Nel traffico - New Delhi - India - marzo 2024 |
Nel traffico |
Delhi è un mostro tentacolare che tenta di stritolarti tra le sue spire di grande boa asiatico. Ti afferra e ti circonda ammaliandoti, con le sue doti ipnotiche, con tutto il suo armamentario di monumenti antichi pieni di fascino e di storia, con il suo fascino di esotismo subliminale, condito da vecchie paturnie di ricerca di se stessi, le stesse che cinquanta anni fa cercavano le mie generazioni dalle voglie introspettive e che poi non erano altro che l'uscita dal mondo reale e il perdersi tra i fumi delle sostanze, con i suoi profumi di spezia, di incensi, di marcescenza dolce e non offensiva. In realtà la stretta di Naga, il sacro serpente compagno di Shiva, si manifesta in un traffico sempre più tentacolare e paralizzante, contribuito ed aumentato dalla corsa alla modernizzazione, ad uno standard di benessere più diffuso e quindi di conseguenza a consumi sempre più inquinanti e pletorici che confliggono soprattutto con il suo problema più grande, l'incontrollabilità della sovrappopolazione. Inutile pensare che questo problema possa essere risolto dalla politica o dal paese stesso, con leggi, istruzione o semplice buon senso. Ci hanno provato tutti con l'imposizione o con le blandizie ed i regali, prima si donavano transistor, poi una bicicletta a chi accettava la vasectomia, poi con la pubblicità e i manifesti sulla famiglia ideale, dei due adulti con una bambina e un bambino caricati sulla stessa Vespa, status sociale dell'epoca. Nulla ha funzionato.
Forse solo una vera e diffusa situazione di benessere globale, funzionerà automaticamente senza richiederla, come è accaduto nel mondo occidentale, ma qui siamo ancora lontani. Intanto una cappa di smog irrespirabile grava sulla città bloccata dal flusso delle auto nelle arterie principali e dalla massa di microveicoli, che si agitano nelle traverse secondarie occupate fino all'inverosimile da carretti, banchi, trabiccoli, tricicli e soprattutto cumuli di immondizie. Il nostro albergo è proprio a ridosso di Connaught place, il grande cerchio che porta ancora i segni di quel dominio inglese che ha fatto grande la città. In mezzo a tante case e palazzotti di fine '800, costruiti quando ancora le auto non rappresentavano neppure un futuro possibile. E' una bella casa d'epoca di certo appartenuta ad una ricca famiglia che gravitava nell'area britannica, gradini all'ingresso e marmi dappertutto, piccolo patio interno con giardinetto e fontana e logge nei piani superiori, insomma tutto l'occorrente per essere rimaneggiato e trasformato in uno di quelli che adesso vengono etichettati con la dicitura di Heritage hotel. Che tra l'altro mi piacciono molto, perché ti danno quella sensazione d'antan, che ti fa assaporare il tempo passato, quasi fossi ancora uno di quegli inglesi in giro per il mondo che per quasi la metà consideravi tuo a tutti gli effetti e nel quale ti muovevi come un padrone, senza bisogno di carte, di visti o di permessi.
Ma abbiamo ancora un paio d'ore prima di cena e sono preso, ma lo avevo già previsto, dalla voglia irrefrenabile di tornare in quel primo mercato di strada che avevo conosciuto cinquanta anni fa e di cui avevo subito un fascino imperituro, quello che una volta veniva chiamato Mercato tibetano di Jampath road e che oggi, scopro, di tibetano conserva ben poco. Ci arriviamo col solito tuktuk che ci lascia dove comincia la strada. Trascuriamo di entrare nel colossale Palika market che corre sotterraneo sotto tutto l'anello della piazza, tutta roba che interessa solamente i locali, in massima parte tessili e vestiario e percorriamo invece la teoria dei banchetti della radiale. Dal punto di vista teorico sono sempre gli stessi di un tempo, qui ci sono stato ripetutamente, ogni volta che sono passato dalla capitale, ma l'aria mi sembra diversa, c'è meno gente, i venditori sembrano più sofisticati e meno inclini a cercare di convincere all'acquisto il passante riottoso, chiamato a gran voce dai concorrenti man mano che passeggia. Qualcuno di certo è salito di categoria e sarà migrato in uno dei tanti negozi che fiancheggiano il marciapiede e la piazzetta adiacente, belli ed eleganti, di certo dai prezzi congruenti alla qualità. Gli stessi articoli da souvenir, qui venivano soprattutto gli stranieri e si trovava praticamente tutto quanto era possibile produrre nel resto del paese, sembrano meno numerosi, sia in numero che in tipologia.
Rimane quindi quella che più che altro, ormai anche per il mio gusto, smagato dagli acquisti molteplici di decenni successivi, è paccottiglia, di cui, intendiamoci, ho già la casa piena. Anzi potrei senza problemi, mettere insieme un banchetto assai più ricco di molti di questi che sto scorrendo con sguardo distratto. La stessa parte tessile, mi sembra meno variata e particolare, ma di certo sarà che la mia testa si è assuefatta a questa droga e avrebbe necessità di dosaggi sempre più forti per crearmi l'eccitazione ricercata. Insomma vorrei dire che percorriamo tutto il mercato con una certa patina di delusione, anche se poi non è neppure vero perché, camminando e fermandomi di quando in quando a palpare una pashmina, a valutare una tovagliett,a ad osservare un pendente di pietre false, ma con una sua bellezza povera e quasi commovente, ti puoi cullare in quello che senti decisamente come la bramosia nostalgica di quel desiderio impossibile di giovinezza perduta, che poi è quello che ci fa tirare avanti nonostante le gambe diventino ogni giorno più pesanti. Inoltre anche se non ti ricordi neanche più quello che hai mangiato ieri sera, ti tornano invece distintamente alla mente, quelle trattative serrate per quei bracciali di avorio antico, per quella statuetta di Shiva Nataraja che forse adesso è al fondo di una vetrinetta coperta di polvere. Ricordi l'omino che rideva ai tuoi sforzi per calare ancora il prezzo, la stretta di mano definitiva, la soddisfazione di aver risparmiato ancora venti rupie, pochi centesimi in effetti, per la sola gioia della contrattazione.
Hotel Jyoti Mahal |
Duole solo constatare che questo è una delle tipicità dell'anziano. Così cerco di rinverdire l'abitudine e alla fine compriamo un paio di cosette, più che altro solamente per poter avere l'occasione di fare una trattativa, di provare a se stessi di non essere ancora completamente arrugginito nella tecnica commerciale. La madamona che magnifica il suo scialle, resiste meno del solito, ormai forse non si usa nemmeno più, tutto questo; ho visto molti negozi che ormai espongono il cartello Prezzi fissi e si rifiutano di contrattare; si sta perdendo questa abitudine orientale anche nello stesso oriente, non c'è più religione. Così finirà per sempre quel lasciare al compratore la soddisfazione ed il convincimento di aver fatto l'affare della vita, dell'essere riusciti a strappare il massimo, salvo poi trovare lo stesso oggetto pochi banchi più avanti ad un prezzo ancora inferiore. C'è poco da dire, lo sappiamo bene, il venditore parte sempre avvantaggiato, conoscendo il suo prezzo minimo d'acquisto, che al contrario tu puoi solo ipotizzare e la sua abilità sta proprio nell'impreziosirlo con la chiacchiera, facendolo stimare molto di più del suo valore intrinseco. Per fortuna che alla fine, incappo in uno di quei classici misunderstanding linguistici che contribuiscono al piacere di questi momenti. Infatti ingaggio una furiosa contrattazione per un ciondolo tibetano, apparentemente antico, di osso e turchese, dalla forma accattivante, insomma un bel pezzo.
Rubinetterie d'epoca |
Ci accapigliamo fino ad arrivare a 90 rupie, un euro esatto e io soddisfatto estraggo la scarsella con il contante, quando il meravigliato venditore, mi certifica che non ci siamo capiti e non di 90 rupie si tratta ma di 90 euro! MI sembrava strano, in fondo l'occhio per le cose belle ancora lo conservo. Ridiamo insieme per l'incomprensione e ci salutiamo cordialmente. Ecco il bello dei mercati orientali, Tui puoi far perdere tempo al negoziante, che da noi ti manderebbe al diavolo e poi andartene senza comprare nulla e senza acrimonia alcuna da parte sua, anzi leggi nei suoi occhi solo un divertito piacere per la chiacchierata fatta e le impressioni scambiate. Ah, la mercatantia, che piacere, che arte, che soddisfazione, la sapienza che ha portato la civiltà e l'ha fatta crescere in giro per il mondo, che si nutre di libertà e di pace, per poter prosperare e far prosperare la gente! (da L'elogio del mercante, opera filosofica che mi piacerebbe scrivere in onore del settecentesimo anno della morte del mio idolo, Marco Polo). Intanto si fa tardi e torniamo in albergo col solito mezzo, anche se devo notare che anche qui come abbiamo avuto modo di vedere in altre città indiane, stanno scomparendo i tuktuk fatti con le Ape Piaggio, sostituiti con altri mezzi tricicli, di un brand diverso, che tuttavia mi sembrano decisamente più rozzi e malfatti, più scomodi nei sedili più corti, anche se probabilmente vincenti in quanto più stretti e quindi forse più maneggevoli nel passaggio dei vicoli. Insomma il mondo va avanti anche se lento pede. Ceniamo nel roof all'aperto dell'albergo, riuscendo ad ottenere un pollo arrosto e patate, con una gustosa birra Kingfisher, completamente privo di spezie, che tuttavia riesce ugualmente ad anestetizzarmi la bocca. Cado nel sonno del giusto, piuttosto presto per prepararmi alla levataccia di domani mattina.
Il patio |
SURVIVAL KIT
Jyoti Mahal Heritage Hotel - Pahargani - Delhi - Centralissimo nel bazar attorno a Connought place a soli 5 minuti dalla stazione ferroviaria. L'albergo benchè molto grazioso proprio per questo aspetto di antico palazzotto nobiliare, risente della difficile manutenzione di questi casi. Ha comunque camere spaziose con mobili antichi, con AC, TV, frigo (ma non funzionante), prese volenterose, ventilatore rumoroso, free wifi. L'ambiente dal piccolo patio al ristorante sul roof è decisamente accattivante, a partire dagli antichi lucchetti che chiudono le camere, ma considerate anche un po' di rumorosità e di rubinetti gocciolanti e un bagno che avrebbe bisogno di un po' di restauro. Dotazionei scarse. Molto vicino anche a Jampath road se volete far due passi alla sera. La doppia attorno ai 40 Euro. colazione inclusa, secondo i periodi e possono anche dimezzarsi in bassa stagione per le camere più scarse.
Connaught place - E' il cuore britannico della capitale con la sua cerchia di colonnati e il grande parco giardino al centro, circondata di negozi e con il mercato sotterraneo che percorre tutto il circle. Per visitare e comprendere la capitale cominciate da qui. All'incrocio con Janpath, comincia il noto e antico mercato tibetano al quale, se non lo conoscete converrà comunque dare un'occhiata per vedere le ultime tendenze indiane in materia di souvenir. Perdeteci almeno un'oretta, occhio ai borseggiatori, almeno così recitanoi molti cartelli che trovate in giro, siamo sempre in una grande capitale.
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