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Aggiungere la pietra - Tempio BongJeongSa - Andong - Corea del sud - ottobre 2'23 |
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Saòa centrale |
Appena ritornati in centro, si tratta di decidere come utilizzare al meglio il resto del pomeriggio che abbiamo ancora a disposizione, calcolando che purtroppo non ci sarà il tempo di vedere tutte le cose consigliate dalle varie guide. Quindi bando al risparmio e contatto un taxi per vedere se può farci fare un giro al meglio ad un prezzo accettabile. Il tipo, a cui do fiducia perché mi sembra capire quello che dico e non è poco, comincia a fare calcoli e ragionamenti poi conclude che il prezzo corretto sarà 80.000 W per l'intero percorso che dovrebbe durare almeno 3/4 ore. Alla fine accetto anche perché ho ormai maturato la convinzione che qui non cercano quasi mai di fregarti e anche perché non vedo altra soluzione e partiamo alla volta del tempio BongJeongSa, altro patrimonio Unasco in montagna ad una trentina di chilometri dal centro. La strada si mostra subito tortuosa ed anche il traffico non consente un gran velocità e questo si rivela ottimo perché il paesaggio della montagna circostante è davvero bellissimo. Siamo in un grande parco forestale, con conifere nere che ricoprono i fianchi della montagna stessa inframmezzate dal verde pallido e ingiallito delle latifoglie e dal fiammeggiare degli aceri che si preparano a dispiegare tutta la loro violenta pennellata sul bosco. Di tanto in tanto nei minuscoli quadrettini piani incastonati tra i ripidi fianchi dellle colline, striscie di giallo delle risaie che farebbero invidia al Van Gogh provenzale.
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Pagoda in pietra |
Davvero piacevole aggirarsi per questi boschi, si capisce bene come siano consigliate agli amatori dei percorsi di trekking da queste parti. Comunque sia arriviamo fino ad una strada laterale che segna il punto di entrata al tempio, uno dei più antichi e famosi del paese, visto che risale al periodo Silla del VII secolo. Una erta strada conduce alle costruzioni principali e con fatica la percorriamo seguendo i molti visitatori che la risalgono. I padiglioni che compongono il corpo principale non sono molto grandi e come per le altre costruzioni religiose del paese non sono neppure molto appariscenti o baroccheggianti come i tanti templi delle nazioni vicine, forse perché qui il confucianesimo, scuola molto rigorista anche nell'aspetto esteriore, ha mantenuto mentalità e forme decisamente lineari e semplici. Per la verità il padiglione centrale è in restauro, ma è una cosa che accade spesso in tutte queste costruzioni in legno, materiale di per sé deperibile e quindi di tanto in tanto, in particolare in questi climi particolarmente piovosi, ci sono travi o addirittura intere colonne portanti, che sono fatte con giganteschi tronchi, che vanno sostituite, quindi c'è un po' di confusione, ma basta lasciare lo spazio centrale e girare un po' tra gli altri edifici laterali, o dietro il gazebo che ospita la grande campana di bronzo per ritrovare la pace che contraddistingue questi luoghi.
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La campana |
Le statue dei tre Budda guardano misericordiose i fedeli che si altrernano in preghiera o per deporre offerte di fiori o di frutta o infilare nella sabbia i piccoli bastoncini di incenso. C'è una grande pace all'intorno. Piccoli sentieri risalgono la montagna dietro al tempio e portano ad altri luoghi più appartati, spazi di meditazione, abitazioni dei monaci, piccoli sacelli e pagode. Come in molti altri templi coreani e in questo in particolare, sembra sia diventato assai di moda, per i turisti esperienzialisti (così li potremmo definire) venire a trascorrere uno o più giorni qui, vivendo la vita del monastero e partecipando ai suoi aspetti meditativi. Si dice tuttavia che la cosa non sia poi così appagante, oltre al fatto di svegliarsi nel cuore dlela notte e seguire la dieta monacale, alquanto povera, mentre per la fase meditativa si verrebbe un po' lasciati a se stessi, cosa che, per la verità, forse corrisponde concettualmente allo scopo stesso della ricerca. Comunque io, dato che credo di aver già dato in qualche mia vita precedente nella quale ero di certo un monaco disperso nella foresta in qualche tempio orientale, mi limito a fare il mio dovere di aggiungere la mia piccola pietra alla piramide di altri sassi che si è andata creando dietro la sala della preghiera, dove tutti prima di andarsene vengono a lasciare testimonianza della loro visita. Passo poi davanti alla piccola pagoda in pietra a tre balze del periodo Goryeo e risalgo ancora verso l'alto.
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Gunja Hanok |
In effetti il tempio immerso nel bosco ha un suo interesse naturalistico, più che dal punto di vista architettonico, ma in Corea questo non sarà mai il punto di forza, quanto invece l'ambiente nel quale vive il sito. Il panorama, benché schermato in parte dal bosco, è davvero maestoso. Riscendiamo lentamente verso la macchina, all'ingresso ci hanno fatto segnare il nome come visitatori e controllato il passaporto, ma non sabbiamo dovuto pagare biglietti di ingresso; bravi i monaci. Riscendiamo verso valle e poi via ancora per colline e rigagnoli d'acqua, superando crinali e baratri scavati dalla forza delle acque. Il nostro guida piuttosto allegro, anche se è molto attento e quando vedo che rallenta vistosamente è perché subito sta per saltare fuori lungo la strada un radar del controllo velocità; qui pare siano piuttosto severi e i massimi sono piuttosto bassi. O conosce perfettamente la strada o il cruscotto della sua auto elettrica, più simile ad una astronave che ad un auto e che tiene tutta la parte anteriore sotto al parabrezza, segnala ogni cosa e lo induce alla prudenza. Dopo un'oretta circa comunque arriviamo all'Hanok di Gunja che mi sembra una vera chicca, dove non arrivano moltissimi visitatori essendo un po' defilato rispetto alle altre attrazioni di Andong e anche per il motivo che bisogna aver voglia di venirselo a cercare, disperso come è tra le montagne. Questo villaggio antico che conta solamente una ventina di case, ma perfettamente conservate, è posizionato in una località assolutamente anomala ed inconsueta per gli standar coreani in quanto il complesso sorge sui fianchi scoscesi della montagna, contrariamente alla tradizione che li prevede presidiare le resaie nel fondovalle.
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Il bar dii Gunja |
La spiegazione è semplice in questo caso: una diga, infatti ha coperto completamemte la sede originale e le case sono state tutte accuratamente smontate e ricostruite in alto e ora sono tutte private e abitate da cittadini come seconde case. In una c'è pure un piccolo caffè disposto in un delizioso giardino dalle siepi e dai cespugli potati a forma di animali del bosco. Naturalmente fiori a profusione dappertutto che spuntano tra le pietre e le steli antiche e che fanno di questo luogo un oasi piacevolissima. In basso le frastagliate propaggini blu scuro del lago rartificiale, rendono ancor di più, se possibile, affascinante questa montagna. Non oso immaginarne la magia, quando sarà coperta da delicate spruzzate di neve. Meritava davvero spingersi fin qui per godere di queste sensazioni. Torniamo in città dopo tre ore e più e per malizia che altro, controllo il tassametro che era comunque stato messo in funzione alla partenza. Segna 78.000 W, diciamo che il nostro sa fare perfettamente i suoi conti. Breve sosta in albergo tanto ormai è buio, in città suonano da tutte le parti, ma a noi rimane la voglia di mettere sotto i denti un po' di costolette alla griglia. Capitiamo dunque in un ristorantino, quelli classici con le cappette sopra ogni tavolo rotondo con tanto di griglia centrale e ci facciamo un piatto di costine. Poche ma buone avrebbe detto il nostro compianto amico Vito, ma ormai siamo abituati a queste diete francescane ed è bene non appesantirsi troppo, alleggerendo nel contempo il portafogli.
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La foresta |
SURVIVAL KIT
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Il lago |
Cose da vedere ad Andong - Per concludere ricapitolo i punti imperdibili di questa cittadina e dintorni che necessiterebbero almeno di due giorni e mezzo pieni, diversamente dovrete tagliare qualche cosa. In ordine di importanza, il succitato Hahoe village con la Byeolsingut Talnori dance (una volta al giorno informarsi se alle 13 o alle 14) per almeno mezza giornata, il Tempio BongJeongSa, un paio d'ore più viaggio, l'Hanok Gunja (un'oretta più viaggio), il museo del soju con eventuali acquisti, la scuola confuciana di Dosan Seowon in riva al lago, dove c'è anche il padiglione Manjhueong del XVI secolo con cascata sottostante, reso famoso da un notissimo K-drama girato proprio qui, il folk museum, uno dei più completi della Corea, in centro, poi il ponte di legno Wollyeong-gyo, illuminato alla sera con eventuale gita in barca sul lago al chiaro di luna, classico luogo degli innamorati, il mercato coperto da vedere soprattutto di notte e dove mangiare qualche specialità locale. A questo proposito i piatti tipici di Andong sono: Il pollo Jyimdak (anche in versione non speziata, consigliata) soprattutto al mercato, ci sono 20 stalli che lo propongono a prezzi equivalenti, lo sgombro salato servito con 10 contorni e zuppe, lo Heotjesatbak, tradizionale cibo funerario, l'Andongguksi, zuppa con i noodles molto saporita, oltre al già citato pane bianco al formaggio morbido di Mammoth. Provate naturalmente il soju in versione grappa forte o come soft drink più leggero.
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Tra le case |
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