venerdì 7 aprile 2023

Lebanon 20 - Il sito archeologico di Baalbek

Baalbek - Il grande cortile - marzo 2023


I propilei dell'ingresso

Ed eccoci finalmente a Baalbek, il sito archeologico tra i più importanti del Medio Oriente, di certo, tra i molti, il più imperdibile dell'intero Libano, a tal punto che fino ad un decennio fa, quando erano la Siria o la Giordania, le mete turistiche di elezione dell'area, proprio Baalbek veniva aggiunto come escursione accessoria ai tour principali. La storia del sito è di per se stessa molto interessante. Come per tutti i luoghi sacri libanesi, cosa che ho già avuto modo più volte di sottolineare, i suoi inizi affondano nella notte dei tempi e esaminando i vari strati, se ne possono rintracciare bene i vari passaggi di tutte le civilizzazioni che qui si sono succedute. Già quattromila anni fa questa area era considerata sacra e qui sorgevano luoghi di culto fenici dedicati a Baal, il dio del sole, da cui con ogni probabilità deriva il nome odierno, e alla sua sorella e consorte Anat (Astarte) dea della guerra. Naturalmente la tradizione parla di una religione estremamente violenta e pretenziosa (quale non lo è stata in qualche momento della sua storia) che richiedeva sacrifici anche umani, ma questa potrebbe essere una semplice e malevole leggenda, creata a bella posta da posteri interessati a demonizzare gli sconfitti come è costume nella storia. D'altra parte non c'è nessuna prova, come resti o simili ritrovati sul posto, che lo possano confermare. Il sito si sviluppò successivamente come grande centro religioso già in epoca ellenistica, quando i nomi degli dei furono sostituiti con i loro omologhi greci e la città venne ribattezzata Heliopolis e finalmente conosciuta con grande rilevanza in tutto il mondo antico. 

Il cortile esagonale

Ma certamente il suo punto di massimo splendore, quello romano che cominciò, subito dopo la conquista ad opera di Pompeo, arrivò con gli ampliamenti e la costruzione del gigantesco tempio di Giove, che a tutt'oggi è il più grande tempio romano conosciuto al mondo. Nei due secoli successivi durante la massima espansione dell'impero, sorsero nel loro massimo sviluppo gli altri due templi, quello di Bacco e di Venere, che conferirono al luogo, oltre ad una fama universale, anche una certa aura di licenziosa zona franca di eccessi sacri e misterici, tra i quali è quasi certa la funzione postribolare il tempio dedicato alla dea dell'amore, cosa non infrequente all'epoca, vi ricordo soltanto per citazione, il tempio siciliano dedicato a Venus Fellatrix, visitato da folle di pellegrini, interessatissimi evidentemente ad usufruire dei servizi apprezzati delle sacerdotesse, appositamente istruite alla bisogna, che portavano a questi luoghi ad accumulare importanti ricchezze. Non bisogna certo stupirsi di questo libero modo di intendere la sessualità, molto comune nel mondo antico e in specie in quello romano, che ne aveva un concetto del tutto lontano dalla riprovazione morale odierna, anzi la sessualità romana esaltava ed approvava tutto l'aspetto penetrativo e dominatorio del sesso, etero od omodiretto che fosse, pedofilia inclusa, purché forse roba sua, suoi schiavi, suoi amici o sue donne, ben s'intenda, inteso come virtù per il Vir romanus, proprio a potenziare ed affermare le sue caratteristiche di dominatore del mondo, mentre al contrario ne vedeva come mollezza inaccettabile e riprovevole, la parte passiva. 

Il porticato

Il Romano non doveva mai subire ma dominare, salvo poi accettare ed includere tutte le culture conquistate facendole proprie assieme ai popoli interessati, purché dessero a Cesare quel che era di Cesare e probabilmente questo è stato il segreto della durata di questo impero.  Successivamente al suo disfacimento, i poteri successivi, operarono a Baalbek le consuete modifiche, predazioni e cambiamenti d'uso che mutarono però assai poco la fotografia della città sacra, riscoperta poi con i gran tour del XVIII secolo. Ma qual è l'immagine che il sito ci presenta oggi? Beh, arrivarci come noi in una bella giornata di sole che illumina le ciclopiche rovine, non può che destare un ammirato stupore. Subito vieni accolto, appena passati le scalinate dei Propilei, da un grande spazio cosparso di pietre. Le rovine sono sparse dappertutto, formate, non come altrove dai minuscoli frammenti di antiche costruzioni che gli insulti del tempo ed i terremoti, hanno ridotto ai minimi termini, ma da reperti di dimensioni colossali. Ed è questa l'impressione che ti accompagnerò per tutto il tempo che trascorrerai tra queste rovine, il senso di gigantismo inusitato, mai visto in nessun altro luogo. Già il cortile esagonale ti mostra le proporzioni del posto e le successive utilizzazioni post romane, con i residui delle chiese bizantine qui erette e del successivo bastione difensivo della cittadella araba eretta qui a scopo difensivo con l'innalzamento del porticato a esedre che di certo ospitavano statue grandiose. 

Strato fenicio

Tutto qui respira l'aura del colossale, dello smisurato, dell'enorme e quando ti trovi al centro del grande cortile centrale non riesci a fare a meno di respirarlo, alla vista dei monconi delle 128 spettacolari colonne di granito rosa e delle poche rimaste in piedi a sostegno dei porticati che lo circondavano, dei loro imponenti basamenti di granito di Assuan (anche se per queste è assolutamente inspiegato il modo in cui siano state trasportate fin qui) e delle esedre che riportano ancora iscrizioni ed incisioni. Al centro l'altare neroniano si innalza al fianco delle evidenti vestigia rimaste del livello più basso fenicio, visibili grazie a più recenti scavi, in piena vista della successiva scalinata che porta al basamento del tempio di Giove. E qui, anche ad un osservatore disattento, non può sfuggire uno dei tanti enigmi che il sito presenta. Tutto il basamento dell'area templare è costruito infatti tramite l'avvicinamento di una serie di pietre talmente grandi da essere classificate senza tema di smentita come le più grandi in assoluto sbozzate dall'uomo per elevare i suoi edifici. Tre di queste, il cosiddetto trilithon, sono parallelepipedi tagliati dalla roccia della vicina cava che dista meno di un chilometro, lunghe quasi venti metri e con lati di quattro con un peso di circa 800 tonnellate e obiettivamente il modo in cui queste pietre, che non hanno uguali nell'antico Egitto o nelle civiltà mesoamericane, abbiano potuto essere trasportate in loco, cosa che rappresenterebbe un problema quasi insolubile con i mezzi attuali. Secondo alcuni questa piattaforma è stata edificata in epoca preromana, visto  il suo orientamento in direzione delle  Pleiadi, cosa importante per la cultura greca e quella orientale, ma assente in quella romana, mentre ci sono molte simiglianze con la struttura del secondo tempio di Gerusalemme eretto sotto Erode il grande. 

Il tempio di Giove

D'altra parte i Romani erano molto pragmatici in tutto e di certo avrebbero preferito usare pietre molto più piccole e facilmente trasportabili. Tuttavia, non si riescono a fare ipotesi sulla tecnologia che ne ha permesso lo spostamento. Ed eccoci qua sotto le sei colonne di questo tempio, alte venti metri, con un diametro di oltre due metri, le più grandi conosciute al mondo, realizzate in tre rocchi sovrapposte, otto delle quali furono portate via da Giustiniano ed usate per la costruzione di Santa Sofia a Costantinopoli. Pensate che le sole trabeazioni che sormontano il colonnato sono alte cinque metri. Tutto questo portava alla visione complessiva di un tempio unico al mondo, periptero, decastilo per complessive 59 colonne. Bisogna sedersi su queste pietre per aspirare la possenza del gigantismo che emanano, assorbirne la forza, senza stare a cercare spiegazioni di come questa gente abbia potuto costruire un simile complesso o elaborarne soluzioni fantasiose. Qui devi solo sentire la forza immensa del genere umano e inorgoglirsi di farne parte. Il sole è ancora alto nel cielo e illumina i cilindri che puntano verso l'azzurro, basta spostarsi un poco di fianco e la loro dimensione te lo eclissa dalla vista, dio archetipo che battezza questo sito magico da millenni ammantandolo di una forza interiore che rende possibile l'impossibile a spiegarsi. Bisogna rimanere qui a lungo e l'emozione non cala anche per la visione forse ancora più spettacolare del tempio di Bacco che si erge a lato, ma di cui vi parlerò la prossima volta.

Le colonne del grande cortile

SURVIVAL KIT

Alla base del tempio

Baalbek - Città a circa 90 km da Beirut nel nord della valle della Bekaa che ospita il più importante sito archeologico libanese, costituito dalle rovine prevalentemente romane di un complesso templare famosissimo che comprendeva i tre templi di Giove Hieropolitano, di Bacco e di Venere, oggi sito Unesco. La vista deve preveder almeno 2/3 ore o anche mezza giornata per gustarsi il gigantismo inspiegabile del luogo. Se volete leggetevi in questo sito molto esaustivo, tutti i particolari importanti e descrittivi. C'è anche un piccolo museo archeologico. Il biglietto costa attualmente circa 4 $ per gli stranieri (300.000 LL). Non dimenticate di dare un'occhiata anche la vicina cava da cui venivano estratte le pietre per il famoso basamento, in cui è ancora visibile quella che è conosciuta come il più grande monolite prodotto dall'uomo. Se deciderete di visitare un solo luogo in Libano, è questo. 

Le colonne e il tempio di Bacco

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