giovedì 2 novembre 2023

Corea 4 - Il villaggio Bukchon

Davanti al castello

Casa tradizionale
Per la verità una volta entrati in camera, scaricati i fardelli e rassettatici alla meglio dopo quasi 24 ore che siamo in moto, il letto davanti a noi è come una sirena che chiama in maniera irresistibile ed il fardello degli anni che grava sulla schiena più dello zaino che orgoglosamiente ci siamo issati sulle spalle con la sicumera propria di epoche passate, spingerebbero a cedere alle lusinghe di quelle lenzuola appena distese, bianche come sudari. Solo un momento dai, un attimo tanto per ricaricare le forze e tenere gli occhi chiusi un paio di minuti. Mi raccomando lo dico a voi che siete ancora in grado di ragionare, mai cadere in queste panie, che sarebbero l'inizio di un dormiveglia che vi trascinereste per tutta la prima settimana di soggiorno, rovinandola irrimmediabilmente, Sette ore di fuso sono tante da assorbire, ma in questo caso la soluzione è una sola. Resistere, resistere senza dubbi stoicamente fino a sera, intanto il torpore della notte è già passato. si tratta solo di mantenersi in vita per ancora sette od otto ore, completare la distruzione psicofisica dei vostri corpi e adeguarli ai nuovi ritmi circadiani che caratterizzeranno le vostre prossime albe e tramonti. Dunque forza e coraggio, dopo una vivificante doccia che schiaffeggi la muscolatura intorcinata dagli spazi della economy, gamba in spalla e si esca in un primo avvicinamento alla città che ci ha appena accolto. L'interesse e la novità vi terranno comunque svegli per il tempo necessario, ciondolare in camera è solamente dannoso e vi ritrovereste a rimanere poi svegli con gli occhi spalancati per tutta la notte per restare rincoglioniti anche il giorno successivo. 

Hanbok tradizionali
Dunque, archiviati questi saggi consigli melatoninici contro il jet lag che valgono sempre, usciamo, cartina alla mano, per capire dove ci troviamo. Subito mi rendo conto che la scelta dell'ubicazione della guesthouse, suggerita dalla sempre ottima Simona, è molto oculata, in quanto siamo in uno dei centri pulsanti della città e molti degli obiettivi da visitare sono a portata di gambe e facilmente raggiungibili a piedi. Così ecco proprio davanti a noi, a meno di cento metri, l'ingresso del ChangDeokGung, uno dei cinque palazzi reali che la dinastia Joseon ha costruito a Seul dal 1400 in poi. Fate attenzione a non confondervi perché i nomi sono apparentemente simili  e le pronunce complesse e quindi è meglio focalizzarsi sulla mappa per definire degli itinerari. Intanto comincerete a capire che Gung vuol dire Palazzo e quindi li identificherete con facilità. Nella marcia di avvicinamento (come ho detto meno di cento metri) che conduce all'ingresso, la grande porta Donhwamun che dà appunto il nome anche all'ampio viale che ci arriva di fronte, noto immediatamente che il grande portale di legno rosso sormontato dai tetti a tegole spioventi con gli spigoli che girano in su, è desolantemente sbarrato. Ora non è che mi aspettassi altro, visto che oggi è anche festa nazionale, se non sbaglio, e poi è anche martedì, giorno di naturale chiusura, ma trovare serrato ti dà sempre un senso di inappagata desolazione, che ti mette di cattivo umore. Tuttavia essendoci addetti nei paraggi e qualcuno alle vicine biglietterie, vado a chiedere informazioni per domani, che mi vengono date con dovizia di particolari anche se la pronuncia orientale dell'inglese, per me che poi devo fare la sovapposizione con le mie, ampiamente deficitarie conoscenze in materia, cominciano a mettermi alla prova e capisco subito che ci vorranno giorni per abituarmici. 

Tetti

Così tagionando e guardandomi attorno, non posso fare a meno di notare il numero non piccolo di turisti, nella quasi totalità autoctoni, che nonostante il giorno di chiusura, circolano nei paraggi, bardati di tutto punto con i costumi tradizionali addosso, i cosiddetti hanbok (한복), che trasformano le donne in deliziose damine settecentesche, mentre gli uomini vengono addobbati in maniera diversa, da re o da dignitari quando non da soldati. Il costume femminile è molto aggraziato e consiste di una gonna a vita altissima, noi diremmo stile impero, chiusa da un nastro appena sotto il seno, che scende a gonfia campana fino ai piedi, mantenuta in forma da un gran numero di sottogonne e da anelli alla base e da un corpetto attillato e ricamatissimo che fa da top. La gonna di raso o di tulle, è stampata in belle sfumature di colore o con disegni naturalistici molto eleganti. In testa vengono messi complicati ornamenti di fiori e trine, con spilloni e ornamenti sulla fronte, che completano molto bene l'aspetto. Per i  maschi il complemento più tipico, sulla tunica dai colori più vivaci e sgargianti, è il cappello dei dignitari coreani (gat), con un alto cilindro e tesa larga circolare, nero, rigido e traforato. Ora, questa passione un po' naif, che si osserva in moltissimi turisti locali (e qualcuno anche straniero) in tutti i luoghi storici delle varie città coreane, ha creato un vero e proprio business, infatti nei paraggi di ogni monumento sorgono come funghi, negozi specializzati che affittano ad ore o a giornata, i suddetti abiti che sono esposti in largo numero in grandi vetrine e direttamente sulla strada. 

Per le vie

Questi negozi sono presi di assalto di prima mattina da gruppi di turisti in visita che passano parecchio tempo a trovare il più adatto, a misurarlo ed a farsi sistemare con cura pettinature e particolari in tono come borsette e finti gioielli. Poi felici sciamano verso il castello muniti di macchine fotografiche, treppiedi e bastoni da selfie, per farsi il servizio fotografico completo, corredato con gridolini di piacere, mossette e segni di vittoria o cuoricini formati con le dita. Tutto questo, che a noi potrebbe apparire forse un po' ingenuo, un po' come se accorressimo in massa al Colosseo vestiti da centurioni, come se già non bastassero quelli che lì allignano, credo faccia parte del carattere di questa gente che sembra entusiarmarsi anche di piccole cose, con una naiveté che mette tenerezza. Certo che il panorama dei luoghi pieni di gente in costume contribuisce molto a dare ai monumenti stessi un'aria di festa perenne e un aspetto fotograficamente più attraente. Insomma tutta questa gente festosa mette di buon umore, almeno per me è così e contribuisce, oltre a molto altro di cui vi parlerò proseguendo nel viaggio, a fornire una sensazione di vita piacevolmente spensierata e tranquilla. Tuttavia, anche l'amministrazione, che non è stupida, ci mette del suo e visto che tutto questo contribuisce ad incrementare l'attrattività, quantomeno fotogenica, dei luoghi in questione e ha creato comunque un busines di una certa rilevanza, ha aggiunto il carico da undici e pertanto sembra che chi si presenti agli ingressi vestito adeguatamente in costume tradizionale, non paghi il biglietto di entrata, cosa che a conti fatti, ha anche il suo perché. 

Un vicolo

Comunque pensateci, specie se siete donne, che è sempre una sensazione carina quella di passeggiare nei giardini dei castelli vestite da damina. Intanto noi procediamo ad impiegare bene la giornata perché proprio a fianco del palazzo che poi è un parco di quasi 50 ettari, c'è un altro dei forti punti di interesse della zona: il villaggio Hanok Bukchon, una grande area, in pratica un intero quartiere di case antiche e tradizionali che si allarga risalendo la collina al fianco del castello. Molte di queste case sono ancora originali e solo sommariamente restaurate, mantenendo i cortiletti ed i loro minuscoli ma deliziosi giardini, altre, come ovvio essendo il quartiere vivo e abitato, sono state completamete rimaneggiate o ricostruite di sana pianta anche se lo stile è stato rigorosamente mantenuto. Tuttavia, anche se l'intera area è diventata una zona molto turistica e moltissime case sono state trasformate in locali, bar e ristoranti, quando non in alberghetti tradizionali hanok, i famosi yogwan, il luogo mantiene una piacevolissima atmosfera di tranquilla zona d'altri tempi, pur rimanendo nel cuore pulsante di una grande capitale dell'Asia. Per vostra informazione queste guesthouses, adeguatissime a chi vuole entrare a pieno titolo nell'atmosfera coreana del passato, sono costituite da un piccolo cortile centrale con le camere disposte intorno, con le pareti di legno e carta scorrevoli, dove si dorme sul pavimento su un materasso (yo) più sottile dei futon giapponesi, con una trapunta (ibul) e un cuscino (yogae) che se siete masochisti e vogliosi di immergervi nel mood. può anche essere fornito come cilindro pieno di semi secondo tradizione. 

Cortile

Poi tranquilli, che il locale è fornnito di tutte le necessità moderne dal bagno, al TV, al frigorifero ed al condizionatore, ma per il resto vi sentirete immersi nel passato ed al mattino quando vi renderete conto che tirarsi su da terra è più impegnativo che scendere dal letto e che il pavimento è duro, molto duro, vi sentirete più esperti del mondo. Intanto passare un paio d'ore passeggiando tra le stradine strette e contorte che risalgono le collina, buttando un occhio nei cortiletti che si aprono ai lati, fermarsi a bere qualcosa sulla terrazza di un baretto, davanti alla distesa di tetti neri dalle tegole ricurve, mi ha messo in sintonia con il posto. Certo ci sono un sacco di turisti che passano, ma i gruppi di damine con gli abiti gonfi che gigioneggiano davanti ai cespi fioriti che scendono dai muretti di mattoni antichi, allungando a più non posso il selfiestick per riprendersi tutte, danno sorriso e non senti più il sonno; poco importa se nel sollevare graziosamente la gambetta di lato per simulare atteggiamenti da eroine manga. mettono in mostra scarpacce da ginnastica con suole mastodontiche, piene di babaciu e faccette di pokemon et similia, invece dei delicati scarpini finemente ricamati a mano come imporrebbe la tradizione, ma pazienza, non appena abbassate le gonne, non si vedono più e un poco di comodità va concessa a tutti. Intanto la luce scende a poco a poco ed i muri antichi si colorano di arancio. La sera dona alla luce quel ché di magico che piace tanto ai fotografi. Il thé ghiacciato alla pesca va giù come l'acqua e le cascate di acqua che grandi proiettori fanno comparire sulle pareti del locale che ci ospita, gorgogliano assieme al finto cinguettare di uccellini, dandoti piacevoli sensazioni. Comincia davvero a piacermi questo posto. 

In un Yogwan

SURVIVAL KIT

Seul - Hanok Bukchon Village - Quartiere che sorge tra i due castelli del centro cittadino, trasformato in zona turistica di locali e ristoranti. Costituito da quasi 1000 case, sorse in questa posizione circa 600 anni fa, in quanto fungeva da residenza per i funzionari imperiali e la nobiltà del tempo. Moltissime le case originali e ben conservate. Bene indicate le zone, chiamiamole museali dove vengono mostrate alcune costruzioni del tempo nei loro vari ambienti con esposizioni di strumenti vari e oggetti antichi. Vengono dovunque forniti depliant esplicativi in inglese e mappe con itinerari a piedi suggeriti per vedere gli scorci più interessanti del quartiere. Tutti saranno comunque e questo lo constaterete dappertutto, disponibili a darvi indicazioni e info su quanto c'è da vedere in giro. Molte le esposizioni d'arte di artisti contemporanei e artigani (pittura, ceramica e oggettistica varia). Ci sono diversi piccoli ed interessanti musei (dall'artigianato tradizionale, all'arte del ricamo ed il folk, inclusi musei di curiosità dei quali i Coreani sono estimatori, che troverete spesso in giro per il paese; qui ad esempio c'è il  museo dei gufi). Alla sera, quando i turisti diminuiscono, la zona è molto frequentata dai giovani in cerca di nuovi locali di tendenza. cosa molto frequente in Corea dove tradizione e modernità spinta formano, credo di aver capito, un binomio inscindibile. Fermatevi in qualcuno dei vari locali (all'jnterno sempre modernissimi e in linea con un certo stile minimalista orientale che li rende piuttosto attraenti al nostro occhio) per riposarvi intanto e per assorbire l'atmosfera del luogo, turistica certamente, ma che vi aiuterà a cominciare a comprendere il paese. 

Affitti degli Hanbok - Davanti ad ogni attrazione storica, in ogni parte del paese, si trovano decine di negozi che offrono questo servizio. I prezzi variano da 10.000 W ai 30.000 W a seconda della bellezza, degli accessori e della qualità dell'abito, e comprende anche la sistemazione addosso. I vestiti possono essere presi per un'ora fino a tutto il giorno e la scelta è amplissima. Ricordatevi, se vi viene la voglia di fare questa esperienza, un giorno da damina, che comunque avrete il bonus dell'ingresso gratuito. 


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:


Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!