martedì 11 febbraio 2020

Cina 49 - Nel parco delle finzioni


Il lago del parco

L'eccezionale fioritura dei pruni
La giornata non è ancora finita e per la verità vorresti che la luce rimanesse ancora molte ore per continuare a godere dei panorami che ti circondano. Intanto il pullman scivola nella campagna per una quarantina di minuti alla ricerca di un sedicente villaggio Dong. La realtà come sempre è leggermente diversa e si adatta alla situazione ed alle circostanze. Quello in cui arriviamo è in effetti un parco tematico creato attorno ad un nucleo di villaggio preesistente e molto ben inserito nell'ambiente naturale che lo circonda, colline carsiche, laghetti, specchi d'acqua e compagnia bella. Tutto molto accattivante e scenografico ma irrimediabilmente finto, con ampio parcheggio per i pullman che qui sbarcano ogni giorno migliaia di persone. Si comincia con un giro in barca di una mezz'oretta che passa attraverso una zona umida molto bella con passaggi in caverne naturali tra le rocce e uccelli acquatici tra le erbe di palude. Lungo le rive capanne molto primitive con totem scolpiti ed elementi della tradizione Dong, ma irrimediabilmente finti con figuranti vari che fanno ciao con la manina e suonano i tamburi ma solo al passaggio delle barche. Si attraversa poi una zona con spettacolari punti di vista e aree costellate di piante da frutta completamente ricoperte di fiori. Lo spettacolo è impressionante, davvero bellissimo. 

Scatta il "trenino"
Poi realizzi che essendo a metà novembre questa fioritura è assolutamente impossibile senza la creazione di specie OGM particolarmente avanzate. Alla fine, guardando bene, ma con molta molta attenzione, tra i gridolini di ammirazione di chi ti circonda, realizzi che tutta la fioritura è assolutamente finta, di plastica, ma va bene così. Sul lago naturalmente incroci anche finti pescatori con cormorani (chi sa se finti anch'essi) appollaiati inattesa di lanciarsi nelle acque scure. Più avanti si entra in un villaggio dove si svolgono varie attività. I figuranti si esibiscono in varie danze che subito coinvolgono gli spettatori che non aspettavano altro. Questa è una cosa che piace molto alla utenza cinese. Ecco che da un balconcino tra le case finto antiche, compare un tizio tutto bardato che arringa alla folla, la organizza, poi la fa ballare su melodie tradizionali e alla fine lancia come premio ai sotttostanti, palle di stoffe colorate. La mia GS (gentile signora) la cui propensione coreutica è altissima e che pertanto si era lanciata tra la folla sgambettante, ne acchiappa una al volo e torna felice con la preda in saccoccia. In fondo hanno ragione i cinesi, l'importante è il coinvolgimento di massa, per ottenere il divertimento collettivo. Proseguendo lungo un itinerario che poi si scopre essere quasi obbligato, come le corsie interne degli autogrill, si vede un bel tempio e si finisce in una casa privata dove un gruppo di donne in costume canta canzoni di villaggio, mentre lì vicino c'è un reparto tessitura che espone bei lavori colorati. 

Ragazza Dong
Donna Dong
Ovviamente i costumi, essendo finti sono magnifici, perfetti in ogni loro punto, in particolare le acconciature ricche di fiori e di argenti. All'interno del villaggio, splendidamente ricostruito, con cortiletti, giardini con bonsai "giganti" (eheheheh) e mirabili lavori di arte topiaria, attraverso il solito percorso obbligato, è esposta una gamma di produzioni artistiche e tipiche di altissima qualità, praticamente un museo, questo davvero godibile, che espone opere di calligrafia, dipinti, ricami, oggetti e sculture in legno, in corno, in pietra, in tessuto, che invitano all'acquisto; tutto è in vendita signori, venghino, venghino. La parte dedicata alle pietre mi attira morbosamente. Questa aspetto è molto cinese e affascina sempre questo popolo, la collezione di pietre, rocce, minerali, dai colori e dalle forme particolari, in ispecie se simulanti forme naturali, come paesaggi, zoomorfie e altre particolarità che facciano immaginare qualche cosa che casualmente si sono formate nella pietra. Ci sono sassolini ovoidali colorati e levigatissimi che la gente ammira e davanti ai quali passa ore per scegliere quello più bello al proprio gusto; lastre di marmo che dopo il taglio presentano venature nelle quali riconosci montagne o animali; radici che mostrano contorsioni che le assimilano a bestie immaginarie, minerali dalle apparenze incongrue. 

La pietra "pancetta"
Tutto questo ha un senso di preziosità che poi si estrinsecherà nel trovare anche un apposito complesso ed artistico espositore, a mensole, a ripiani opportunamente sfasati, magari di legni preziosi, sui quali disporli nella propria casa per goderne la vista ogni giorno, mentre si beve un buon the. Perché no, sullo sfondo della pietra o su un fondale di carta si potrà porre qualche verso di una poesia di un antico maestro Tang, che ne avvalori ancor di più il significato. La contemplazione insomma è sempre stata un piacere diffuso nel regno di mezzo e a quanto pare persiste anche in questa epoca materialista. Io, che di questo aspetto sono parimenti infettato, cedo davanti ad una esposizione di un raro minerale che alligna da queste parti è che ha un inequivocabile aspetto di una pancetta tagliata a pezzi. Noti chiaramente un lato scuro che simula la cotenna, seguito da strati irregolari bianchi e rosa intenso, fino ad un più largo strato sottostante di un bianco pastoso che non puoi che assimilare al grasso di un blocco di lardo. Ne faccio mio un bel pezzo ad un prezzo di affezione a passo alla sala successiva, dove c'è una spettacolare esibizione di mobili antichi di epoca Qing e Ming, sedie e tavoli dei cosiddetti "legni rossi" (木 - hóng mù), qualcuno con la superficie lucidissima istoriata di venature nelle quali riconosci il famosissimo "piuma di gallo", raro e prezioso. 

Sala della calligrafia
Quando frequentavo per lavoro questo paese, c'era un assoluto disinteresse per gli oggetti antichi, per non parlare di mobili e similari. C'erano luoghi dove potevi acquistare queste cose a prezzi davvero infimi. Ricordo un tavolo di palissandro nero di epoca Ching e sei sedie spettacolari, che sono venute via per niente e che ora credo arricchiscano la sala di un caro amico di Pechino. Altri miei conoscenti riempivano container di materiali simili, scelti tra armadi laccati, paraventi e interi letti dalle ante scolpite e dorate e li spedivano in Europa. Adesso sembra che i cinesi, che hanno ormai capito il valore di queste cose vengano addirittura a ricomprarli da noi. Così è la vita, corsi e ricorsi di cui il mercante deve approfittare se è intelligente e avveduto e soprattutto se ci capisce qualche cosa. Lascio questa costruzione ricca di oggetti affascinanti e percorro passerelle di bambù coperte che zigzagano tra laghetti piene di carpe rosse giganti, altra smodata passione di questa gente e ad ogni angolo ci sono gruppetti di persone affascinati che gettano molliche di pane davanti all'assembramento nell'acqua che se le disputa, tra una vorticosa girandola di colori rossi, gialli, neri e bianchi ed un fluttuare di lunghe pinne sfrangiate.

Lanterne rosse
All'uscita c'è tempo di buttare l'occhio sui costruttori di zattere, il mezzo di trasporto ideale dei pescatori di queste zone umide, che allineano con cura i lunghi tubi arcuati di bambù, che poi in effetti è PVC giallo verde, che lo imita neppure tanto bene. Delle piante originali rimane soltanto un delizioso boschetto ai lati dello stagno principale. Le lanterne rosse segnalano i posti di ristoro, naturalmente accompagnati da apposito spazio dedicato agli acquisti delle particolari eccellenze alimentari della zona. Avete notato come ogni luogo abbia le sue rinomate specialità mangerecce che essendo qualificate come "nostrane" solo per questo fatto sono etichettate come le migliori del mondo? Ma se le patate nostrane, a causa di ciò, sono le più buone, come fanno ad esserlo anche quelle di un altro paese situato a mille chilometri di distanza? Eppure sono anche quelle nostrane! Vallo a spiegare ai cultori della fuffa biologica a chilometro zero. Poi la luce si riduce gradualmente, ma il tramonto delude molto non riuscendo i raggi del sole a penetrare la foschia lontana che si è stesa sui pinnacoli delle colline e rimane giusto il tempo per risalire sul bus, questa volta non finto, che ci riporterà in un'oretta e mezza al centro di Guilin per cercare di arrangiare una cena, dopo aver guardato per un'ultima volta le luci del lago con i riflessi colorati delle pagode del sole e della luna. 

Il tempio



Le barche
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Le case





La zona umida

2 commenti:

Juhan ha detto...

I fiori per un rigo ho sperato (ma dubitoso) che fossero davvero OGM!
Invece sui bonsai giganti la mia mamma la sa lunga.
Di solito non commento ma oggi non posso non farlo.

Enrico Bo ha detto...

@Ju - Comunque sugli OGM si stanno dando da fare , ho visto frutti che voi umani... Anche sui virus...

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!