Holi - dal web |
C'è una cosa in comune in tutte le "tribù" umane e mi piace chiamare così i raggruppamenti che si sono formati attraverso l'evoluzione umana nelle varie parti del mondo e che rappresentano delle comunità unite, soprattutto attraverso le credenze e le loro conseguenti abitudini. All'umanità piace molto fare festa, divertirsi e scatenare atteggiamenti che sciolgano massimamente costrizioni e convenzioni, ma per far questo hanno bisogno di scuse, che vengono trasformate in motivazioni e obblighi scandito dal calendario. In generale per dare maggiore accettabilità a questi atteggiamenti che spesso vanno a cozzare e contraddire le regole comuni e l'accettazione di imposizioni che costituiscono il legante del funzionamento delle società, si dà quindi la responsabilità alle religioni, sistemi complessi a cui si può demandare ogni cosa per deresponsabilizzarsi nelle scelte. Così dappertutto si sono scelti periodi dell'anno nei quali la festa, motivata e consentita soprattutto da ipotetiche concessioni esterne, viene dato modo ai componenti di una società di esulare per qualche giorno dalle regole con feste di popolo che coinvolgono tutta la comunità, con la licenza di contraddirle senza punizione, salvo rientrare nei confini delle prescrizioni stesse non appena come si dice: la festa è finita. Bene, questi periodi di festa, sono spesso occasione di vedere spettacoli e atteggiamenti collettivi di straordinario interesse culturale ed specialmente etnografico e devo confermare che mi hanno sempre particolarmente affascinato, dovunque si svolgano a partire dai vari carnevali e nel loro piccolo alle feste di paese di qualunque tipo.
Naturalmente se queste si svolgono in paesi esotici e lontani, in generale, l'interesse è ancora superiore a l'attrattiva mi diventa irresistibile. L'India è di certo uno dei paesi dove queste manifestazioni sono più esagerate e spettacolari, quindi si muta in polo attrattavo per vivere questo tipo di emozioni: bagni di folla e inusuali scenografie di colori. Io da buon appassionato ne ho già vissute diverse, dalla popolatissima fiera dei cammelli di Puskar, ai vari festival religiosi di Benares o del sud dell'India, fino al più grande di tutti, il Maha Khumba Mela che raduna fino a 25 milioni, sì avete capito bene, milioni di persone sulle rive del Gange, ogni dodici anni (oltre 100 milioni in un mese) per il bagno collettivo purificatore che libera dai peccati delle 88 vite precedenti, che non è mica poco, risalendo dal più al meno fino alla nascita di Cristo, ti mondi di quasi duemila anni di porcherie commesse. Ce ne sono tuttavia altre due, di cui ho sentito molto parlare e delle quali ho già visto innumerevoli immagini affascinanti, che ci tenevo molto a vedere e questa che sta per venire, sarà l'occasione e assieme la scusa buona per partire di nuovo alla volta di quella terra già molte volte calcata, ma che non smette mai di suscitare su di me il suo irresistibile, direi morboso fascino.
Sto parlando dell'Hola Moholla, il grande raduno annuale dei Sikh, che si svolge vicino ad Amritsar, lacapitale del Punjab di cui vi parlerò a breve e dell'Holi, la cosiddetta festa dei colori che segna la fine della stagione fredda in quasi tutte le parti dell'universo induista e non solo, in quanto la festeggiano anche alcune comunità islamiche e buddiste, visto che ha perduto nei secoli gran parte delle sue originali valenze religiose e si è trasformata in un kermesse di tipo quasi carnevalesco che vuole soprattutto sottolineare il passaggio dall'inverno alla primavera. In questo senso, questo è uno dei momenti che quasi tutte le comunità dell'uomo che vivono in aree dove questo cambiamento climatico, questa scansione stagionale, che di norma racconta del risveglio della natura dopo il periodo di stasi dovuto alla stagione più fredda e che si dispiega con l'esplosione delle fioriture e della vegetazione in generale, incluso dell'inizio dei lavori agricoli che porteranno all'abbondanza delle produzioni di lì a qualche mese, presso tutte le comunità e tutte le religioni, ha segnato un momento di festa gioiosa e folle, tra cui si possono annoverare gli stessi carnevali di tutto il mondo, per non parlar delle feste analoghe del mondo classico e di quello nordeuropeo.
In generale queste manifestazioni hanno sempre avuto un carattere folle e liberatorio, dando per scontato che deve esserci un momento nell'anno, in cui tutto si capovolge e vengono consentiti atteggiamenti e comportamenti pazzi che giustamente le regole usuali vietano durante il resto dell'anno. Insomma una valvola di sfogo anche per gli oppressi, come in quei casi in cui per un giorno i padroni ossequiano i servi nel nostro medioevo e così via, tutto concesso, purché poi, sfogata la più grossa si ritorni nei ranghi e nelle regole per tutto il resto dell'anno, in cui ognune deve stare rigidamente al suo posto, nella scala sociale. L'Holi è un po' la quintessenza di tutto questo. E' la festa più allegra del continente indiano e per oltre una settimana colora le strade del paese con grandi manifestazioni di folla partecipata al massimo, come poche altre. Si svolge secondo il calendario lunare, per cui ha date mobili e quest'anno ricorre tra il 18 e il 25 di marzo, anche se naturalmente ha caratteristiche diverse e più o meno intense nelle diverse città, soprattutto nel nord dell'India. Uno degli Holi più famosi e conosciuti si svolge attorno alla città di Vrindavan a sud di Delhi e nei paesini limitrofi dove ci sono grandi realtà templari.
Questa festa ha origini antichissime e se ne trovano tracce nei testi sacri di oltre 2500 anni fa ed è stata probabilmente portata dalle invasioni degli Arii da nord che hanno pesantemente condizionato le direzioni religiose del subcontinente. All'inizio infatti la festa era puramente religiosa e ricordava la storia del re demone Hiranyakashap, che voleva essere adorato in esclusiva da parte di tutti i sudditi del suo regno. Il figlio Prahlad, topos classico nei miti di tutto il mondo, diventato devoto del dio Narayana, si ribellò a questa imposizione e per punirlo della sua orgogliosa disobbedienza ed infedeltà, che di certo avrebbe stimolato comportamenti analoghi da parte degli altri sudditi, il re lo condannò ad un rogo di purificazione, accompagnato fino al suo estremo limite, in questo cammino espiativo dalla amatissima figlia Holika. Il risultato inatteso fu che la povera Holika, attaccata da una maligna favilla bruciò in una fiammata, mentre il figlio reprobo, fu salvato dal dio, che lo fece passar eincollume tra le fiamme, anche se l'incenerita fu l'incolpevole Holika, punita forse in quanto donna. La morale sarebbe che chi ama il vero dio verrà salvato e chi tortura i suoi devoti viene ridotto in cenere senza pietà alla faccia della povera Holika. E' un po' la solfa comune a tutte le religioni per tranquillizzare i propri fedeli, con la ovvia affermazione di essere gli unici nella verità e tutto il resto del mondo nell'errore e quindi poco importa se gli infedeli vengono sterminati, se lo sono meritato in fondo.
Bastava, allora come oggi, fidarsi dei sacerdoti che indicavano al volgo quale è il vero dio a cui inginocchiarsi. Niente di nuovo sotto il sole. Ma nei secoli questa festa ha assunto un tono un po' più laico ed ha preso l'aspetto di una festa dell'allegria, della fratellanza, dell'amore, della folle rinascita, in linea con i carnevali di tutto il mondo, incluso il lasciarsi andare un poco. La caratteristica fondamentale della festa è quindi diventata l'apoteosi dell'allegria, della musica e della profusione dei colori. Il preludio infatti, comincia con una classica inversione dei ruoli, che si richiama a costumi piuttosto frequenti in questo paese dove il ruolo femminle è ancora piuttosto dìsegnato da costrizioni violente e subalternità, in cui le donne inseguono gli uomini del paese cospargendoli di colori e bastonandoli con canne di bambù (tocca a loro almeno una volta l'anno), quindi questi vengono giocosamente catturati e costretti a vestirsi da donna e ad inscenare balli femminili. Per le strade e nei cortili dei templi la protagonista è quindi la Gulal, una polvere coloratissima in ogni sfumatura possibile e l'acqua colorata da queste polveri che viene scagliata addosso a chiunque passi, provocando uno straordinario arcobaleno di tinte diverse che gravitano nell'aria per giorni, oltre che, naturalmente su facce e vestiti di tutti i partecipanti. E macchine fotografiche naturalmente per cui okkio come si suol dire, ho già ordinato opportune protezioni che arriveranno spero la prossima settimana. Un po' come ad Ivrea, alla battaglia delle arance nostrana, è difficile sfuggire agli schizzi se si vuole entrare nel vivo della festa. Comunque sia, gli effetti cromatici e scenici dovrebbero essere garantiti, non per niente questa festa è ambita da molti fotografi professionisti. E con questo vi ho raccontato abbastanza nei dettagli uno dei due punti chiave del mio viaggio indiano prossimo venturo, Domani vi parlerò dell'altro.
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