venerdì 3 maggio 2024

India 23 - La grande fiera

Hola Moohalla - Anandpur Sahib - Punjab - India - marzo 2024



Scendiamo tra la folla che circonda il tempio. Fuori c'è una gran festa popolare con tutta l'area piena di banchi di ogni tipo, come se si stesse svolgendo la classica fiera di paese, soltanto moltiplicata per dieci, cento volte. In una parte lontana capisci anche che c'è istallato un grande luna park, segnalato dalla presenza di una specie di artigianale ruota panoramica che gira vorticosamente. La differenza è data dal fatto che continuamente passano drappelli di sikh bardati completamente di blu in processione che si dirigono verso punti di raggruppamento, intonando inni sacri con grande compunzione. L'atmosfera è molto festosa, ma io non riesco a cancellare l'esperienza avuta poco prima, nelle viscere del tempio, quando, a causa della necessità, essendo partiti dall'albergo da molte ore, ho dovuto usufruire dei bagni del tempio stesso, privo di scarpe e calze. Ho tentato di resistere fino all'ultimo sperando in una soluzione migliore o quantomeno accettabile, ma alla fine la carne ha dovuto cedere al bisogno e, utilizzando le migliori tecniche di meditazione apprese in tanti anni di discipline orientali, la mente rivolta ad un punto interiore ed astratto, ho percorso l'affollato corridoio, estraniando i sensi, udito e odorato, ma soprattutto il tatto, cercando di porre i piedi nei punti del pavimento meno scivolosi, essendo questo ricoperto di un materiale indecifrabilmente fangoso. 

Ho così effettuato l'operazione al meglio, mentre mi rivolgevo dentro di me agli dei di un'empireo fatto di vapori di essenze profumate e suoni d'arpa che mi facesse dimenticare quanto mi circondava. Anche questa un'esperienza che tuttavia fatica a cancellarsi, soprattutto al momento di ritrovare le calzature. Ma suvvia, non facciamo troppo gli schizzinosi, questo è il paese che amiamo, dunque avanti per questa strada che la sera è ancora lontana. Arriviamo finalmente in un grande prato attrezzato per gli spettacoli del pomeriggio e della sera. Ancora grandi tende sotto i quali si distribuisce il cibo comunitario e un grande palco davanti ad una specie di arena costruita con gradinate provvisorie dove tra un'oretta si alterneranno gli spettacoli previsti. Sotto il tendone, ci ripariamo dal sole che sta diventando rovente, dato che anche la temperatura esterna si fa pesante nel pomeriggio, figuratevi all'interno dove anche i fuochi sotto le gigantesche marmitte scaldano a più non posso. Diventiamo subito il centro di attrazione, prima di ragazzini e poi di intere famigliole che vogliono sapere tutto di noi, visto che non ci sono altri occidentali da bersagliare di domande. Io sono subito circondato da ragazzini che sono incuriositi dai miei occhiali da collo, che sembrano rotti e che poi come per magia si insaldano se uniti davanti. 

Uno, che avrà una decina d'anni fa da traduttore, parlando un ottimo inglese e sembra assolutamente molto più smagato degli altri. E' un bambino ricco, certamente, che arriva da qualche college esclusivo, visto come è vestito, porta similrayban scuri appoggiati al naso, come un attore di Bollywood e sembra mal sopportare la pressione degli altri ragazzini, che fanno domande, forse a suo parere troppo ingenue. Poi se ne va, con l'aria del capobranco infastidito, seguito dal gruppetto di seguaci verso i palchi dove tra un po' lo spettacolo comincerà. Andiamo anche noi a prendere un posto in buona posizione perché la folla comincia ad accalcarsi. Lo spettacolo durerà fino a tarda sera e sarà un seguito di esibizioni di arti marziali eseguite da allievi e da maestri che si alterneranno via via. L'arte marziale dei sikh si chiama Gatka e comprende l'uso di una grande serie di armi tradizionali, che vengono utilizzate soprattutto per svolgere esercizi individuali, che hanno molti punti in comune con i kata giapponesi o le forme delle varie tecniche cinesi, dallo shaolin a tutte le diverse scuole di kung fu, dalle discipline cosiddette esterne a quelle interne. Oltre a ciò esiste anche una vera e propria tecnica di combattimento che si esegue con bastoni flessibili che simulano le scimitarre con l'uso di protezioni sul corpo e sulle braccia, incluso un piccolo scudo di legno ed un robusto casco protettivo per il capo. 

Questi combattimenti, a simiglianza del kendo giapponese, sono gare con arbitri che segnalano i vari punteggi e proclamano alla fine un vincitore. Oggi si alternano sul palco molte scuole locali. Una alla volta si presentano in processione attraversando l'arena, con le insegne levate su alti labari e nel costume proprio della scuola, poi, dopo il riscaldamento gli allievi appoggiano a terra tutte le armi della tradizione, che vanno dai diversi bastoni snodati, alle mazze di ogni foggia e peso, spade e scimitarre e anche molti strumenti di difficile interpretazione. Poi ad una ad una queste vengono raccolte da uno studente evidentemente specialista nell'uso e viene esegita una forma che ne illustra le peculiarità di maneggio e le potenzialità offensive. Non ci sono dubbi che in questo modo vengono messe in luce le doti acrobatiche oltre che ginniche dei vari atleti che si alternano e che in effetti si dimostrano davvero bravi. Il pubblico apprezza molto, in particolare gli anziani, che commentano le varie performances lisciandosi le lunghe barbe bianche, Tra l'uno e l'altri si svolgono poi i combattimenti tra le scuole. Qui la folla partecipa ancora maggiormente, ma non sembra mai contestare i giudizi che man mano i tre giudici assisi ai lati del quadrato dove i due contendenti di volta in volta si scambiano i colpi di santa ragione, assegnano alzando le bandierine rosse o bianche che segnalano la correttezza del colpo andato a segno o meno. 

Al termine dei tre minuti regolamentari viene designato il vincitore e si prosegue così ad eliminazione diretta, tra gli applausi dei presenti. Il Gatka ha caratteristiche decisamente comuni a tutte le discipline marziali dell'Oriente ed in particolare prevede che, come queste, l'attività fisica abbia anche se non soprattutto, finalità spirituali, quindi un allenamento del corpo per avere un completo controllo sulla mente, cosa che deve avere una ricaduta sul modo di vivere e di affrontare le sfide che si presentano ogni giorno. Insomma un miglioramento di se stessi, che comprende anche la correttezza, il coraggio, la disciplina e la connessione con il proprio io interiore. Così migliorando con l'attività fisica il livello di concentrazione e di consapevolezza, si riesce a focalizzare l'attenzione mentale in ogni alra attività dell'esistenza, con benefiche ricadute sulla vita di tutti i giorni. Comunque per chi come me si è sempre interessato di questi temi, lo spettacolo è molto piacevole. Certamente di tanto in  tanto, le scuole si alternano sul palco con lunghe e coreografiche processioni e anche lo spettacolo ne guadagna. Tuttavia di quando in quando ecco arrivare un drappello di facce da politico, che come potete immaginare, sono assolutamente uguali in tutto il mondo e che viene accolto con grandi onori e corone di fiori. 

Si dispongono sul palco e dopo una distribuzione acconcia di targhe e premi vari, fanno il loro discorso, sempre uguali, sempre dalle tonalità ammalianti, par di sentirne il significato, sicuramente acchiappavoti, anche se non capisci la lingua, a dimostrazione che certi iconici stilemi non differiscono mai anche in paesi di cultura e abitudini così diverse tra di loro. Finite le classiche invocazioni Vota Antonio, Vota Antonio, che si riconoscono sempre per la veemenza o per i toni sapientemente melliflui, se ne vanno tra gli applausi dei clientes e dei sostenitori che li seguono tra la folla, mentre il pubblico in generale sembra sopportare appena la situazione e si consola pensando che adesso lo spettacolo ricomincerà. Vedo in giro molti fotografi professionisti che si aggirano come lupi tra il pubblico e non si contano i droni che volteggianno in cielo. I tempi cambiano insomma. Quando il sole comincia a scendere ce ne andiamo convinti dal fatto che se non anticipiamo almeno di poco la coda che uscirà dalla città, non riusciremo a raggiungere il nostro hotel prima di mezzanotte. Incrociamo un gruppo di armati a cavallo che brandiscono lance e bandiere, la loro fierezza non è solamente una affettazione di facciata, senti spirare un orgoglio assoluti, apprezzato dai molti che li applaudono al passaggio. 

Certamente sarebbe stato bello rimanere qui in città tutta la notte per seguire i tanti punti dove si svolgono altri festeggiamenti, davanti agli altri templi della città e sulle rive del fiume dove ci sono anche gare di tiro con l'arco e forse, vere e proprie battaglie a cavallo. Ma noi, imprigionati in una folla strabocchevole, ci facciamo il lungo tratto di strada che porta al parcheggio dove è rimasta la nostra auto e anche questo cammino fa parte dello spettacolo. Per fortuna a quest'ora della sera i colori nelle mani dei vari ragazzotti, si sono esauriti, assieme forse ai bollori del mattino, infatti arriviamo all'auto indenni ed riusciamo ad evitare di dover buttare un altro set di vestiti. Lungo la strada ecco un altro degli spettacoli tristi che questo paese ogni tanto ti pbbliga a guardare. Su quattro pali di legno malamente ritti ed incrociati, è stesa una corda ad un paio di metri di altezza. Su questa, una ragazzina, con in mano un bastone di equilibrio esercita le proprie doti di funambola camminando in avanti ed indietro, mantenendo in precario equilibrio sulla testa tre vasi di coccio sovrapposti. Si ferma di tanto in tanto e per aumentare la difficoltà di esercizio ondeggia di lato, mantenedo il resto del corpo in posizione perfetta al centro. Poi avanza lentamente. Il suo sguardo è di una tristezza assoluta. Dietro di lei, un figuro dallo sguardo piuttosto truce suona uno zufolo con una nenia che vorrebbe essere ammaliatrice. 

Avanti, una sorta di mammana grassa e sudicia, corre qua e là stimolando la folla che passa senza fermarsi, a depositare qualche rupia nel cesto che mostra con fare ammiccante. Ne ho viste diverse di queste scene, sempre uguali, solo la ragazza cambiava, a volte additrittura bambine di non più di cinque anni, più piccole sono più muovono a pietà, così almeno pare e la gente ama sgravarsi la coscienza, sperando in benemerenze da sfruttare nelle prossime vite. E bene si sa che si tratta di bambini venduti da genitori poverissimi che vogliono solo liberarsi di una bocca da sfamare, specie se femmina, bisognosa un giorno di una qualche forma di dote e che in questo modo rimarranno schiave per tutta la vita e spesso, cresciute, condannate ad un destino ancora peggiore. Intanto un ragazzo dal turbante rosa acceso ci accompagna per un tratto, stupito dal nostro interesse per le tradizioni locali. Vorrebbe ad ogni costo che andassimo con lui a casa sua a conoscere la sua famiglia, fermandoci a cena. Gli spiego la nostra necessità di rientro e lui ci saluta infine, con un sorriso disarmante. Così tante facce ti propone questo paese! Quando arriviamo alla nostra auto è ormai buio, ma riusciamo a filare via, quando il traffico ancora si muove, seppure lentamente. A casa mi attende prima di tutto, una attenta e congrua disinfezione dei piedi, resa necessaria dall'andamento della faticosa gornata. Anil ci lascia alla deviazione che si stacca dall'autostrada. Va a prendere il bus notturno che lo riporterà ad Amritsar.  Anche la vita della guida non è riposante. 



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