mercoledì 17 aprile 2024

India 9 - L'holi a Barsana

Holi a Barsana - India -  marzo 2024
 

Verso Barsana

Sono appena passate le nove e la città è già in movimento, tanto che il tuktuk che ci porta fino al parcheggio della macchina ci mette quasi mezz'ora. Anche i prezzi del trasporto sono maggiorati per l'occasione, 200 rupie invece delle consuete 100. Capirà, le maschere si vendono a carnevale! Dobbiamo raggiungere quindi Barsana, il villaggio a pochi chilometri da Vrindavan, dove secondo la tradizione è nata Radha, la consorte di Khrishna e dove sorge il  tempio a lei dedicato. La strada è già una colonna di mezzi di tutti i generi, auto, tuktuk, carri, camion e trattori carichi all'inverosimile di gente che tenta di raggiungere il luogo dove si svolgeranno i festeggiamenti di oggi. Tutti cantano lodi alla dea e il grido/saluto che tutti si rivolgono al passaggio è Radhé Radhé, una sorta di urlo beneaugurante che risuona lungo la via come un boato continuo, un ritmo scandito da una folla decisamente sovraeccitata, che non aspetta altro che di arrivare nelle vicinanze del tempio per scatenarsi ancora di più. La strada è contornata per tutto il suo percorso di bancarelle di ogni tipo, venditori di generi alimentari vari, cibi di strada, dolciumi e frutta, ma soprattutto polveri colorate che sono esposte agli acquirenti in capaci sacchi già aperti oppure in confezioni chiuse di varie dimensioni che possono andare da un paio di kg a pacchettini più piccoli di un paio di etti. 

Al tempio

Per la verità tutti quelli che si stanno dirigendo verso Barsana, sembrano già forniti a sufficienza, alcuni hanno le mani già piene per la battaglia, altri tengono le scorte ed i sacchetti già aperti ai loro piedi per rifornirsi man mano alla bisogna. La maggior parte dei futuri combattenti sono ragazzi giovani e bambini, ma non mancano le donne e le ragazze, raccolte in aggerriti gruppetti o in coppia con fidanzati e amici. Naturalmente non mancano i gaudenti più attempati o le figure iconiche con grandi turbanti tra i quali cerchiamo di mescolarci per confondere le idee, che se non son matti non li vogliamo. I chilometri non sono molti, non più di una quindicina, ma la massa è così numerosa che ci mettiamo quasi un'oretta per arrivare alla periferia del paese, anche tagliando attraverso i campi dopo che, anche qui, uno sbarramento della polizia impedisce di andare oltre. In effetti c'è un certo servizio d'ordine di poliziotti armati di bastone che dovrebbero governare la folla, ma la sproporzione del numero è tale che si capisce subito trattarsi di un lavoro pretenzioso e velleitario, pur se qualche volenteroso di sbraccia e martella i timpani con i fischietti di ordinanza per cercare di controllare il flusso. Intanto, da tutte le parti la gente comncia a lanciarsi manate di polveri, che volano alte creando una sorta di nebbia multicolore che rimane nell'aria prima di depositarsi sulla gente. 

Folla

Arriviamo ad un passaggio a livello dove la gente si accalca e le battaglie individuali cominciano a scatenarsi. Noi cerchiamo di metterci in una posizione leggermente defilata per non essere coinvolti negli scontri più violenti, ma non si può fare a meno di essere colpiti dagli spruzzi che arrivano da ogni parte. Io mi sono attrezzato con una specie di candido camice da infermiere psichiatrico, ma dopo pochissimo somiglio già più ad uno dei pazienti in fuga dal reparto stesso, la bandana che doveva proteggermi è già completamente variegata di rosso e di blu, mentre cerco di proteggere al meglio la macchina fotografica. Per la verità la gente non cerca intenzionalmente di attaccarci, ma è difficile non essere coivolti nei lanci che arrivano da tutte le parti e considerate che qui siamo ancora piuttosto fuori dalla mischia. I più mefitici sono i ragazzini che ti si mettono davanti con radiosi sorrisi, che te li mangeresti tutti e poi appena a tiro, ti schiaffano direttamente in faccia una bella manata di arancio vivo o di viola, mentre per fortuna hai appena chiuso la bocca per evitare appunto di mangiarla. Poi corrono via urlandoti radhé radhé e sghignazzando a più non posso. Attorno ci sono anche i venditori di colori e questa area in generale è risparmiata dai più accaldati, evidentemente c'è una sorta di accordo preventivo. 

Dai tetti

I colori sono bellissimi, accesi, violenti. La tradizione vorrebbe che fossero tutti di provenienza naturale da fiori e piante. L'arancio e il rosso dall'ibisco secco o dai fiori di Palash (Butea monosperma) e dallo zafferano, il verde dalle foglie secche del Gulmohur (Delonix regia), il blu vivo, dalla pianta di Indigo o dalle Jacaranda, il vermiglio porpora dalle bietole rosse, il marrone dalle foglie di the e il nero dal carbone vegetale. La realtà è ben diversa, i colori sono oggi quasi tutti di produzione chimica, la più fetente possibile e spesso, specialmente se finiscono negli occhi, provoca irritazioni anche violente, ogni anno milgliaia di persone vengono ricoverate negli ospedali per questa causa, ma che volete non si può togliere la poesia alla gente. Fatto sta che siamo appena arrivati e siamo già ricoperti dalla testa ai piedi di ogni tipo di sfumature. Pertanto ci facciamo coraggio e ci dirigiamo verso il tempio della dea lungo un percorso obbligato che percorre tutta la strada principale che ormai ribolle di una folla strabocchevole che spinge da tutte le parti per avanzare. In realtà la strada è transennata in mezzo e dovrebbe consentire due sensi di marcia, uno per chi sale e un altro per chi scende, ma si sa che la folla è un po' anarchica e all'interno dei due flussi si formano subito controflussi e rivoli in senso cntrario che si interpongono, spingono e vogliono farsi largo con la forza e con gli spintoni. 

Ragazzi

Il nostro Roshan, ci tampina da vicino e si guarda sempre intorno circospetto cercando di evitarci guai, indicando la strada migliore o quantomeno la meno intasata. Quando arriviamo nella piazza cerntrale sotto al tempio, dove è eretto un piccolo palco, punto di osservazione per la polizia e per supposte autorità, è ormai passata l'una e in mezzo alla folla non passa più neppure uno spillo. Tutti lanciano polveri da ogni parti, ma non solo, dai tetti delle case noti subito una nutrita sfilata di donne e ragazzini, armati di ogni genere di pacchetti e sacchetti che bombardano la folla sottostante senza pietà, al sicuro dai proietti nemici. Non solo, ma avevi già notato che negli androni, delle case, sulle strette case che conducono alle terrazze superiori, alacri artefici, mescolavano le polveri in grossi contenitori di acqua per creare quantità di liquidi colorati, che adesso i bombardieri scaricano dall'alto con gavettoni continui e vere e proprie bombe d'acqua, sui malcapitati sottostanti, che passano senza difesa alcuna, se non tentare di ripararsi sotto i balconi, bagnati come pulcini di blu o di magenta in attesa che qualche altro fromboliere passi loro di fianco lanciando una bella manata di polvere gialla per completare l'impanatura. Non riusciamo più a procedere verso il tempio, troppa è la folla e la mia impressione è che la cosa stia diventando alquanto pericolosa, perché la gente è sempre più sovraeccitata e corre qua e là per inseguire le vittime o per sottrarsi ai carnefici, mutando poi un attimo dopo, il ruolo. 

Andiamo a bastonar!

Ci imbuchiamo sulla soglia di un negozio che cerca di scacciarci perché così impediamo decisamente l'accesso e inoltre non compriamo n bel nulla, ma la folla è strabocchevole e ci rinuncia. Oltretutto siamo pressati da un gruppetto di italiani che anch'essi si stanno facendo prendere la mano. Indubbiamente le scene che ti passano davanti agli occhi sono decisamente inconsuete. Difficile non lasciarsi coinvolgere da questa specie di follia collettiva, di canti, di grida, di urla sovraeccitate, di gente che si lancia ogni cosa e ride, si diverte, si rappresenta come una manifestazione assoluta di gioia, di liberazione, di abbandono per un giorno almeno di chissà quali situazuioni, forse di miseria assoluta, forse solo di onesta povertà o di frustrazione di sogni ormai ben conosciuti e non raggiungibili. Forse tutta questa follia cerca solamente di colorare il diritto alla felicità a cui tutti aspirano. Quando sono ormai passate le tre e il parossismo sembra giunto al culmine, prende forma l'ultima manifestazione che corona i giorni dell'holi, un aspetto molto sentito qui nella regione del Braj, nell'ovest del'Uttar Pradesh. Verso sera infatti le donne escono di casa, in vestiti tradizionali, armate di nodosi bastoni per dar vita al Lathmar, la performance durante il quale sono autorizzate a rincorrere gli uomini, anch'essi bardati a festa e a bastonarli senza pietà. 

Chi c'è c'è

Questi cercano di proteggersi al meglio con degli scudi di legno che ne riparanono le terga e intanto, mentre cercano di scappare ai colpi, prendono in giro le donne con canti licenziosi e sboccati, che nel frattempo, una tantum cercano di colpirli. Tranquilli che poi il giorno dopo tutto rientrerà nella normalità che purtroppo è segnata dal fatto che spesso e volentieri le mogli indiane sono regolarmente bastonate come muli, se non di peggio, Non si contano ancora oggi le morti perché i sari prendono fuoco davanti ai fornelli della cucina o quelle sfregiate con l'acido, attività per la quali sembra ci siano dei professionisti specializzati nell'eseguire questa orrenda operazione che segna le malcapitate per tutta la vita. Fatto sta che gruppetti di donne scendono dal tempio e cominciano a menar bastonate a destra e a sinistra; il punto clou dove si svolge l'azione è proprio al centro della piazza. I malcapitati cercano di scappare maldestramente o facendo sberleffi per rendere ancor più divertente lo svolgimento dell'azione. Sta di fatto che la folla ondeggia in tutte le direzioni, preme e si sposta in preda ad una  furia violenta e quando si rivolge nella nostra direzione, la pressione diventa quasi insostenibile. Anche se siamo in una posizione ancora abbastanza riparata, ho subito una sensazione brutta, di deciso pericolo. 

Paura

Qui, c'è poco da fare, se qualcuno cade a terra e viene calpestato ci scappa qualcosa di grave. Siamo in un gruppo di qualche centinaio di persone, decisamente schiacciati contro un muro, sotto, il terreno è molto irregolare, c'è una canalina di scolo di una fogna, si rischa di finirci dentro e rompersi una gamba. Dopo forse è anche peggio. Le donne corrono indietro, gli uomini si spostano verso il tempio e nella nostra direzione si crea un po di spazio attorno. Roshan si fa largo e ci infiliamo dietro di luirapidamente, cercando di uscire dal punto più gremito della piazza, dal cielo intanto piove acqua colorata. L'urlo della folla è un sabba feroce e senza sosta che ti insegue minaccioso. Radhé radhé, tutti gridano, come impazziti, incuranti di quanto sta accadendo, tutti spingono, per guadagnare una posizione o per ripararsi o per arrivare invece al centro del bailamme, per non perdersi l'acme del divertimento. Ti sembra di essere circondato da folli con gli occhi sbarrati, le bocche spalancate, che i colori violenti di cui sono cosparsi, rende ancora più minacciosi. Noi sfiliamo di lato verso un punto meno affollato, poi facendoci largo, anche con una certa foga, tra spinte e spintoni non troppo gentili, riusciamo ad arrivare ai margini della piazza, lungo la strada che esce dal paese. Il gruppetto di italiani lo abbiamo perso di vista. L'urlo della folla ci insegue sempre meno violento, si attenua nella lontananza, che concede sicurezza; adesso sembra addirittura gioioso e gentile. Ci sediamo sui gradini di una casa, esausti, sfiniti, ebbri di una emozione mai provata prima; un ragazzino ci sfila accanto e con mossa furtiva ci scaglia contro un ultimo pugno di blu. Ma vai a farti benedire. Vi confesso che, per un po' ho avuto paura. 

A che punto siamo ridotti

SURVIVAL KIT

Sulla piazza

L'holi nel Braj - In questa parte di India (siamo a qualche centinaio di chilometri a sud di Delhi, l'holi è particolarmente sentito e famoso e si svolge una settimana prima che negli altri stati indiani ed è particolarmente partecipato, con l'arrivo di alcuni milioni di persone da ogni parte del paese. Le feste clou si svolgono a Barsana, luogo di nascita della dea Radha, il giorno successivo a Nandgaon, luogo di origine di Khrishna e in misura minore a Mathura. Le sere precedenti vengono fatti i falò propiziatori (holika) con canti e danze, mantre nei tardi pomeriggi si svolge la tradizione del Lathmar in cui le donne si vendicano sugli uomini cercando di bastonarli con i lunghi e nodosi lathi. La festa prosegue poi per tutta la settimana e nel weekend successivo si svolge in tutto il resto dell'India con varie declinazioni, che tuttavia alla base contemplano soprattutto il lancio di polveri colorate tra la folla. Se volete partecipare a questo che è uno dei più importanti e folkloristici festival del subcontinente, fate base a Vrindavan, prenotando diversi mesi prima, perché in questo periodo la città è molto sovraffollata e dedicate un giorno ad ognuno dei due paesi. Se non lo avete visto in viaggi precedenti, non perdetevi la visita della cittadina di Mathura che ha uno dei più bei templi dell'India con un famoso pozzo baori, che presenta una serie straordinaria di scalinate che lo penetrano. 

Verso il tempio


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