lunedì 6 novembre 2023

Corea 6 - Una mattina a Suwon

Seul - In metro - ottobre 2023

La grande campana

La sveglia arriva da sola, un po' perché ancora non hai digerito le sette ore di fuso, un po' perché hai dormito malamente dato che eri stanco come un mulo che si è portato un obice sull'Adamello e devi ancora recuperare. Però il proprio mestiere bisogna pur farlo ed allora via per la strada, in un giorno in cui mettere alla prova le tecniche di scoperta e la preparazione messa in previsione, per vedere se tutto funziona e constatare se è così difficile correre a fari spenti nella notte, come diceva Lucio ai tempi della nostra gioventù. Così per il primo giorno, abbiamo deciso di affrontare la trasferta fuori porta che conduce a Suwon, una cittadina fuori Seul ad una trentina di chilometri a sud, che ospita una famosa fortezza. Sarà il test d'inizio per vedere se siamo in grado di muoverci da soli in questo paese dove ogni cartello è in ostrogoto e del quale non conosciamo ancora bene le regole. Comunque, appena usciti ci buttiamo subito in uno dei tantissimi piccoli caffè per una rapida colazione, dove possiamo constatare che orami li abbiamo completamente conquistati con il Cappuccino, il latte macchiato e il cafelatte (sic). Praticamente tutti lo offrono come scelta, anche se i prezzi sono un po' più cari che da noi, anche forse perché questa abitudine mattutina è stata mediata attraverso la cultura americana dei vari Starbucks che ne ha imposto una coniugazione leggermente differente e dedicata ad una classe moderna e à la page. Comunque qui sembra abbiano tutti deciso che, come impongono gli stili di vita USA, al mattino, si passa al baretto, si prende un bicchierone di cartone in mano avvolto in altro cartone per non scottarsi le dita o per non scaldare il contenuto se hai scelto la versione ghiacciata e si va in ufficio, ciucciando ogni tanto dalla cannuccia e camminando verso la metro. 

Periferie

Sarà, ma per conto mio mangiano e bevono in piedi solo i cavalli e la colazione, anche se consiste solo di una tazza e un dolcino si fa comodamente seduti ad un tavolino, guardandosi attorno per vedere come butta la giornata. Non parliamo poi dei molti locali, belli per carità, dove per entrare e sederti, ti devi togliere le scarpe, questo sì residuo di cultura autoctona che prevedeva di lasciare sempre fuori dalla case la sporcizia del fango e della polvere racconta nelle strade. Però, diciamola tutta, a questa gente non devono puzzare i piedi, d'altra parte si sa che gli orientali non sudano, anzi la nostra traspirazione decisamente più abbondante dà loro un certo fastidio e quindi si tolgono le scarpe (al 90% trattasi di sneakers che a noi fanno marcire direttamente i piedi dopo un'ora di camminata) senza fare un plissé e accoccolandosi direttamente con le gambe piegate sotto i bassi tavolini. Comunquesia, al mattino di un comune giorno lavorativo la gente sciama festosa verso gli imbocchi della metro, anche se l'orario di apertura degli  uffici, comincia generalmente dopo le 9. Troviamo anche noi uno dei tanti ingressi della linea 1, che è piuttosto vicina alla nostra guesthouse e cerchiamo di affrontare le regole di questi benedetti trasporti coreani. Intanto preparatevi, perché qui le metro erano state progettate in tempi più poveri o per lo meno antecedenti al grande boom dello sviluppo economico, per cui. ad esempio le scale mobili sono piuttosto rare, cosi come gli ascensori, che devi andarti a cercare nascosti dietro qualche banchetto del mercato, così che dovete prepararvi ad affrontare interminabili rampe di scale, che faranno pur bene alla salute, ma che alla fine della giornata cubano. Per cui se avete problemi alle ginocchia e similari, portatevi pure dietro pomate e linimenti all'arnica perché alla sera son dolori. 

Le mura di Suwon

Comunque scendiamo nel ventre dello snodo di Jongno 3, dove si incrociano altre due linee e dove proprio per questo non è facilissimo orientarsi e subito ci accorgiamo che sotto Seul c'è un'altra città sotterranea fatta di lunghissimi corridoi, centri commercialie ed interminabili file di negozi, forse considerando il fatto che qui d'inverno il termometro è quasi senmpre sotto lo zero e la vita ipogea è molto utile per non frenare il commercio e la vita quotidiana. Comunque ci facciamo un bel pezzo a piedi prima di raggiungere quello che dovrebbe essere il nostro accesso. Così non siamo ancora partiti che sono già mezzo morto, eh sì, l'età è una brutta roba! Comunque è arrivata l'ora di cercare di capire come funziona il meccanismo. Intanto non mi era ancora chiaro il funzionamento della T-money e credevo che bisognasse attivarla alle macchinette che fanno i biglietti automaticamente, dato che qui ormai di persone vive dietro un bancone non se ne vedono più e tutto è demandato alle macchine. Dopo aver chiesto lumi ai passanti frettolosi, che comunque si fanno in quattro per aiutarmi anche se in fondo non capiscono il mio problema, riesco finalmente ad inquadrare che dopo aver impostato la macchina sulla versione inglese (c'è anche una versione inglese!) si deve cercare la stazione dove vuoi andare tra le trecento e più elencate in serie alfabetica, digitare quanti biglietti vuoi e infine inserire il grano come indicato per comprare il biglietto. Dunque non è questa la mia necessità, dato che io ho già la carta carica e quanti mi dicevano di inserirla nell'apposito scomparto credevano semplicemente che fosse scarica e che il mio fine fosse appunto di caricarla. Confusione piena! Finalmente realizzo che non dobbiamo fare assolutamente nulla se non appoggiarla nel riquadrino apposito al tornello di entrata che per magia la scarica del costo standard e altrettanto magicamente si apre e ti fa passare; all'uscita la ripassi e lui ti aggiunge la differenza se la tua meta è fuori dall'area del biglietto standard e così via. 

Posti di guardia

Tutto semplicissimo insomma, sono io che mi complicavo la vita, infatti tutti passano di gran carriera appoggiando addirittura solo la borsa o il portafoglio senza neppure tirarla fuori la carta, visto che l'aggeggio riesce a leggerla ugualmente. Non ho visto uno che facesse il biglietto o maneggiasse dei soldi, ormai questo è evidentemente il metodo di pagamento standard e vale per metro, bus, treni, taxi e addirittura ormai funge da carta in molti negozi tipo 7/eleven, o i cosiddetti convenience store, in coreano: Pyeoneui-jeom, di cui ci sono innumerevoli catene che si fanno concorrenza, da CU, a GS25, a Emart24 e molti altri, aperti 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno, di cui trovate le insegne ad ogni angolo di strada, molto economici e dove riesci anche a mangiare con poco se ti trovi a malpartito. Sono anche dotati di fornetti a microonde per riscaldare i vari ramen preconfezionati e distributori di acqua bollente per farsi thé e caffè solubili. Sono una costante delle città coreane e del resto, sono diffusissimi anche negli UA dove guarda caso sono quasi tutti gestiti da famiglie coreane. Comunque, ormai certi del fatto nostro, ci buttiamo nella metro definivamente, dove comincio veramente ad apprezzare l'utilità delle app scaricate prima della partenza, Subway e NaverMap che ti accompagnano come un bimbo attraverso il labirinto segreto, dove, complice la carenza di scritte non in ostrogoto faticheresti ad orientarti. Comunque Suwon è quasi al capolinea sud della linea 1, sono 24 fermate che ci portano via quasi un'oretta, lasciandoci il tempo per osservare con calma il mondo sotterraneo che ci circonda e la fauna che lo popola. 

Tegole

Cominciamo a considerare che i giovani sono preponderanti, anche se negli ultimi anni il tasso di fecondità, in linea con tutti gli altri paesi dell'Asia sviluppati, è in calo costante. I frequentatori della metro non sono vestiti con molta cura, anzi diciamo che la qualità dell'abbigliamento non è una delle maggiori attenzioni dei Coreani, che, per lo meno sui mezzi di trasporto, come noteremo anche nei prossimi giorni continuano a portare la mascherina almeno per un 30/40 %. Ricordo che questo è uno dei paesi dove il Covid aveva colpito più duramente ed il paese era stato uno dei focolai dell'Asia, forse anche grazie alla sua densità di popolazione, quasi tripla di quella italiana. Le teste di tutti, giovani ed anziani sono rigorosamente chine sugli schermi illuminati dei telefonini; chi fa scroll compulsivo su qualche social, chi guarda una della tante serie delle quali ormai la Corea è uno dei maggiori produttori mondiali. Ora non dico che si tratti di una popolazione di cosidetti Hikikomori come li chiamano i Giapponesi, ma di certo anche la noia del viaggio in metro aiuta. Larga parte della linea, specialmente fuori dei quartieri centrali, superato il fiume che taglia in due la città, si svolge esternamente e quindi puoi vedere il panorama urbano di queste strane periferie che si alternano su un territorio che conserva caratteristiche abbastanza simili in tutto il resto del paese. Piccole colline piuttosto scoscese ricoperte di bosco fitto, circondate nelle vallette e nelle parti di piana circostanti dalle case e dai quartieri, quelli vecchi fatti di casupole basse a un piano e quelli nuovi cresciuti come gruppi di funghi dalla forma standard di grattacieli da 25 o più piani, contrassegnati da un numero che li identifica e consente di ritrovare i luoghi, visto che gli indirizzi veri e propri, come in Giappone ed in Cina, non esistevano, sostituiti dal quartiere e dall'identificazione del palazzo. 

Una delle porte della città

Beh, avrebbe poco senso aspettarsi di più dalle periferie che come in tutto il mondo non sono luoghi ideali per riscoprire la bellezza di un paese, tuttavia qui sembra che regni maggiormente un certo ordine e non si notano segni di particolare degrado, che contraddistinguono invece le parti meno frequentate di molte capitali. Comunque sia eccoci arrivati alla nostra stazione che è fuori dalla cerchia storica di Suwon e che necessiterebbe, per essere raggiunta di un ulteriore mezzo. Tento di capire quale bus potrebbe fare al caso nostro, ma mi par di capire che nelle vicinanze non ci sia niente di utile. Ci rassegnamo quindi al taxi, dato che comunque qui sono assolutamente poco costosi e quindi spesso lo sbattimento non vale la pena, visto che di fatica già se ne fa tanta. Tuttavia anche capirsi col tassista non è semplice, anche perché non è neppure chiarissimo a noi stessi dove vogliamo andare per dove dobbiamo andare, direbbe Totò. Dopo aver smanettato con Papago, l'altra app imprescindibile a cui lui risponde con la sua, alla fine telefona a qualcuno che gli dia lumi per raggiungere la fortezza o quantomeno il centro della cittadina e finalmente si parte. La città è piccolina e quantomeno il suo centro storico è racchiuso attorno ad un fiume ed ai quartieri attorno al castello e circondato dallo sviluppo delle mura che si arrampicano sulla collinetta che la sovrasta. Cominciamo così ad inerpicarci su per i cammninamenti e naturalmente le interminabili scale che conducono alla cinta, questo è il leit motif che ci accompagnerà fino alla fine del viaggio, il tragico ed imprescindibile destino dei turisti, che se no, cosa ci sono venuti a fare fin quaggiù. Tuttavia le mura che raggiungiamo dopo una mezzoretta di mantra irripetibili pronunciati a mezza bocca mentre il sudore cola copioso dalla fronte e lungo la schiena, per poi congelarsi subito appena ti fermi a tirare il fiato dato che la temperatura esperna non è mai altissima ma quella tipica dell'autunno coreano anche se in cielo è spuntato un bel sole, ti alternano subito punti di vista e piccoli belvederi sulla cittàdina sottostante che ti convincono del fatto che la fatica per raggiungerle valesse la pena, o per lo meno questo è ciò di cui la mente si vuole autoconvincere. Tiriamo il fiato, va, che la giornata è lunga.

Il parco urbano

SURVIVAL KIT

Suwon - Cittadina fuori Seul che conserva una celebre fortezza con la sua cinta di mura. Questo per quanto riguarda il suo centro storico che è uno tra i meglio conservati del paese, mantre la città vera e propria ha più di un milione di abitanti e si estende nei dintorni. Da visitare il castello (1500W) e la cinta muraria che consente un giro sulla collina di alcuni chilometri, da percorrere tuto o in parte, con belle viste sulla città, un bellissimo parco urbano che vi farà capire subito la tendenza di queste soluzioni molto simili in ogni parte del paese. Da vedere anche l'interessante mercato coperto del centro intorno al fiume, vicino ad una delle porte della città. Si raggiunge con la metro linea 1, dal centro di Seul in circa un'ora. Se scendete a Hwaseo, conviene raggiungere il centro con un taxi (circa 6000 W) se scendete a Suwon, più comoda, potete raggiungere il centro col bus 13 che vi porta fino al mercato. C'è anche un trenino turistico ogni ora che fa il giro della città e dei suoi punti più interssanti (4000 W). La città è considerata per questo, assieme a NamHanSan Seong, altra città che conserva un'altra fortezza omologa, come la più interessante da questo punto di vista. Calcolate come minimo mezza giornata per una visita tranquilla, considerando le almeno due ore e più di spostamenti.



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