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Ma forse anche allora un dio lo voleva e avrebbe accompagnato la gloriosa avanzata, condita di stupri e saccheggi perché questa è la guerra ragazzi. E dall'altra parte l'assalito, il giusto, il prescelto dagli dei per dare la lezione al prevaricatore assassino, futuro inevitabile vincitore che si sarà rivolto ai vicini in cerca di aiuto, mostrando le nefandezze di un nemico feroce e spietato, ricordanto a tutti che dopo Roma, sarebbe toccato inevitabilmente a loro. Sabini, Etruschi, Volsci e Sanniti e anche voi Liguri e Celti ancora lontani, freddi e disinteressati, ma sulla carta fratelli, strigiamci a coorte siam pronti alla morte... così si deve cantare quando Marte chiama e le spade battono sugli scudi per impaurire il nemico. Nella campagna lontana, i contadini sentono il rumor di lance e di buccine e guardano il cielo. E' scoppiata la primavera, ma da troppo tenpo non piove, quest'anno male crescerà il farro e le piantine d'orzo e le fave già sono rinsecchite nella terra arsa e dura. L'esercito passerà, lasciando la sua scia di morte e soprattutto calpestando i campi più fertili, più per disprezzo che per reale bisogno, poi ci sarà battaglia e urla di feriti, agonie di vite già pronte a scendere nell'Ade e infine tutti se ne andranno, lasciando i morti a concimare il campo per le prossime primavere che di certo verranno, come ogni anno. I contadini saranno ancora qui a raccontare storie di fantasmi e di masche nascosti sotto quelle zolle scure che aspettano solo che siano gettati altri semi, di un nuovo odio.
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1 commento:
Condivido (da figlio di contadino)
Antonio
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