giovedì 2 maggio 2024

India 22 - L'Hola Mohalla si scatena

Hola Mohalla - Anandpur Sahib - Punjab - India - marzo 2024


Anche la colazione in una residenza antica diventa un piacere in se stessa, gli stessi avventori che ti circondano, invece di essere turisti che seguono il loro svogliato tour, diventano occasione di scambio di esperienze e di informazioni come era un tempo tra viaggiatori che si incrociavano sulle rotte dei grandi viaggi attorno al mondo. Ci sono due australiani vicini a noi che periodicamente vengono in India in cerca di immagini e di emozioni, penso. Uno è un fotografo professionista e la sua presenza all'Hola Mohalla, ci fa chiaramente intendere la portata anche fotogenica della manifestazione e l'altro lo accompagna per viverne le emozioni. Hanno lasciato a casa le mogli, evidentemente stanche di seguire le mattane giovanilistiche dei loro compagni e così eccoli qua, in una toccata e fuga molto simile alla nostra. E' gente che come me subisce il fascino dell'avvenimento in sé e di quello che comporta in termini di substrato culturale, importante se cerchi di capire qual è il sentore di un popolo, di un paese, quando poi è di importanza capitale per il mondo, viste le dimensioni ed il numero. A mio parere bisogna interessansene comunque, cercare di capire cosa c'è alla base dello stato più popoloso del mondo e che si avvia a diventare la terza forza economica mondiale. Non stiamo parlando dello Swaziland, senza offesa per nessuno. 

Oltretutto qui siamo in presenza di una democrazia formalmente ineccepibile, ma strana, diciamo pure anomala sotto molti punti di vista, che al momento non può neppure essere confusa con le varie democrature che man mano vanno aumentando di numero in tutto il mondo, ma che contiene al suo interno pulsioni autoritarie non trascurabili, visto che la sua politica appare sempre più condizionata da elementi religiosi, a mio parere uno dei grandi pericoli identitari sempre in agguato. Ma questo è un discorso lungo e difficile, al momento noi invece siamo qui per investigare sulle espressioni esteriori di quella che rimane pur sempre una minoranza, anche se in questo stato, e ricordiamo sempre che l'India è uno stato federale, si tratta di una maggioranza sostanziosa che mantiene un controllo anche politico piuttosto concreto. Dunque salutati gli amici australiani, si parte per la città, considerando almeno una oretta di strada per percorrere la trentina di chilometri che ci separano dalla città, all'interno della quale si scatena il festival. Tutta l'autostrada è gremita di mezzi imbandierati che si dirigono verso la città e già questo è uno spettacolo, perché non solamente auto e moto addobbate si stanno muovendo all'unisono, ma soprattutto bus stracolmi, camion e trattori, con enormi rimorchi attrezzati per trasportare gente ed evidentemente dare anche a loro ricovero per la notte, almeno al vedere i cassoni pieni di coperte dove un gran numero di persone sonnecchia e trascorre le molte ore di viaggio che evidentemente hanno passato al partire dai loro villaggi, forse nel cuore della notte o il giorno prima. 

Man mano che ci avviciniamo al centro cittadino, superando la periferia, la coda si fa più lenta fino a fermarsi del tutto e comprendiamo che questa festa è comunque anche un proseguiento dell'holi, a dimostrazione che questa rimane comunque una festa indiana interreligiosa e che tutta la componente non sikh della popolazione festeggia mischiandosi con gli altri. Infatti la banchina centrale che separa le corsie autostradali e che in città è diventata una siepe di divisione, si è affollata di ragazzi muniti come al solito dei famigerati sacchetti di polveri colorate che bombardano i passanti, obbligati dalla coda delle auto a rimanere fermi sulla strada. Quelli dei trattori rispondono per le rime e la battaglia ha qui le caratteristiche già viste nei giorni precedenti. Noi teniamo i finestrini ben chiusi e le bordate che arrivano di tanto in tanto si frangono sui finestrini dando anche alla nostra auto quel tono arcobaleno che fa tanto partecipazione a qualche Pride. Anche i tergicristalli fanno una certa fatica a mantenere la visibilità per procedere. Quando capiamo che la strada è definitivamente bloccata e le ore di viaggio sono ormai diventate due, scendiamo e seguiamo il nostro Roshan, che fende la folla facendo attenzione a quello che capita intorno e non perderci tra la gente che procede verso il tempio principale. 

Bisogna tuttavia sempre avere presente che siamo in una cittadina di meno di 15.000 abitanti che in questa settimana ne ospita al contrario, diversi milioni. Questo evidentemente crea una serie di problemi logistici non facilmente risolvibili. In realtà attorno alla città sorgono attendamenti sconfinati e moltissimi partecipanti, risolvono le notti all'interno dei templi o direttamente nei cassoni dei mezzi con i quali sono arrivati fin qua. In ogni caso i pochissimi alberghi in città sono presi d'assalto molti mesi prima e per questa settimana i prezzi triplicano o peggio. Ecco il motivo per il quale siamo stati costretti a scegliere una soluzione alternativa, molto fuori. La città sorge sul fiume Sutley, il maggiore dei cinque che bagnano il Punjab è fu fondata proprio dagli ultimi Guru viventi, che all'inizio del 1700 si opposero con le armi all'oppressione Moghul, da parte del feroce Aurangzeb, che non accettava lo svilupparsi di questa religione, tradotta poi in potere politico. Da qui e dalle due grandi battaglie con relativo assedio della città, svoltesi nel 1700 e nel 1705, nacque la tradizione guerriera di questa religione, negli intenti iniziali assolutamente pacificatrice e che rifiuta le differenze e le discriminazioni. Durante l'ultima battaglia infatti furano catturati e bruciati vivi i figli di Guru Gobind, il decimo e ultimo guru in persona, che fuggì con l'esercito dei suoi fedeli sulle montagne continuando la lotta. 

Dopo di lui allora si decise che non ci sarebbero stati più Guru umani a rappresentare la testa religiosa del movimento, ma solo il libro sacro, poi conservato nel tempio d'Oro. Da qui nasce la tradizione dell'Hola Mohalla, nella quale si ricorda la necessità dell'espressione guerriera di questo popolo, che ogni anno si stringe attorno ai suoi simboli proprio qui ad Anandpur e soprattuttuo nel suo grande tempio. Durante questo periodo si svolgono molte cerimonie e processioni che percorrono la città e la spianata lungo il fiume dando luogo a spettacoli ed esibizioni di finte battaglie, di lotte nelle varie arti marziali tradizionali e di maneggio delle armi, che sono nella realtà simboliche. Noi seguiamo il fiume di gente che sale lungo la leggera salita. Si fatica come sempre a procedere e quandp arriviamo in cima alla scalinata che conduce all'ingresso della costruzione centrale, vediamo subito che ci toccherebbero due ore di coda pressati nella calca per riuscire ad entrare nel sacello templare. E' destino che che questa parte più mistica della vita templare, ci venga di nuovo inibita. Ma tutto intorno la vita è comunque di grande interesse. Personaggi di ogni tipo, soprattutto i guerrieri della fede, vestiti ocmpletamente di blu con i grandi turbanti e le lance di ordinanza, girano ovunque fungendo anche da servizio d'ordine. 

I ragazzini poi sono molto coreografici, non avendo ancora diritto a calzare il turbante ma solo la stoffa che avvolge la chioma di capelli che non possono mai tagliare. Qualcuno già si addestra ai combattimenti rituali maneggiando lunghi bastoni. Ma la parte decisamente interessante è la discesa nelle enormi viscere del tempio, che percorre diversi piani e conduce a colossalii sale dove sono ospitati gli spazi per le cucine e quelle per i pellegrini che 24 ore al giorno vengono qui, per consumare il Lantar, il pasto offerto a chiunque lo chieda. I volontari che partecipano a questa attività sono centinaia solo qui, ma analoga cosa viene preparata in ogni vicinanzia di tempio o dove viva una qualche collettività sikh. Al piano più basso ci sono larghi spazi dove arrivano le derrate, tonnellate e tonnellate di cipolle, cavolfiori, carote e ortaggi di ogni genere. Poi ci sono macchine per impastare la farina e preparare chapatti e nan e i colossali pentoloni dove continuamente ribolle il dhal. Non mancano neri padelloni ricolmi di olio che gorgoglia, dove in continuazione vengono scolati laddù, juleb e altri dolci. Incontriamo una coppia di anziani di Delhi. Sono ricchi mecenati che finanziano larga parte di questa kermesse, qui nel tempio e ogni anno vengono direttamente dalla capitale per sincerarsi che l'operazione si svolga nel migliore dei modi. 

Sono molto soddisfatti che noi ci interssiamo di capire come funziona tutto ciò e le sue motivazioni profonde. Visitiamo con loro diversi ambienti, poi, insistono a tutti i costi che ci fermiamo a condividere il cibo con la comunità, cosa che deve avere evidentemente un senso rituale che va molto al di là di togliersi la fame. Accanto alle cucine un enorme salone ospita centinaia di persone che sedute a terra in lunghe file, ognuno con un vassoio di alluminio, attende che i volontari sfilino davanti a loro, con grandi secchielli da cui verrà loro versata una mestolata di riso, da un successivo il dhal e poi passano quelli che forniscono i chapatti e le verdure e i dolci. Quando la gente si alza, altri passano a sparecchiare e a pulire. La rotazione delle persone è continua e almeno la metà di quelli che partecipano non è sikh, ma credo hindu o altro. Nel cortile adiacente è presente anche la piscina dove chi vuole può fare le sacre abluzioni, mentre molti riposano nelle parti più tranquille, anche perché diciamo la verità, c'è davvero una grande confusione. Noi siamo continuamente circondati di gente per le foto e per scambiare opinioni. Gli indiani sono molto curiosi e non esitano a fare domande personali, ma si vede che hanno molto piacere di constatare la presenza di stranieri interessati al loro modo di vivere e ci tengono a conoscere le nostre opinioni su quanto vediamo. L'esperienza è comunque decisamente  interessante. Poi con calma usciamo dal tempio e veniamo avvolti dalla folla, perdendoci nella gigantesca fiera che lo circonda.

SURVIVAL KIT

La folla al tempio

Anandpur Sahib - Città culla del sikhismo di circa 13.000 abitanti ai margini del Punjab, a circa 200 km ad est di Amritsar, al confine con l'Himachal Pradesh. Centro religioso importante e meta di pellegrinaggio durante l'Hola Mohalla la festa annuale che si svolge nel mese di marzo e che richiama Sikh da tutto il mondo. Conserva le vestigia di 5 forti e 10 importanti templi sikh, i Gurudwara, dove si svolgono le cerimonie religiose. Tra questi il più importante è il Gurudwara Takht Shri Keshgarh Sahib, una grande costruzione di marmo sulla collina dell'inizio del '900, dove si svolge principalmente il pellegrinaggio ed attorno al quale si dipana la festa.


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