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Castel del Monte - Puglia - agosto 1994 |
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La collina |
In quella bella estate del '94, decidemmo di fare un gran tour dei mari italiani, che in fondo, specialmente al sud, conoscevamo assai poco. Di filato fino alla costa adriatica e poi lentamente giù fino al tallone, costa ionica e quindi risalita globale del Tirreno. Tre mari insomma da godersi nella loro interezza. Ed in effetti fu un'orgia di spiagge da favola, alternate a puntate nei luoghi più belli nell'immediato entroterra. Incrociammo così Scanno, L'Aquila, Trani e le località più note della Puglia, incrociando poi Matera e risalendo infine la Calabria, il Cilento, la costiera, trovando anche spazio per la reggia di Caserta. Insomma un'orgia di bellezze di arte e natura, propria del nostro paese dove non sai dove posare l'occhio, che tanto non sbagli mai. In Puglia rimanemmo un po' di più, in parte perché eravamo quasi all'inizio del giro e poi perché non sapevamo cosa tagliare. Quasi allo stremo delle forze, dopo un eccezionale misto di trulli ed orecchiette, arrivammo a quel leggero rilievo, una collinetta appena accennata, sul colmo della quale anche da molto lontano scorgevi distintamente la punta squadrata di Castel del Monte, severo capezzolo che orna il rilievo, esercitando una magistrale ed irresistibile attrazione. Stranamente non c'era nessuno quando arrivammo di primo mattino e la forza possente di quelle mura bianche perfette, una fortezza assoluta da romanzo fantasy, era tale che ci aggirammo a lungo, quasi senza parole, prima di entrarvi.
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La pianta - da wikipedia |
La precisione con cui ad ogni lato tutto si ripeteva, come in un labirinto esterno in un loop di un gioco nel quale ti ritrovi sempre allo stesso punto, era quasi ipnotico e la sensazione continuava quando accedevi alla corte perfetta, ottagono nell'ottagono, circondato ai vertici da altre torri ottagonali, una meccanica frattale immaginata forse dallo stesso genio di Federico II, forse piena di rimandi esoterici, per il progetto di un castello del quale non è assolutamente chiaro lo scopo, finalizzato forse a luogo di piacere e ristoro del corpo, quasi un hammam orientale o un tempio con finalità astronomiche, con un ben preciso percorso obbligato, pietre che illuminate dal sole in determinati momenti dell'anno, illuminano punti precisi e dai significati noti solo agli iniziati. Insomma una costruzione dal fascino irresistibile resa ancora più attraente dalla nudità delle sue sale interne, spoglie di ogni arredo e che maggiormente evidenziano l'essenza di questa struttura unica nel suo genere. Tra questi muri senti echeggiare storie di dame e cavalieri antichi, di disfide, cavalli, labari che sventolano e clangore di armi. La mia bimba ascoltava le storie che le snocciolavo con gli occhi sgranati, affascinata alla pari dalla perfezione architettonica (chi dice che i bambini non riescano ad apprezzare i concetti del bello assoluto) e dai racconti di fantasie su quel tardo medioevo pieno di trovatori, bellezze esangui e canzoni d'amore mormorate a fil di labbra da giovani palafrenieri a principesse dalle vesti di damasco. Quando uscimmo dal portale stava arrivando un pullman di turisti tedeschi che scendendo rimanevano quasi abbagliati da quelle mura che risplendevano al forte sole di Puglia e restavano un attimo immobili prima di riprendere fiato e proseguire verso l'ingresso. La mia bambina si voltò ancora una volta verso l'ottagono perfetto e e mi disse: - Che bello sarebbe stato essere la principessa di questo castello.- Poi saltò sul camper e si mise a colorare un libro di favole.
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Trulli |
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L'ingresso |
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Imputato alzatevi
2 commenti:
J aime bien le fil conducteur de tous ces coups de coeur....La petite fille .
jac.
Bien sur, vous avez bien compris!
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