mercoledì 12 aprile 2023

Lebanon 23 - Byblos

Byblos - Il tempio bizantino - marzo 23


Il teatro

 Un'altra mattina luminosa e chiara mentre percorriamo la strada lungo il mare verso nord. Si esce da Beirut facendosi largo tra un mare di auto che stridono assolutamente con la situazione economica del paese, ma sono le incongruenze difficili da capire che pure sono ben presenti in questo paese come in tanti altri per la verità. La costa frastagliata è tutta un susseguirsi di villaggi e costruzioni sparse, nuove o nuovissime che hanno evidentemente sostituito e cannibalizzato le vecchie, sostituendole non appena le condizioni lo hanno permesso. La costa con le sua vicinanza ai traffici è sempre la prima a partire, a svilupparsi, a buttarsi il passato alle spalle. Passiamo a fianco al famoso Casinò, un tempo vetrina dello splendore della finanza e del jet set internazionale, che oggi cerca di ritrovare a fatica fasti ormai lontani, che i petrodollari del golfo tentano di resuscitare, sembra con una certa fatica. Sarò pure che per l'Islam il gioco d'azzardo è proibito, ma qui in Libano i dettami religiosi, sono sempre piuttosto laschi, troppe varianti di dottrina da considerare, per fare i difficili e mi sa che anche col vino, bisogna fare molti distinguo. Dopo poco arriviamo a Byblos, un'altra perla attaccata ad un piccolo promontorio che ambisce a mostrare i suoi settemila anni di storia. Ho scelto appositamente di usare l'antico nome greco della città, invece del moderno Jbail, come oggi è conosciuta, perché è proprio tra le sue rovine che respiri le tracce di quegli antichi millenni che hanno visto fiorire la civiltà fenicia, quella che sparsasi a macchie in tutto il Mediterraneo, forse è stata quella che maggiormente ha contribuito a creare i fondamenti culturali della nostra civilizzazione. 

Tempio degli obelischi

Queste sono le nostre vere radici culturali a mio parere. Qui è probabilmente nato quel famoso primo alfabeto che ha reso facile a tutti trasformare la parola in tracce scritte conservabili nel tempo, comprensibili a distanza di migliaia di chilometri. Questo fu il centro commerciale del papiro che lo trasformò in un centro di scambi ineguagliabile in particolar modo con l'Egitto faraonico e diede poi il nome alla città. Con le ricchezze naturalmente sorsero i templi, testimonianza che religione e denaro corrono appaiati. Così in questo parco archeologico che aggetta direttamente sul mare, puoi vedere le tracce di quei tempi antichissimi, con le fondamenta di costruzioni di quasi cinque millenni fa. Il tempio della dea Baalat, che in seguito si identificherà con Ishtar e Afrodite, il cosiddetto tempio degli obelischi, all'incirca una ventina ancora ben visibili, dedicato a Rashef, il tempio ad L dalla curiosa pianta. Dobbiamo ricordare che in quei tempi questa costa rigogliosa, doveva essere di una bellezza naturalistica ineguagliabile e infatti proprio qui nascono i miti più antichi, come quello di Adone, nato dalla corteccia di uno dei cedri che ornava una delle colline circostanti e della sua travolgente storia d'amore con Afrodite nata dalla spuma del mare della dirimpettaia Cipro. Insomma ce ne sono di motivi per innalzare la città alla sua fama plurimillenaria, che qui conduceva nell'età del bronzo ed in quella successiva del ferro, le navi del mondo allora conosciuto a scambiare le merci e soprattutto le conoscenze. 

Il castello crociato

Il suo stesso nome la identifica e ne classifica i meriti. Byblos, prima Papiro e poi Libro, il caposaldo della conoscenza e della cultura per l'umanità intera. Il banco di memoria nel quale racchiudere il sapere di una civiltà, che può essere aperto, sfogliato, letto, per secoli e millenni, se lo saprai conservare e automaticamente, senza necessità di energia che lo accenda, basteranno solo le scintille del tuo cervello, ti saprà raccontare le storie in esso racchiuse, i dati di un'epoca passata ma non completamente trascorsa, tutti i possibili megabyte immagazzinati e conservati in piccoli segni che devono solamente essere interpretati giustamente. Per questo la città era nota e quindi ecco lo svilupparsi, come di consueto, di tutte le civiltà che si sono lì succedute, dai Romani naturalmente dei quali puoi apprezzare il piccolo teatro, almeno nella parte che ne rimane, affacciato sul mare assieme alle colonne bizantine successive, fino a quello che certamente è la costruzione più imponente dell'area, il castello crociato con le sue imponenti quattro torri agli angoli e il dongione centrale dalle mura spesse e invalicabili, con i suoi stretti passaggi, le oscure gallerie, i camminamenti, i punti di osservazione e di difesa. In ogni pietra, guardandole anche sommariamente, riconosci la predazione dei materiali delle costruzioni precedenti, saccheggiati senza pietà per costruire altro più necessario, in epoche in cui la memoria del passato non era certo considerata con l'importanza che noi valutiamo oggi. 

Il sargofago

Ecco nelle mura spuntare sbozzi cilindrici di antiche colonne o pietre che portano tracce, segni, sculture di civiltà precedenti. Questo rimane certamente come la costruzione più imponente del sito e proprio dall'alto delle sue mura apprezzi tutto quanto la circonda e che ne racconta gli evi che l'hanno preceduta. Vicino, ancor meglio conservata, la chiesetta romanica di San Giovanni Marco con le sue piccole tre absidi di solida pietra ambrata. Come tutte le vestigia che dominano promontori marini, anche questo ha un suo fascino ineguagliabile, quello che ti invita a sedere sui gradini di pietra di fronte al mare che in basso sembra un foglio blu immobile e sereno. Oppure a rimanere appoggiato al grande sarcofago di pietra ancora grossolanamente sbozzato, con gli occhi semichiusi ad ascoltare canti lontani di cui non riesci ad immaginare le sonorità antiche e sconosciute. Senti invece il chiocciare insistente di due signore orientali che poi si rivelano essere due hongkonghesi-americane giramondo che ti attaccano bottoni infinti su quanto sia imperdibile la cucina italiana. Per la verità le avevo scambiate da giapponesi per quanto erano brutte, ma dopo aver sfoderato i miei migliori konichiwà, sono stato subito ripreso e informato della nazionalità ostentata, anche se corretta dal:- Però viviamo negli Stati Uniti - quasi a voler demarcare uno status di altro tenore. Tengo botta per un po' anche se tutto questo turba assai il mio lasciarmi andare ad una sorta di catalessi immersiva in un passato di vestali dai bianchi pepli che risalivano il sentiero fin dal porticciolo sottostante, una teoria di vergini che raggiungevano il tempio tra profumi di mirti e  lentischi in attesa di levare canti alla dea. 

Nel suq

Poi il loro accompagnatore, mi fa grazia e me le porta via, lasciandomi solo davanti al Mediterraneo. Il porticciolo sotto, reca forse ancora le tracce dell'occupazione genovese del XIII secolo, chiamali stupidi, sapevano dove fare affari i nostri liguri dall'occhio lungo e dal borsellino stretto. Te ne vai insoddisfatto per non poter rimanere ancora un poco ad aspirare l'odore di pietra, il senso di antico, il suono di passi perduti nel tempo. A pochi metri, percorrendo selciati aviti, avrai abbandonato la terra che un tempo apparteneva alla Signoria del Gibelletto, feudo genovese di Guglielmo Embriaco, che nel 1099 conquistò Gerusalemme, mica pizza e fichi e da queste parti fece affari lucrosi per un bel po' e così eccoti nelle vie del suq cittadino, il quartiere dei commerci che circonda tutta l'area prima di perdersi nella città nuova che gli sta alle spalle. La serie dei negozietti richiama il passante a dare la consueta occhiata del turista disattento, il cui occhio viene acchiappato da qualche oggettino inutile che andrà ad arricchire la infinita serie di ciapapùver che andranno ad ornare mobili di case lontane. Un delizioso vecchietto che esibisce un fez di panno rosso, espone una serie di scatolette dall'uso incerto, dai begli intarsi di legni dai colori diversi. Mi fermo a chiacchierare, trattando il prezzo di una di queste, più per il piacere di farlo che per l'oggetto stesso. Non cede di molto per la verità ma compro lo stesso, più per lui che per il desiderio di arricchire la mia collezione di contenitori esotici quanto inutili. D'altra parte è il dovere di ogni buon turista incrementare il business locale. 



Un venditore nel suq

SURVIVAL KIT

Il sito di Byblos

Byblos ( Jbail) - Piccola città di 40.000 abitanti a circa 40 km da Beirut, sulla costa nord raggiungibile in meno di un'ora con l'autostrada lungomare. L'area archeologica di circa 5 ha occupa tutto il promontorio sul porto antico e mostra i più antichi insediamenti della cultura fenicia risalenti a oltre 5000 anni fa. Tre i templi principali di quell'epoca di cui si vedono bene le fondamenta dall'alto delle mura del castello crociato. Molti ruderi di templi romani e bizantini, con quello che rimane del teatro che mostra ancora ben conservato il settore più basso delle gradinate e la scena di fronte al mare. Ingresso circa 3 $. Ai margini dell'area la chiesa romanica di S. Giovanni Marco, tuttora in attività. Dietro l'area archeologica il suq coi soliti negozietti per i turisti.

Le mura del castello


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