mercoledì 26 aprile 2023

Lebanon 33 - Tripoli

Centro . Tripoli - marzo 2023



Murales

Bisogna davvero dire che il soggiorno in questo paese si può considerare come un periodo di tempo destinato all'ingrasso, una specie di settimana per vitelloni da ristallo, per la rifinitura, prima di essere portati al mercato di macellazione insomma e mi rivolgo a chi come me ha dei trascorsi nell'ambito dei famigerati allevamenti intensivi, orrore orrore! Ma che ci volete fare, lasciarsi indurre ai piaceri della tavola, ancorché mascherandoli da necessità culturale di informarsi sulla gastronomia del paese visitato, è comunque un peccato a cui è così piacevole abbandonarsi, specialmente poi, se sapientemente guidati. Tuttavia, giorno dopo giorno questa attività, a cui indulgo esclusivamente nel vostro interesse per potervi relazionare acconciamente, produce dopo qualche giorno un certo intasamento, cosicché ieri sera, complice la giornata piuttosto impegnativa, si è deciso di saltare, essendo rientrati già piuttosto tardi ed in vista della giornata di oggi che si presenta altrettanto faticosa. I biscottini alle mandorle acquistati dalle Druse, hanno tolto lo sfizio, prima di andare a letto che proprio il digiuno completo non fa bene e così una bella notte di sonno tranquilla ci ha ben predisposto alle fatiche previste per la giornata dedicata a Tripoli. Anche la colazione è stata assai parca. Chissà perché nelle prime giornate in un nuovo hotel ci si strafoga, forse per la voglia di provare golosamente tutte le proposte dei maledetti buffet, che invogliano a servirsi secondo la ingorda filosofia dell'all you can eat. Poi giorno dopo giorno la curiosità scema e forse anche lo stomaco non riesce a reggere più di tanto. 

Colpi di pallottole sui muri del centro

Stamane dunque mi sono limitato a caffettino e succo, tanto per bagnarmi il becco come diceva sempre la mia povera mamma. Dal balconcino puoi startene un poco a guardare le auto che arrivano riempiendo a poco a poco il parcheggio che occupa uno spazio tra i palazzi, probabilmente liberato dalle macerie di qualche costruzione provvidenzialmente crollata, che libera la vista sulle vecchie case ottocentesche della collinetta vicina, non ancora fortunatamente fatte oggetto di "riqualificazione" del quartiere, per il resto occupato da moderni palazzoni. Il solo monito di qualche parete crivellata di colpi ancora in attesa di essere abbattuta, resta testimone del fatto che quello che è accaduto solo ieri, può malignamente ripresentarsi in qualunque momento. Basta un attimo, cari ragazzi. Intanto ecco che arriva George, il tassista al quale siamo stati affidati nei due giorni che serviranno a completare la nostra toccata e fuga nel paese dei cedri. E' un brav'uomo, simpaticissimo e disponibile che si fa subito in quattro per farci sentire a nostro agio. Dai, che il tempo passa, saltiamo in macchina e risaliamo per l'ennesima volta la strada verso nord per arrivare fino a Tripoli, che qualcuno maldestramente confonde con la capitale della Libia e che sarà il punto più a nord che raggiungeremo, ad una ventina di chilometri dal confine siriano verso Tartus, seconda città del Libano con i suoi quasi 500.000 abitanti. Qui tanto per ricordare per l'ennesima volta, il caleidoscopio religioso del paese, la maggioranza degli abitanti è Sunnita, che sovrasta decisamente i pochi Cristiani Ortodossi ed una ulteriore e litigiosa minoranza di Alauiti, cosa che ha provocato numerosi contrasti etnici nella storia recente. 

politici alle elezioni

In effetti questa è stata una delle zone più calde del paese, visto il pesante afflusso di profughi palestinesi che ha visto l'insediarsi nei campi circostanti di cellule di al Qaida, mentre in città ci sono stati scontri continui tra Sunniti e Alauiti. La città infatti è suddivisa in quartieri dove prevalgono i gruppi religiosi che però, si mantengono abbastanza separati tra di loro. George ci porta direttamente in piazza della Rivoluzione, che è dominata da un vecchio edificio disastrato con la facciata dipinta di rosso con tutte le finestre chiuse dal cemento e occupata completamente da immensi murales inneggianti appunto alla lotta della guerra civile, in cui domina il braccio alzato a rivendicare la lotta del popolo. Qui ci aspetta Mary Jo che ci guiderà per tutta la giornata. E' una ragazzina piccolina, studentessa universitaria che arrotonda facendo la guida, capelli rosso fuoco e passo svelto che ci prende in carico e ci trascina subito lungo le strade di un centro oberato di traffico intenso di motocicli, auto e carretti vari. Tanto per cambiare è nipote di profughi turchi arrivati qui alla fine della guerra mondiale. Arrivavano da Mardin nel Kurdistan turco, quando nel '48 il Libano era evidentemente considerato un paradiso, ricco di opportunità, in contrasto con la miseria che invece era diffusa da quelle parti. Ci vuol poco per ribaltare le situazioni non vi pare? 

Nel quartiere sunnita

Tripoli, rumorosa e caotica, intanto, ci avvolge nel suo gorgo di macchine malandate, la città ha una immagine decisamente più mediorientale di quelle che abbiamo visto fino ad ora. La sua storia antica ha percorso un poco la via degli altri centri  commerciali costieri, sottomessa a tutti i vari conquistatori arrivati, ma costantemente libera di esercitare i suoi traffici che l'hanno arricchita, d'altra parte qui passava la via per Bagdad e quindi una delle rotte commerciali più trafficate e densa di affari ad esempio nel periodo di Marco Polo. Quindi i Fenici esercitarono la loro presenza fin dal XIII a.C. e dopo il passaggio dei vari Mesopotamici, arrivarono Greci che dettero il nome attuale alla città, formatasi appunto dalla riunione di tre nuclei cittadini separati e cinte di mura (appunto Τρί πολις). Essendo lo sbocco commerciale sul mare di Aleppo la città divenne comunque ricchissima e qui si accapigliarono i Crociati non già contro i saraceni, ma tra di loro, anzi Raimondo di Saint Gilles negoziò coi Saraceni stessi per combattere contro Boemondo di Taranto che controllava Antiochia. Poi la città fu preda dei Genovesi per quasi 200 anni che costruirono la cittadella che ancora oggi domina la città. Poi Pisani e Veneziani si accordarono col sultano Mamelucco per fargli prendere la città, che era governata da Bartolomeo Embriago, sindaco di quello che ormai era diventato un libero comune, timorosi che i Genovesi si prendessero troppo spazio nell'area. 

Lahem bi-Ajin

Così con il governo Mamelucco la città ebbe una grande fioritura e si diede inizio alla costruzione di tutti gli edifici ancora oggi visibili, come la grande Moschea che sorse sulle fondamenta della Chiesa crociata e di Madrasse e caravanserragli. Oggi la città è un contenitore dalle mille sfaccettature che assomiglia decisamente più ad una città siriana caotica e votata al mare, con le aperture culturali sunnite e ortodosse che considerano invece più proprie dei popoli delle montagne le chiusure mentali di Maroniti, Sciiti e Drusi. Detto questo ci addentriamo per il centro cittadino, ma prima ci tocca quella che possiamo considerare una seconda colazione, per non farci partire per il giro della città troppo deboli e senza forze. Quindi eccoci subito seduti in una bellissima pasticceria, che serve dolci e salati. A noi tocca la riedizione tripolina delle sfiha, che già avevamo assaggiate, ma qui di grosse dimensioni tagliata a tranci e molto ricca, una sorta di pizza di carne trita, saporitissima che qui chiamano Lahem bi Ajin, a cui facciamo molto onore, tanto che ci viene chiesto se volevamo un bis. Ma noi siamo gente di piccolo pasto e così ce ne usciamo, benché già satolli, ma tenendoci uno spazio per eventuali futuri assaggi. Ripassiamo quindi sulla piazza centrale, dominata dal monumento che innalza al cielo la grafia del nome di Allah e sostiamo un poco nel giardino che circonda la bella torre dell'orologio prima di arrivare, dopo aver fatto una specie di slalom tra le macchine, ad uno dei più bei monumenti della città la antica Moschea Taynal, dove entreremo tra poco. 

Moschea Taynal

SURVIVAL KIT

Monumento ad Allah

Tripoli - Seconda città del paese con oltre 500.000 abitanti a 85 km da Beirut a pochi chilometri dal confine siriano. Meriterebbe una visita più prolungata ma dedicatele almeno un giorno intero. Da vedere: il centro con i suoi murales rivoluzionari, il Suq Khan al Khayyatin, la Moschea Taynal, la grande Moschea, La Cittadella, almeno un Caravanserraglio, la Clock tower, la Madrassa al-Nouriyah, l'Hammam al-Jadid, l'Hammam Ezzeddin, la Fiera internazionale Karami e infine girate per la città tra i vari quartieri cercando di scoprire le differenze tra quello armeno e quelli arabi delle varie confessioni, fermandovi a gustare le specialità di strada. Frequenti le fabbrichette di sapone tradizionale. 


Il muro della rivoluzione



Nei giardini
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