lunedì 21 marzo 2022

Giorno di primavera

dal web

 Primavera jà llegò...  diceva  Carlos Sntana mordendo le corde della sua straordinaria chitarra, già ormai è primavera, come fai a essere negativo, a nutrire sentimenti pessimistici guardando un cielo che ormai, anche qui nella piana, ha virato decisamente all'azzurro. Certo la temperatura è ancora frizzantina, pizzica le guance rosate delle ragazze, poco fa invece sulle pelli rinsecchite dei vecchi a cui manca solo quella primavera lontana, quella che non torna ogni anno a fare rifiorir la rosa. Eppure non lontano da noi si continua a morire, stupidamente e improvvidamente, per fisime teoriche che tra qualche decennio finiranno nel dimenticatoio della storia, nella discarica delle trombonate di principio, assieme a tutte le altre accumulate in diecimila anni. Chissà quali sono state le vere motivazioni di fondo che hanno  rinfocolato l'odio di Cartagine per quei parvenu di Romani, popoli diversi è pur vero, etnie in contrasto o solo e semplicemente o soldi, la necessità di influenze di una globalizzazione mediterranea che toglieva ossigeno a una genia di marinai mercanti, diventati improvvisamente guerrieri per amplificare lo spazio vitale intorno a loro, per facilitare le vie del frumento che dal nordafrica fluivano verso lidi più affamati? O la fame di metalli, utili alle spade come alle zappe di una rivoluzione verde alla porte? Oppure soltanto la follia di un comandante in cerca di gloria personale voglioso di fama e di sangue, senza il problema di sacrificare la vita di uomini e bestie, disposto a mettere in gioco il suo impero in cambio di nulla. 

Ma forse anche allora un dio lo voleva e avrebbe accompagnato la gloriosa avanzata, condita di stupri e saccheggi perché questa è la guerra ragazzi. E dall'altra parte l'assalito, il giusto, il prescelto dagli dei per dare la lezione al prevaricatore assassino, futuro inevitabile vincitore che si sarà rivolto ai vicini in cerca di aiuto, mostrando le nefandezze di un nemico feroce e spietato, ricordanto a tutti che dopo Roma, sarebbe toccato inevitabilmente a loro. Sabini, Etruschi, Volsci e Sanniti e anche voi Liguri e Celti ancora lontani, freddi e disinteressati, ma sulla carta fratelli, strigiamci a coorte siam pronti alla morte... così si deve cantare quando Marte chiama e le spade battono sugli scudi per impaurire il nemico. Nella campagna lontana, i contadini sentono il rumor di lance e di buccine e guardano il cielo. E' scoppiata la primavera, ma da troppo tenpo non piove, quest'anno male crescerà il farro e le piantine d'orzo e le fave già sono rinsecchite nella terra arsa e dura. L'esercito passerà, lasciando la sua scia di morte e soprattutto calpestando i campi più fertili, più per disprezzo che per reale bisogno, poi ci sarà battaglia e urla di feriti, agonie di vite già pronte a scendere nell'Ade e infine tutti se ne andranno, lasciando i morti a concimare il campo per le prossime primavere che di certo verranno, come ogni anno. I contadini saranno ancora qui a raccontare storie di fantasmi e di masche nascosti sotto quelle zolle scure che aspettano solo che siano gettati altri semi,  di un nuovo odio.


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1 commento:

Unknown ha detto...

Condivido (da figlio di contadino)
Antonio

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