giovedì 14 dicembre 2023

Corea 21 - L'hanok di YangDong

PonteWoljeonggyo - Gyeongju - Corea dels ud - Ottobre 2023
 

Una casa di Yangdong

Oggi ho previsto un'altra gita fuori porta, visto che il tempo è magnificamente clemente un delizioso autunno dalla temperatura fresca e carezzevole, oltre che asciutta, cosa, sembra non così frequente da queste bande. Così eccoci sul mezzo che porta fino a YangDong, un altro dei bellissimi villaggi hanok di cui evidentemente la Corea pullula. Il comodo bus cittadino ci porta, facendoci fare il circa 25 chilometri che conducono appena fuori città, in poco più di una mezz'oretta. Oltre a noi ci sono solo quattro ragazzi romani che fanno un po' di cagnara, ma ci attaccano bottone tanto per confrontare le esperienze. Uno è evidentemente l'organizzatore e ha dei parametri concreti da rispettare, gli altri si fanno portare e hai un po' l'idea che non sappiano neanche dove stanno andando, ma anche questo è una opzione di viaggio, in effetti in ogni luogo dove arrivi, hai lo stupore dell'inaspettato e spesso in questo modo le cose di vero interesse ti colpiscono maggiormente, un po' come per le mete dalle quali non ti aspetti molto e che diventano in realtà più soddisfacienti di quei luoghi che straordinari che hai già visto mille volte in foto meravigliose con la giusta luce, fatte da grandi professionisti, assolutamente più appaganti della nuda e spesso deludente realtà. Dunque arrivati al terminal del bus c'è ancora una bella scarpinata da fare per arrivare al villaggio; è inutile, qui in Corea il destino barbaro e crudele è che bisogna camminare e camminare molto. Superato l'ingresso e dopo esserci ristorati un attimo ad un localino posto saggiamente ai piedi del varco che apre la strada tra le case che risale la collina, procediamo verso l'alto. 

Tetti di Yangdong

Le costruzioni antiche, si tratta per lo più, per quelle originali di abitazioni che risalgono al XV secolo, in pietra, terra e legno, presentano le caratteristiche del periodo Joseon e sono in alcuni casi non visitabili all'interno in quanto ancora regolarmente abitate dai discendenti delle famiglie che le hanno costruite. A differenza degli altri già visti, in questo caso il villaggio si presenta sparso per un vasto tratto della collina e le case sono, ognuna a presidio di campi coltivati, i cortili ancora adattati alla conservazione dei raccolti, con l'angolo pieno di orci marroni predisposti per la maturazione dei kimchi e poche di queste sono state adibite ad un uso, diciamo così, turistico. C'è un solo ristorantino tradizionale all'ingresso e poi vi potrete perdere sulla collina facendo chilometri sui sentieri alberati che conducono da una casa all'altra, fino alla scuola e tra i campi. La cartina che ti danno all'ingresso racconta abbastanza bene i luoghi più importanti, ma è soprattutto l'atmosfera tranquilla e bucolica che regna nel paese che lo rende attraente. In effetti non c'è quasi nessuno in giro e anche molte case sono all'apparenza disabitate, cosa che ti fa sentire la campagna di un tempo senza pressioni, in effetti potresti trovarti qui in qualche secolo passato senza vedere cose diverse. Alla cima della collina ci perdiamo tra gli alberi che costeggiano il crinale. 

Cachi

C'è un vecchietto ai margini di un campo con una sorta di vanga in mano, ma perché in oriente fanno manici così corti e apparentemente scomodi per gli strumenti agricoli? In fondo a stare con la schiena curva, stanca di più. non ci sono dubbi, ma forse è per trovare conferma alla maledizione biblica, maledicendosi perché la terra è così bassa. Comunque cerchiamo di capirci col tizio, ma ci sono difficoltà. Alla fine arriva una macchina e il tipo, dopo un'occhiata alla mappa, fa cenno all'altro versante della collina. Stiamo per rinunciare, considerando anche il fatto che le case non differiscono poi molto le une dalle altre, ma il signor Kim (da queste parti si chiamano quasi tutti Kim), non se ne dà pe rinteso e ci fa salire in macchina e ci porta a destinazione, infarcendo lo spostamento con una lunghissima chiacchierata della quale non capisco assolutamente nulla, salvo che forse lui è stato o vorrebbe adare al più presto in Italia e a Venezia in particolare. Ci scarica, non prima di averci messo in  mano una lattina di bibita energizzante ghiacciata, della quale evidentemente dalle facce che presentavamo, avevamo assoluto bisogno e ci accompagna ancora con lo sguardo mentre scendiamo a valle tra le siepi spinose e le file di alberi di cachi. L'ho già detto che la gente da queste parti è sempre straordinariamente gentile?

IL fiume di Gyeongju

Due asinelli pelosi e altrettanto gentili ci aspettano vicino al ponticello dell'ingresso; guardano con grande interesse l'ordinatissimo appezzamento coltivato a file regolari di cavolo cappuccio, ma non osano avvicinarsi. Ci buttano un'occhiata buona, mentre rifacciamo, a schiena curva la strada che porta alla pensilina del bus. Ci vorrà più di mezz'ora prima che arrivi, così il guardiano ci tiene compagnia con solidarietà, anzi corre al suo sgabbiotto e mi porta una micromonetina da 10 won per la mia collezione, ormai credo che dato il valore (0,7 cent di euro circa) non siano più in circolazione. La ripongo in una bustina per non perderla e intanto arriva il bus che ci riporta fino alla fermata davanti al museo, dove comincia il grande parco cittadino lungo il fiume, che non avevamo ancora visto e dove trascorreremo il pomeriggio. Questa zona è più selvatica rispetto alla zona delle tombe reali e data la sua vastità sembra meno affollata, in realtà è soltanto molto più grande ed i sentieri si perdono in un grande bosco sulla scarpata che segue i meandri del fiume. Un percorso assolutamente romantico e quando incontri qualche coppietta in costume tradizionale che cammina con gli occhi persi nel verde cupo del sottobosco, l'immagine oleografica ti fa sentire in un altro secolo. La collinetta è abbastanza alta e la curva del fiume sotto, sembra stagnola che riverbera ai raggi del sole del pomeriggio. 

Cercatrici di funghi

Tra gli alberi ci sono anche figure ricurve che risalgono verso la parte più alta, sono gruppi di vecchiette con sporte di plastica legate al fianco, cercatrici di fughi e nocciole. I canestri sono già pieni, segno che di roba se ne trova parecchia. Poi la collina digrada verso il basso e qua e là noti grandi aree recintate e coperte; sono le protezioni agli scavi sempre in corso. Qui sembra che basti fare un buco a terra per tirar su roba. Finalmente dopo una bella scarpinata, arriviamo all'Hanok cittadino Gyo, molto rimaneggiato, ma che offre tuttavia una bellissima atmosfera anche se le sue case sono state quasi tutte trasformate in locali alla moda o guesthouses tradizionali. La grande scuola confuciana è un'oasi di pace giusto al centro del villaggio. Al confine scorre il fiume e poco dopo arrivi al bellissimo ponte di legno di Woljeonggyo. Questo manufatto è davvero imponente: una serie di travi in legno colorato che sostengono un grande tetto di tegole nere. I pilastri rosso vivo sono tronchi unici perfettamente uguali di dimensioni maestose. Tutte le parti del soffitto sono finemente decorate con i vivaci colori propri dei templi. A quest'ora ed in questa stagione non c'è moltissima gente e sono soprattutto le tante ragazze nei vaporosi vestiti tradizionali che sostano lungo i parapèetti che danno sul fiume sottostante, magari con un peluche in mano, in cerca della giusta inquadratura per un selfie, che lo rendono così pittoresco, uno scenario da cartolina, mentre il sole scende ed il cielo di colora di rosso. Poco lontano stanno approntando un palco per l'ennesimo festival. La sera musica e balli, colori e fuochi d'aartificio e la festa continua.

Il ponte Woljeonggyo

SURVIVAL KIT

Il villaggio

Yandong hanok - Villaggio a 25 km da Gyeongju. Si raggiunge facilmente con il bus 203. Ingresso 4000 W. Il villaggio si estende ad arco sulle colline e pare che dall'alto somigli ad un ideogramma cinese di serenità. Ci sono almeno 5 case antiche ben conservate e molte altre ricostruite o più recenti. Le abitazioni dei contadini invece sono più piccole e meno strutturate e hanno il tetto in paglia di riso. All'ingresso viene fornita una mappa e fuori delle case c'è un cartello con una breve spiegazione. Le case sono chiuse e se ne può apprezzare solo l'esterno ed i cortili tra le costruzioni. Ambiente comunque piacevole. Considerate che all'interno del villaggio non ci sono punti di ristoro, per cui siate equipaggiati soprattutto di acqua. Baretto all'ingresso. Colcolate al minimo 2 ore più il viaggio e l'attesa (per questo controllate la tabella esposta alla ripartenza del bus, sono sempre molto precisi).

Produzione di kimchi


Gyo Hanok - E' il villaggio cittadino al margine tra centro e parco sul fiume. Molti lo scelgono per provare l'esperienza dell'hotel tradizionale. Ce ne sono di molto belli, ma difficilmente scenderete al disotto dei 100 € a notte. Pieno di bar eleganti e locali di tendenza più costosi. Di qui potete vedere comodamente a piedi il ponte Woljeonggyo, illuminato di sera e gli eventuali spettacioli che si svolgono lì vicino, la scuola confuciana e i parchi con le tombe di Noseori, quelle di Nodongri e arrivare fino all'osservatorio.



Sul ponte

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