mercoledì 24 aprile 2024

India 14 - Il parco fluviale del Chambal river

Gaviale - Parco del Chambal river - India - Marzo 2024

 

Dholpur palace

L'autostrada corre sgarruppatissima verso sud, in fondo l'India non è cambiata molto. Certo è pur vero che è tutto un costruire grattacieli, nuovi quartieri e strade che collegano le città sempre più velocemente, ma i cantieri sono infiniti e mentre il traffico, quello sì, aumenta in maniera esponenziale, i camion sono sempre gli stessi, baracconi coloratissimi sempre sul punto di sfasciarsi sotto il peso di carichi esagerati che debordano da ogni parte mettendo a rischio l'equilibrio dei mezzi e, anche quando le carreggiate sono più o meno  tracciate, la velocità di crociera deve sempre considerare i mezzi, molti che viaggiano in contromano, vuoi mica che dobbiamo fare tutto il giro per prendere quella strada laterale, capirai, che sarà se faccio un chilometro in senso contrario schivando tutti quelli che arivano in senso opposto, casomai saranno loro che si sposteranno e poi se deve passare un gregge di capre, tutto di ferma, non parliamo delle vacche che dormono o riposano sull'asfalto, d'altra parte sono sacre, si sa. Dunque i tempi di percorrenza sono quello che sono e quindi a Dholpur ci si arriva che è già l'una del pomeriggio. Qui siamo già entrati in Rajastan. per lo meno la parte più estrema ad ovest di quello che è uno degli stati più ricchi di vestigia storiche del paese e questa cittadina non fa eccezione, infatti ecco fuori città, i resti di un antico forte che bordano una collina che fa da confine alle anse del fiume Chambal, il più grande dello stato, che è anche il principale tributario del fiume sacro Yamuna, quello che dopo aver attraversato Agra e sulle cui sponde si specchiano i marmi bianchi del Taj Mahal, si congiunge con la madre Ganga, nel punto, in assoluto più santo del paese, ombelico della religiosità induista per eccellenza. 


Il forte
Dholpur invece è una cittadina sonnacchiosa, che la storia ha lasciato un poco da parte e che anche in passato evidentemente è rimasta ai margini di eventi che scorrevano lontano da qui. Pure alcune vestigia del passato sono ugualmente rimaste a fare bella mostra di sé. Nella pianura sconfinata, tra campi di frumento affaticati e pascoli seccagni, però eccoci in un luogo che appare subito un poco fuori dal tempo. In un giardino immenso infatti, mura di color ocra cingono un luogo che sembra aver vissuto fasti maggiori. Si tratta del Dholpur palace, al centro dell'immenso parco, che è stato costruito nel 1876 con il solo motivo di ospitare il Principe Albert Edward, futuro vicerè dell'India, in visita da queste parti per un paio di giorni. Poi. terminato il suo scopo, è rimasto a sonnecchiare del clima torrido della piana fino a qualche anno fa quando è stato trasformato in un magnifico hotel di lusso, un po' fuori mano, ma di certo con una allure di altri tempi che non mancherà di affascinare chi capita da queste parti per rimanere, almeno per qualche ora, a prendere un thè, servito da camerieri in guanti bianchi nello splendido giardino circondato da pavoni che fanno la ruota al tuo passare. In effetti il direttore che ci riceve con tutti gli onori, incluso un long drink di benvenuto, non si capacità del fatto che non ci siamo fermati lì a soggiornare per la notte. 

Io glisso, mendace, incolpando la nostra agente di viaggio e assicuro che lo informerò del fatto che ci sarebbe stata fatta una tariffa particolarmente favorevole per noi, anche perché mi sembra che al momento non ci sia nessun altro ospite. In realtà la ragione della nostra sosta, sta nel fatto che da qui partono le escursioni al parco fluviale del Chambal, ma tanto per dargli corda, chiedo di essere accompagnato a vedere il palazzo che fa bella mostra di sé in mezzo al parco. Un sussiegoso addetto detto fatto ci accompagna e devo dire che la costruzione è davvero molto bella ed interessante, ancora completamente arredata come se il Principe lo avesse lasciato ieri. Sotto l'androne dell'ampio ingresso staziona ancora la carrozza ed i saloni, anche se un poco polverosi, rilucono di suppellettili d'epoca, piatti, tazze e biliardo, di magnifici lampadari di cristalli, di mobili sontuosi. Soggiornare in una sorta di reggia, anche se le camere degli ospiti, poi sono sparse nelle varie pertinenze del giardino che circonda il palazzo, credo dia sempre una certa soddisfazione; certo gli inglesi, quando erano padroni del mondo non se la passavano male. Ringrazio il responsabile e gli prometto che la prossima volta che saremo in zona non mancheremo di approfittare della sua ospitalità. 

Tartaruga

Intanto è stata preparata la nostra macchina per andare fino alla zona del fiume dove una specie di gommone di grandi dimensioni consente di fare un ampio giro sul fiume. Il punto di partenza è sotto l'arcata del gigantesco nuovo ponte che congiunge le due rive lontane. Le sponde sono assai distanti tra di loro, il fiume è immenso e tutta l'area, spoglia di vegetazione dà il senso del deserto proprio del Rajastan con i suoi spazi sconfinati e le sue distese di terra rossa a perdita d'occhio. L'acqua del fiume è apparentemente ferma e non si avverte la corrente; ci avviamo lentamente e presto perdiamo di vista ogni traccia umana dalle rive. Avverti solamente una pace assoluta, così lontana dalla confusione dell'autostrada che transita solamente a pochi chilometri. Questo è un periodo di secca, sono ancora lontani i monsoni che gonfieranno il fiume tra qualche mese e il cui lavoro indovini nell'erosione che ha già divorato le scoscese rive che una grande ansa disegna in una terra morbida e fangosa, facilmente scavabile da una corrente che mostri appena appena un impeto volenteroso. Al momento invece, grandi isoloni di sabbia emergono appena in mezzo al fiume, dove un accenno di erba approfitta dell'umidità per mostrare cenni di vita. 

Ed è proprio qui, tra quelli che appaiono come detriti lasciati dal corso delle acque di qualche mese precedenti, che noti degli strani tronchi grigi, abbandonati a se stessi, se pur non affondati tra la terra molle. Sono circondati da una miriade di uccelli di ogni specie, una fauna avicola ricca che si muove senza sosta becchettando nei punti dove l'acqua si confonde con la riva, oppure rimanendo assolutamente immobile con le anse del collo perfettamente formate, aironi, egrette oppure cormorani neri, anch'essi immobili con le ali spalancate ad asciugarsi. Grandi oche mongole starnazzano scuotendo le ali e le penne colorate all'intorno. Sono uccelli capaci di sorvolare l'Himalaya e che presto torneranno a nord, Forse si stanno preparando a prendere il via in formazione serrata, per tornare poi qui nello stesso posto come ogni volta tra diversi mesi. Ma, man mano che ci si avvicina, ti accorgi invece che quelli che avevi creduto tronchi, non sono altro che giganteschi coccodrilli lunghi anche più di cinque metri, che stazionano al sole con  gli occhi semichiusi e le lunghe code loricate distese in leggere curve all'asciutto. Come morti aspettano immobili, poi quando ci avviciniamo troppo, se pur lentamente, con apparente pigrizia, si muovono appena lasciandosi scivolare là dove l'acqua è appena più profonda e dopo poco, ne vedi solamente la parte superiore delle orbite e le narici poco più avanti. 

Chiedo al barcaiolo, se non possa accadere che questi animali, date le loro consistenti dimensioni ed anche il numero degli esemplari, non possano dirigersi verso le imbarcazioni con intenzioni malevoli o anche solo casualmente dannose al loro equilibrio, ma il tipo dice che questo non succede, aggiungendo poi, un poco convincente, di solito. Procediamo, ancora lungo un altra barena, tra lo zampettare di cavalieri d'Italia o così almeno sembrano ad osservare le lunghe zampe rosse e sottili e stuoli di paperelle chiassose, mentre di tanto in tanto altri coccodrilli maestosi compaiono, qualcuno anche accompagnato da un piccolo. Più avanti altri rettili al sole, ma stavolta più piccoli, sono gaviali, un particolare tipo di alligatore indiano di dimensioni inferiori, un paio di metri al massimo, ma con un muso allungato e molto stretto, molto particolare. Qualcuno se ne sta con la lunga bocca sottile spalancata e rivolta verso il sole, mostrando una lunga lingua rosa ed una chiostra paurosa di denti aguzzi. Mi sembra infatti che queste bestie sudino dalla lingua e per questo motivo amino stare proprio a bocca aperta, ma dorse è una roba da settimana enigmistica che mi son sognato. Poco più in là altri corpi immobili, più piccoli questa volta: Sono tartarughe dal carapace liscio e verdastro che rimangono col capo rivolto verso l'alto i lunghi e sottili rostri tubolari chiusi, come ad attendere qualcosa con i becchi rivolti all'in su. 

Coccodrillo

Comunque l'atmosfera è idilliaca, una sorta di juriassic park dove puoi semplicemente continuare a scorrere sull'acqua lentamente e senza disturbare, godendoti completamente quello che ti circonda. Un'era primordiale dove l'uomo non è contemplato. Noi stessi in fondo siamo lì per sbaglio. E invece no. Incongruamente dall'altra parte del fiume, dalla riva scoscesa ecco che scendono alcune ragazze, coperte con sari rossi che svolazzano nel velto, con grandi cesti sul capo, fino alla riva, dove coi piedi a mollo cominciano a lavare panni colorati. Del loro villaggio non c'è traccia, di certo molto al di là, oltre la csarpata, al riparo dalle piene del monsone. Fino al fiume si arriva solo per lavare o per prendere l'acqua. Alcuni bambini giocano nel fango lungo la riva. Sono così lontani che non si sentono i loro rumori e di certo non li sentiranno neppure i coccodrilli. Almeno si spera sia così. Quando ce ne andiamo, ritornando verso il grande ponte, sembra che anche l'immenso fiume respiri di sollievo, liberatosi così dalla nostra intrusione, gli uccelli ricominciando a pigolare becchettando in cerca di molluschi ed i grandi rettili continuando a riposare tranquilli, chissà forse in attesa di quelche preda di passaggio. La nostra auto se ne va, borbottando per risalire la pista e raggiungere la falesia, poi il fragore dell'autostrada. Tutto lungo il fiume invece ritorna alla calma immobile dei millenni precedenti. A noi invece non rimane che raggiungere l'albergo al di là del fiume. 

Gaviale

SURVIVAL KIT

L'ingresso del palazzo

Dholpur palace - Raj Niwas heritage hotel - Magnifico albergo di lusso vicino a Dholpur, con grande parco annesso al Palazzo del vicerè, visitabile. Ha una quarantina di camere tra suites e villette, sparse nel parco. Prezzi a partire da 100 Euro, che considerando la location sono piuttosto poche. Poco frequentato perché decisamente fuori mano. L'albergo organizza le visite al parco dello Chambal river poco lontano. Nel giro di un'oretta, usufruendo di un silenzioso gommone, potrete vedere una ricca avifauna acquatica, coccodrilli ed i rari gaviali indiani. Zona poco battuta e che a mio parere vale la pena per una sosta alternativa, per chi ha già visto la vicina Agra.



Hotel Indralok Palace - Morena - Situato fuori città lungo l'autostrada. Quindi dovrete disporre dell'auto se volete muovervi al di fuori dell'albergo. Molto bello e nuovissimo. Molto pulito e ben funzionante. Camera spaziosa, letto king, bagno ottimo anche se con poche dotazioni. AC, TV, frigo, caffé, acqua. Free wifi. Ottima colazione. Buono il ristorante, suggerisco il pollo al limone davvero buono. Personale molto gentile e bel giardino esterno. Unico problema, un po',fuori mano. Camere su 40 €.

Sulle rive del Chamdal



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