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mercoledì 5 luglio 2023

Viaggio AMAP 7: Capodimonte

Panorame da Capodimonte - Giugno 23

 

La reggia

E così siamo arrivati all'ultimo giorno; come ogni viaggio questo è un traguardo che si raggiunge prima o poi e con una routine consolidata, si prepara il bagaglio, si fa l'ultima colazione, si radunano le cose nel timore di dimenticarne qualcuna. Un'ultima corsa al negozietto di specialità campane, proprio dietro l'hotel, al quale la sera prima avevo ordinato caciocavallo affumicato e provolone piccante, unitamente a qualche pacchetto di golosi taralli, che a fatica entrano nei trolley e poi via, salutati e ringraziati i gentilissimi addetti dell'hotel, a caricarli sul bus che ci porta all'ultimo appuntamento prima della partenza. Eccoci dunque risalire fino a quella Reggia di Capodimonte, ultimo gioiello enumerato nell'itinerario per farci rimanere negli occhi lo splendore napoletano, al fine di farci desiderare un ritorno. E che dire, questa reggia, splendida di per se stessa, avvolta da un parco mirabile detto appunto il Real Bosco e posizionata su una balconata che ti consente di apprezzare la città dall'alto e perché sarebbe stato scelto questo sito, se non proprio per la straordinaria posizione!. Dunque un bel paio d'ore per percorrere un itinerario di corsa all'interno delle sale maestose, ricchissime di capolavori senza tempo, a partire dalla spettacolare collezione Farnese, che contiene una serie di nomi, da Tiziano a Raffaello, da Botticeli a Masaccio e tantissimi altri, tra i quali fai davvero fatica a ricordarne qualcuno che manca tra quelli più importanti e poi le collezioni di porcellane, le camere dell'appartamento reale, la pare dedicata alla pittura ottocentesca e ancora molto, molto altro.

Un salone

Certamente questa reggia è un pezzo imponente nel panorama italiano coi suoi 14.000 m2 di un palazzo di tre piani che ospita una delle più importanti pinacoteche d'Europa e che in fondo era considerato solamente una residenza di caccia, tanto per considerare la grandiosità di questo regno che a quei tempi rivaleggiava tranquillamente con i più importanti del continente. Insomma uno di quei musei che vale la pena di vedere e poi, che bello soffermarsi sul belvedere a godere del panorama e sostare poi nel giardino dove in un piacevole localino puoi gustarti un sorbetto al limone per vincere il caldo, come probabilmente amavano fare le madame dell'epoca. Insomma una mattinata ben spesa. Quindi è con un certo dispiacere che si risale sul pulmann che lemme lemme ritorna alla stazione attraverso il rione Sanità, passando vicino alle famose catacombe, anche qui luogo che prima o poi bisognerà tornare per conoscerlo da vicino e non rimane quindi che aspettare l'imbarco sul treno che ci riporterà a Torino, come tutti i ritorni privo dell'adrenalina tipica delle partenze, ripiena solamente della voglia di arrivare a casa, consevando solo quella voglia di scartare il fagottino di sfogliatelle acquistate in tutta fretta prima della partenza alla pasticceria Scaturchio, altro marchio partenopeo da tenere presente, senza prevedere la tremenda delusione che ne deriverà quando addentatele finalmente assieme ai propri cari ai quali si erano magnificate, si riscoprono, passate ventiquattro ore come immangiabili e gnecche come cartone pressato. 

Che trasformazione indecente da quelle croccantissime delizie che solo un giorno prima ti facevano innamorare! Quella fragranza che te le faceva sbriciolare tra le mani mentre ne assaporavi la dolcezza assoluta, il cui stesso scricchiolare sotto i denti faceva parte del piacere stesso della degustazione, trasformatasi in un attimo in un gommoso materiale immangiabile. Ah! Tempus fugit, già tutto avevano compreso i nostri padri latini e tutto questo deve essere di insegnamento che ogni cosa va morsa e delibata immediatamente, guai a conservarla per il domani quando il trascorrere implacabile del tempo ne avrà corroso inevitabilmente la fragranza e la purezza. Per fortuna che la pasticceria stessa e le sue deliziose signorine prima di avvolgere il pacchettino mi avevano segnalato l'assoluta impossibilità di lasciare la città senza avere approfittato della presenza sugli scaffali dei cosiddetti Ministeriali, cioccolatini ripieni al rum che facevano bella mostra di sé esposti in varie pezzature sugli scaffali. Delitto sarebbe stato andarsene senza approfittare della appunto, ghiotta occasione, che ci ha così parzialmente ricompensato della delusione sfogliatellacea. E in aggiunta, possiamo dire che anche il provolone si è conservato splendidamente e ha dato ilmeglio di sé.Dunque terminata definitivamente l'avventura, non rimane che ringraziare caldamente la infaticabile promotrice ed ideatrice dei nostri Momenti di Istruzione, la nostra Presidente Giacomina Caligaris ed il carissimo Pier Luigi Bertotti della Easy nite, organizzatore puntuale e perennemente disponibile, in attesa di rivedere tutti, quanto prima, per nuovi ed ancor più approfonditi studi.

Pavimento di mermo ad intarsi

SURVIVAL KIT

Reggia di Capodimonte - Residenza di caccia dei Borbone che ha visto succedersi anche successivamente i Francesi ed i Savoia e che ospita collezioni pittoriche e cicli di particolare importanza oltre ad una serie di oggetti raccolti dai vari sovrani succedutisi a Napoli. I giardini del Real Boscosono anche particolarmente piacevoli per trascorre anche una interra giornata nel vasto parco. L'ingresso al Museo, calcolate almeno 3 ore, costa 15 €, mentre il parco è aperto al pubblico. Consiglierei di abbinare questa visita alle vicine Catacombe. 




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sabato 10 settembre 2022

Un tour d'Italie 33 - Vietri sul mare


Vietri sul mare - La confraternita - foto T.Sofi


 Quando la vacanza finisce la storia è sempre la stessa, da un lato hai addosso la tristezza del tornare a casa, dall'altro hai la gioia del tornare a casa. Bella dicotomia, eh! In fondo però è comprensibile perché vacanza non equivale a viaggio, nel quale il piacere è insito proprio nella sua categoria ontologica, godi perché viaggi indipendentemente dalle cose che vedi, anche il negativo, i problemi che sorgono, le difficoltà, contribuiscono al piacere del viaggio stesso e saranno ricordati proprio nel loro essere legati all'andare, senza avere come punto di riferimento finale una meta. La vacanza al contrario è più un piacere definito, la voglia di prendersi un periodo preciso di stacco dal proprio mondo abituale, con un punto di arrivo, date precise di partenza e di ritorno, biglietti in tasca con l'ora stampigliata bene in chiaro. Dunque quando finisce hai voglia di tornare ad assaporare la piacevole certezza del tuo letto, di salutare gli amici rompendogli le palle col racconto di quanto è stato bello questo e quello, voglioso di condividere piaceri non condivisibili e dei quali a nessuno frega nulla, magari di scrivere scemenze su blog e libri che nessuno leggerà, presupponendo illusoriamente che possano essere di utilità a qualcuno. Hai quella frenesia che ti spinge a caricare la macchina e a partire, magari trascurando un po' le cose che avevi lasciato per ultime nella lista del da farsi. Accanto c'è il dispiacere delle cose che finiscono, perché sai che di certo hai lasciato indietro cose che ti avrebbero dato altra gioia, altro piacere e che dato lo scorrere del tempo, probabilmente non avrai più occasione di inserire nell'agenda.

Perché comunque stare in  giro è piacevolissimo e domani non starai più in un ristorante a gustarti gli scialatielli ai frutti mare o gli gnocchi alla sorrentina, ma, specie se sei femmina, ti toccherà decidere cosa fare da pranzo al marito neghittoso, oppure che ti tocca tornare a casa, magari dopo aver lasciato n clima delizioso e un panorama straordinario, in cambio di un caldo soffocante o di un umido gelo nebbioso, per ritrovarti davanti ad una montagna di posta che di solito rappresenta solo grane da risolvere, bollette da pagare e avvisi di scadenze entro e non oltre. Insomma che menata la fine della vacanza! Dunque a mio parere è sempre bene trovare il modo di programmarsi per il termine del godimento qualche cosa che serva come di suggello piacevole e che non renda il ritorno un semplice trasferimento menoso, con già la testa alle grane che ti aspettano nella pur dolce sweet home. Dunque dopo aver salutato con simpatia ed affetto la famiglia dei gestori dell'hotel 7bello e il loro staff che ci hanno simpaticamente coccolato per cinque giorni, carichiamo con le nostre masserizie la macchina, quasi fosse un Conestoga in attesa di prendere la pista per il lontanissimo nord, con chili di limoni appena colti, cartoni di liquori e carichi di nostalgia, prendiamo la contorta strada della costiera, lasciando Minori alle nostre spalle. Ma la macchina sembra non aver affatto voglia di tornare a casa, così invece di prendere la via del nord, continua la strada verso est, per godere almeno ancora un po' della bellezza del paesaggio e per proporci, passato l'abitato di Cetara (quante cose sei obbligato a lasciare indietro), un'ultima tappa a Vietri sul mare. 

Proprio all'ingresso del paese c'è una bella piazza sul belvedere che apre la vista sul porto e dove puoi lasciare la macchina tranquillamente per fare due passi nelle viuzze che si arrampicano fino al centro dell'abitato. Beh, sarà che in questa stagione l'affollamento dei visitatori è minore, ma lungo i vicoli l'aria appare un po' diversa e più familiare degli altri centri famosi della zona. Senti donne chiacchierare in dialetto più stretto, gente che si parla dai balconi, signore che contornano i negozi che offrono pesci e crostacei appena arrivati per accaparrarsi il meglio della giornata. E che balla roba, accidenti, gamberoni magnifici, cozze di dimensioni ragguardevoli, bei pesci argentei dall'occhio ancora vivace, di sicuro da queste parti il pesce è una ricchezza che invita alla tavola. Peccato che è ancora mattina presto. Certo ci sono anche i negozi per i turisti, anzi intere pareti sono ricoperti dalla ricchezza di Vietri, una rutilante e coloratissima ceramica fatta di piatti di ogni dimensione, di oggetti tra i più fantasiosi, da sedie e tavolini, che vorresti, io almeno, in un tuo giardino, posto che tu ce l'abbia, in qualche posto assolato della Côte, magari a disegni azzurri e gialli, o con uccelli variopinti o con quei soli straordinari che sembrano inondare di raggi tutto l'ambiente all'intorno. Ma quello che ancor più colpisce è la fantasia di questi straordinari artigiani nell'inventarsi centinaia di disegni e geometrie sempre diverse per questi piatti enormi che da soli arrederebbero una grande sala.

Me la immagino con le finestre spalancate su una terrazza sulla quale allungarsi su una chaise longue dalla tela a righe, a meditare ben riparato all'ombra, magari leggendo qualche pagina della Recherche, una limonata ghiacciata sul vicino tavolino, anche lui in ceramica per non fargli un torto e scivolare lentamente in un dormiveglia accarezzato dalla brezza del mare. Voglio troppo? Probabilmente sì, d'altra parte siamo nati per soffrire, questo ragiono mentre faticosamente metto un piede dietro l'altro, lungo una salita, per altro non troppo faticosa, per arrivare alla piazzetta sommitale dominata, vicino alla casa della Confraternita, dalla chiesa di San Giovani Battista, con la sua facciata classicheggiante eretta sul suo basamento in pietra chiara di Piperno, mentre le due colonne laterali scandiscono l'ingresso con il nero netto del tufo di Fiano, quasi fosse un tratto deciso di una pennellata di china. Nell'oculo chiuso che lo sovrasta non poteva mancare una grande ceramica che raffigura il Santo, la firma della specialità del paese. Un'occhiata alla bella pala d'altare di un maestro locale e poi giù verso il parcheggio, sotto portici e vicoli che nascondono altri negozietti, altri lavori d'arte, altre genti sedute davanti alle porticine che ti sorridono al passaggio, d'altra parte tu porti grano e ovviamente sei benvenuto, anche al di là della naturale propensione della popolazione indigena. Che bello questo paese, forse anche perché è quello che ci saluta definitivamente con allegrezza, anche se abbiamo speso solo pochi euro, per qualche ricordino da frigo, praticamente una autoobbligazione malcelata a cui si sottoponiamo come per una dipendenza inestinguibile. Dai, salite in macchina che la strada è lunga.

Ceramiche di Vietri

giovedì 8 settembre 2022

Un tour d'Italie 32 - Sorrento

Sorrento - Chiostro di S. Francesco - foto T. Sofi


 Tecnicamente, a rigor di termini questa non sarebbe neppure più Costiera Amalfitana. Il traghetto, partito da Amalfi, borbottando ha ormai superato da un pezzo le perle ormai a noi note, Praiano, Positano, percorrendo il lungo tratto di costa che diventa sempre più selvatico e privo di case, man mano che si va verso occidente. Solo qualche torre di avvistamento aragonese o saracena a secondo se quadrata o rotonda, che ci sono sempre stati i bianchi e i neri, i guelfi e i ghibellini, perché al mondo se non ci si scanna non si è contenti, fino a doppiare punta Campanella, qui la torre è quadrata, ormai siamo in faccia a Capri e si distinguono nettamente le sagome note dei Faraglioni, a quattro o cinque miglia di distanza, per poi piegare a nord entrando direttamente in quel golfo di Napoli che da pochi giorni ci siamo lasciati alle spalle. La sagoma del Vesuvio dai fianchi che si raccordano alla pianura con una curva delicata e tranquilla, così dolce alla vista da far apparire impossibile che da quella montagna abbia potuto scatenarsi una tale furia di morte e distruzione, costituisce un fondale perfetto da ammirare. Infine doppiato un ultimo capo che racchiude la microscopica insenatura detta i Bagni della regina Giovanna, un sito dai richiami millenari, ecco comparire lo scuro muraglione dell'alta costa sopra la quale scorgi le case di Sorrento. Questi cosiddetti bagni sono una vera e propria piscina naturale circondata da alte rocce, nascosta alla vista dal mare, sulle quali si estendeva una delle più spettacolari ville romane di cui ci sia traccia, quella di Pollio Felice, un nobile partenopeo del I secolo a.C., evidentemente ricchissimo dato che era citata come una delle più belle dell'epoca, dato che occupava oltre 30.000 mq coperti, ed è raccontata dal poeta Stazio che la descrive come "posta su colli dove l'uva non teme il confronto con quelli di Falerno e dall'altro lato sembra nuotare su un mare di vetro, così che mentre un'ala della casa sembra tremare per il fragore delle onde, un'altra ignora invece i flutti e preferisce il silenzio dei campi". 

Accidenti se sapevano vivere questi romani, almeno quelli che avevano il grano! Oggi, solo più qualche pietra sparsa, qualche muracciolo che segna il tracciato della costruzione, qualche pietra sbrecciata, dove il mecenate che amava circondarsi di dotti e di poeti, trascorreva il suo tempo negli studi, gli ozi come venivano chiamate allora le ore dedicate al piacere dell'arte e delle lettere, circondato da pitture di Apelle e statue di Fidia, di Mirone e di Policleto e poi la polvere dei secoli, almeno fino all'arrivo di questa fantomatica regina Giovanna, una Angioina dalla fama piuttosto chiacchierata, che sembra amasse trascorrere qui le sue ferie estive, tra amanti e dame di compagnia con cui ne faceva di tutti i colori, dicono le malelingue, crudelissima coi sottoposti, tanto che pare abbia poi fatto una brutta fine, strangolata da un parente, che evidentemente ambiva a prenderne posto e averi. Ma noi sbarchiamo alla marina piccola e poi grazie al comodo ascensore saliamo fino in città, cominciando a goderci il panorama assolutamente spettacolare dal belvedere della piazza superiore. Davvero una vista mozzafiato e quante ne abbiamo avute in questi giorni una dietro l'altra a non finire, non ci si può davvero lamentare. Poi, due passi nelle viuzze che offrono la consueta serie di negozietti che devono obbligatoriamente mostrare tutta quella serie di cose alle quali i turisti non sanno resistere, ovviamente il tema di fondo è il limone e tutti i suoi derivati che da queste parti impazza, ma anche la serie di palazzi antichi che fanno da corona, vuole la sua attenzione. 

Naturalmente non si può non dare un'occhiata al duomo col suo sontuoso interno barocco e lo spettacolare soffitto e il colossale organo che sovrasta l'ingresso, oltre a tutte le altre opere d'arte che ne fanno un contenitore di grande interesse. Altra tappa obbligata il Chiostro di S. Francesco dell'omonima chiesa con i suoi archi in diversi stili che ti immerge in un'aria mistica e solenne. Una curiosità in cui ci si imbatte passeggiando tra le vie della città è la Sedil Dominova, un locale di cui si ammirano le tracce di magnifici affreschi in una loggia esterna sulla strada, che ospita tuttora la Società Operaia di Mutuo Soccorso, costruito nel XIV secolo a seguito delle lotte fratricide tra i nobile della città che costrinsero all'intervento addirittura il Vescovo che stabilì la costruzione di due edifici separati in due parti della città dove si potessero riunire le due fazioni separatamente. Di qui l'origine del maestoso palazzo che ha resistito fino ai tempi nostri.  Camminiamo ancora un po' attorno a piazza Tasso, comprendendo come questa fosse una tappa obbligata del Grand Tour dei nobili nordeuropei che scendevano in Italia per toccare con mano lo spessore dell'antichità, dell'arte, della bellezza; poi piano piano ce ne andiamo verso la stazione, dato che abbiamo optato per rientrare a Minori in bus, così da avere un ulteriore punto di vista, un altro lato attraverso cui apprezzare questa terra. Un'oretta che ti fa apprezzare, dato che non hai fretta, le strade tortuose, le curve a strapiombo sul mare, le ville sui dirupi, i paesini abbarbicati alle coste alte e scoscese, le terrazze ricoperte di limoneti e ulivi. Arriviamo in tempo per darci una rassettata e, ironia della sorte la sera ci riserba l'offerta di succulenti gnocchi alla sorrentina, pianto famoso nel mondo che chiosa la giornata. Noblesse oblige.

Negozio del centro

martedì 6 settembre 2022

Un tour d'Italie 31 - Sentieri e grotte

La grotta di  Smeraldo - foto T. Sofi


 Di cose da fare sulla Costiera ce ne sono un sacco, a prescindere dal fatto che sarebbe sufficiente scegliere una delle cittadine a piacere e perdere il vostro tempo passeggiando per le viuzze del centro, sedere su una panchina sul lungomare o stare tranquilli ad un tavolino di uno dei tanti locali magari piazzato in qualche punto particolarmente panoramico e stare soltanto a guardare, tanto credo, possa bastare a chiunque per potere tornare a casa soddisfatto. Ma per chi ha voglia di spendere un po' meglio il proprio tempo, appagando la volontà di dare un un'occhiata un pochino più nel profondo, non c'è che da scegliere. Qui vi indicherò solo un paio delle opportunità che vi si offrono: i giri con la barca e i giri col cavallo di San Francesco, cioè i propri piedi e anche qui c'è da sbizzarrirsi. Cominciamo da una delle opportunità più sfruttate e che, per chi frequenta il luogo per la prima volta, è una delle opzioni assolutamente imperdibili, la visita della grotta di smeraldo, luogo piuttosto magico, sembra scoperta e valorizzata solo nell'800, ma in realtà, probabilmente conosciuta fin dai tempi più antichi. Pochi minuti di barca dal consueto molo di Amalfi che ormai rappresenta il nostro baricentro di partenza per ogni scorribanda e poi ti rimane soltanto da assaporare questa magia assoluta dell'ingresso in questa piscina naturale sotterranea dove la barca penetra leggera spinta dal remo che appena colpisce la superficie dell'acqua. Senza il motore e nella penombra luminescente rischiarata soltanto dalla luce che arriva dall'imboccatura seminascosta, il tempo sembra annullarsi e sei subito portato a domandarti se questo non sia uno dei sacelli antichi dove veniva naturale affidarsi alle dee ed agli dei del mare, che altri non possono abitare luoghi come questo. 

Sulle pareti e dall'alto soffitto scendono stalattiti enormi che si incontrano in basso sui loro contraltari stalagmitici fino a formare colonne dalle sculture fantasiose e mirabili. Gli angoli più lontani, bui e nascosti paiono come ingressi di antri profondi che portano nelle profondità della terra. Ma come ovvio la grotta ha una sua valenza che la differenzia dalle tante altre simili per formazioni e struttura. Quello che ti inchioda al panchetto della barca, le mani strette sul bordo per permetterti di volgere attorno lo sguardo senza essere preso dal naturale capogiro che un inatteso rutilare di colore, che ruota attorno a te al solo leggero muoversi della barca stessa e al minimo movimento del remo. Un verde smeraldino che sembra provenire dalle profondità della terra e si allarga a tutto lo specchio d'acqua fino a sfumare sul contatto della stessa con le pareti, un colore così lucido e smagliante da stupire chiunque lo veda per la prima volta. La barca gira lenta fino a percorrere tutte le parti più recondite. Il pilota aiutandosi con una torcia illumina le formazioni più belle, offrendone naturalmente la vista dalla direzione che meglio ne metta in risalto le forme zoomorfe o che richiamino la fantasia a definirle in qualche modo. E poi ancora la punta sotto l'acqua e ecco che sul fondo, non si sa quanto a fondo, dato che la cristallinità del liquido impedisce di valutarne la profondità, ecco apparire statuette forse di un Gesù bambino, forse di un presepe, lasciate scendere fin laggiù dalla devozione popolare, visioni tremolanti apprezzabili attraverso una trasparenza che le rende ancora più misteriose e oggetto di devozioni da parte dei visitatori. 

Poi tutto si ferma, come immobile in un tempo indefinito reso  più statico dal silenzio assoluto di tutti i pochi presenti, questo è anche il grande vantaggio di scegliere il fuori stagione e il barcaiolo che senza parere ha raggiunto una posizione perfetta dello scafo, evidentemente a lungo provata, e con un rapido colpo del braccio, fa compiere al remo un leggero semicerchio che colpisce la superficie con un battito leggero ma sufficiente a far sollevare una gragnuola di piccolissimi schizzi che si spargono tutto attorno e ricadendo nell'acqua provocano una serie incredibile di luminescenti bagliori smeraldini che rimangono accesi per un attimo per spegnersi a poco a poco come lucciole morenti, come stelle cadenti che precipitano da un cielo opposto in una notte di San Lorenzo infinita. I colpi si susseguono ritmati dalla mano esperta e la pioggia di pietre preziose di un verde assoluto continua a cadere lasciando gli astanti a bocca aperta avvolti da una emozione continua che pare non finisca mai. Se non te lo avessero detto prima non avresti potuto trovare altro nome per questa grotta bellissima. Uscirne è fatica, tornare indietro uscendo dalla baia di Conca dentro la quale la grotta stessa è nascosta, è dispiacere. I pochi minuti che servono a ritornare al molo amalfitano sono quasi un dolore per quanto hai appena perduto,  quasi neppure ti gusti la bellezza della costa, che pure ormai più volte hai visto ma che non dovrebbe mai smettere di stupire. 

Poi dato che la giornata non è ancora finita ecco che il visitatore instancabile, il turista dalle mille risorse e che a nulla rinuncia, finisce per essere attirato dal cartello che indica il Sentiero dei limoni e che ti porta immediatamente tra una spettacolare vegetazione composta di orti, di terrazze, di viti e di piante di limone, che avvolgono il percorso, una serie di saliscendi che ti conducono quasi subito alla terrazza della mortella con le sue splendide viste sul blu che lambisce la costa. Questa un tempo era l'unica strada che congiungeva tutti i paesi della costa e tutto e tutti, cose e persone passavano lungo queste scalinate, questi sentieri, questi saliscendi per spostarsi in questo territorio un tempo selvatico e difficile. Odori di mirto e di limoni, mentre ti senti come sospeso sugli strapiombi che si aprono sul mare sottostante. Sei nel pieno della coltura dello sfusato amalfitano, il famoso limone il cui prodotto più noto, il Limoncello si è ormai diffuso in tutto il mondo. A mezza strada Torre, poche case imprigionate a mezza costa su un piccolo promontorio e poi ancora la valle tappezzata di terrazze che la avvolgono completamente, quasi volessero imprigionare questi profumi, queste ricchezze. Te ne puoi infine tornare indietro lungo il mare, tanto per fare una strada diversa, per riapprodare a Minori, dove un tavolino della pasticceria Sal de Riso, ti aspetta fedele per consolarti della fatica con una delle sue indescrivibili Delizie al limone appunto, che premieranno te della fatica comunque già da sola premiante ed anche quelli che pigramente avranno preferito aspettarti lì, per ottenere lo stesso premio senza merito, ma anche senza avere provato i tuoi stessi piaceri. 

Limoni di Amalfi

SURVIVAL KIT

Grotta dello smeraldo - Ci si arriva o da terra, preferibilmente da Amalfi (o da Positano), col bus o parcheggiando sull'alto della scogliera nel comodo parcheggio gratuito e scendendo  la scalinata fino a raggiungere l'ingresso posto su una banchina al livello del mare. Qui troverete la barca che fa accedere alla grotta per con guida obbligatoria è di 7 € a persona, bambini gratis. La visita dura una ventina di minuti. Oppure tramite barca da Amalfi, aggiungete il costo di 10 € a persona. Il tragitto dura una ventina di minuti per arrivare alla grotta. Qui potrebbe esserci coda per la barca, specialmente in piena estate, in quanto si aggiungono quelli che scendono da sopra. Vale la pena.

Trekking in Costiera - Ovviamente molteplici sono le possibilità. La più nota e probabilmente la più bella è Il Sentiero degli dei, un tempo la strada che serviva a percorrere la costiera coi muli o piedi. percorre la parte alta della costa arrivando fino a 600 metri di altezza partendo da Bomerano per arrivare Nocelle o ancora più in là a Montepertuso, con comodi parcheggi all'inizio e alla fine. Naturalmente questi punti possono essere raggiunti anche con i bus locali. La lunghezza è di 8-10 km da percorrere con calma il 6 - 7  ore fermandosi ad ammirare la bellezza del paesaggio e le molte cose da vedere lungo il percorso come la Grotta del Biscotto, i villaggi rupestri nella roccia e la punta Pistillo, area molto fotogenica. Non costa nulla. Per chi vuole fare meno fatica c'è anche il comodo e molto più breve Sentiero dei Limoni che congiunge in circa 3 km con la durata di un paio d'ore, Minori a Maiori attraverso uno dei percorsi considerato tra i più belli d'Italia. Un su e giù per un dislivello di circa 400 m. con possibilità di deviazioni (ad es. fino a Ravello) che parte da Maiori a piazza Millo, dietro la Collegiata di Santa Maria a Mare con la sua famosa cupola di maiolica e arriva a Minori con la possibilità di vedere il paesino di Torre, eventualmente Ravello, con molti belvederi che aprono su panorami straordinari come quello della Mortella con viste su Atrani ed Amalfi. Anche questo gratuito ed accessibile a tutti.

Maiori


sabato 3 settembre 2022

Un tour d'Italie 30 - Positano

Positano - foto T. Sofi


Se Amalfi è la perla della costiera, Positano ne è la sua degna gemella, anche lei disposa a chiosa della sua spaccatura della montagna, riempita dalla colata di case dai colori vivaci che si spalmano sui due versanti a formare una delle cartoline più famose del mondo. Ripercorrere il tratto col primo traghetto del mattino per arrivarci, non è mai un déjà vu, infatti ogni volta che posi gli occhi sulla fila quasi ininterrotta di case, ville, grandi alberghi appollaiati sulla scogliera, quasi appesi alle rocce a strapiombo sul mare, ne scorgi sempre di nuovi, dimore fantastiche di chi ha scelto di passare qui il suo tempo o addirittura parte della propria vita, non solo per la bellezza dei luoghi o per la piacevolezza del clima, ma di certo anche per quel fattore in più che rappresenta lo specifico posizionamento VIP di questa area, per la notorietà che lo accompagna e che a molti personaggi di questo mondo non è del tutto sgradita come si potrebbe pensare. La sfilata dei paesini di minore notorietà, ma che invece varrebbero ognuno una sosta particolare per goderne le parti forse meno popolate dai turisti più frettolosi che avendo pochi giorni a disposizione possono dedicarsi solamente ai nomi più importanti, sfilano davanti al tuo sguardo con la lentezza dell'onda, consentendone una visione calma ed appagante anche se assolutamente parziale. La spiaggetta del lido di Ravello è già punteggiata da un paio di file di ombrelloni segno della stagione incipiente; il ponte della strada che attraversa la spaccatura di Atrani, nascondendo il paese parzialmente alla vista e lasciandoti la curiosità di fermartici passando da terra, il piccolo capo dell'Hotel Luna che si sporge sulle rocce, doppiato il quale entri nel porticciolo i quella che è stata la prima tra le Repubbliche marinare. 

Qualche decina di minuti di attesa per cambiare traghetto e via avanti lungo la costa fino a doppiare il Capo di Conca, scorgendo poi appena la minuscola spaccatura nella roccia che nasconde il fiordo di Furore, una piccola gemma alla quale in un passaggio via terra bisognerebbe pure dare un'occhiata. Infine ci lasciamo alle spalle anche il tondeggiante capo di Praiano con la sua torre Asciola, ormai inutile ad avvistare lo nero periglio che vien dallo mare per il quale era stata costruita e arriviamo finalmente alla meta di giornata, preannunciata da una spiaggia abbastanza ampia e dal minuscolo molo di Positano. Anche qui, visto il bel Duomo non rimane che passeggiare per vicoli e stradine in salita fino ad arrivare in cima alle case che si addossano le une alle altre e per poter ammirare il panorama dall'alto, ti puoi prendere uno dei tanti terrazzini affacciati sul basso e rimanere lì in silenzio, incurante del vociare dei tanti passanti in cerca come te di un punto di vista più bello degli altri, posto che uno ce ne sia di così privilegiato da far cedere tutti gli altri per la sua esclusiva bellezza. Qui ad ogni angolo è una esplosione di vasi, di verde, di colori dei fiori più belli, ma soprattutto di splendide maioliche dalle forme più varie ed ammiccanti, che si propongono non solamente in una esibizione di vendita foderando ogni parete esterna disponibile di negozi ed atelier, di piatti, di statuine, di brocche dalle forme, ma soprattutto dai disegni più ricchi e accattivanti, ma anche sedie e tavolini, che già immagineresti in altri luoghi ad ornare terrazzini e attici in riva ad altri mari, a fronte di altre colline magari popolate di vigne o di armenti. 

Certo che intanto bisognerebbe disporne, ma il luogo e la condizione è data appunto per farti sognare, per suggerire opzioni di vite diverse segnate dall'impronta del bello e della sua attenzione. Il luogo è evidentemente magnifico sopra ogni descrizione, ma tuttavia, devo rilevare che anche qui come in tanti altri posti tra i più famosi proprio per la loro fotogenica notorietà, non riesco a scacciare dalla mente quel piccolo tarlo delle cose già viste troppe volte, in migliaia di immagini meravigliosamente ritratte, con la luce giusta, con le tonalità più perfette, magari anche ritoccate per magnificarne i colori e le intensità, insomma la realtà vera, se l'hai già troppo vista in tantissime altre immagini presentatesi in passato, ti porge sempre una piccola, certo minima ma fastidiosa delusione. Come puoi vedere il Grand Canion nello stato di luce meraviglioso di cento foto di autore che hai già in precedenza visto o come può la visione dei monumenti di Petra o delle piramidi, arrossati dagli spettacolari tramonti di mille documentari apparire inferiore alla visione diretta, quando c'è sempre quella piccola foschia nell'aria o la luce del sole troppo diretta o semplicemente il punto di vista del tuo occhio non è lo splendore delle artistiche deformazioni di costosi obiettivi fotografici? 

Perché nella tua mente campeggia sempre soltanto la visione dei tre meravigliosi solidi euclidei che si stagliano contro le dune dorate di un deserto infinito che si stende all'intorno, magari infiorate dalla presenza perfetta di un paio di dromedari di cui indovini solamente la silhouette nera contro il cielo, quando invece nella realtà, le vedi poi quasi affogate, nel disumano calore del meriggio egiziano infuocato, dalla distesa disordinata delle case dei quartieri periferici di un Cairo mostruoso che cerca di seppellirle e nuovamente mummificarle nella distesa di cemento? Ecco che spunta sempre così, anche in questa spettacolare costiera Amalfitana, quel minuscolo senso di delusione della mancata corrispondenza a quelle meravigliose immagini tante volte apprezzate e ormai stampate nella tua memoria. Eppure adesso è qui davanti ai tuoi occhi e Positano te lo puoi godere anche attraverso i suoi profumi, le voci che escono dai negozietti che espongono i suoi famosi vestiti, li puoi toccare con le mani, assaporare con gli occhi socchiusi il sentore di mare e di cozze che esce da quella trattoria e allora sì che puoi apprezzare la diversità della realtà meravigliosa a fronte della irrealtà patinata e certo più perfetta di quanto hai visto da casa. E allora torniamocene indietro sereni, rimanendo così come dice qualcuno, in vigile attesa, non che accada qualche cosa di particolare, ma che nell'assenza di pensiero cosciente, il tuo corpo possa assorbire senza fretta, la meraviglia di quanto ti circonda, per poterla poi con calma portare con te come fresca acqua di fonte nel tuo futuro, e come diceva il Vate, possa a lungo illuder la tua sete in via.

Vista dalla cima del paese


venerdì 2 settembre 2022

Un tour d'Italie 29 - Il Museo della carta di Amalfi

Amalfi - Museo della carta - foto T. Sofi

 Amalfi è tutto un dedalo di vie e piazzette che risalgono il monte, praticamente una serie continua di negozietti per i turisti alternati a gelaterie, localini e venditori di specialità della costiera. Il numero dei turisti anche fuori stagione è sempre preponderante rispetto a qualunque altra realtà ed in fondo è del tutto naturale che ormai ogni cosa si sia conformata su questo modo di sbarcare il lunario e pertanto su questa attività si è costruita tutta l'economia della zona. Per vedere qualche casa, diciamo così, normale, devi superare tutto il centro e risalire ancora la strada che cerca di uscire dal paese serpeggiando lungo il torrente che ha creato questa spaccatura nella collina per trovare la strada fino al mare. Qui la vita appare più normale, qualche vecchio condominio anni sessanta e poi le antiche case del borgo di un tempo precedente all'invasione odierna. E se hai la pazienza di risalire fin qui puoi trovare la sorpresa che ti aspetti meno. In fondo questa era, oltre mille anni fa, una delle quattro repubbliche marinare con un passato di commerci e di attività industriali del tempo che hanno lasciato ancora qualche ricordo di sé a ben cercarle. Infatti se risali quella che si chiama ancora la valle dei mulini, scavata dal torrente Canneto che scende dai monti Lattari, puoi trovare ancora traccia di una delle attività più importanti del passato di Amalfi, quella delle cartiere che ebbero il loro periodo di maggiore fulgore nel 1700, quando se ne registravano addirittura 11 in città, che sfruttavano l'impeto del corso d'acqua per muovere le macchine di produzione. 

Il tutto generava una grossa movimentazione di compravendita di stracci provenienti da tutta al zona, materia prima per la produzione della bambagina, il materiale che dava poi origine alla carta, fatta a mano e dunque assai preziosa materia. Questa industria continuò fino al secolo scorso quando si contavano ancora molte cartiere tra grandi e piccole, fino alla disastrosa alluvione del 1954 che distrusse la maggior parte di quelle rimaste dopo quello che comunque fu un momento di inevitabile declino. Infatti l'ubicazione nella stretta valle, le scarse possibilità di comunicazione col resto del paese e quindi l'impossibilità di investire in macchinari più moderni, costrinsero la maggior parte dei produttori alla chiusura, facendo rimanere in opera solamente gli artigiani che si rivolgevano ad un segmento di clientela sempre più ristretto. Ci fu anche l'inevitabile periodo in cui si malediceva l'introduzione di moderni macchinari che riducendo i costi di produzione, limitavano di conseguenza l'utilizzo di manodopera. Ne è curiosa testimonianza una supplica inviata al Re per implorare aiuto a cui si rispondeva maledicendo :...Le tante macchine che l’uomo usurpatore e perspicace ha saputo inventare e ne inventa tutto dì, sono quelle che tolgono pane dalla bocca dei nostri fedeli sudditi nell’intero Regno …. Insomma niente di nuovo sotto il sole, tanto che alla fine nel primo dopoguerra anche le ultime macchine si spensero e l'epoca della produzione della carta rimase solamente un ricordo. 

Tutto questo però lo potrete ritrovare nel Museo della Carta di Amalfi, ospitato in uno di questi vecchi edifici, dove sono state restaurate e rese funzionanti tutte le macchine necessarie a produrre la carta come un tempo, con la deviazione delle acque del torrente Canneto. Rimane comunque una bella emozione, sentire raccontare la storia di questo antico lavoro e vedere, attraverso tutte le fasi successive della lavorazione, nascere quel famoso rettangolo di materiale sottile e bianchissimo, che esce ancora bagnato dalle presse per essere successivamente steso ad asciugare e andare a formare poi le pagine di libri o quelle carte da lettere che puoi immaginare vergate con cura da penne d'oca e da inchiostri colorati. Il tonfo cupo dei magli che sfibrano gli stracci prima a far da contrappunto come tamburi di una bolgia infernale, in ambienti forzatamente scuri e umidissimi, che dovevano essere veri purgatori per chi ci doveva passare ore e ore con le braccia immerse nell'acqua in queste che rimangono comunque caverne sotterranee, dove tutto si affastella in antri oscuri e maleodoranti, continua a scandire il tempo della visita, che a mio parere, ha un suo interesse particolare. Il tutto è ben corredato da bei pannelli esplicativi, da una ricca esposizione di strumenti antichi e da iconografia d'epoca. Scendi poi in paese dove tutto questa è ormai storia dimenticata, ora è il tempo del limoncello della pizza e del sorbetto al limone e facciamocene un altro che tanto c'è tutto il tempo per aspettare il prossimo traghetto. Intanto puoi sostare a goderti il passeggio a sentire parlare in tutte le lingue del mondo e considerare che finché abbiamo tutto questo, qualche entrata riuscirà ancora a rimediare al nostro asfittico PIL.

L'antica cartiera


SURVIVAL KIT

Museo della carta - Via delle Cartiere 23 -  Amalfi - Interessante museo costruito all'interno di una antica cartiera presente già nel XIII secolo. Ospita una serie di macchine d'epoca, magli, pile in pietra, presse e macchina in tondo, inclusa una macchina olandese del 1745, tutte perfettamente funzionanti e che vengono messe in funzione durante la visita guidata, in cui si può assistere alla produzione dei fogli di carta nella maniera tradizionale. Con un particolare biglietto si può partecipare all'esperienza. La visita nel suo insieme, sia per la storia raccontata che per il materiale esposto è decisamente interessante e io consiglierei di dedicarci un'oretta, tra un sorbetto e l'altro. Da marzo a ottobre aperto dalla 10:00 alle 19:00- Ingresso 4,5 con guida. 7 - 15 € per diverse esperienze partecipative. Consigliato

      

Produzione dei fogli di carta


mercoledì 31 agosto 2022

Un tour d'Italie 28 - Minori

La costiera - foto T.Sofi


 L'uso del traghetto negli spostamenti in costiera, ha un duplice vantaggio. La velocità con la quale si possono raggiungere le diverse località e contemporaneamente il vedere dalla parte del mare tutta la costa che sfila davanti ai vostri occhi mostrando gli anfratti, i punti segreti e quasi sempre poco o per nulla visibili, seguendo le tortuose stradine che la percorrono dall'interno. Non c'è dubbio che anche questo sia un punto di vista in più e quanto mai piacevole, oltretutto il tratto sul mare, sempre ovviamente che il mare stesso sia calmo, offre un percorso panoramico e assolutamente gradevole. Nel mese di maggio, poi, oltre alle temperature sempre dolci e temperate dalla brezza mediterranea, le giornate sono lunghe e sfruttabili al massimo e le ombre della sera avvolgono dolcemente le pendici del monte che scende verso le onde in balze verdissime punteggiate di casette bianche, mentre i paesi appaiono come colate di colore esposte sui promontori o seminascosti alla vista nelle piccole insenature in cui il mare penetra come a voler conquistare anche quelle parti più riparate e segrete. Certo che dopo aver trottato tutto il giorno, pur con i ritmi assonnati dell'anziano in fase di riposo, alla sera le gambe sono un po' stanche, però come fai a non inserire nei ritagli di tempo che precedono il momento di mettere le gambe sotto al tavolo, il dare un'occhiata anche al paesino che ti accoglie, che sarà pure, nomen omen, Minori, ma non per questo è poco interessante, anzi, il vecchio centro si fa girolare davvero con piacere. La chiesa merita sicuramente un'occhiata e non troppo sfuggevole essendo una vera e propria basilica, dedicata a Santa Trofimena e già solo per il nome, oltre che per la sua imponente facciata neoclassica, obbliga ad una particolare attenzione, non fosse altro perché eretta proprio davanti alla spiaggia dove furono trovate le ossa della giovinetta martire, portate appunto dal mare. 

E di certo la chiesa è importante, ma non dimentichiamo che si possono prendere i classici due piccioni con una fava, in quanto appena di fianco ha sede il liquorificio Mansi, produttore del noto Limoncello di cui si dice un gran bene. E non vorrete venire fin quaggiù senza portarvi a casa la suddetta delizia che se vogliamo, è una delle eccellenze italiane ormai diffuse in tutto il mondo. La visita al locale è piuttosto deludente in quanto il tutto si rivela essere alla fin fine un negozio di vendita, ma qui sembra si faccia tutto ancora con il metodo artigianale dove la manualità del trattamento dei limoni e relativa sbucciatura, la fa ancora da padrona. I prezzi sono ovviamente di affezione, ma si sa, siggnò, la qualità si paga e dunque non stiamo a lesinare e riempiamo il nostro cartone coi regalini per parenti e amici e qualche cosa rimarrà anche per noi, specialmente la variante della crema al pistacchio che mi ha letteralmente conquistato. Dunque bando al braccino corto e vai col tuo fardello sottobraccio da ricoverare assieme al resto nel bagagliaio, per fortuna capiente. Adesso bisognerà pure calmare la fame dopo aver trottato tutto il giorno ed i tavoli del locale che ormai ci tratta da vecchi clienti ci accolgono amichevoli, gli scialatielli, ti fanno innamorare e il tonno scottato che mi è arrivato successivamente, devo dire che me lo ricorderò per un pezzo. Tutti simpatici come naturale da queste parti e anche le lunghe attese, se sono condite da un bel sorriso e un paio di battute le puoi sopportare. Intanto è un modo di passare la sera, detto tra noi. Comunque quando esci ti puoi fare ancora un giretto per digerire tra i vicoletti del centro, fino al mare almeno, così avrai l'occasione di arrivare davanti ad un'altra delle perle di Minori e vi assicuro questo è una tappa obbligatoria se arrivate fin quaggiù, guai, guai, guai se ve la perderete, se ve la lascerete alle spalle per semplice distrazione o per colpevole negligenza. 

Sto parlando naturalmente della pasticceria Sal De Riso che fa bella mostra di sé con un ampio dehors sul lungomare. E' chiaro che la notorietà ricevuta con la serie di comparsate televisive dalla Antonella nazionalpopolare, ne hanno fatto un personaggio di grande fama e quindi il locale è ormai al centro di una attenzione ossessiva, ma bisogna dire che prima di parlare bisogna assaggiare la sua Delizia al limone e poi non si parla più, si rimane solo lì con gli occhi semichiusi ad assaporare la leggerezza angelica assoluta, la meraviglia del gusto che si sparge in bocca mentre si sognano effluvi di limoni, dolcezza misurata, velluto assoluto della panna. Una goduria assoluta, poi, solo poi, concedetevi la visione infinita della vetrina dove sono esposte le sue straordinarie creazioni, e vorresti rimanere a lungo lì, giorni e giorni a provartele tutte, una dopo l'altra, una di seguito all'altra non decidendoti a scegliere se per saporosità o per bellezza delle forme. Ci siamo tornati e ritornati ogni sera, inevitabilmente come dei consumatori ormai resi dipendenti da una droga della quale non puoi più fare a meno, attirati nella tela del ragno per nutrirci di scariche di veleno che manderà la mia glicemia alle stelle, ma che dolce morire! Non voglio più insistere oltre, ma questa pasticceria di Minori è una delle esperienze mistiche che dovrete fare una volta arrivati qui. Se volete anche ridere un po' fate ancora una cinquantina di metri a vedere la traccia di una saga familiare per me divertentissima, per loro forse assai meno. Infatti poco più in là troverete un'altra pasticceria che facilmente confonderete con la prima, stesso logo, stessi colori e accidenti stesso cognome, si tratta credo di un fratello o parente stretto evidentemente in lite legale col primo, cosicché proprio davanti, la fermata del bus è completamente tappezzata da un manifesto gigante che recita: L'autentica e originale pasticceria Sal De Riso è a 100 metri sulla sinistra! Siamo in Italia, paese dove la litigiosità legale diventa arte.

La delizia al limone di Sal De Riso

SURVIVAL KIT

Ristorante La botte - Via Santa Maria Vetrano - Minori - Ristorante perennemente affollatissimo e frequentato soprattutto da locali, farete bene a prenotare. Piatti tradizionali e pizze serviti in quantità abbondante. Molto pesce. Ci siamo stati più volte e in generale la qualità è sempre stata costante e valida. I prezzi sono assolutamente contenuti considerando che siamo in costiera. Per un paio di piatti siamo sempre stati attorno ai 25/27 € che direi è assolutamente un ottimo rapporto qualità prezzo. L'unico appunto è che di norma i tempi di attesa sono piuttosto lunghi, ma lo consiglio decisamente.

Il tesoro del duomo di Amalfi

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