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Suwon - Corea del sud - ottobre 2023 |
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Il parco delle mura |
Il circuito delle mura di Suwon ti dà chiara l'idea del parco urbano, una costante delle città coreane, che hanno utilizzato questi spazi interni alle città, trasformandoli in luoghi di fruizione del tempo libero per i cittadini. Sono sempre luoghi molto curati e pieni di gente che trascorre le sue pause dal lavoro in mezzo al verde. Tutto appare sempre molto pulito e la gente sembra educatamente badare alla conservazione di uno stato di cose che conservi soprttutto il concetto di bello, anche se curiosamente ci sono pochissimi cestini e luoghi dove liberarsi dei rifiuti, così la gente cammina sempre portando con sé bicchieri e contenitori di plastica vari, forniti dai take away o dalla frequentazione dei frequentissimi punti di street food, senza apparentemente sapere dove lasciarli. La cosa bella è che non li molla in giro. Il percorso completo del parco delle mura cittadine ammonta a più di una dozzina di chilometri, ma è sufficiente fare un percorso della parte alta, che, a parte la fatica e tanto per cambiare, dei gradini per raggiungerla, fornisce le vedute più belle sulla cittadina sottostante. Lo stato dei manufatti, le mura, le torri di osservazioni, le pagode che dorniscono punti di sosta nel bosco è assolutamente perfetto ed il restauro che rende tutte le costruzioni visivamente attuai, non coincide con il nostro moderno concetto conservativo che tende generalmente a non ricostruire mai nulla al presente, ma anzi lasciare ben visibile la situazione delle costruzioni nello stato in cui si trovano, senza rifacimenti interpretativi né interpolazioni di fantasia, neppure quando si tratta di ricalcare posizioni accertate.
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Casa restaurata |
Il concetto prevalente da noi infatti, è che deve rimanere ben visibile quanto sia rimasto di perfettamente originale, non importa quanto rovinato sia. Al contrario il concetto orientale, che non apprezza il vecchio in quanto tale, ha sempre la tendenza al rifacimento, alla messa a nuovo, pur tentando di replicare l'originale tentando anzi di confonderlo. Così ecco la cerchia di mura pergettamente ricostruite in tutti i loro punti come se fossero state fatte ieri e i tetti dei templi che, essendo di legno sono molto più soggetti al naturale degrado atmosferico, soggetti a continui rifacimento o quantomeno al rinfresco dei colori per renderli vivaci come in origine. Da un lato di certo perdi la patina dell'antico, dall'altro il vantaggio di vedere le cose quasi come erano all'origine. Rimarrà comunque sempre una diatriba di gusti. Il bosco in cui sono immerse le mura, intanto, pur essendo piuttosto fitto concede molte radure e zone di sosta. Malauguratamente devo constatare che uno dei punti che avevano portato alla scelta della data di partenza, la coincidenza con il periodo magico del foliage autunnale, dovrebbe andare purtroppo fallito. Siamo solo agli inizi infatti del dispiegarsi della palette delle nuances dell'autunno e se la consistente presenza di Ginko biloba, colora ampie macchie e soprattutto i frequenti viali, di un bellissimo giallo vivo, anche se per fortuna non si è ancora manifestata appieno la caduta dei puzzolentissimi frutticini, il rosso degli aceri non si è ancora conclamato con il suo straodinario fiammeggiamento ed i boschi che circondano le case, sono in quella fase tra il verde smorto e l'incipiente marroncino dato dalle foglie che cominciano a capire che è ora di seccare.
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Mercato |
Se non si tratta di un anno particolare, credo proprio che il momento più adatto per questo aspetto, sia il mese di novembre, anche se dovrete affrontare temperature decisamente più rigide. Comunque scendiamo verso il centro cittadino antico, che è tutto sommato piuttosto contenuto in pochi isolati disposti attorno al mercato coperto, pieno dei consueti negozi di abbigliamento, che presentano tuttavia poco interesse. La parte alimentare invece, assieme ai vari ristorantini è situata nella parte esterna ed è decisamente più coinvolgente, essendo, almeno mi sembra, priva della modernità della capitale, cosa che la renderebbe più anonima e simile a quella di tante altre parti del mondo, mantenendosi caratterizzata da tratti più spiccatamente tradizionali. Molti esercizi infatti offrono specialità decisamente coreane. E qui è necessario dare un punto di attenzione al prodotto che più rappresenta la Corea a tavola, i famigerati, e mai parola fu più azzeccata, kimchi, ovverossia i cavoli fermentati che vengono sempre forniti a corredo di qualsiasi piatto vi capiterà di ordinare, colazione alla coreana compresa. Possiamo davvero dire che i kimchi rappresentino davvero la Corea a tavola, sia per la loro costante ed inevitabile presenza, sia per la loro specifica unicità che non ha succedanei nelle altre cucine orientali. Il cavolo utilizzato è quello cinese, la nota cultivar di Brassica oleracea, caratterizzata soprattutto dalle grandi dimensioni e dalle voluminose coste bianche, che viene insaporito da una salsa di cui ogni famiglia ha la sua personale ricetta, costituita da un miscuglio di spezie, soprattutto zenzero, aglio e peperoncinoforte oltre che da una salamoia che comprende anche la classica salsa di pesce orientale ed infine viene lasciato a fermentare per un tempo variabile che arriva anche a qualche mese, in grandi orci marroni di argilla, che ogni famiglia tiene in giardino appositamente per questo scopo.
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Preparazione dei kimchi |
Questo, chiamiamolo accompagnamento viene fornito sempre ed in ogni caso a lato di qualsiasi pietanza o piatto voi ordiniate e fa parte insostituibile della dieta quotidiana di ogni coreano. Per la verità dal punto di vista nutrizionale, viene considerato uno di quei superfood assoluti che le varie manie salutistiche ortoressiche che ormai dominano la scena di chi ha troppo cibo tra cui scegliere, hanno eletto a must assoluto, in quanto conterrebbe, cosa comune a tutte le brassicacee o quasi, non solo vitamine e minerali in quantità esagerate ma anche un rafforzatore naturale del sistema immunitario, responsabile appunto della particolare longevità di cui sono accreditati i Coreani, insomma un elisir di lunga vita, che protegge dal cancro e da tutta una serie di malattie esiziali, dall'odore molto pungente ed a noi, a me in particolare non molto gradito, come tutte le cose spacciate per assolutamente salutari. Comunque siate certi, non serve andarlo a cercare, ve lo ritroverete a fianco di ogni portata in qualsiasi ristorante andrete e con qualunque piatto ordinerete. Il mercato è pieno di banchi dove i kimchi sono offerti, già confezionati o alla rinfusa, punti dove potrete anche vedere la fase di preparazione, con qualche vecchia donnina che riempie in ogni interstizio le larghe foglie di cavolo bianco con questa pasta rossa dall'odore agliaceo penetrante, colorandole completamente, prima di ammucchiarle poi negli appositi contenitori a macerare.
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Mercato |
Questo evidentemente perché la preparazione familiare che prima, ogni famiglia faceva all'inizio dell'inverno nel retro del proprio giardino, comincia a diventare meno frequente per tutti quelli che ormai devono vivere tra le strette pareti di un appartamento cittadino. La preparazione tradizionale rimane quindi appannaggio solamente più per chi vive nelle campagne. Comunque, schivando gli odori, anzi gli aromi dei kimchi che si alternano a quelli altrettanto grati del pesce secco che occupa molti altri banchi del mercato, su indicazione di gentilissimi ragazzi che ci accompagnano anche fino alla fermata, saltiamo sul bus che ci porta fino alla metro per ritornare in città in tempo utile per utilizzare al meglio la restante parte del pomeriggio. Sulla metro c'è tutto il tempo per osservare la gente che ci circonda e che sale e scende senza affannarsi o spingere troppo. Bisogna dire che al contrario di quanto appare nelle serie televisive giovanilistiche che hanno portato in tutto il mondo il K-style, il Coreano tipo è brachimorfo, piuttosto piccolo e anche tendente al grassoccio se si esclude la solita fauna di ragazzine anoressiche, vittime evidentemente di modelli televisivi che anche in oriente raccontano una tipologia di bellezza un po' anomala, anzi diciamo pure decisamente malata. Certo secondo il nostro standard, li potremmo definire bruttarelli, specialmente le anziane, anche se non proprio come i giapponesi, con la costante degli zigomi larghi, i nasi piuttosto schiacciati e gli occhi decisamente più stretti.
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Fiovani |
Più vicini insomma la fenotipo mongolo che a quello cinese, ma ovviamente il nostro punto di vista è inficiato dall'abitudine ai nostri canoni dettati dalla lezione della bellezza classica greca, mentre ovviamente per loro sono di certo sgradevoli i nostri nasi lunghi ed i nostri tratti più specifici considerati a loro volta esotici. Tuttavia il rimescolamento della nostra era, ha portato evidentemente a considerare desiderabili e quindi imitabili molti degli aspetti del fenotipo occidentale, così è frequente vedere specialmente nei giovani delle pesanti scivolate specialmente sul colore dei capelli, con dei biondi stopposi ed agghiaccianti e dalla desiderabilità dell'avere occhi grandi e rotondi al posto dell'ammaliante per noi, taglio a mandorla, cambiamento che risulterebbe al primo posto nelle richieste di revisioni estetiche, punto molto interessante del quale magari vi parlerò più avanti. Comunquesia e sulla metro si sente bene, sarà pur vero che gli orientali non puzzano di sudore come noi, ma nei luoghi affollati l'odore di aglio è una costante imprescindibile che vi ricorderà sempre in quale paese siete. Diciamo che comunque fa bene alla pressione arteriosa e ce lo prendiamo come un aerosol curativo. Intanto il cielo si è imbronciato, anche se le due gocce che lascia andare mentre passiamo in albergo, non si possono nemmeno chiamare pioggia ed eccoci pronti per fare un salto in un altro dei centri della movida giovanile di Seul, il quartiere di Hongdae, per passare la serata in bellezza tra i ggiooòvani.
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I pescu secchi |
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Dolcetti |
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