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martedì 1 dicembre 2020

Luoghi del cuore 96: Tra i vigneti della Borgogna

Una sala di degustazione - Beaune - Francia - giugno 2010


Vigneti di Romané Conti
Certe volte, più che il posto, quello che ti affascina e ti lega ad una zona, ad un viaggio, è un prodotto specifico, un qualche cosa che racconta pienamente il carattere, l'anima, l'essenza di un luogo. Molte zone della Francia presentano questa caratteristica ed il vino è forse il prodotto principe che guida la sfilata di questo carnevale. La Borgogna, in fondo, al di là di un gradevole paesaggio di dolci colline verdeggianti ed ordinate, di qualche cittadina tardomedioevale pure assai pittoresca, non avrebbe quelle particolari attrattive che caratterizzano altri luoghi famosi e proprio per questo rappresenta forse più di ogni altra questo punto di forza assoluto dei nostri cugini di oltralpe, diciamo che qui avverti la nobiltà massima del vino francese e quindi del mondo. In questa terra, su queste colline maturano le uve su cui i monaci cluniacensi hanno fondato la moderna enologia. Qui il Pinot noir e lo Chardonnay (con una piccola percentuale di Aligoté, l'unico vitigno del territorio che non è diventato patrimonio mondiale) danno vita, grazie a terreni unici e particolari, uniti a microclimi diversi e favorevoli, ad una gran varietà di cru capaci di sopportare invecchiamenti prolungati, tra i più famosi del mondo. Ma la natura non basta, per fare le cose ci vuole capacità, tecnica naturalmente, ché senza valore intrinseco dopo un po' tutti riconoscono la fuffa, ma anche e soprattutto organizzativa e di comunicazione. Basta passeggiare nel piccolo centro racchiuso da antiche mura di Beaune, una cittadina di rara piacevolezza, passeggiando tra l'Hotel Dieu e la cave des Cordeliers, dove tutto richiama al vino, dove ogni forma e colore, dove ogni negozio, fosse anche la farmacia, ricorda le qualità superiori del prodotto locale, per capire che se si riesce a comunicare che in un posto c'è qualcosa che val la pena di vedere, di sentire, di assaggiare, la gente viene, spende, compra e fa prosperare una economia.


Beuf 
Dovunque trovi riferimenti al vino ed alla sua esclusività, così puoi arrivare a creare un mercato per gli Chablis e gli Chambertin. Bisogna capire che questo è l'unico modo per riuscire a far pagare una bottiglia di Romanée-Conti, 3.600 euro, ma ottenibile solo se acquistata, prenotando a tempo debito, con altre undici di qualità inferiore (pacchetto completo 8000 euro) e ringraziando per la concessione che ti viene fatta. Basta andare al Clos Vougeot, sede della Confrérie des Chevaliers du Tastevin, circondato da vigneti mirabili, pettinati come le chiome di una dea, perdersi nelle sue storie di monaci che hanno studiato tutti i segreti dell'enologia, guardare i torchi colossali, per essere trascinati inconsapevolmente in questa ordalia tutta tesa a dimostrare che quello è il punto top del mondo in questo settore. E dunque schiere di europei ed americani prima, seguiti da giapponesi, fino ad arrivare ai russi carichi di ricchezza mal guadagnata e domani da eserciti di cinesi, tutti con l'occhio sgranato per capire, per imparare per apprezzare. E' vera gloria? Di certo c'è la sostanza che permette unendo materiale di qualità a grande tecnica, di ottenere un prodotto di livello superiore, ma è anche certo che solo una grandissima capacità di comunicazione e di marketing permette di poter arrivare ad una valorizzazione così spinta e redditizia. Dovunque avrete la possibilità di fare assaggi in cui riconoscerete questa qualità, ma se vorrete paragonarla ad una pari qualità di prodotti italiani, che ovviamente abbiamo ben imparato anche noi a produrre, vi accorgerete che in media il prezzo che il vigneron francese ottiene dalle sue bottiglie è quasi doppio rispetto alla nostra produzione (sparandola alla grossa). 

Jambon persillé
Tutto merito della capacità di fare sistema, di valorizzare la filiera in tutti i modi, di lavorare tutti nella stessa direzione, barando il meno possibile, assoggettandosi a quote e limiti produttivi e rispettandoli, senza fare i furbi, ad esempio ficcando vinotto nel Brunello, lamentandosi poi magari delle giuste multe, facendo sempre in modo che la quantità di prodotto offerto segua la richiesta. Alla fine tutti se ne vengono a casa con qualche bottiglia, anche se il prezzo sembra alto. E come non si potrebbe, scendendo da queste colline meravigliose, con le rotonde abbellite da torchi e da botti, per stradine curate dove le case si ambientano naturalmente al paesaggio senza sfregiarlo. Qui si dimostra che il portafoglio si riempie anche con la bellezza. Se poi volete, dopo un kyr a base di cassis locale, accompagnate un bicchiere di Aligoté ad uno Jambon persillé fresco e dalle delicate pastosità o un più corposo e meditativo Haute Cotes de Beaune, giusto accoppiamento per un classico Boeuf bourguignon, che vi vellicherà le papille attenuando e moderandone la sapida grassezza e sarete contenti e soddisfatti.

Cantine con botti di Aligoté

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Imputato alzatevi 

lunedì 3 luglio 2017

Friuli 5: Al di là del confine


La danza macabra



La pieve
E' un attimo, non ti accorgi neanche che ci sia un confine, e sei già oltre, l'autostrada procede tranquilla mentre i colli sloveni sfilano al tuo fianco, non così diversi da quelli friulani che hai appena lasciato. Scarse case isolate e piccoli appezzamenti, vigne esposte a solatio e boschi rigogliosi che si arrampicano sui versanti della montagna carsica. Pochi chilometri dopo, non lontano da Capodistria, un piccolo paese costituito da poche case sparse che proteggono sul culmine di una collinetta un piccolo straordinario gioiello, la Chiesa della Santissima Trinità di Cristoglie o Hrastovlje come si dice in sloveno, circondata da un muro severo alto alcuni metri eretto a sua difesa in tempi in cui evidentemente il timore degli assalitori, da qualunque parte arrivassero, era una costante e reale preoccupazione. La chiesetta, vista dall'esterno è piccola e assolutamente poco appariscente, nascosta dall'alto muro da cui emerge solamente il campanile aguzzo. Attraverso la porta di ferro pesante, passi sulla striscia di erba verde e ben curata che la circonda, arrivi al piccolo portale di ingresso e qui ti appare la meraviglia che questa modesta costruzione cela a sorpresa al suo interno. Il luogo di culto conserva il più importante ciclo pittorico dell'Istria Slovena. Tutte le pareti, il soffitto, la minuscola abside sono coperte di immagini ancora ben conservate che contengono anche la firma dell'autore stesso, presente con molte altre opere meno importanti in diverse altre pievi istriane, Giovanni da Castua, che ha lasciato sulle pareti proprio il suo nome sia in caratteri latini che in alfabeto glacolitico, il primo metodo di scrittura slavo ideato da Cirillo per tradurre la Bibbia in slavo antico. 

La navata centrale
Siamo di fronte ai classici cicli di affreschi del genere biblia pauperum, che servivano a spiegare agli abitanti illetterati le sacre scritture come se fossero striscie di fumetti che raccontano in maniera semplice ed ingenua le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. Ci sono storie dei santi, soprattutto quelli protettori dalle malattie infettive, una piaga di certo terribile in quei tempi e quelle dedicate a Maria, dall'annunciazione fino all'incoronazione della Vergine. E poi il ciclo della Genesi e quello dei mesi sulla navata centrale e poi tutto il Vangelo, dall'adorazione dei Magi fino alla passione di Cristo. Forse però la parte più nota è la famosa danza macabra che occupa tutta la parte inferiore della parete meridionale, con la teoria di scheletri alternati alle persone importanti nella vita terrena, vescovi, mercanti, notabili, nobildonne, bessissime o ricchi in vita che la livella della morte ha reso uguali e che escono tristemente dalle tombe. Bisogna rimanere un poco col naso all'in sù per godere di questo palcoscenico di colori ancora molto ben conservati, per astrarsi nel tempo e cercando di sentirsi con l'animo di quei contadini della fine del quattrocento, proprio mentre si stava scoprendo l'America, che guardando ogni domenica queste figure sentivano l'ammonimento continuo che forse ricordava loro gli obblighi continui a cui erano sottoposti, all'accettazione di quella vita semplice che non consentiva di certo la possibilità di vedere molto oltre i crinali delle colline più vicine. Uscendo e percorrendo la stradina che porta alla via principale senti di essere fuori dal tempo, calpestando il tappeto di more dei vecchi gelsi e sfiorando grappoli di fichi che si avviano alla maturazione, tra odori di fieno secca e altra erba appena tagliata.

La volta
Nessuno alla vista nei campi poveri e privi di macchinari agricoli. Non ti stupiresti certo se da dietro alle siepi comparissero contadini in brache medioevali con pesanti marre di legno portate sulla spalla. Continui poi per strade laterali e sentieri in una campagna antica e quasi ti stupisci arrivando alla cantina Bordon nella vicina Decani, luogo di vigne sparse tra i boschi, traversando ponticelli su piccoli torrenti, nel vedere qualche auto, testimonianza di un tempo ed una civiltà diversa da quella in cui pensavi di trovarti. In questa piccola cantina che cura una dozzina di ettari di vigne vecchie che producono poco ma di grandissima qualità, oltre a tre ettari di olivi per un olio da amatori. Qui, gustando salumi e formaggi locali (non aspettandovi certo la varietà infinita delle produzioni italiane), ma di buon carattere e di gusti davvero piacevoli, la gentile padrona di casa, ti introduce ai vini della famiglia ed in particolare quel famoso Refosco dal peduncolo verde che rapportato al suo compagno friulano dal peduncolo rosso, era uno dei temi del viaggio. Non puoi non apprezzare il carattere forte di questo vino, qui chiamato Refosk (da rap fosc, grappolo scuro) che ti appare subito ricchissimo al naso con sentori di frutti rossi e in bocca con una grande complessità di sapori, equilibrato e correttamente tannico e pastoso, che l'affinamento in botti di rovere rende ancora più ricco di velluto, tale da renderlo ideale per carni e cibi impegnativi. Un altro assaggio interessante è il Muskat che qui vinificano quasi in secco e che dona sensazioni assolutamente diverse da quelle che vi potreste aspettare, con i palati abituati ai nostri moscati. Una bella scoperta di piacevoli esperienze tra queste colline poco popolose e spalmate di bellezza selvatica ed esclusiva.

La cantina Bordon


SURVIVAL KIT

Il piatto di salumi dei Bordon
Pieve di Hrastovlje - Non facile da trovare, poco dopo il confine. Per la visita contattare telefonicamente la signora Rozana che ha le chiavi (386.(0)31432231) e vi farà da guida tra i bellissimi affreschi del 1490. Calcolate almeno un'oretta per la visita se volete godervi in tranquillità lo spettacolo dei dipinti.
Cantina agriturismo Bordon - Dekani 63 - In mezzo alle colline, produttore di vini pluripremiato che merita visite ed assaggi. Oltre al refosco di cui si può fare provvista (sui 7 Euro), essendo il migliore che abbiamo assaggiato durante il viaggio, produce anche rosato, uvaggi di Cabernet, Sauvignon, Merlot e Shiraz oltre ai bianchi Malvasia e Moscato, oltre ad un pregevole passito e a poche preziose bottigle di olio EVO. Non dimenticate di assaggiare la minestra tradizionale della zona, gustosissima. Ha anche qualche camera dove potrete trascorrere del tempo, a mio parere sentendovi davvero in un altro mondo.



Vigneti sloveni


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mercoledì 28 giugno 2017

Friuli 3: Tra le vigne del Collio

Lecolline di Rocca Bernarda


Cividale del Friuli - Foto T. Sofi
E oggi riprendiamo il nostro cammino nelle terre friulane partendo da Cividale, una cittadina davvero bella e gradevole che si addossa alle rive scoscese del Natisone. Puoi partire dal ponte del diavolo che lo scavalca con due arcate ardite e tonde, mentre sotto, la corrente scorre furiosa, rumoreggiando. Il pilastro centrale poggia su un grande masso al centro del fiume che si è scavato il corso profondo nella roccia calcarea. Le leggende sulla sua costruzione, di diavoli costruttori in cambio di anime gabbati dai ragazzini del posto, ti inseguono mentre risali le stradine contorte che raggiungono la piazza centrale. Non puoi perderti il museo archeologico ricco di reperti, dopo aver dato un'occhiata al delizioso tempietto longobardo dell'VIII secolo e al Duomo dall'interno cinquecentesco di grande imponenza. Ma è solo passeggiando lungo le strette vie del centro storico reso particolarmente piacevole dalla sua lucida uniformità medioevale, che ti fa includere senza esitazioni, questa piccola cittadina, tra i luoghi imperdibili della zona. Acqua a catinelle purtroppo, ma anche rimanere un po' sotto i lunghi porticati ad aspettare che per lo meno diminuisca l'intensità della pioggia, ha il suo vantaggio, puoi goderti con calma gli scorci della piazza e le belle facciate dei palazzi circostanti. 

Rocca Bernarda - L'azienda
Bisognerebbe fermarsi un po' di più, però la tappa successiva incombe e la Villa Rocca Bernarda a Premariacco offre, oltre alla straordinaria vista tra le colline del Collio, anche l'opportunità di entrare nel mondo del Refosco, che è, tra le altre cose, uno dei temi del viaggio. La costruzione in cima al colle è davvero magnifica, circondata dalle vigne ordinatissime che disegnano le linee sinuose a giropoggio nelle colline digradanti segnate qua e là da file di antichi cipressi, tra i quali spicca quello all'ingresso di almeno 500 anni. Una passeggiata attraverso gli ambienti della palazzina fornisce l'occasione per ammirare i magnifici mobili d'epoca, mentre ti viene raccontata la storia della famiglia e della proprietà, oggi passata all'Ordine dei Cavalieri di Malta. Ma diciamo la verità, siamo tutti, più di ognialtra cosa, ansiosi di prendere parte all'assaggio della produzione che si svolge in una bella sala dai mobili severi. Si comincia con un interessante Friulano, pastoso alla bocca e piacevolmente mandorlato (la nuova denominazione che ha sostituito quella radizionale di Tocai, non più utilizzabile dopo la ben nota vicenda giudiziaria che ha dato ragione alle pretese ungheresi).

I vigneti
Si passa quindi all'assaggio del Refosco dal peduncolo rosso (tema che ci accompagnerà nel resto del viaggio), così chiamato dal colore del graspo, un vino davvero convincente per la sua struttura, l'intenso bouquet fruttato ed il persistente retrogusto di mandorla che lascia in bocca. Ma la sorpresa maggiore è stata data dal Picolit, vino da dessert meditativo, una vera chicca, rara e preziosa per profumi e delicato sapore gradevolmente dolce ma non stucchevole, con i suoi sentori di albicocca e di miele che lo rende ineguagliabile con la pasticceria secca e perché no, con i grandi formaggi stagionati, che non avevo mai asssaggiato e che quindi è stata una piacevolissima sorpresa. Ti lascia in bocca un delizioso gusto di frutta matura che ti mette la voglia del successivo biscotto per poterne bere ancora un altro sorso e poi ancora e ancora. Rimane poi il tempo per rimanere seduti sui marmi antichi fuori del muro di cinta della villa ad inebriarsi del panorama che ti circonda, gli occhi persi tra il verde cupo dei cipressi, il verde chiaro delle viti lungo le terrazza digradanti della collina, l'azzurro cupo e già grigio del cielo imbronciato che pare voglia trattenerti lì ancora un poco, prima di lasciarti prendere la strada che scende in curve tortuose verso Trieste.

Rocca Bernarda - La villa
SURVIVAL KIT

Cividale del Friuli - Ritagliatevi almeno 2/3 ore per una rapida visita del centro storico della cittadina. Da vedere: Il ponte del Diavolo con le sue leggende, il tempietto longobardo o Oratorio di S. Maria (10 -13/15-18), il Museo Archeologico con importanti reperti tardo romani e longobardi, il Duomo cinquecentesco e la chiesa di SS. Pietro e Biagio del '300. SE avete più tempo ci sono moltre altre cose interessanti come il monastero di S. MAria in Valle o l'ipogeo celtico. Fate una sosta a uno dei deliziosi bar sulla piazza, magari assaggiando una fetta di Gubana.



Rocca Bernarda - Bella villa castello nelle colline del Collio vicino a Premariacco, dove potrete prenotare una bella visita guidata con degustazione vini che potrete poi eventualmente acquistare. Panorama splendido e location da favola che merita la visita assolutamente.




Cividale - Dal Ponte del Diavolo - Foto T. Sofi
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domenica 19 giugno 2016

Viaggio in Toscana 4 - Vino e archistar


Un  vigneto a Cinigiano

 
La palazzina uffici di ColleMassari
Che la Toscana sia terra da vino quasi sopra ogni altra (anche se come piemontese avrei da dire su questo, ma non voglio insistere perché ero ospite) è fatto noto, ma la cosa più interessante è che quaggiù ci hanno sempre saputo fare nel valorizzare il prodotto attraverso quello che oggi chiamiamo marketing ed immagine. Dunque attraversiamo le terre di Montalcino che ormai sono diventate un brand così famoso nel mondo che neppure le più stupide truffarelle dei cretini che quando gira il soldo cercano sempre di essere più furbi di tutti, sono bastate per intaccarne la sostanza e ormai si va per prenotazioni per cinque anni avanti a prezzi d'affezione. Questo naturalmente si tira dietro tutto il resto, mettici un prodotto di base, il Sangiovese che di per sé è garanzia di una buona partenza, un enologo di vaglia che sappia il fatto suo, aggiungi poi una terra di una bellezza unica ed è facile costruirci sopra delle nuove avventure commerciali di una certa portata. Ecco dunque che nomi importanti che hanno quattrini a palate hanno pensato che fosse giusto ed interessante investire somme di un certo rilievo da queste parti, per creare aziende nuove, di acconce dimensioni con l'intento di produrre vini di alta gamma che potessero sfruttare quanto già è noto del territorio. Diciamo che così si parte già da una buona rendita di posizione. 

La cantina di invecchiamento
Per metterci sopra il carico da 11 qualcuno ha pensato, con intelligenza aggiungo io, che visto che l'investimento era importante, tanto valeva aggiungere ancora qualcosa e far progettare la nuova cantina da un architetto famoso, in modo da poter aggiungere un ulteriore punto di interesse e di bellezza all'operazione tutta. Ormai questa pare la tendenza dei grandi nomi di tutto il mondo. Capita dunque di poter visitare da queste parti aziende vitivinicole create ex novo da non molti anni, i cui edifici sono stati disegnati da nomi noti. Noi abbiamo avuto l'opportunità di visitarne due. La prima è la cantina Colle Massari a Cinigiano progettata dal famoso Edoardo Milesi scelto probabilmente proprio perché è uno dei più importanti esponenti della bioarchitettura sostenibile in Italia. Questo naturalmente è in linea con gli indirizzi che sembrano essere l'asse portante della produzione aziendale e del suo marketing, puntare su un'alta qualità in un territorio vocato, ma con un indirizzo totalmente biologico, dalla tecnica colturale del vigneto, alla vinificazione e quindi anche tenendo conto di un progetto tecnologico di cantina che tenga conto di questo fatto. Ora sapete bene come la penso su questi atgomenti, purtuttavia, se uno fa un investimento (e qui di soldi ce ne sono stati messi molti) lo fa seguendo quello che secondo lui gli può portare a casa il risultato migliore e siccome oggi questa è la direzione in cui tira il vento, lì si è scelto di veleggiare. 

La cantina Rocca di Frassinello
Cosa quanto mai calzante visto che una parte del grano arriva proprio da quel Bertarelli che da operazioni come quella di Alinghi e questa del vino, penso voglia ricavare oltre che al piacere di un passatempo di lusso, anche un risultato economico. Questo naturalmente sarà tutto da vedere spulciando i libri contabili, nel nostro caso invece dobbiamo apprezzare, l'idea architettonica della cantina che affonda le sue sale di lavoro nel ventre della collina con a fronte un paesaggio straordinario, a contatto con la roccia del sottosuolo che compare a vista tra le file ordinate di barriques e delle botti di rovere. Diciamo un 600.000 bottiglie, prodotte assieme ad altri due poderi di cui uno nella zona di Montalcino, per conquistare il mondo con prodotti d'affezione. In fondo l'Italia ha anche molto bisogno di queste cose. Certo assaggiare vini nella grande sala progettata all'uopo con vista sulle colline circostanti, tra bruschette, salami e prosciutti di qualità, assaggiando alcuni dei loro vini (certo non il Brunello riserva da 180 €) è un bel piacere, ve lo garantisco. 

La barricaia
Discorso parallelo per la Cantina Rocca di Frassinello a Gavorrano  progettata da Renzo Piano nel cuore della zona del Morellino di Scansano, altro vino di punta della Toscana. Bisogna dire che questa costruzione appaga davvero la vista e, pur essendo modernissima e perfettamente coerente con lo stile dell'archistar, appare assai armonizzata con l'ambiente circostante, in gran parte nascosta alla vista e assolutamente funzionale al suo scopo primario, quella di produrre un vino di altissima qualità. Certo il colpo d'occhio più forte ce l'hai quando superate le porte esterne della porzione "tecnica" arrivi nel perfetto ambiente della barricaia, che scende attraverso una serie di gradoni, come in un antico teatro nel ventre della collina. Qui la luce naturale può penetrare solo attraverso una piccola apertura dall'alto ed allora il raggio di luce che scende in basso ad illuminare le piccole botti guidato da una serie di specchi, trasforma  l'ambiente nella sacralità di una chiesa. Fateci un salto se venite da queste parti, sono due visite interessanti, tanto per capire in che direzione sta andando la vinicoltura italiana e mi raccomando, assaggiate, assaggiate, assaggiate.

Paesaggio

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domenica 22 dicembre 2013

Una coppa di vino.



Visto il grigiore di questa giornata decembrina, visti gli obblighi anche assai terreni che l'incombere delle feste propone, oggi vi tocca una quartina la 164, dell'amato Ommar Khayyam,  come sempre amaro e disposto a perdersi per una coppa di vino.


Offrimi quel vino che per me è alimento dell'anima
Dammi di quello anche se il capo mi duole,
Metti nel mio palmo la coppa, perché è tempo di favole

E questa vita fugge via come vento, dammi del vino!


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Tarda primavera.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!