domenica 29 ottobre 2023

Corea 2 - In volo

Aeroporto di Pechino

La ragazzina nera davanti a noi è bellissima; ha una frangetta curata evidentemente in modo maniacale che ha ricoperto con una specie di trina di perline, un poco medioevaleggiante, che di certo le piace moltissimo perchè si ferma un paio di volte a farsi dei selfies a favore dell'aereo che aspetta abbandonato in fondo alla pista. Gli altri, tutti orientali praticamente, pigolano tra loro con le cadenze tonali della lingua del regno di mezzo. Quando hanno cambiato il gate di partenza, naturalmente senza avvisare, ho dovuto richiamarne all'ordine un gruppetto, che dopo avermi sentito pronunciare alla meglio il numero del gate nella loro lingua, si sono profuse in una interminabile serie di xie xié di ringraziamento, seguito da piccoli inchini, prima della corsa affardellata per portarsi alla coda dell'imbarco; questo tanto per cominciare ad abituarmi al mondo che sto di nuovo per affrontare. Già perché appena salito sull'Airbus 350-900 di Air China, nuovo di pacca, il grano si vede, praticamente ormai ti senti nel loro territorio, quel paese che, riconosciamolo, è riuscito bene o male a passare in quattro decenni, dal terzo mondo alla lotta per il primo posto assoluto e scusate se è poco. Sono pensieri che ti vengono naturali se hai avuto a suo tempo dei trascorsi in quel paese e miriferisco al periodo dell'oceano di biciclette e aspetti davanti alla scaletta che ti diano il via per salire a bordo. 

Naturalmente siccome i cinesi sono piuttosto indisciplinati e hanno al seguito borse e bagagli a mano in quantità a dispetto delle indicazioni della compagnia (che poi in massima parte vengono fortunatamente disattese, mica siamo Ryanair), il problema è sempre quello di trovare posto nelle cappelliere per il proprio zaino semisfasciato e non ritrovarselo tra le gambe visto che ormai gli aerei sono tutti pieni zeppi, ma dove cavolo andrà tutta questa gente! Comunque ci vuole una certa strategia di posizionamento, dettata naturalmente dall'esperienza di decenni di spostamenti aerei, in condizioni varie, per cui ci posizioniamo in maniera strategica, in modo da salire tra i primi, visto che oramai le compagnie hanno cessato di fare salire a settori. Saliamo esattamente per ultimi, ma fortunatamente i nostri due zaini riescono a trovare ugualmente un loro spazietto tra borse, borsoni, pacchie e buste del duty free, ma cosa ci sarà poi da comprare in quei negozi con prezzi stellari che contornano il viale del tramonto che ti porta ai gate, nessuno lo ha mai capito. Ma ve lo immaginate uno che compra un Rolex da 50.000 € o un collier di Damiani all'aeroporto? Acquisto d'impulso, boh! Comunque son dieci ore da passare incapsulati nel loculo del carro bestiame della economy, impiccati negli ultimi sedili della enorme carlinga. Eh, una cosa che ha sempre destato la mia invidia è la possibilità di permettersi la business sui viaggi lunghi. Va beh, in un'altra vita. 

Tanto a dormire non ci riesco; sarà la solita sofferenza, mangiare ancor meno, infatti rifilano subito degli orrendi noodles di soya traslucidi e carichi di glutammato che ammorbano immediatamente l'aria e poi acqua calda o Coca. Se penso ai tempi in cui chiedevi con degnazione un gin tonic e ti lasciavano la lattina intera per allungare... maledetto Covid. Va bene lo stesso, tanto si sa che i cibi forniti in volo, dissurgelati e risurgelati varie volte, sono sempre stati la causa prima delle varie vendette di Montezuma che colpivano i viaggiatori nei primi giorni di permanenza. I film sono solo in lingua originale e inoltre l'audio del mio schermino funziona pure male, mi sa che appena ritirato il vassoio quasi intonso, giocherò dieci minuti a Ma jong, più che altro per ragioni sentimentali, in ricordo dei vecchi tempi di Pechino con l'amico Ping e sua moglie HongJe. Una vera e propria droga. Smetto solo dopo otto ore e mezza consecutive, mentre la signorina annuncia che siamo in discesa verso l'aeroporto di Pechino con quasi mezz'ora di anticipo, gli occhi cisposi e assonnati, la vescica gonfia di scoppiare perché preso dal gioco mi sono dimenticato di andare in bagno e le gambe completamente anchilosate. Che ci vogliamo fare se ti vai a divertire, un poco devi soffrire. Scendiamo alla spicciolata. A Pechino è piena notte e l'aeroporto, spaventosamente gigantesco e sproporzionato anche alle misure di una megalopoli asiatica, è completamente deserto. Aperto da poco, non è altro che un'altra delle opere visionarie dell'architetta iraniana Zaha Adid, tra l'altro la stessa che ha progettato la famosissima Dogdaemun Design Plaza di Seul che vedremo nei prossimi giorni e nella quale riconosci subito le stesse linee.

I pochi passeggeri che non sono già arrivati a casa e se la filano verso il ritiro bagagli, sparendo nei lunghissimi corridoi, si trovano quasi dispersi in una città distopica e futuristica dalle volte immense e talmente alte da scomparire quasi alla vista nella penombra delle luci soffuse della notte. Le piste dello spazioporto alle spalle, là fuori, deserte; gli scafi spenti ed apparentemete abbandonati delle aeronavi, attendono di tornare a nuova vita domani quando la stella del mattino comparirà all'orizzonte. cacciando i fantasmi della notte. Le luci incastonate nell'arco parabolico del soffitto paiono le stelle di un firmamento alieno, altro che sol dell'avvenir. I controllori invece, tuttaltro che dormienti, sono pignolini e attivissimi; non si sa perché, se ne fregano delle bottigliette d'acqua altrove messe all'indice e sequestrate con disonore e investigano invece con cura batterie e power bank delle macchine fotografiche  che devono essere esibite con cura ed ordine fuori degli zaini e che puntuamente sono nell'ultimo pertugio in fondo, come nel mio caso. Come è giusto, nella rabbia insensata, invece di operare con calma tanto hai più tempo che anima e inoltre non è che hai scelta per estrarre il dovuto, parte anche l'ultima zip, lasciandomi a rimontare il tutto in fondo alla fila dei reprobi, dopo l'ispezione, ricomponendo il pacco alla meglio, con quelle che in Piemonte chiamiamo gucce da balia, le spille di sicurezza, che la preveggenza delle mogli sagge, consiglia sempre di portare appresso in quantità generosa per riparare ai danni degli improvvisatori e che per fortuna sfuggono al sequesto, si sa mai con tutte quelle punte pericolose! 

Poi, passate finalmente le forche caudine dei controlli, dopo chilometri a piedi in saloni deserti di altri pianeti, davvero questo aeroporto di notte appare come un set di un film di fantascienza, pagode e schermi colossali alla Blade runner, ci si ritrova davanti a quello che tra più di cinque ore diventerà il gate della nostra fuga da Alcatraz. Cinque ore su una sedia dura e senza poggia testa, una tortura medioevale per farti scontare fino all'ultimo il piacere della vacanza evidentemente immeritata e dove trascorrere le ore più buie della notte, qulle segnate dall'oscillare de pendolo della signora con la falce. Per fortuna una chiacchierata con due entusiasti ragazzi di Torino alle prime esperienze che per questa vacanza sono partiti pieni di aspettative, la fanno passare. Lo scambio di informazioni tra viaggiatori, anche all'ultimo momento sono sempre utili. Poi tocca a noi. Le ultime due ore e mezza, stavolta su un aereino piuttosto vecchiotto ancora più stipati e con le ginocchia in bocca, utili tuttavia ad evitare che un orrendo panino fornito a corredo di uno yogurt ci finisse dentro, intendo alla bocca, e siamo arrivati finalmente, anche perché gli ultimi minuti prima dell'atterraggio passati attraversando una bufera che si era evidentemente scatenata per punizione divina di essere così lamentosi mentre hai il privilegio di trovarti in giro per il mondo a divertirti, sono stati un pochino inquietanti. Un atterraggio che possiamo definire emozionante, con tanto di applauso liberatorio che ormai non senti più da nessuna parte. Un italiano, un paio di file davanti a noi, nel frattempo ha vomitato anche l'anima e non si trattava dei postumi del panino. Le porte si aprono e posiamo il piede finalmente sulla terra del regno dei Silla. 

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SURVIVAL KIT

Volo - Vista la situazione di generalizzati aumenti folli dei voli delle compagnie di tutto il mondo, mi è parso buono questo di Air China, suggeritomi casualmente da Skyscanner, e comprato tramite Trip.com a 839 € AR, a testa, acquistato verso fine agosto, in ritardo lo so, ma prima avevo programmi diversi. Probabilmente indagando qualche mese avanti si sarebbe potuto trovare ad un paio di centoni in meno. La parte positiva della compagnia è che non fanno troppe storie su peso, misure e forma dei bagagli e non fanno le furbate di offrire un prezzo basso per poi aggiungere 100 o 200 € per i bagagli in stiva come ormai è di prassi anche in compagnie titolate e non solo per i furbastri lowcost che cecano di succhiarti il sangue a un euro alla volta. Volo senza sorprese, ma le ore notturne da passare in aeroporto in attesa del transfer, anche se ti garantiscono maggiore sicurezza che la valigia non vada persa e che eventuali ritandi non ti facciano perdere la coincidenza, sono molte e lunghe da passare quando non hai più l'età; alla fine infatti, tra arrivo, partenza e attese, finisci per stare in ballo quasi 24 ore.


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