venerdì 31 maggio 2024

India 27 - Manali

Bimba di Manali - Himachal Pradesh - India - marzo 2024

 

Gente di Manali

C'è poco da fare. Manali, pur essendo un paesotto di meno di 10.000 abitanti, cosa che per l'India significa meno di nulla, è nella realtà una vera e propria stazione di turismo montano moderna, a tutti gli effetti. Ormai votata agli sport invernali ed a tutto quello che si ispira alle attività avventurose e naturalistiche, dal trekking estremo, all'alpinismo, fino al rafting ed al parapendio, non si contano le attività e gli inviti che leggi sui cartelli esposti lungo la strada che risale la valle. Qui possiamo dire che converge una gran parte della gioventù dorata del subcontinente, per sentirsi a buon titolo occidentale, quantomeno nelle attività ludiche e nei comportamenti alla moda. E' però anche vero che questo è il solo altro accesso al meraviglioso Ladakh ed alla sua capitale Leh, oltre alla strada di Kargil che parte dal Kashmir e da Srinagar, sempre problematica e spesso chiusa, a causa di problemi politici col vicino Pakistan, che noi percorremmo nel lontano 1978, attraverso il Namika-la, a quasi 4000 metri, in una tra le più alte strade carrozzabili del mondo. Infatti anche da qui si sale rapidamente attraverso la Solang valley fino al Rohtang pass anch'esso a 4000 metri e distante una cinquantina di chilometri, per arrivare poi, attraverso una strada decisamente spettacolare fino al cuore del Piccolo Tibet in un altro centinaio. 

La movida

Purtroppo sembra ormai acclarato che questa nostro target sia sfumato visto che pare il passo rimarrà chiuso per altri quindici giorni. Comunque a Manali ci sono molte cose da fare e da vedere e quantomeno tenteremo di arrivare fino alla Solang Valley. In città ormai gli alberghi, anche piuttosto moderni, non si contano e anzi continuano a nascere come funghi, vista la crescita esponenziale della richiesta e la città ha ormai l'aspetto di una stazione di montagna occidentale, con qualche tocco di esotismo. Il nostro albergo, decisamente bello e nuovo è appena fuori dal centro, risalendo la montagna, un mezzo ad una foresta di pini e cedri. Intanto scendiamo in città per guardarci un po' intorno. E' pieno di gente che passeggia per la via principale, la Mall Road, che si è ormai trasformata in un bazar globale con negozi di ogni tipo, ristoranti e locali. Non fa neanche freddo più di tanto, tanto è vero che pioviggina, ma il cielo non promette bene per domani e le montagne intorno sono poco visibili. Passeggiamo un po', trascinandoci da un negozio all'altro. Ci sono tante cose belle per carità, ma manca un poco il fascino che noi occidentali cerchiamo quando arriviamo in questi lidi lontani, che immaginiamo sempre esotici e diversi da noi. 

Il tempio Durga Mata
L'omologazione di certo è portatrice di maggiore benessere in sede locale, specialmente se riesce a mantenere un'anima di tradizione, ma a noi che arriviamo da lontano, toglie poesia, inutile star lì a girarci intorno e alla fine ti rimane sempre in bocca quel leggero sapore di amaro che se non è delusione poco ci manca. Così finisce che mi siedo sugli alti gradini, davanti al tempietto di Durga Mata ad osservare il passaggio. E' un tempio piccolino ma piuttosto antico, costruito nella classica architettura tradizionale della valle di Kullu, parte in pietra, parte in legno con splendide sculture che ne decorano la facciata e le sottili colonne del porticato. Il tetto in scandole, si eleva ripido per terminare con una cuspide piramidale. La piccola cella ospita il simulacro della dea esposta alla venerazione dei fedeli. L'aarti, la cerimonia quotidiana di omaggio e preghiera alla dea, viene svolta ogni giorno al calar del sole, da un anziano bramino, magro e allampanato, che accoglie i fedeli che passano alla spicciolata, si inchinano, pregano e depongono le loro offerte. Intanto è calato il buio e la strada si è accesa di mille luci come si richiede ad ogni mall commerciale che si rispetti; la folla scorre nel passeggio e al tempio si fermano in pochi. 

Frikkettoni locali al 1986

Il contrasto tra gli scarni lumini che rischiarano la profondità della camera della dea, non riescono a reggere il contrasto con i neon multicolori dell'esterno e rimangono lì, affievoliti dalla luminosità prepotente e smargiassa che pretende ascolto al di là del dovuto, mantenuti in vita forse solamente più dalla pietas dei pochi fedeli della giornata. Ma gli occhi di Durga, brillano vigili dal fondo oscuro delle sua caverna. Aspettano silenziosi il loro momento, quello nel quale si dovrà decidere quali teste tagliare per aggiungerle alla corona di teschi e quali salvare, se ne avranno i meriti. Anche il venditore di pannocchie bollite davanti all'ultimo gradino dell'ingresso, siede sul suo sgabello davanti al minuscolo baracchino con aria assonnata. Non manda neppure richiami ai passanti, offrendo la sua merce demodée, forse sovrastata da quanto la circonda. I bambini frignanti che corrono avanti e indietro inzaccherando di fango, che quello rimane comunque, affrancandosi dalla modernità, costosi scarpini Nike, pretendono gelati spalmosi o barrette marchiate Usa, altro che juleb o laddu, quelli li lasciamo al nonno. Tanto per misurare la temperatura locale, scegliamo per la cena un locale di tendenza, il Cafè 1986, affollatissimo con tanto di ingresso regolato sulla piazza la centro della movida. 

Comunque ci fanno entrare abbastanza rapidamente, visto che siamo stranieri, merce comunque di una certa rarità da queste parti e lo vedi subito popolato da una fauna alla moda, ragazze alte e sgambate con occhi lunghi e pose da modella, ragazzi che si atteggiano a divi bollywoodiani, musica dal vivo e pizze improbabili. Cocktail colorati e piatti che sfrigolano, così gli indiani interpretano gli anni venti di questo nuovo millennio e non c'è Modi che tenga, le tradizioni lasciamole ai villaggi di campagna che le megalopoli hanno voglia di modernità e di sonanti dollari, magari sognando alla vista di televisioni che trasmettono MTV e scene di matrimoni sfarzosi di miliardari sulle coste italiane, Puglia o Portofino non fa differenza, questo è il loro esotico desiderio. Paghiamo proporzionatamente e poi ci ritiriamo nei nostri alloggiamenti in attesa della giornata di domani, che ci accoglie, spostando la tendina del nostro balconcino rivolto a monte, con una copiosa nevicata. D'altra parte siamo o non siamo in alta montagna. Non dura molto però, qui il tempo muta in fretta e anche il cielo piano piano sorride. 


Il tempio Tripura Sandari

Anche la colazione qui è decisamente più internazionale e dunque incameriamo calorie in vista di tempi più duri. Piano piano cessa completamente di nevicare e il cielo mostra sprazzi di azzurro e finalmente compare la splendida cerchia di montagne. Nevi eterne e picchi decisamente maestosi ci circondano. Decidiamo di aspettare domani per salire in quota e torniamo verso Kullu, mentre la giornata si rischiara decisamente. Traversiamo il fiume su un fragile ponticello e passiamo sull'altro lato della valle risalendo poi il versante verso una valle laterale. In breve siamo nella zona di Naggar che offre molte cose interessanti da vedere. La strada sale nel bosco, ma qua e là ci sono diversi segni di passaggio turistico, piccoli stalli che offrono cibo e ristori di varia natura. Spesso pubblicizzato il Maggi, nome evidentemente mutuato dalla storica ditta svizzera produttrice di dadi da brodo e che qui identifica una specie di minestra simile al ramen orientale, di cui naturalmente ogni stallo è in possesso della ricetta migliore. 

Le splendide sculture in legno

Ma noi saliamo decisi, almeno fino al bellissimo e antico tempio di Tripura Sundari. In legno di cedro deodara, questo nome deriva proprio dal sanscrito e significa appunto l'albero degli dei, profuma l'aria all'intorno con le sue resine antiche e racchiude un assortimento di pietre nere scolpite dei principali dei del panteon induista e appare un po' costruito come una rete, visto che lo avrebbe creato proprio la dea mutatasi in ragno. La vista sulla valle è maestosa, premiata come si mostra, grazie ad un provvidenziale squarcio di blu, visto che la giornata vira decisamente al bello. Non c'è nessuno all'interno salvo un anziano che spazza a terra con un corta scopa di vimini. Poi passa alle pietre sacre, ognuna simulacro di un diverso dio, lucidandole fino a farle diventare nere come il giaietto. Ad ognuna rivolge poi una breve preghiera e va avanti ad adempiere il suo compito. Il tempio è silente di fronte alla bellezza delle montagne che ne accentuno la sacralità. I muri, travi di legno orizzontali alternati a strati di chiara pietra, ti raccontano una solidità che dura nei secoli al di là dei doveri caduchi degli uomini. Odore di fiori nell'aria guardando la valle. 

La balconata del tempio

SURVIVAL KIT

Le pietre sacre del tempio

Manali Heights Hotel - Log Huts area, Old Manali - Bell'hotel 3 stelle, rinnovato di recente. Appena fuori dal centro verso la collina. Bella la vista sulle montagne circostanti. Camere spaziose e ben dotate. TV, Free wifi, AC, stufa, no frigo, balconcino. Kit thé, caffé e acqua imbottigliata. Bagno grande, pulito, con molti accessori. Colazione inclusa anche occidentale, ottima. Personale molto gentile. Ristorante valido a detta di molte recensioni. Bel giardino e Spa. Taxi per il centro 200 R. Prezzi molto variabili a seconda della stagione e con diverse offerte sui vari siti. Si trova attorno ai 40 €. 

Cose da fare a Manali - Se siete un occidentale poco interessato alle attrazioni per cui gli indiani vengono qui (sport invernali o sport cosiddetti avventura), la città a 2000 metri è una delle porte dell'Himalaya, base di partenza per raggiungere il Ladakh attraveso la valle dello Spiti. Da notare che per arrivarci si paga una cosiddetta tassa green di 200 R a macchina. In città da vedere il Centro con la Mall road e il Bazar tibetano. il tempietto di Durga Mata, il tempio e monastero Tibetano dietro il Bazar, il tempio Hadimba appena fuori dal centro, il tempio di Vashisht con le sorgenti di acqua bollente, la valle di Solang e se riuscite ad arrivare fino al Rohtang pass (51 km), il permesso di accesso costa 500 R a macchina + 50 R se c'è traffico, la cascata di Joguni e il vicino paesino di Naggar con diverse cose da vedere. Naturalmente una delle attività più gettonate sono i trekking sulle montagne circostanti con vista sui magnifici paesaggi himalayani. 

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