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Tempio di Kali - Facciata - Valle del Beas - Himachal Pradesh - India - marzo 2024 |
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Il fondovalle |
Siamo partiti presto stamattina, negli occhi ancora il ricordo del piccolo cimitero inglese di Shimla, appena fuori città, con le sue tombe abbandonate. Pietre nere coperte di muffa che aggredisce la pietra con lo stesso disprezzo che il tempo ha per le umili storie umane. Semplicemente non le considera, così come la natura si disinteressa completamente della presenza di questa specie, certo vigorosa e pervasiva, ma alla fine destinata a passare e scomparire, come tutte le altre che si alterneranno sul pianeta e far perdere le sue tracce definitivamente in qualche decina di milioni di anni, come se non fosse mai esistita. Cosa volete che sia una pietra con un nome inciso, con qualche attributo: Capitano, Amata moglie di; qualche cifra: 1846, 1789, riferimenti a cui più nessuno sa accoppiare fatti, ricordi, figure. Rimangono qui sul fianco di un bosco, come avrebbe detto Lee Master, senza però neppure raccontare le loro storie, su una collina un po' franosa, tenuta insieme da erba fresca e dalle radici di qualche albero esotico che ne solleva in parte gli angoli, senza rispetto alcuno per la diafana e delicata ragazza, che protegge, portata fin su questi monti da chissà quali vicende e qui rimasta per sempre.
Forse un parto andato male, forse una febbre maligna, Mary Ann non ha avuto il tempo per rammaricarsi troppo della sorte che l'ha condotta così fuori dal suo mondo di bambina vestita di trine e merletti anche se il colore di quest'erba è così simile a quella che circondava la sua casa lontana. Un luogo un po' triste in effetti, che le cartacce oleose abbandonate da chi si ferma sui bordi della strada appena sopra per consumare un pasto veloce e trasandato, rendono ancora più desolato, fermandosi tra le pietre mentre scivolavano a valle. Di fronte, l'altra parte della valle trionfa di verde smeraldo che accoglie i nuovi venuti, che questa volta non ambiscono a conquistare potere e territori, ma solamente affermare uno status sociale appena raggiunto. Noi invece scivoliamo verso valle per volte tortuose e difficili che rallentano il percorso fino a raggiungere il fondo valle. Il nostro percorso di oggi si sposta ancora verso nord, ma in questa geografia complessa che si sviluppa in piani diversi e impegnativi, bisogna scendere per cambiare valle, per poi risalire verso una meta più avanzata, oggi comunque raggiungbile, ma che un tempo rappresentava un punto di arrivo di esplorazione di questa parte della catena che comprende le più alte montagne del mondo e che era nella mente solo di pochi ardimentosi che cercavano si percorrere le più impervie strade del mondo in cerca di etnie perdute e paesaggi mai visti da occhio umano occidentale.
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Montagne a Manali |
La strada da Shimla a Manali è di soli 233 chilometri, ma ci vogliono almeno 6/7 ore per percorrerla tutta a causa della sua tortuosa disposizione, delle pendenze da scalare e soprattutto dal suo stato che ogni anno, tra frane spaventose che la distruggono durante i monsoni che arrivano a queste pendici con ancora tutta la furia sufficiente a scaricare valanghe di acqua su questi terreni fragili e tenuti insieme solamente dalle radici delle foreste, che l'uomo ama eliminare non solo per bisogno, ma quasi con piacere e gli insulti dell'inverno rigidissimo che ne consuma l'asfalto protettivo che viene steso solamente quando ci sono i soldi per farlo. Così è tutto uno zigzagare tra lavori in corso, tratti di sterrato, gimkane tra benne ed automezzi pesanti che intasano il già intenso traffico normale. In realtà bisogna discendere quasi al fondovalle per poi risalire il corso di un nuovo fiume, il Beas, che discende la valle con furia impetuosa, scavando fianchi e montagne, spumeggiante di fango e detriti strappati alle rive per depositarli in anse più arrotondate quando il declivio si addolcisce e lo spazio si allarga. Dobbiamo poi di nuovo risalire fino a duemila metri su questa strada stretta e senza rettilinei fatta solo di curve e controcurve, che obbligherebbero ad una dura prova gli stomaci delicati. Per fortuna c'è il sole che offre bei panorami spuntando tra masse di nuvole bianche e spicchi di cielo blu, come solo l'innalzarsi della quota sa raccontare.
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Il tempio di Kali |
Ci si ferma ad un baraccotto su una curva in alto sul fiume a mangiucciare quache cosa. Il tenutario è un po' stranito e lascia fare; scelgo, prelevo dai banconi e pago, poi ci sediamo sulla strada sotto un ombrellone un po' malfermo. E' pur vero che qui ormai passa un sacco di gente, ma queste zone sono frequentate come ho detto soprattutto dal turismo interno, che viene qui in cerca di refrigerio durante la calura della stagione secca o per partecipare ai nuovi riti che ha imparato dal mondo occidentale, sport e divertimenti in generale. Di stranieri se ne vedono pochi, visto che le mete più iconiche del paese stanno da tutta altra parte. Ecco quindi perché tre improbabili occidentali stanno seduti qui a guardare passare i camion, mentre un paio di randagi zoppicanti, vita dura per i cani da queste parti, stanno accucciati a mendicare qualche pezzo di cibo. Comunque le banane spariscono in fretta, i biscotti, non poi così malvagi dopo tutto, anche e possimo ripartire alla ricerca di altre curve e altre giravolte. In pratica rimaniamo in ballo quasi tutto il giorno. C'è solo l'intermezzo di un bel tempietto dedicato a Durga, la dea violenta, nera di rabbia e dalle mani insanguinate che balla sui teschi dei cattivi che ha sistemato, la terribile Kali dalla collana di teschi, raccontata da Salgari nelle mie letture di bambino.
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Durga |
E' un tempio antico interamente di legno intermezzato a strati di pietra secondo lo stile costruttivo locale. La facciata è scolpita mirabilmente e la raffinatezza degli intagli racconta di una capacità davvero elevata da parte degli artigiani che partecipavano a queste costruzioni. All'interno il sancta sanctorum, è piccolo e scuro e la statua della dea, completamente ricoperta di ricche vesti rosse e dorate, mostra il viso nero sul quale spiccano vivissimi solamente gli occhi bianchi ed irati che ti fissano spietati, come a dirti, attento che saprò ritrovarti comunque. Poco addolciscono le coroncine di tageti gialli che nella marcescenza veloce che impone il passare dei giorni, aumenta il memento mori, tipico di tutte le declinazioni religiose di ogni parte del mondo. Siamo ormai a poche decine di chilometri da Manali e le montagne coperte di neve, sono più vicine. Da Kullu in poi, la valle si allarga leggermente e diventa più rettilinea come volesse scendere dai monti in maniera più diretta e veloce. Qui leggi sempre di più la commistione tra l'arretrata cultura di valli ancestrali perse tra una Shangri-la letteraria ed il moderno che avanza, conquistandole in maniera spietata, quasi sporcandole come l'olio nero da macchina, fuoriuscito da motori in disfacimento che va a lordare un terreno un tempo vergine anche nel pensiero, ora disposto a tutto per entrare in un mondo nuovo, che sembra promettere oro e gemme preziose e sparge solamente immondizia.
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Affitto attrezzature |
Qui vedi dovunque installazioni, nuovi capannoncini, ma già, appena fatti, li avverti provvisori e sbilenchi, mentre ospitano canotti sgonfi e rappezzati, che inalberano cartelli che incitano a esperienze esaltanti, anche se non si tratta di meditazioni in grotte tra il ghiaccio. Sul torrente, largo ed impetuoso, vedi di tanto in tanto scendere barconi ricolmi di ragazzi urlanti che tentano di pagaiare verso le rive, tenendosi a galla alla meglio, sotto le indicazioni di qualche Caronte improvvisato, che ormai in poco tempo, da capraio himalayano si è tramutato in maestro di rafting e fa cavalcare l'onda del mare primordiale, quasi fosse il mitologico e tempestoso Ksiga Sagara, che i Deva e gli Asura agitavano per ottenere da una opportuna zangolatura, l'elisir dell'immortalità, dove Vishnu intervenne sotto forma del suo avatar Kurma. Ma qui, niente Oceano di latte, solo l'agitarsi di ragazze pigolanti e giovanotti dai capelli crestati alla moda di Bolliwood, che domani cercheranno altre esperienze estreme disponibili qui nella valle, almeno a vedere le decine di negozi che offrono in affitto sci, tute, guanti ed equipaggiamento completo, per trasformarsi in avatar di nuova generazione più vicini all'attuale sentire. Ma queste sono anche le montagne della lana, delle capre, della raffinata gestione delle fibre più sottili del mondo, del Kashmir e delle pashmine, insomma di quanto solletica la fantasia femminile più perversa e bramosa.
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Vestiti |
Ecco quindi, non più vecchie tessitrici dalle mani consumate dall'artrite e dall'ordito di antichi telai, tra il fumo delle loro casupole tra i monti, ma begli empori luminosi dove valanghe di capi di abbigliamento, bene suddivisi per colori, qualità e tipologia si offrono all'occhio voglioso di acquirenti arrivati dalla piana, a cui poco servirà il calore delizioso di queste lane raffinate, ma i cui spettacolari disegni e la proverbiale morbidezza farà aggio tramutandosi in desiderio irrefrenabile e costringendo la mano a correre verso il portafoglio. Battute a parte, c'è in giro roba davvero bella ed è davvero difficile uscire da questi posti a mani vuote, diciamo che ti salvi solo se non trovi la taglia ed io in questo sono fortunato, visto che gli indiani sono in generale mingherlini e qui il prodotto è soprattutto destinato a loro. Certo che lo spettacolo dei disegni degli scialli che ti si offre agli occhi è convincente, se poi ci passi una mano sopra e ne tasti la morbidezza unica, non riesci più a lasciarli lì. Comunque lasciamo stare questi dettagli commerciali e procediamo fino a Manali mentre il cielo si è incupito e scende una pioggerella fredda e fastidiosa. Non promette bene. Contemporaneamente le nostre fonti, leggi l'amico Mamlesh, ci confermano che il Rothang pass, uno degli scopi per cui siamo venuti fin qui, è ancora chiuso, complice una forte nevicata della settimana scorsa. D'altra parte c'è gente che arriva in HImalaya per scalare l'Everest e poi deve rinunciare all'ultimo momento dopo mesi di preparazione fisica ed economica, quindi bisognerà farsene una ragione, quindi per il momento cerchiamo di traggiungere l'albergo sulla collina retrostante, poi si vedrà.
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Himalaya |
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