giovedì 22 ottobre 2020

Luoghi del cuore 74: Taste of Chicago

I ponti - Chicago - giugno 2000


Un grattacielo

Chicago è una delle più classiche tra le metropoli americane, forse ne può essere la perfetta simbologia, non avendo in fondo una caratterizzazione estremamente specifica che ne isoli il concetto personalizzante, sovrapponendo la propria icona a quella di grande città moderna. Dato che è sede di una importante fiera internazionale nel settore in cui svolgevo la mia attività, ci sono stato diverse volte, potendone così apprezzare la piacevolezza; ogni volta che ci ritornavo infatti, potevo crogiolarmi nella sensazione di essere sì lontano da casa, in terra straniera, ma ormai ben conosciuta, con punti di riferimento specifici, cosa che alla fine ti dà un senso di tranquillo benessere anche se non proprio, la condizione di chi si sente a casa propria. Parlo naturalmente del downtown e quartieri centrali limitrofi, senza riferirmi alle immense periferie spersonalizzate comuni a tutta l'America. Mi piaceva passare le domeniche nelle zone sul lago dedicate alla convivialità cittadina, approfittando del fatto che ci sono sempre stato nella tarda primavera, periodo in cui l'immenso lago-mare antistante mostra  il suo invitante splendore, le vele cominciano ad uscire, i parchi si riempiono di persone che corrono, i moli riorganizzati a luoghi di svago, di gente che gode nello stare all'aria aperta dopo il gelo di un inverno che da queste parti, sa essere piuttosto severo. Le piccole orchestre che si esibiscono, gli artisti di strada, i tanti locali dove mangiucchiare qualche cosa ascoltando il mood statunitense che ti circonda. 

Grattacieli

Coppie di personaggi dalle dimensioni paradossali, che ti fanno rivedere il tuo concetto generale di obesità si dondolano con secchiellate di popcorn in mano, ragazzini che giocano o si gustano nuvole di zucchero filato rosa, grandi piatti che esibiscono porterhouse di dimensioni gargantuesche. Voglio spendere due parole su questo taglio di carne che rappresenta il top assoluto della bistecca. Intanto sappiate che si differenzia dalla più comune T-bone steak, per il fatto di presentare la parte di filetto decisamente più grande essendo tagliata dalla metà del lombo in poi e di avere lo spessore minimo di3,2 centimetri. Per questo il pezzo può arrivare facilmente ai due chilogrammi. Il nome curiosamente deriva dai locali dell'800 che così si chiamavano e che potremmo assimilare agli odierni B&B, che la fornivano con regolarità assieme ad un boccale di birra Porter (una stout piuttosto corposa), insomma più che letto e colazione, si potrebbe dire letto e bistecca. Diciamo che questo piatto per i carnivori è decisamente una esperienza mistica che come tante altre deve essere fatta sul posto. Camminando per il centro, invece, lungo il cosiddetto Golden mile, hai una grande sensazione di déjà vu, anche perché quelle linee, quello skyline, quelle strade coperte dalle sopraelevate, il canale con i ponti sollevati, li hai visti e rivisti mille volte in ogni telefilm che li ripropone continuamente credo proprio per la loro fotogenicità e perché rappresentano davvero l'America in generale senza una allocazione specifica. Quanti inseguimenti e fughe automobilistiche si sono svolte sotto i pilastri sottili di quella metro aerea finendo sui ponti sollevati a metà. Comunque se vi capiterà di andare, dopo avere goduto la vista della città dall'alto di quello che è stato per un po' l'edificio più alto del mondo, fate un salto  anche a vedere la più grande borsa merci del mondo. 

Un canale

C'è una visita guidata che dà conto abbastanza efficacemente di cosa significhi, questo spazio, in un certo senso virtuale dove transitano oltre la metà di tutte le derrate alimentari del mondo. Cereali, soya, succo d'arancia, carne bovina, questa è la vera ricchezza che in effetti serve a sfamare l'umanità e questo è il suo tempio, a mio parere, un bello spunto di riflessione. Infine l'altra caratteristica che mi ha reso cara questa città, è la musica. Finite le interminabili ore in fiera, smaltiti i contatti con i probabili clienti, passavo spesso le serate in qualche locale dove, a cena smaltita e sbarazzati i tavoli, gruppi sconosciuti cominciavano tre orette buone di R&B di grandissima qualità, non per niente questa è la città di B.B.King. Non ci sono molti stranieri in questi bar e l'atmosfera è molto amichevole, I tuoi compagni di tavolo, quasi sempre le sistemazioni sono comuni, specie se sei solo, appena ti individuano come europeo, sono presi da un senso di soggezione, quasi tu fossi lì a metterli sotto esame. Si sforzano di darti le migliori informazioni sui gruppi che suonano, evidenziando le loro qualità e chiedono spesso la tua approvazione. Ho trovato sempre gente semplice e simpatica vogliosa di presentarmi il meglio della situazione. Ma è la musica ad essere davvero splendida protagonista, a creare una storia e un ambiente. Forse Chicago non sarebbe quella che è senza l'R&B, è questa la colonna sonora che la avvolge e la identifica e di certo la rende la città ideale, partenza per quello che potrebbe essere un interessante itinerario musicale da nord a sud degli States. Pensate un po', partire da Chicago, poi giù fino a S.Louis e poi nella patria del country a Nashville, a seguire il rock di Memphis per finire nel cuore pulsante del jazz a New Orleans, un'orgia di sensazioni apparentemente solo auditive ma che nella realtà credo raccontino la vera storia ed il reale gusto degli States. E' un'idea che vendo gratuitamente agli operatori turistici, per quando finalmente ci si potrà muovere.

Dall'alto

Pareti di vetro

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