L'holi di Vrindavan - India - marzo 2024 |
Cosrtuzioni nuove |
Delhi di notte è un mostro oscuro che dorme con un brontolio sordo che ne percorre le viscere ingombre delle brutture ingoiate nei millenni. Borborigmi di umanità costretta ad una esistenza difficile segnata dalla povertà eterna ed inestinguibile e oggi, che questo aspetto comincia ad avere una rilevanza inferiore, dai meccanismi inumani tipici di tutte le megalopoli, traffico, inquinamento, disumanità dovuta ad una sovrappopolazione inarrestabile, in barba a tutti i trend mondiali di calo delle nascite. Tuttavia, rispetto alle mie precedenti visite, correndo nel buio della notte per i larghi viali della New Delhi, non vedi più vacche che dormono nelle strade e lunghe file di attendamenti di plastica blu, che segnalavano la presenza di un popolo intero costretto a vivere sui marciapiedi in attesa che qualche cosa succedesse. Forse in questo senso, qualche cosa è migliorato, ma mi riserbo di aggiornare le sensazioni a quando ritorneremo in città di giorno. Al momento le strade buie e quasi solitarie nel cuore della notte, forniscono un teatro diverso dalla realtà che potrebbe confondere le idee, oltretutto obnubilate dalla stanchezza, visto che in tre giorni sono riuscito a dormire solo poche ore. Quindi dopo aver caricato in periferia, Roshan che sarà la nostra guida durante l'holi a Vrindavan, crollo sui sedili posteriori in una sorta di dormiveglia che non riesce a darmi comunque nessuna sensazione di riposo.
Sono da poco passate le quattro del mattino ed il cielo è ancora buio pesto, un nero sporco ed offuscato dallo smog che senti palpabile nell'aria, mentre sfili gli enormi piloni di cemento che segnalano lo sviluppo incontenibile del mostro che si autoalimenta quasi automaticamente, divorando tutto quello che lo circonda, una sorta di buco nero affamato che attira morbosamente ogni frammento di materia che lo limita, continuano la sua bulimica crescita di peso e di dimensioni. Così intravedi le nuove immense linee della metro di domani, le grandi corsie accessorie delle autostrade che lasciano la città, dando spazio ad un traffico in aumento esponenziale ed ai palazzi che sorgono come fungaie, già vecchie prima ancora di essere finite, coi muri su cui si allarga l'impronta nera della muffa impietosa che il monsone nutre ad ogni stagione a ricoprire senza uniformità cose e persone, come fa da millenni. Il tempo scorre attraversabo periferie infinite di case basse, dalle facciate irregolari, come si dice di architettura spontanea, orlate ai marciapiedi di serrande ancora abbassate di mercati infiniti, che l'India urbana è tutta un mercato anche se a quest'ora semiaddornetato, perché qualcuno, anche se sono appena passate le cinque, già si muove, stira le membra stanche dalla notte passata nei retrobottega su giacigli improvvisati, per essere tra i primi ad aprire, ad aspettare il primo cliente, quello che dà il buon auspicio per gli affari della giornata ed al quale bisogna sempre fare uno sconto speciale per ingraziarsi Ganesha ed avere un mattino fortunato.
Almeno lui, il cliente, se lo aspetta e bisogna sempre lasciarglielo credere, almeno se sai fare bene il tuo mestiere di commerciante. L'alba sorge livida quando la strada corre ormai lungo i campi sterminati di questa infinita pianura alluvionale che si stende per tutta la valle del Gange ed oltre. Abbiamo puntato decisamente vreso sud e la palla rossa, ancora offuscata dalla foschia della notte, sorge a fatica all'orizzonte alla nostra sinistra, disegnando sagome scure di alberi lontani, accarezzando le spighe dei campi quasi pronte a piegare la testa alla calura in arrivo. La strada è adesso più frequentata soprattutto dei coloratissimi camion, con la scritta dietro, sul cassone dipinto: Horne please, che invita allo strobazzamento continuo; questi almeno non sono cambiati nel tempo. Si vedono addirittura mietitrebbie pronte a spostarsi lungo i bordi della strada, segno che anche qui l'agriciltura va avanti, ma lontano nei campim vicino agli stagni putrescenti, vedi ancora gruppi di teloni gialli, circondati da zebù dalle lunghe corna bianche, tende di contadini nomadi che si spostano lungo le rotte di un tempo ad offrire la loro opera stagionale per la mietitura, sudra o peggio senza casta, che devono stare fuori dei villaggi per non inquinare la vita degli strati sociali superiori. Indispensabili certo, ma tenuti ai margini, per non turbare la vista, d'altra parte se lo meriteranno sicuramente visto quello che avranno combinato nelle loro vite precedenti. Alla prossima reincarnazione, se saranno stati al loro posto durante questa vita, chissà.
Passata la paura |
Certe situazioni sono dure a scomparire, anche nel mondo degli smartphone e dell'AI. Arriviamo a Vrindavan che sono appena passate le otto, assonnati e sbilenchi. La città come accade in questi casi è completamente bloccata da un paio di milioni di persone arrivate per l'occasione eil transito delle auto è vietato entro la cerchia più ristretta del centro. Così dobbiamo abbandonare la macchina fuori della città davntoi alal transenne sorvegliate da baffuti ma irremovibili poliziotti armati di bastone (i temibili lathi, con cui si tiene a bada la folla) e proseguire con fue tuk tuk, i famosi Ape piaggio, istituzione indiana immarcescibile, uno per noi e l'altro per le valigie. Percorriamo il tragitto per stradine secondarie ma già intasate di gente. Il nostro albergo è lungo la strada principale, in centro città e in teoria il check in sarebbe alle 13, ma alla reception ci vedono così sbarellati che si prendono pena ed in una mezz'oretta le camere sono già a nostra disposizione. Ottimo perché presto che è tardi, riposeremo quando quando sarà ora dopo aver tirati i calzetti come si dice tra noi mandrogni e quindi, rassettata veloce e doccia fredda per svegliarci completamente, colazione rapida, anche perché per chi come me aborrisce il cibo indiano, non c'è niente di edibile al di fuori delle banane.
Khrishna e Radha |
E' quindi anche la festa dell'amore in cui (quasi) tutto è concesso e che sta alla base di tutti i carnevali del mondo. Nel mondo hinduista L'Holi è una delle due feste più importanti dell'anno (l'altra è il Divali, la festa delle Luci in autunno) e si celebra attorno alla metà di marzo a seconda dei pleniluni. Ufficialmente si svolge in onore del dio Khrishna e della sua amata Radha, la pastorella che lo accompagna e si unisce a lui mentre suona estaticamente il flauto. Il dio ragazzino, sempre raffigurato di colore blu, di cui le pastorelle Gopi sono innamorate e lo ascoltano estatiche sulla riva del fiume. E' quindi questa la festa dei colori, dell'amore e della primavera, una vera e propria esplosione di gioia che percorre come una furia tutto il subcontinente per ogni sua città e paese ed è caratterizzata in particolare da grandi feste che si svolgono attorno ai templi dedicati a Khrishna e a Visnu (dato che si festeggia anche la vittoria del suo quarto avatar, Narashina, l'uomo leone, sul malvagio re demone Hiranyakashipu) lanciandosi l'un l'altro polveri coloratissime, a volte mescolate con l'acqua, in modo che alla fine della giornata tutti siano colorati dalla testa ai piedi.
E' il trionfo della gioia, dell'allegria e della confusione che percorre per un paio di giorni tutte le città del subcontinente. Naturalmente in linea con le altre tradizioni, fin dal 17° secolo festeggia anche l'agricoltura, la fertilità della terra ed il buon auspicio per gli ottimi raccolti. Una sorta di carnevale delle arance di Ivrea, durante il quale invece che i nostri sugosi frutti, ci si lanciano polveri multicolori che ricoprono la folla di una onnipresente nube iridata. Naturalmente siamo in India e quello che nelle altre parti del mondo coinvolge qualche migliaia di persone, qui invece devi contare a milioni. E qui nascono i problemi, perché mentre nelle altre grandi feste di massa come la fiera di Puskar o il Khumba mela, dove la gente è ancora più numerosa, il movimento della folla è compatibilmente abbastanza ordinato e tranquillo, qui, la gente sembra quasi impazzita, tutti sembrano percorsi dalla follia che la divinità insuffla, quasi come nell'antica Roma, le baccanti erano ebbre ed inferocite e quindi capaci di eccessi pericolosi. Qui siamo in una situazione simile, di certo particolare ed emozionante, a cui secondo me vale assolutamente la pena di partecipare, per provare sensazioni ed emozioni, antiche, primordiali, ma assolutamente vive e vitali. Qui a Vrindavan o meglio in due paesini dei suoi dintorni, si svolge l'holi più famoso e partecipato dell'intero paese, ecco quindi la ragione della nostra presenza qui ed ecco perché ci siamo bardati di tutto punto con vestiti bianchi usa e getta, bandane a riparo delle capigliature fluenti, occhiali e protezioni di plastica per le macchine fotografiche e telefonini pronti alla pugna come aranceri eporediesi in attesa della battaglia. L'auto ci aspetta, il divertimento anche. Dai che ci proviamo a portare a casa la pelle!
Prima della cura |
Dpo la cura |
SURVIVAL KIT
Holy - Il più grande festival indiano, che potrete trovare in tutto il subcontinente, più o meno nel mese di marzo. La leggenda vuole che ricordi l'innamoramento di Khrishna verso Radha che disperata perché lui non la guardava a causa del colore troppo scuro della sua pelle (aspetto a cui gli ndiani sono piuttosto sensibili), su consiglio della madre, si cosparse il viso di polveri colorate conquistandolo definitivamente. Vi rimando al sito per quanto riguarda le altre leggende sul quarto avatar di Visnù o di quelle dell'incenerimento di Kama, il dio dell'amore che Shiva, disturbato nelle sue meditazioni, ridusse in cenere, per poi perdonarlo dopo quaranta giorni di penitenza (notate i rimandi dei topoi assolutamente simili ad altre religioni), come era solito fare dopo i suoi accessi di ira e farlo infine rivivere, perché il mondo non può stare senza amore, da qui i festeggiamenti coloratissimi. Il giorno prima in molti luoghi si usa anche festeggiare con grandi falò. Nulla di nuovo sotto il sole. A Vrindavan ed in particolare in due paesini vicini che ospitano appunto i templi dedicati a queste divinità si festeggia la settimana prima ed è l'Holy più importante del paese a cui partecipano milioni di persone da tutta l'India. Per questo è necessare prenotare con molto anticipo le eventuali sistemazioni alberghiere, prese d'assalto durante questa settimana cruciale.
Hotel Krishnam - Raman reti road - Vrindavan - 3 stelle in linea con gli standard indiani - In posizione ottimale sulla strada centrale della città. Camere spaziose, letto king. AC, TV, ventilatore, cassaforte. Free wifi ottimo anche in camera. Dotazioni per il bagno scarsine e pulizia sommaria, compensata dalla grandissima gentilezza e disponibilità del personale che ci ha concesso la stanza quattro ore prima del checkin senza sovrapprezzi. Ristorante interno prevalentemente di cucina indiana. La doppia attorno tra i 30 e i 40 € con colazione, ma durante l'holi i prezzi possono salire anche consistentemente.
Turisti |
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