da una capacità artigianale assoluta, che si apprende solo attraverso anni di osservazione e di attenzione ad un "maestro" che ti sappia guidare lungo la "via". Come è orientale tutto questo. Come si sovrappone esattamente alla capacità sacrale dei maestri forgiatori di spada in Giappone. La katana era per loro dotata di un'anima ed il samurai per cui era stata forgiata la rispettava come tale perchè doveva difendere una vita togliendone un'altra. Nella falce c'è la stessa sacralità, lo stesso rispetto che chi l'avrebbe utilizzata le portava, anch'essa strumento per dare cibo e quindi per consentire la vita. Il nostro modello di sviluppo ha svilito gli oggetti in sè, proprio a causa della diminuzione del loro valore, per la loro facile sostituibilità, perchè costa meno cambiarli che aggiustarli; li ha resi più accessibili, più disponibili a tutti. Questo è bene e non sarebbe corretto rinunciare a questo (inoltre nessuno sarebbe disponibile a farlo), ma bisogna essere disposti anche ad accettare il lato negativo: il consumo delle risorse e la perdita di alcuni valori interiori. Abbiamo chiesto al nostro cicerone cosa accadeva quando quegli strumenti costruiti così accuratamente e quindi così costosi (una falce era venduta al prezzo di 3 giornate di lavoro di un operaio, circa 250 euro attuali) si rompevano o erano difettosi e lui ci ha risposto con stupore: "Messieurs, l'atelier donnait une garantie à vie". La garanzia a vita è un concetto che si accompagna a modelli di sviluppo differenti.
lunedì 13 ottobre 2008
Le borse degli occhi
domenica 12 ottobre 2008
Aggiornarsi per non soccombere
L'aggiornamento è di importanza fondamentale. Per non soccombere in questo mondo difficile dobbiamo continuamente tenerci in contatto con quanto ci circonda per non perdere il treno. Ecco perchè in questi giorni non sono sparito, come qualcuno ha potuto credere, ma mi sono preso una pausa sabbatica (veramente da martedì a sabato) per un viaggio di studio al seguito del Museo di Agricoltura del Piemonte. Abbiamo percorso le dolci colline del Jura, immersi in un foliage autunnale che non ha da invidiare al New England, per ricercare sapori antichi a lenire le ferite del corpo e patinare gli occhi di colori pastello per molcire l'animo. Occasione centrata di cui forse vi parlerò anche nei prossimi giorni, dopo un'opportuna decantazione delle sensazioni. Intanto però voglio fare una riflessione sull'importanza della buona comunicazione. Nel corso degli approfondimenti dei giorni di studio abbiamo avuto l'opportunità di vedere un importante Museo del vino che illustrava i particolarissimi e famosi vini della zona, tra cui i rari Vin Jaune e Vin de Paille. Il primo prodotto dopo più di sei anni di invecchiamento in botticelle dove si forma una spessa fioretta che grazie ad un Saccaromicete proprio della zona non acetifica, ma dà al vino un caratteristico sapore (appunto il jaune) e il secondo prodotto facendo seccare i grappoli appunto sulla paglia con le tecniche dei vini passiti. L' approfondita degustazione che ne è seguita, che ha investigato a fondo tutta la gamma dai rossi Trousseau, Poulsard ai bianchi Macvin, Jaune, Vin de paille e Cremant ha manifestato nella pratica una desolante piattezza e mancanza generale di bouquet, che unita a prezzi di assoluta affezione devono far riflettere sull'importanza della capacità decisiva della comunicazione. Quando parlo di vini con il mio amico Ping in Cina o con altri conoscenti di ogni parte del mondo, nessuno osa mettere in dubbio l'assoluta predominanza qualitativa dei vini francesi. Questo primato non viene mai minimamente contestato e parlarne implica immediatamente un sospetto di lesa maestà. Il prezzo viene quindi giustificato facilmente e si corre quindi solo per il secondo posto. Come sempre quindi pensare di più e dare di meno per scontate le verità assolute. Comunque siamo usciti dalla cantina con piedi e occhi decisamente rotondi.
lunedì 6 ottobre 2008
Bio? Mio Dio!
domenica 5 ottobre 2008
La fine del Ramadan
Ero a Teheran una decina di anni fa e anche allora era da poco terminato il Ramadan. In quella atmosfera allegra ed eccitata, dopo una lunga giornata di incontri d'affari, mi ero fatto lasciare dal mio amico Safavipour nel centro del gigantesco bazar, una vera città nella città. Mi piace molto stare nel vivo di un luogo, passeggiare da solo sentendo suoni, odori e assorbendo colori e immagini per cercare di capire il senso di un posto e delle persone che lo popolano. Come tutti i suk orientali era diviso per zone merceologiche. Ero passato nella odorosa area delle spezie e in quella dei gioiellieri con le piccole botteghe piene di turchesi e lapislazuli; infine arrivai nel bazar dei tappeti. Non ne avevo mai visto uno così grande, un piccolo paese di viuzze, vicoli e piazzette; una sfilata senza pause di negozietti, buchi, botteghe, anfratti completamente pieni di tappeti di ogni dimensione e colore. Amo i tappeti, mi piace toccarli e sentire la forza e l'arte di chi li ha annodati; molto di più di un artigianato pur abile e sensibile. Quando ho potuto ho sempre tentato di comperare qualcosa nei luoghi di produzione e lì ero nel cuore stesso del tappeto. Ne ero completamente circondato. Le pareti dei vicolierano coperte di grandi Farsh, mentre l'interno delle botteghe erano completamente occupate da cataste di tappeti in una sorta di orror vacui su cui sonnecchiavano appollaiati i vari venditori. La qualità della merce era piuttosto scarsa e mi aggirai per i vicoli per un po' assaporando l'ambiente finchè arrivai in uno slargo tra le vie, una sorta di piazzetta centrale dove le stamberghe lasciavano il posto a negozi più ariosi e promettenti. Una balconata circondava lo spazio con belle vetrine che ospitavano pezzi veramente belli e di pregio. Dopo averne esaminate alcune, entrai con calma in quella che mi sembrava ospitare i pezzi più accattivanti. Il proprietario mi accolse con un largo sorriso senza la piaggeria del venditore. Mi piacque subito e cominciai a guardare la merce in vista. Scorsi un bel Navahand dai vivaci blu e bianchi, dei vecchi Sarough e un magnifico piccolo Lilian con le volute eleganti sul fondo mattone. Nel tentativo di comunicare scoprimmo entrambi con dispiacere di non avere nessuna lingua comune se non quella internazionale dei gesti e dei numeri. Chiesi se avesse un Farahan, da sempre in cima ai miei desideri. Andò nel retro e riemerse portando sulla spalla un tappeto che srotolò con cura sul pavimento, con l'abilità del venditore conscio della unicità del suo prodotto. Un Sejjadé di una bellezza straordinaria; rimasi stordito dall'eleganza del prato fiorito che occupava interamente il centro con occhi vividi in un fondo scuro, dalle cinque bordure dai colori perfettamente amalgamati e coerenti tra di loro. Ne fui conquistato e lo volevo a tutti i costi. Cercai di dissimulare il mio interesse chiedendo i prezzi di qualche altro pezzo, ma compresi che ero scoperto, quindi cominciammo la trattativa. Il mio antagonista apprezzò il mio approccio e mi fece accomodare su un basso e comodo divano e subito un ragazzino arrivò con il thè e un po' di dolciumi e pistacchi. Magnificò il prodotto, un primi '900 con una annodatura molto fine. Lo feci girare al rovescio constatando come non avesse strappi o riparazioni, anche il vello era sì rasato ma perfetto, senza punti particolarmente consunti. La trattativa, con l'aiuto delle dita, della calcolatrice e di carta e penna proseguì calma per un'oretta. Safavipour mi aveva avvertito che i prezzi difficilmente ribassano oltre il venti per cento dalla richiesta iniziale, così miravo a quel traguardo godendomi la situazione. Fahim, così si chiamava il negoziante, apprezzava ugualmente il mio approccio poco occidentale dispiacendosi di non poter comunicare maggiormente. La trattativa era resa complicata anche dal fatto che Fahim pur essendo disposto al pagamento in dollari, trattava il prezzo in Rial che convertivamo in dollari con la calcolatrice e successivamente io lo trasponevo mentalmente il Lire. Dopo diversi bicchieri di thè e le tipiche scene della contrattazione, con dichiarazioni di bancarotta da parte del venditore e simulazione di abbandono da parte mia con conseguente richiamo sulla porta per l'ultimo ribasso, arrivammo alla fase finale dopo aver mangiato un ultimo lukumi al miele, dolce ma non stucchevole. Capii dalle tappe di avvicinamento che avremmo chiuso attorno ai 400 dollari e, come faccio di solito, insistendo un po' sui 390, gli lasciai il piacere di avere l'ultima parola. E' una tecnica che uso sempre e che lascia sempre un ottima atmosfera tra le parti e concede la sensazione di essere uscito vincitore dalla tenzone al tuo avversario. Così, mentre Fahim si apprestava ad impacchettare il mio meraviglio acquisto, tirai fuori dal mio borsellino da collo tre fogli da 100 e due da 50 per consegnarli ad un perplesso Fahim che mi guardava con occhi interrogativi. Dopo un vicendevole tentativo di spiegazione, compresi con orrore il misundertanding; il prezzo era 4000 dollari e non 400! Come potevo pensare che una simile meraviglia costasse così poco. Mi crollò il mondo adosso, compresi in un attimo che il mio piacere si era frantumato nella logica dell'impossibilità. Lo stesso Fahim era dispiaciutissimo, oltre che per l'affare sfumato, nel vedermi così affranto. Conclusi frettolosamente per il Navahand a 200 dollari e, seguito dall'alto della balconata dallo sguardo dispiaciuto ed affettuoso di Fahim, me ne andai verso il taxi che mi avrebbe portato all'hotel. Una persona piacevole in un luogo pieno di sensazioni; non riesco a pensare al momento in cui lo bombarderanno.sabato 4 ottobre 2008
Holothuria
venerdì 3 ottobre 2008
Alla ricerca di una sede
Sembra però che si apra uno spiraglio per cui spero di darvi buone notizie, intanto vi invito tutti al prossimo seminario: Mestieri scomparsi, 28 novembre 2008, ore 13-18, Auditorium ITIS E.Majorana Via Leonardo da Vinci, Grugliasco. Non nascondo, naturalmente che tra le attività dell’Associazione ci sono anche gite (aperte a tutti) indirizzate ad turismo curioso di realtà produttive locali agricole, enologiche e gastronomiche che, come immaginerete, mi vedono particolarmente interessato, come il prossimo Viaggio di Studio in Svizzera e nel Jura (7-9 ottobre 2008), di cui vi darò conto dettagliatamente. Anche se qualcuno dei miei lettori avesse in orrore la cultura, lo assicuro che ci sono anche lati estremamente interessanti!
giovedì 2 ottobre 2008
I ponti sulla Senna
Che mattinata grigia. Un anno fa camminavamo lungo i quai della Senna che, dice Prévert, è piena di piccoli segreti , mentre il sole passeggia nell'isola di Saint Louis. Una città che regala sempre piccoli piaceri sottili.Encore une fois sur le fleuve.
Encore une fois sur le fleuve
Le remorqueur de l’aube
A poussé son cri.
Et ancore une fois
Le soleil se lève
Le soleil libre et vagabond
Qui aime à dormir au bord des rivières
Sur la pierre
Sous les ponts
Et comme la nuit au doux visage de lune tente de s’esquiver
Furtivement
Le prodigieux clochard au réveil triomphant
Le grand soleil paillard bon enfant et souriant
Plonge sa grande main chaude dans le décolleté de la nuit
Et d’un coup lui arrache sa belle robe du soir.
Alors les réverbères
Les misèrables astres de pauvres chiens errants
S’éteignent brusquement.
Et c’est encore une fois le viol de la nuit
Les étoiles filantes tombant sur le trottoir
S’éteignent à leur tour
Et dans les lambeaux du satin sanglant et noir
Sourgit le petit jour
Le petit jour mort-né febrile et blême
Et qui promène éperdument
Son petit corp de revenant
Empêtré dans son linceul gris
Dans la placenta de la nuit.
Alors arrive son grand’frère
Le Grand jour
Qui le balance à la Seine.
Quelle famille.
Et avec ça le père dénaturé
Le père soleil indifférent
Qui
Sans se soucier le moins du monde
Des avatar de ses enfants
Se mire complaisamment dans les glaces
Du metro aérien
Qui traverse le pont d’Austerlitz
Comme chaque matin
Emportant aproximativement
Le même nombre de créatures humaines
De la rive droite à la rive gauche
Et de la rive gauche à la rive droite
De la Seine.
Il a tant de choses à faire le soleil
Et certaines de ces choses
Tout de même lui font beaucoup de peine
Par exemple
Réveiller la lionne du Jardin de Plantes
Quelle sale besogne
Et comme il est désespéré et beau
Et déchirant
Inoubliable
Le regard qu’elle a en découvrant
Comme chaque matin
À son réveil
Les épouvantables barreaux de l’épouvantable bêtise humaine
Les barreaux de sa cage oubliés dans son sommeil.
Et le soleil traverse à nouveau la Seine
Sur un pont dont il ne sera pas question ici
À cause d’une envraisemblable statue de sainte Geneviève
Veillant sur Paris.
Et le soleil se promène dans l’ile Saint-Lous
Et il a beaucoup de belles et tendres choses
À dire sur elle
Mais ce sont des choses secrètes entre l’ile et lui.
J. Prévert - Histoires
mercoledì 1 ottobre 2008
L'India di Diego
Un pane non integralista
Era un'estate caldissima quella dell'80. Con una 127 bianca da 100.000 km percorrevamo le strade, per la maggior parte non asfaltate, del centro della Turchia, boccheggiando per l'afa, storditi dal forte frinire di orde di cicale. In un punto incerto tra Ankara e la Cappadocia, la mancanza di indicazioni stradali ci faceva percorrere un po' a caso una carrareccia bianca e polverosa il cui unico pregio era la direzione sud-est. Era appena passato mezzogiorno, quando su un piccolo rilievo al lato della strada, d'improvviso comparve un gruppetto di case basse, di pietra e fango intonacate di bianco antico. L'informazione è la chiave del viaggio e contraddicendo l'assioma che l'uomo vero non deve chiedere mai, ci dirigemmo verso la prima casa, lasciando dietro di noi un'alta colonna di polvere bianca. Scesi dalla macchina nella corte deserta, anche per sgranchire le gambe che la calura aveva reso molli, guardandomi intorno alla ricerca di qualcuno. Da dietro la casa uscirono due donne con larghe gonne colorate lunghe fino ai piedi. Due visi contadini, larghi e interrogativi. Portavano tra le mani con l'aiuto di un largo telo, alcuni grossi pani di colore scuro, che dalla cautela con cui venivano tenuti, dovevano essere stati appena tolti dal forno che infatti scorsi a lato delle case; un basso tumulo tondeggiante con un pertugio basso da cui si intravedeva il rosso fiammeggiare del fuoco e la pala appoggiata di fianco. Ero alquanto impolverato e male in arnese quando tentai l'approccio, ma la mancanza di linguaggio comune che non fosse quello dei segni, non fu di grosso ostacolo, perchè le donne non si ritrassero come temevo, anzi si vedeva chiaro lo sforzo di capire la necessità dello straniero. Italia, dissi, poi mimando una direzione interrogativa chiesi la strada e questo bastò per aprire il sorriso. Quando intesero Uchisar e Goreme assieme a sehir, una delle poche parole in turco che conoscevo, cominciarono a indicare con grandi segni la direzione, accompagnandola con cenni affermativi del capo. Le ringraziai come potevo mentre risalendo in macchina ci apprestavamo a riprendere la strada, quando una di loro mi si avvicinò e mi prese il braccio per fermarmi. Io mi voltai dubbioso e lei, mentre la compagna ci guardava con uno sguardo affettuoso, mi mise tra le mani uno dei suoi pani; poi, entrambe si allontanarono rapide senza lasciarci il tempo di rispondere, salutandoci con i gesti delle braccia levate in alto. Dalla macchina Tiziana scattò una foto.Tesekkur, grazie, cercai di dire e ce ne andammo senza altre parole, pensando e quando più tardi ci fermammo vicino ad una fontana lo mangiammo con il formaggio che avevamo comprato il giorno prima. Lo ricordo ancora quel sapore, caldo e leggermente amarognolo con la crosta dura e croccante. Alla sera, i camini delle fate di Uchishar erano nella skyline del tramonto. Ci bastò per tre giorni il pane dell'ospitalità.