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Tramonto a nord di Taipei |
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Street food |
La strada per il centro città è piuttosto lunga, tutta una serie di sopraelevate per oltre un'ora buona di guida che il nostro autista compie con molta nonchalance, senza cenni di irritazione per il traffico, carico ma non convulso. E' già buio e il territorio circostante scivola via senza mostrarsi troppo, anche se c'è qualche tratto di campagna, siamo sempre in mezzo alle case di una sconfinata periferia di una città allargatasi a dismisura negli scorsi decenni, che però in questo momento non mostra affatto quelle tracce di esplosiva espansione dei paesi di recente trasformazione e faccio riferimento in particolare al suo ingombrante vicino. Anzi la sensazione è proprio contraria a quella della Cina, dove ad ogni passo vedi il nuovo che avanza a velocità esagerata cambiando in continuazione skyline e quartieri. Qui tutto appare come leggermente fané, una situazione che ha ormai passato il suo culmine di sviluppo, gli anni 80 e 90, quando questa era una delle tigri dell'Asia in prorompente ricerca di benessere, oggi in fase di calma sedimentazione se non di parabola discendente, con quella mancanza di crescita continua e tumultuosa che genera ricchezza e che non appena si trasforma in stasi, terrorizza l'economia in generale. Non vedi selve di gru all'opera ed i palazzi hanno quell'aria già un po' consunta e annerita, cosa comune a queste latitudini dove l'umidità ed il caldo invecchiano rapidamente ogni manufatto, che fornisce all'ambiente un'aria di decadenza generalizzata e comunque non quella di una società in piena crescita.
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Ximending market |
Vedremo nei prossimi giorni, ma intanto che così vado ragionando, arriviamo sulla grande piazza della stazione centrale, punto di partenza ottimale per ogni tipo di programma. Il nostro albergo è stato oculatamente scelto, grazie ai consigli della preziosa Simona (date sempre un'occhiata al suo utilissimo blog), proprio lì davanti, due piani di un grattacielo che affaccia proprio sull'ingresso alla metro, cosa vuoi di più. Licenziata l'auto andiamo all'11° piano dove c'è la reception per prendere possesso della nostra camera. Stile statunitense, reception piena di gente che dà retta alla massa di clienti che arriva man mano e finalmente, e lo apprezzeremo sempre di più nei prossimi giorni, praticamente tutti parlano inglese, quindi ti sembra già di muoverti più a tuo agio. Anzi, preso da entusiasmo, faccio che farmi convincere e prenoto per domani un giro in auto di tutto il giorno, lungo l'itinerario a nord di Taipei che mi ero prefisso di percorrere. D'altra parte se hai solo pochi giorni devi rassegnarti a prendere questi pacchetti che ti fanno guadagnare decisamente tempo, mentre potresti sgrullarti anche da solo coi mezzi, che qui sono molto efficienti. Poi viene l'ora di appropriarci delle nostra bella camera spaziosa, anche se senza finestre, ma per favore non lamentarti che, se hai il braccino corto, ti danno in proporzione di quanto hai voluto spendere. Rimane comunque la sera da usarre gironzolando attorno all'albergo e anche qui la scelta si è rivelata giusta, in quanto siamo a due passi dal più famoso mercato notturno di Taipei, quello di Xi Men Ding Night Market, che poi alla fine , benché sia una enorme area pedonale, non è neppure classificato nel novero dei veri night market, in quanto la zona dedicata allo street food è piuttosto piccolina. Vedete qui comunque la lista dei 15 più importati a Taipei .
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Delusione totale, i prezzi sono esattamente uguali al centesimo a quelli che si possono avere da noi con un semplice click e ordine online. E' la globalizzazione ragazza, prendila così e buona notte, d'altra parte in Cina, che è la riconosciuta patria dei tarocchi, non siamo riusciti a trovare neppure una bancarella isolata con qualche bel falso da mettere in valigia; che i tempi stiano davvero cambiando ed i fake li facciano solo più a Napoli e dintorni? Chissà, forse tra qualche anno la Cina si rivolgerà al board del WTO per chiedere di mettere fine alle copie dei nuovi marchi cinesi che stanno conquistando lentamente ma progressivamente il mercato. Intanto giriamo senza posa, abbagliati da luci e colori, rutilanti quanto basta, tra negozi di frutta spettacolare ancorché piuttosto costosa e giocolieri che occupano gli incroci circondati da folle di spettatori. Respingiamo a forza gli inviti pressanti delle massaggiatrici che, fuori dalle porte, offrono servizi assolutamente convenienti ed allettanti, almeno alla vista dei saloni pieni zeppi di poltrone riempite di clienti che guardano il soffitto con occhi beati, mentre manine delicate trastullano i loro piedi, ma io cede clamorosamente di fronte ad un bar che offre decine dei tipi del famoso bubble tea, uno dei riconosciutio must taiwanesi. Me ne esco con il mio bel bicchierone ghiacciato di thè e 45 NDT in meno, con latte chissà se di soya o altra porcheria salutista e per metà pieno di una massa gommosa di palline della grossezza di un pisello, di un materiale completamente sconosciuto, che attraverso una cannula gigante sorbisci a poco a poco e che ti riempiono la bocca col rischio continuo ti finirti nella trachea, obbligando qualche passante, se è in grado, a farti la manovra di Heimlich, per evitarti una morte prematura di soffocamento. Va là, andiamo a dormire che è meglio che domani si fatica.
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Frutta |
SURVIVALKIT
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