domenica 21 aprile 2024

India 13 - Verso Dholpur

Holi ante litteram ad Alessandria - aprile 1955


Il fruttivendolo

Ormai è quasi sera. Oggi ce la siamo presa comoda, dopo gli stress degli ultimi due giorni. Anche davanti al nostro albergo c'è un via vai intenso,. Adesso che la festa sta per finire, c'è un po' l'aria di chiusura, anche se i vari banchetti sono ancora in piena attivività, con tutta la gente che transita, qualcuno avrà ancora voglia di comprare qualche cosa, meglio quindi stare sempre all'erta. Solo i venditori di colori sembrano aver completato la giornata, qualcuno sta già caricando sul carretto i suoi sacchi, tutti sporchi, un arcobaleno variopinto, che riprende posto sul carretto. Mi fermo ad un banco di frutta particolarmente ricco, per rifornirmi delle consuete banane, che mi sostengono durante la giornate di digiuno e non so resistere ai bei mandarini esposti sapientemente in piramidi regolarissime, i più belli naturalmente in cima. E' questa una varietà particolare particolarmente grande e succosissima, con la buccia  un po' lasca, quasi già staccata dagli spicchi, che si toglie con grande facilità, quasi in un sol pezzo e lascia scoperto l'intero frutto, che ha un sapore particolare, dolcissimo e agrumato al tempo stesso. Un frutto che si trova soprattutto nel subcontinente indiano. Con 60 rupie me ne prendo un bel chilo che il vecchio venditore mi mette nel consueto saccchettino di plastica nera. Non resisto e comincio a mangiarmene uno ancora prima di essere rientrato. Buonissimo. 

Roshan

Intanto nella hall, Roshan ci saluta definitivamente. E' stato un validissimo accompagnarore in questi tre giorni che ha vissuto con noi, attento e preoccupato soprattutto dela nostra incollumità, quando la calca diventava troppo densa e forse pericolsa. Adesso che il suo lavoro è finito, mostra il suo largo sorriso soddisfatto. E' un bel ragazzone di 38 anni, anche se non li dimostra. Vive a Delhi e adesso che il suo lavoro è finito si scioglie un poco. Così veniamo a capire il motivo della sua allegria, non si tratta solamente dell'atmosfera dell'holi, che certamente coinvolge gli indiani ancora più di noi, ma del fatto che il 22 di aprile si sposa! Certo che si sente su di giri. Ci fa capire che la ragazza è stata scelta con cura in accordo tra i genitori e le famiglie, magari con l'aiuto di qualche sensale, come da tradizione ed è certamente bellissima. Sarà un gran matrimonio e durerà come d'uso più giorni, cinque addirittura, con tutti i parenti delle due famiglie presenti. I matrimoni indiani sono assolutamente straordinari, ricchi di colori e musica. Ne abbimo già visti diversi e ad alcuni abbiamo anche partecipato. Una festa vera! Così gli facciamo i nostri migliori auguri, di figli maschi naturalmente; adesso ha ancora un gruppo di clienti in arrivo, andrà ad accoglierli domani, per un giro classico e poi via a casa a prepararsi. Lo sposo deve essere nella sua forma migliore e la sua futura sposa lo aspetta sicuramente con ansia trepidante. 

Holi

Intanto, dopo un bel piattone di riso pilaf decisamente bianco, con i suoi lunghi chicchi indica, che crocchiano sotto i denti, mentre mi posso consolare computando a mio favore un basso indice glicemico, nonostante le banane ingurgitate nella giornata, veleno per noi sempre sulla soglia di un livello di glicata pericolosa, ce ne andiamo a riposare, dopo aver cercato di spurgarci definitivamente anche se inutilmente di tutte le scorie colorate assorbite in questi tre giorni. I vestiti questa volta seguono il loro previsto destino e scivoliamo tra le braccia del dio indiano del sonno. Domani ce ne andremo, ma l'holi continua, tranquilli, perché il tutto il resto dell'India infatti si svolge nel fine settimana successivo a quello di Vrindavan, quindi mi sa che ce lo ritroveremo anche prossimamente. Per inciso, parlando a posteriori di questa bellissima festa con gli amici, ho notato come molti si stupiscano di una usanza così bizzarra e selvatica, un poco barbara, un poco folle, soprattutto riguardo al lancio delle polveri colorate, trovandola assolutamente lontana dai nostri modi di pensate. Invece se ci pensate bene tutto ciò ha un concetto di base che è abbastanza coomune a molti carnevali in giro per il mondo e probabilmente pochi dei miei conterranei si ricordano di una manifestazione carnevalesca che si svolgeva appunto a fine marzo o ad aprile nella mia città, Alessandria, in un passato piuttosto recente. 

Il fioraio

La cosa, come riportano le ricerche fatte dall'amico Ballerino, nel suo libro: 90 anni - La nostra storia, che racconta tanto della nostra città, nacque nel famoso Bar Baleta per iniziativa dell'AGA, l'associazione goliardica alessandrina, scomparsa da decenni. Pare infatti che nel 1949 un certo Salvaneschi, che si presentò al bar con un sacco di borotalco, pensò di organizzare una sorta di battaglia con quelli del bar Sport. La cosa ebbe seguito nella vicina piazzetta e poi per le vie della città e dopo le vibrate proteste dei cittadini bempensanti, ci fu finalmente l'approvazione del sindaco Basile e nel 1955 si svolse in una piazza Garibaldi, transennata per lìoccasione ed organizzata con mura di cartapesta e personaggi in costume, la vera e propria Battaglia del borotalco che si svolgeva tra gli assedianti del Barbarossa, i Crucchi ed i Mandrogni. Fu la rievocazione del cosiddetto Assedio alla Città della paglia. Il borotalco era stato fornito dalla ditta Paglieri che lo produceva ed i combattenti si scagliavano piccoli sacchetti appositamente confezionati, mentre grandi sacchi venivano lanciatio da catapulte attrezzate per la bisogna. Naturalmenete anche gli spettatori, numerosissimi che stazionavano al di là delle transenne e, i più timorosi, sotto portici adiacenti, erano coinvolti dai lanci. 

Io ero molto piccolo, avevo 9 anni e ricordo bene che il mio papà mi aveva portato in piazza eccitatisimo e poi ero arrivato a casa tutto imbiancato. La mia mamma non era venuta perché aborriva tutta quella confusione! La cosa poi finì lì perché ci furono altre proteste e lamentele che costrinsero le autorità a cancellare definitivamente la manifestazione. Quella del '55 probabilmente fu l'ultima e circoscritta appunto a piazza Garibaldi, mentre prima si svolgeva per le vie della città. L'anno successivo infatti si prese in considerazione lo stadio Moccagatta, ma un forte acquazzone (nel cosiddetto periodo dei baracconi ad aprile, ad Alessandria piove regolarmente come se non ci fosse un domani) obbligò a cancellare la manifestazione , poi sospesa per sempre date il lamento per i presunti danni da inalazione del talco e dal fatto che alcuni spettatori colpiti dai sacchetti erano addirittura svenuti e successivamente ricoverati, almeno così la raccontavano. Come vedete, nulla di nuovo sotto il sole, evidentemente ci sono modalità ed emozioni che sono o sono state comuni a tutti popoli e in molte parti del mondo, anche lontanissime . Evidentemente a me che ne sono stato partecipe quasi 70 anni fa, rimaneva un ricordo ancestrale che mi ha spinto verso questo mondo, solo apparentemente quindi esotico. 

Intanto che rimugino tra me e me queste memorabilia legate alla mia infanzia, il nuovo giorno ci ritrova sull'autostrada che scende verso sud, nella piana sconfinata che attende l'arrivo della estate torrida che è in procento di arrivare. Siamo ormai entrati nel vicino Madya Pradesh, il cosiddetto cuore del paese, e aggiriamo Agra, la città più visitata dell'India per il suo famosissimo Taj Mahal ed il suo Forte rosso, che noi abbiamo già visto in passato e pertanto, nella nostra bramosia di vedere sempre cose nuove e diverse, ci permettiamo di saltare e passare oltre, tra l'orrore del nostro Gurgeet, che mentre si aggiusta il turbante, ci propone in continuazione una deviazione verso la città del mausoleo marmoreo più famoso del mondo. Noi invece lo facciamo proseguire imperterriti verso Dholpur, un altra cinquantina di chilometri più a sud. Già perché questa India straordinaria, ha di certo delle gemme assolute, imperdibili da vedere almeno una volta nella vita e di certo Agra è tra queste, ma basta spostarsi pochi chilometri e trovi un sacco di altre cose affascinanti che meritano di essere viste e conosciute e che inevitabilmente, un visitatore casuale, nella forzata fretta di una prima volta deve purtroppo lasciare da parte. E' un po' come se uno straniero venisse in Italia e non volesse fermarsi per prima cosa a Roma, Venezia, Firenze e Napoli, costretto tuttavia dalla brevità del tour a rinunciare ad un pranzo sulle balconate delle Langhe o ai laghi sotto le Dolomiti. Così noi questa volta proseguiamo decisi. Dholpur ci aspetta.



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1 commento:

Anonimo ha detto...

Toutes tes photos de foule dans les poussières de couleurs sont absolument magnifiques !
Jac.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!