mercoledì 15 novembre 2023

Corea 11 - La DMZ


Corea del Nord alla DMZ - ottobre 2023
L'ultima locomotiva

Tanto per fare il punto della situazione, ieri, strumenti digitali alla mano, ci siamo sciroppati più di 30.000 passi che sta a significare di certo più di 20/22 chilometri, alcuni dei quali in salita feroce o su e giù per scale scoscese, e vivaddio, non siamo più ragazzini, abbiate almeno pietà per la carta di identità, non vorrete farmi morire, anche se la mia assicurazione prevede saggiamente il rientro della salma, Capitemi, io vorrei resistere almeno ancora un po'. Comunque in ottemperanza a questo proponimento oggi ci siamo organizzati, grazie al lavoro dell'amico Hung, una visita in pulmann alla DMZ, la cosiddetta Zona demilitarizzata che separa la Corea del sud dal quella del Cicciolone dalla simpatia travolgente e che corre pressappoco a cavallo del 38esimo parallelo nord. Questa è una escursione classica per chi visita Seul e molti me l'avevano sconsigliata perché paghi per non vedere alla fine quasi nulla, se non dei reticolati, qualche campo coltivato e cercare di scorgere qualcosa da una terrazza con dei potenti binocoli, oltre a sorbirti una buona dose di propaganda nazionalistica come se non ne avessimo già abbastanza sia da noi che da tutte le altre parti del mondo. Tuttavia devo dire che la visita è invece comunque interessante, intanto per illustrare un'epoca storica che non è niente affatto terminata, toccare con mano sentimenti e realtà tuttora in pieno corso che pervadono profondamente da vicino una nazione moderna e che al contrario, non si avvertono affatto all'interno del paese, che sembra assolutamente tranquillo a questo riguardo. 

Il ponte della pace

A questo punto è necessario darvi qualche elemento storico per capire questa situazione, rimandando chi fosse interessato ad approfondire al più completo sito sulla rete che ne racconta vita, morte e miracoli almeno fino al 2019. In buona sostanza, a guerra mondiale finita, qui come in molte altre parti del mondo si crearono due stati con orientamento politico opposto sostenuto dai due blocchi che si preparavano a quella che sarebbe stata definita guerra fredda. Nel '50 le truppe del nord sfondarono questo confine e penetrarono profondamente nel sud provocando l'intervento americano. Dopo tre anni e circa tre milioni di morti, si giunse ad una sorta di armistizio, ma ricordiamo che nessuna pace fu mai sancita nei successivi 70 anni e che formalmente i due stati sono ancora in guerra e quindi si arrivò a questa divisione, con la creazione di una fascia a cavallo del 38esimo parallelo, lunga circa 250 km, che va da mare a mare spaccando in due il paese e larga quattro chilometri, contrasegnata da tutta una serie di limitazioni e controlli variati di volta in volta tramite gli incontri periodici tra i due paese e le forze ONU interposte. In ogni caso tutta l'area circostante alla Zona Demilitarizzata, è invece la più militarizzata del mondo, con truppe e armamenti militari imponenti pronti a respingere ogni movimento avversario verso il proprio territorio ed a contrattaccare prontamente Questo non ha impedito una continua serie di incidenti tra nord e sud che nei decenni hanno provocato almeno un migliaio di morti tra soldati di entrambe le parti, inclusi una cinquantina di militari americani oltre ad un buon numero di civili. 

Messaggi patriottici

Nei decenni è stato tuttto un tira e molla di tensioni e di momenti di apertura a seconda dei vari governi e degli umori dei politici succedutisi nel tempo e quindi una visita al luogo presenta di certo un interesse composito, sia dal punto di vista storico che per la situazione corrente in una delle zone del mondo che si possono definire di alta tensione. Bisogna anche dire che questa visita è una delle più gettonate, segno che l'ìnteresse per la situazione è notevole, infatti il bus che ci carica è pieno in ogni suo posto. La guida, una ragazzina sveglia e atttivissima, fa subito passare un foglio con i dati da riempire che ci identifica con precisione, perché i controlli, come vedremo, sono piuttosto serrati e al termine della autostrada che conduce al confine, dove comincia la zona cuscinetto antistante la DMZ vera e propria, vietata ai civili, si entra attraverso un posto di blocco che controlla con attenzione chi viene autorizzato a penetrarla per scopi turistici. Due soldati appositamente scelti, come racconta la guida, tra i più carini e gentili, per fare buona impressione sui turisti, specialmente gli stranieri, salgono per controllare la corrispondenza tra l'elenco consegnato ed i passaporti ed all'uscita se manca qualcuno che si fosse perso in questa terra di nessuno, il pulmann rimane lì fino a che non si ritrova il fuggiasco o presunto tale. Gli unici civili autorizzati a stare in questa zona sono gli agricoltori abitanti di un villaggio Daeseong dong, l'ultimo rimasto tra quelli che preesistevano e che ospita circa 200 abitanti che godono di particolari privilegi tra cui quello di non pagare tasse pur che rimangano lì. 

L'ultimo ponte

Naturalmente anche nella fascia al di là del confine, dove appunto è possibile guardare coi binocoli, c'è un villaggio cosiddetto della pace, Kijong.dong costituito da belle case colorate con tanto di luce elettrica alle finestre, anche se pare che ad una attenta osservazione, si noti che si tratta solo di mere scatole di cemento con le finestre finte, prive di camere, con luci che si accendono e si spengono ad orari prestabiliti, mentre una serie di comparse ben vestite, camminano nei vialetti per mostrare una vita serena e felice. Così capisci subito che la macchina della propaganda qui è una delle più attive del mondo. Attraversata quest'area, si entra poi nella zona demilitarizzata da cui è visibile la cosiddetta LDM, la vera linea che segna il confine, lontana 2 chilometri, al di là della quale ci sono le truppe del nord. Il primo punto che si visita è a Panmunjeom, quello dove arrivava il ponte detto della libertà, che congiungerva le due Coree. adesso interrotto. Qui ci sono diversi monumenti e targhe funzionali alla retorica della situazione e varie memorabilia come l'ultima locomotiva arrugginita e crivellata di colpi che percorreva questa tratta. Tutto attorno la fascia completamente disabitata da ormai settanta anni che proprio per questo è ormai diventata uno dei parchi naturalistici più protetti al mondo, con diverse specie rare, come una particolare sorta di gru coronata, che proprio la situazione ha permesso di conservare e che, se mai finissero le ostilità, si vorrebbe mantenere tale, ma si vedrà. 

Il pennone nordcoreano di 160 m.

Si raggiunge poi il Dora Observatory dalla cui terrazza si tenta di vedere cosa ci sia al di là del confine con poderosi binocoli montati su appositi treppiedi. Ovviamente bisogna considerare che qui siamo in una zona ad alta tensione ed ancora ufficialmente in guerra. Di tanto in tanto ci scappano scaramucce e colpi in cui può scappare il morto e nei militari i nervi sono sempre a fior di pelle e di conseguenza tutto il luogo è carico di attiva attività propagandistica con sale di proiezioni e esposizioni fotografiche che raccontano le malefatte del nemico, accompagnate poi da slogan patriottici ed altri inneggianti alla pace tra i popoli. Il grado di tensione varia di anno in anno a seconda dello stato delle relazioni e dagli umori internazionali, mentre gli atti dimostrativi sono in continuo mutamente. Interessante ad esempio la guerra dei pennoni, in cui a fasi alterne si sono costruite rispettivamente dalle due parti, delle aste portabandiera, via via più alte per mostrare la propria potenza, della serie io ce l'ho più lungo. Siamo quindi passati dal primo pennone di 98 metri negli anni '80 eretto dal Sud, attraverso passaggi successivi all'attuale pennone eretto dal Nord di 160 metri ad un solo chilometro dalla LDM, che porta una bandiera del peso di 270 kg. Certo negli anni qui ne sono successe di tutti colori nella battaglia della propaganda con effetti anche comici, come ad esempio con la costruzione, alternativamente dalle due parti del confine, di serie di altoparlanti che gridavano slogan o che cercavano di convincere il nemico a disertare, con volume sempre più forte o tecnologie che ne disturbavano le emissioni. 

Pace sancita

Poi fu la volta dei volantini lanciati dall'altra parte con i più vari e fantasiosi modi come ad esempio i palloncini colorati. Ogni volta poi apposite chilometriche riunioni sancivano l'inutilità di queste ridicole iniziative e ne decretavano la proibizione, salvo ricominciare poi con altro non appena a qualche testa fina, studioso della guerra psicologica non fosse venuta qualche altra idea mirabolante. Così come l'istituzione di posti di guardia, via via distrutti o la creazione di ulteriori zone cuscinetto, insomma un tira e molla che ha impegnato generazioni di militari e stesori di trattati. Qui, comunque, ci sono un sacco di militari in visita e ne approfitto per fare qualche foto in mezzo a loro non appena depongono i mitra, sempre inneggiando alla pace ed alla amicizia tra i popoli. L'atmosfera è assolutamente strana, tuttavia ii ragazzi sembrano apprezzare il fatto che noi si vada a vedere questo luogo, stando da quella che evidentemente è la loro parte. Oggi è una bella giornata e le costruzioni del villaggio del Nord sono ben visibili al di là della striscia verde che ci separa, un territorio dove, ricordiamocelo sempre bene, sono disperse milioni di mine antiuomo, a quanto si dice. Una successiva tappa si svolge poi nel punto in cui è stato scoperto uno dei tunnel che il Nord aveva scavato in previsione di una invasione notturna. Questo è il terzo di quattro, trovato nel '78, grazie alla soffiata di un disertore. Il Nord prima negò tutto poi dichiarò che si trattava di una miniera per il carbone, tanto che aveva dipinto di nero sui muri delle finte vene che simulavano l'antracite. 

Ingresso al tunnel

La visita del tunnel è piuttosto faticosa. Muniti di casco, assolutamente benedetto perché dovendo camminare quasi chinati, spesso e volentieri si battono robuste capocciate nella roccia del soffitto che mediamente è alto 1,80, ma con molti spuntoni irregolari, si scende lungo una discesa ripidissima di oltre 360 metri per raggiungere il livello di 73 metri sottoterra, nel ventre per così dire del tunnel stesso che poi prosegue per circa 300 metri fino a raggiungere la Linea di demarcazione dove un robusto muro blocca la prosecuzione degli altri 1000 metri in terra nordcoreana. Pare che in poche ore potessero attraversarlo in 30.000 uomini, ma fortunatamente l'evento non si è mai verificato. Il percorso è faticosissimo, sempre un po' chinati per non sbattere troppo la testa, sembra non finire mai e mentre procedi, guardi continuamente i cartelli che segnalano i metri che mancano all'uscita per rivedere quelle stelle che segnano la fine dell'incubo. Comunque bisogna farsi carico pure di questa corvée, se no che turisti saremmo, ma all'uscita sono talmente sbaccalito che sbaglio chiave per aprire l'armadietto dove mi è stata sequestrata la macchina fotografica, si sa mai che carpissi preziosi segrti militari, usando quella della camera dll'hotel che per poco non si rompe nella serratura, cosa che di certo avrebbe provocato un incidente internazionale. E' inutile l'anziano dovrebbe stare a casa, 

Turisti MOngoli

Anche qui comunque, è tutto un inneggiare alla libertà e alla volontà di riunificazione, che non avvieme sempre per colpa di qualcun altro. C'è infine il punto detto JSA (Joint security area), posto proprio sulla linea di demarcazione dove, in una grande costruzione con una sala che rimane appunto metà al di qua e l'altra metà al là, avvengono gli incontri periodici tra le delegazioni e dove Trump ha incontrato Kim con la famosa stretta di mano. Insomma vedetela come volete, ma il luogo ha una sua carica di tensione ed una sua particolare valenza, sia per coloro (i militari) che la popolano, sia per questo andirivieni di turisti ai quali sembra di essere in un parco giochi, mentre qui invece, di tanto in tanto si spara e qualcuno ci lascia la pelle. Insomma non un luogo banale che alla fine vale la pena di vedere e di avvertirne le vibrazioni. Saliti sul pulmann, Yoon ci conta infine per l'ennesima volta per essere certa di non dimenticare nessuno e poi passiamo infine il posto di blocco e torniamo in terra civile. Durante l'oretta che manca all'arrivo in città, scambio qualche chiacchiera con una coppia di turisti Mongoli, lui enorme con un testone squadrato ed un cipiglio da Gengis Khan che mette paura, praticamente muto, lei altrettanto imponente che pare la regina appena uscita dalla yurta, che loquacissima, mostra gran desiderio di comunicare. Sono due pacifici nonnini che accompagnano la nipotina dodicenne mastodontica, peserà di certo più di 90 chili e non ditemi che è body shaming, che vive in Australia, in questo viaggetto turistico che si concluderà di certo col ritorno nella loro infinita steppa verde. Naturalmente manifesto il mio più grande dedsiderio di visitare prima o poi la loro terra, magari durante il famoso festival e loro mi fanno un mucchio di feste invitandomi immediatamente a Ulan Bataar per la prossima settimana. La gente in fondo ha solo voglia di comunicare e di vivere in amicizia, poi non si sa perché, nascono le incomprensioni e bisogna cominciare a tirare le bombe. Vai a capire.

Verso la linea di Demarcazione

SURVIVAL KIT

La sala delle trattative

Escursione nella DMZ - Si possono scegliere diverse opzioni per la durata a partire da 80.000 W. Si visitano i tre punti di cui vi ho detto. Un pulmino vi preleverà al vostro albergo e il tour finisce (in questo caso verso le 15) in centro. Se siete sfortunati e la giornata è nebbiosa come sovente accade, non potrete vedere quasi nulla al di là del confine. Ricordatevi di portare con voi il passaporto per i controlli. Io suggerirei di approfittare.

 


Preghiere per la riunificazione

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