Hattari-Wagah cerimony - India border - marzo 2024 - (foto T. Sofi) |
L'arena |
La vita del turista è tutto un rincorrere orari ed impegni per poi alla fine della giornata smarcare un elenco di punti sul foglio del programma. Delitto assoluto è lasciarne indietro qualcuno. Ti sembra di essere venuto meno ad un dovere inderogabile, di non aver adempiuto ad un obbligo che ti spetta, perché diversamente, hai speso male i tuoi soldi. Lo so che è sbagliato e che non si identifica con quello che dovrebbe corrispondere allo standard del vero viaggiatore, ma capisco che alla fine vieni preso da un gorgo che ti porta in questa direzione e quindi eccoci qui, un po' stanchi, anche se siamo stati seduti per sei ore e più, sul treno che tagliava la piana del Punjab, che percorriamo i 35 chilometri che portano la cosiddetta Grand Trunk Road, l'unica aperta in questa zona, che congiunge i due riottosi paesi confinanti, al confine di Attari-Wagah. No, non vogliamo sconfinare in Pakistan, anche se sarebbe uno dei miei desideri, ma solamente arrivare a questo punto chiave dove si svolge ogni giorno, prima del tramonto, una famosa cerimonia, che vorrebbe rappresentare il combattuto rapporto tra i due stati fratelli coltelli. L'idea è nata nel 1999 seguendo la tradizione decisamente britannica della Beating retreat che risale al 1600, quando alla sera, al suono ritmato dei tamburi, l'esercito si ritirava dal campo di battaglia dopo aver ammainato la bandiera.
L'ingresso i controlli |
Erano certo guerre di altri tempi in cui contava molto un certo formalismo esibizionistico. In questo caso, proprio sulla linea di confine contrassegnata da una enorme e folkloristica cancellata, ogni sera una rappresentanza dei due eserciti, bardati nei più splendidi cosumi tradizionali, si fronteggiano, in una, visivamente aggressiva, esibizione di forze, con una parata complessa e accuratamente studiata nei movimenti e nei tempi, fino al momento esatto in cui il sole tramonta, ora in cui i cancelli scorrevoli vengono aperti e i due rappresentanti si stringono la mano e si svolge l'ammainabandiera da entrambe le parti. Subito dopo la barriera si richiude e la cerimonia finisce. Il tutto è ormai diventato uno spettacolo molto seguito dai turisti locali e anche la presenza di stranieri è numerosa, tanto che sui due lati del confine è stato costruito un vero e proprio stadio con altissime gradinate che contiene più di 50.000 persone e che ogni giorno viene riempito fino all'inverosimile. Infatti ci hanno chiarito che se non arrivi con largo anticipo, non riesci neppure ad entrare nell'emiciclo o comunque a trovarti un posto con un buon punto di osservazione. Eccoci infatti arrivati sul posto, ma pur essendo partiti per tempo, la grande strada a quattro corsie è completamente intasata e siamo sempre fermi. Alla fine per fare il tratto in questione ci mettiamo quasi un'ora e mezza.
Scendiamo ad una bella distanza dall'ingresso, l'auto finirà in un parcheggio dove ci diamo appuntamento con il nostro Gurgeet e ci avviamo a piedi tra la folla, tanto per cambiare strabocchevole. A rimarcare il carattere molto nazionalista della cosa, moltissimi spettatori marciano compatti stringendo tra le mani una bandierina indiana da sventolare, o comunque recano insegne, vestiti o cappellini con i colori nazionali. Bisogna considerare che i due stati sono in continuo attrito, anzi decisamente sempre sull'orlo di minacce di guerra e spesso, in qualche tratto di confine avvengono scaramucce che a volte sfociano in veri e propri atti di guerra vera che lascia sul terreno qualche vittima. Insomma quanto meno questa sceneggiata potrebbe avere una funzione di smorzamento delle scintille, anche se condotta con una certa aggressività di modi. Comunque saliamo le gradinate, ma anche se siamo in anticipo di oltre mezz'ora dall'inizio dello spettacolo, i posti migliori sono già tutti occupati. Riusciamo ad infilarci, quanto meno dalla parte a favore di sole per le foto, sul bordo di una barriera che ci separa da posti misteriosamente riservati non si sa bene a chi. Le autorità naturalmente arrivano all'untimo momento e prendono posto sulle poltrone disposte proprio al limitare del confine, dopo essere state accuratamente omaggiate di corone di fiori attorno al collo, che si affrettano immediatamente a togliersi quasi con un moto di fastidio.
Le signore, poi sono le più sussiegose e sono bardate da abiti elegantissimi, naturalmente le indiane in sari, mentre le avversarie dall'altra parte, in eleganti punjabi dai colori nazionali, verdi e neri. Al momento la spianata davanti ai cancelli è occupata da una folla di giovani e ragazze che inneggiano cantanddo e sventolando le bandierine, mentre dall'altra parte, specularmente avviene più o meno la stessa cosa. Poi la spianata centrale, che è poi null'altro che l'ultimo tratto di strada che arriva ai cancelli, viene liberata dalla gente e comincia la parata vera e propria dei militari accompagnati dai rulli di tamburi e dei roboanti strumenti che accompagnano le marce degli eserciti. Drappelli di altissimi soldati con copricapi ottocenteschi, marciano con fare aggressivo verso la barriera, con passi abnormi e coreografici, alzando il piede fino ad oltre l'altezza del capo e dirigendosi con fare minaccioso nei modi ma soprattutto negli sguardi, verso i loro omologhi che si oppongono al di la delle sbarre in una sorta di Aka nella quale ogni esercito vuole mostrare di essere fortissimo e determinato a difendere la sua terra da qualunque tentativo di invasione. I soldati abbaiano minacce verso il nemico ad ogni movimento e uno speaker ufficiale da ognuna delle due parti aizza la folla sugli spalti con grida nazionalistiche, così che con cori ritmati salgono al cielo, di qua il grido Industan, Industan, mentre dalla parte opposta si urla Pakistan, Pakistan.
Vi assicuro che non sembra affatto un invito alla pace ed alla fratellanza, ma una vera e propria sfida minacciosa e realistica, anche se stereotipata. Alla contrapposizione naturalmente partecipano anche donne in divisa, che appaiono se possibile, nei modi e nei toni, ancora più feroci e determinate. Dopo un lungo contrapporsi con l'intento di mostrare agli avversari chi ce l'ha più lungo, alla fine viene l'atteso momento, con mossa fulminea i cancelli scorrono con grande clangor di ferri e catene, il varco si apre finalmente e i due militari che si contrappongono a distanza ravvicinata, con i nasi che quasi si toccano, a dimostrazione che mai si tireranno indietro, con mossa brusca si stringono per un attimo la mano, poi si voltano e tornano nei ranghi. La cerimonia ha avuto negli anni delle leggere modifiche dettate dal maggiore o minore stato di tensione tra i due stati. Nel 2010, infatti si decise di renderla formalmente meno ostile, con l'introduzione appunto della stretta di mano e di un sorriso. A testimonianza che l'attrito non è solamente un aspetto formale, bisogna ricordare infatti che nel 2014, dalla parte Pakistana ci fu un attentato suicida che uccise 60 spettatori e ne ferì oltre un centinaio e succesivamente nel 2016, le crescenti minacce di guerra tra i due paese, indussero ad un irrigidimento degli atteggiamenti, ad esempio, anche se fa un po' ridere, considerata la situazione, fu sospeso il tradizionale scambio di dolci che avviene nei giorni dell'indipendenza dei due paesi e nella festa dei Diwali e dell'Aid.
Gli Indiani |
Insomma una manifestazione con molti aspetti che danno da pensare al di là dei momenti folkloristici e colreografici, che in ogni caso la rendono molto attrattiva e divertente per gli spettatori. Finito quindi lo scambio dei saluti, i cancelli si richiudono pesantemente e le enormi bandiere vengono ammainate tra le ovazioni della folla. Quello che dà da pensare di più, al di là degli atteggiamenti mimati dai drappelli di protagonosti addestrati allo spettacolo, è proprio questa latente aggressività delle due tifoserie, nelle cui grida e atteggiamenti leggi chiaramente un sentimento negativo verso quelli che stanno dall'altra parte. Non è ancora arrivato il momento dell'amicizia e della fratellanza tra due stati, checché si voglia dire, fratelli e legati inestricabilmente dalla storia, che solamente la religione, il vero male dei popoli, è riuscita a dividere. Sono passati quasi 80 anni da quello che qui chiamano la Partizione e quel periodo tragico, che ha provocato milioni di morti oltre ad un esodo incrociato di decine di milioni di individui, non è ancora affatto dimenticato. Ad Amritsar, c'è appunto il Museo della Partizione che ricorda quel macello infame e su quella stessa linea ferroviaria che noi abbiamo percorso mangiucchiando dhal e chapatti e bevendo thè, i treni che portavano masse sterminate di esuli al di là e al di qua del confine, venivano regolarmente bloccati dagli avversari, e i fuggiaschi depredati di ogni cosa e trucidati senza pietà con metodica e scambievole perseveranza, perché l'odio non ha confini e alberga ugualmente nelle menti offuscate dall'intolleranza religiosa.
I Pakistani |
Fu una barbarie assoluta sanguinosa ed indescrivibile, uno dei tanti momenti bui dell'umanità e credo sia ancora molto lontano dall'essere dimenticato e questo muro invisible che la cancellata di elegante ferro battuto rende solo apparentemente trasparente, rimane con forza nelle menti e nella vita quotidiana. La ceromonia è finita, il sole è sceso e la gente dalle due parti scende dalle gradinate per farsi foto e selfie con i bellissimi soldati, addestrati appositamente allo spettacolo e con obbligo di mantenere curatissimi barbe e baffi spettacolari, pena l'esclusione. Anche le autorità che presenziavano, sarà come sempre tempo di elezioni locali e quindi questa rimane anche un'ottima passerella di visibilità, se ne sono andate. Anche noi sciamiamo tra la folla strabocchevole che si riversa fuori dallo stadio verso il parcheggio, Ci metteremo quasi un'ora solo per uscirne, la coda di auto è talmente disordinata, con i mezzi che cercano di sorpassarsi in ogni direzione, creando ingorghi inestricabili che bloccano ogni scorrimento, che è assolutamente inutile prendersela, qui funziona così, bisogna solamente aspettare con pazienza che alla fine la coda si sblocchi per un attimo, che noi riusciamo ad infilarci tra due macchine che hanno avuto un momento di esitazione e poi inserirsi nella coda che torna verso la città. Arriviamo che è ormai buio. Sono già le 8, è arrivata l'ora di andare al tempio d'oro, dove intanto stanno cominciando le cerimonie notturne.
SURVIVAL KIT
Attari- Wagah border cerimony - Si svolge ogni giorno con il momento clou al tramonto del sole, nel punto di confine dell'autostrada che conginunge Amritsar e Lahore, la vecchia capitale del Punjab ad analoga distanza. Cercate di arrivare almeno un'ora prima perché almeno nei periodi di festa, potrebbe anche capitarvi di non riuscire ad entrare a causa della folla o quantomeno di non trovare un buon posto di osservazione. Calcolate due ore buone per andarci e altrettante per ritornare specialmente s esiete in un periodo di festa. La cerimonia dura più o meno un'ora fino al momento dell'ammainabandiera. Poi potrete dedicare un po' di tempo alle foto coi soldati in costume, che sono davvero imponenti. Il tutto è decisamente coinvolgente e io non me la perderei. Molte agenzie la inseriscono nei tour della città, diversamente potrete arrivarci in taxi. Calcolare di ritornare in città dopo le 20. Punti di ristoro ovunque e ingresso gratuito. Ci sono altri due punti tra i due paesi, a Firozpur e a Fazilka, sempre in Punjab più a sud, dove avvengono analoghe cerimonie ma in tono minore.
I cancelli aperti |
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