domenica 2 aprile 2023

Lebanon 17 - Al ristorante

Alla casa di Aleppo - Beirut - marzo 23


 

La Corniche
Ormai è buio, scendere lungo le curve della strada che dall'interno del Chouf porta fino al mare è percorso breve, pochi chilometri col traffico che a poco a poco aumenta mentre arrivi nella periferia di Beirut. In fondo devi considerare che ti sembrava di essere in un luogo immerso in un passato abbastanza remoto ed invece eccoti in pochi minuti reimmerso in un mondo fatto di motori, telefonini e pompe di benzina, per carità non che in montagna non ce ne fossero, ma chissà perché la sensazione è quella che l'aria fosse più fina, che gli sguardi dei vecchi scavati tra le rughe, avessero sfumature di mondi ormai trascorsi. La città invece ha i frastuoni comuni a tutte le capitali, anche se il quartiere dove, in una strada laterale, sta il nostro albergo, è molto tranquillo, anzi, è piuttosto buio e non vedi molta gente in giro dopo le otto. Tuttavia, carta alla mano siamo proprio a due passi dal mare e dunque forza muoviamoci, se vogliamo andare a vedere quel prezzo di città che un tempo brillava di luci e di colori. La Parigi del Medio Oriente, la chiamavano negli anni '60 e dopo rivoluzioni e guerre, attentati e scannamenti vari, vediamo cosa è rimasti dei fasti del passato recente. Scendiamo per neanche duecento metri ed eccoci sulla Corniche, una lunghissima passeggiata di almeno un paio di chilometri che bordeggia tutto il capo che si protende sul mare, e che ospita i quartieri più moderni ed eleganti. Lo spazio pedonale che affaccia sul Mediterraneo con una balconata sollevata di qualche metro, è larghissimo e bordeggiato di palme e appare come il luogo ideale dove la gente va a passare la sera a prendersi un po' di fresco. Alle spalle una linea continua di quello che erano hotel importanti, condomini lussuosi, esercizi di ogni tipo e locali dove un tempo arrivava anche il jet set europeo e mediorientale. Adesso la situazione sembra più attutita, anche se l'atmosfera è del tutto tranquilla, ma di certo è svanito quasi completamente lo smalto quasi europeo di sessanta anni fa. Con ogni probabilità sono spariti i club dove i Riva e gli altri ricconi dalle ingenti fortune, magari un po' border line o addirittura in fuga dalle grinfie della legge e dalle varie fiscalità, erano in cerca di zone grigie dove ripararsi o nascondere quattrini. Allora ancora non di parlava di Cayman o Singapore, i paradisi fiscali erano più a portata di mano. Di certo adesso siamo ancora in fase di molla, come si dice, tuttavia non dobbiamo pensare che qui tutto sia morto, anzi, nuovi appetiti si sono sicuramente affacciati, nuove ingenti masse di denaro si muovono nell'area in cerca di collocazione, diversamente non si spiegherebbero le selve di gru che sono sparse in diversi quartieri cittadini. 

varietà di hummus

Questa, che è sempre stata, dobbiamo ricordarlo, una base finanziaria per eccellenza, rimane sempre un polo di attrazione e di nuove ricchezze in giro in cerca di approdi sicuri, ce ne sono sempre. Di certo da tutti i paesi del golfo, che per affinità con gruppi religiosi locali, trovano da queste parti svariati interessi ad intervenire con società miste, finanziarie e immobiliari, investendo i fiumi di petrodollari, forse presto petroyuan,  che sono sempre in cerca di casa, il flusso è notevole e risulta che molte posizioni siano già state ben occupate. Parimenti l'Arabia Saudita porta altro fieno in cascina, sicuramente unendo anche alla parte finanziaria gli interessi geopolitici che fanno del Libano un territorio golosamente ambito da tutte le potenze che aspirano ad una posizione di supremazia sull'area, dalla Turchia, all'Iran. Insomma i soldi non mancano e lo vedi bene proprio su questa corniche, dal tipo di macchine che parcheggiano lungo il grande viale a doppia corsia che lo percorre. Non mancano ovviamente i grandi SUV neri e il parco Mercedes, che è quello più affollato, ma vedi anche Porche e altre marche più esclusive, mescolate alle carrette sfasciate, magari con quaranta anni di onorato servizio. Lungo la passeggiata, sulle panchine piuttosto malandate vedi invece i locali che vanno a prendere una boccata di aria fresca, con mogli e stuoli di bambini vocianti, che guardano bramosi il venditore di palloncini o quello dei leccalecca, senza riuscire ad ottenerli, segno che il mondo diseredati è ancora molto densamente popolato. Comunque, tra una considerazione sociologica e l'altra, intanto è venuta l'ora di buttar giù qualche cosa che a star digiuni fa assolutamente male. Dunque dopo un breve tratto, siamo irresistibilmente convinti dall'insegna del بيت حلبche poi sarebbe Bait Halab, la Casa di Aleppo, ristorante all'apparenza piuttosto elegante, che promette ogni tipo di squisitezza libano-aleppina. Devo dire che il locale al primo piano promette piuttosto bene, con tavoli massicci e velluti rossi a profusione. Tanto per cambiare e per allinearmi con le berlusconate, è pieno come un uovo, nonostante i costi previsti siano vicini a quelli di uno stipendio mensile di un operaio, quindi si continua ad essere immersi in una serie di contrasti difficili da spiegare, ma evidentemente possibili e per molti le cose non vanno poi così male. Comunque uno con due baffi maestosi, tra lo stuolo di camerieri in livrea, ci prende in carico e ci trova un posto abbastanza comodo. Vicino a noi un palchetto pronto per i musicanti che evidentemente più tardi allieteranno la serata. Subito ci viene proposto il narghilè, che è di certo la prassi comuni in tutti i locali che distribuiscono cibo di ogni livello. Purtroppo non mi concedo questa goduria sibaritica, in quanto non avendo mai fumato, non riuscirei probabilmente ad apprezzare a fondo il delicato ribollire dell'acqua con le volute di fimo che la attraversano, cariche di profumi di spezia o di rose, peccato. 

Sottaceti

Meglio dedicarsi al menù che appare subito con prezzi di molto inferiori al temuto, evidentemente la travolgente corsa dell'iperinflazione di cui vi ho detto rende a noi possessori di dollaroni possenti, l'esborso meno gravoso. Oltretutto, avendo passato l'intera giornata ad assaggiare squisitezze, siamo già piuttosto ingolfati e non vorremmo andare a dormire troppo appesantiti, quindi, tutti d'accordo, un piattino a testa, tanto pour gouter e via. Non volendo addentrarci in piatti troppo strani a questa prima esperienza diretta, scegliamo un piattino a testa soprattutto a base di pollo e carni grigliate, tanto di certo ci arriverà con qualche guarnitura adeguata. Però, dopo aver ordinato, ecco subito ci viene portato un amusebouche gentilmente offerto, di cetriolini, peperoni e altre verdurine e in aggiunta un vassoio con tre ciotole colme di hummus dai tre colori differenti. Stante che la tavola è di default fornita di sottile pane arabo a disposizione di ognuno, non ci facciamo pregare per spazzolare quanto proposto, magnificandocene le varie sfumature. D'altra parte l'hummus in tutte le salse, è proprio il caso di dirlo, lo trovi continuamente in ogni tipo di ristorante e quindi è meglio che te lo faccia piacere. Noi, sotto questo punto di vista, non ci facciamo evidentemente pregare. Il fatto è che finito il piatto, siamo già piuttosto pieni, come previsto. Speriamo che i piatti ordinati, siano morigerati, anche se guardandosi intorno, arrivano dei vassoioni fumanti che spaventano alla sola vista. Le tavole sono piene di gente che si ingozza a più non posso e dalla cucina, è tutto un via vai di camerieri impegnatissimi. Dopo poco ecco arrivare due vassoi stracolmi. Anche se siamo in quattro e dividiamo, le porzioni sono diciamo così sovrabbondanti, oltretutto la carne è circondata, da montagne di patate, melanzane, pomodori e altre insalate, e dubito che riusciremo a finire tutto. I piatti vengono presentati ricoperti, sopra e sotto, di sottili sfoglie di pane arabo che mentre mantengono caldo il sottostante, vengono insaporite dai sughi dei componenti. A lato contenitori di salse varie. Cominciamo l'impegnativa assunzione di cibo, quando ecco arrivare il nostro cameriere, carico di altri due piatti delle stesse dimensioni dei precedenti. Orrore, comprendiamo allora che i piatti rappresentavano cadauno una sola porzione, quindi ci accorgiamo di avere ordinato, pur avendo considerato l'opportunità di un solo assaggino, una quantità di cibo assolutamente spropositata. Alla fine dopo esserci riempiti fino a farlo uscire dalle orecchie, avanziamo almeno un terzo dell'ordinato, che subito gli addetti propongono di riporre in appositi doggy bag, l'uso dei quali, come vedo agli altri tavoli è evidentemente prassi comune. Purtroppo non possiamo certo usufruirne e lasciamo la sala tra lo sconcerto degli astanti che di certo ci considerano ricconi sprecaroba, ma non possiamo fare altro. 

Piatti vari

Come ci aveva detto la nostra Joelle, qui in LIbano il cibo è sempre tanto e sovrabbondante e al ristorante si ha la tendenza ad ordinare più di quanto si mangia anche per mostrare di essere nella possibilità di farlo. Di certo questo avranno considerato di noi. Purtroppo si è fatto tardi e dobbiamo rinunciare ad ascoltare i suonatori che, mentre lasciamo il locale, stanno ancora posizionandosi per la serata e devono ancora accordare il bouzaki. Per pagare facciamo un po' di casino, dapprima impressionati dalla cifra del totale che assomma ad alcuni milioni, ma tranquilli, coi dollaroni verdi bisogna fare un po' di conti e poi, dato che come sempre imprevidenti abbiamo solo pezzi grossi, bisogna prendere il resto, parte in Lire, che portano una impressionante fila di zeri, anche se comunque ci serviranno nei prossimi giorni. Ci facciamo ancora un passeggio sulla Corniche, anche per cercare di fare andar giù il più possibile. La serata è deliziosa e la gente gira tranquilla dandoci una buona sensazione di essere in una città ragionevolmente sicura, anche se le strade laterali sembrano così buie la sera. In fondo basta non guardare troppo in alto dove c'è ancora qualche casa fantasma, con i vetri rotti e le facciate crivellate di colpi di proiettile per evitare di farsi impressionare. Poi rifacciamo la salitella che ci conduce al sonno del giusto. La giornata è stata lunga, ma 'sto Libano promette proprio bene.


SURVIVAL KIT

Ristorante  بيت حلب Beit Halap (La casa di Aleppo) - Baalbek street - Beirut - Ottimo ristorante posizionato all'inizio della Corniche. Sempre molto affollato. Elegante e piacevole per passare una serata. Di norma vengono offerti degli amuseboche con diversi tipi di hummus e verdure. Piatti libanesi e internazionali. Porzioni molto abbondanti, impossibili da finire, molti portano a casa il doggy bag. Noi abbiamo avuto carni alla griglia e pollo di ottima qualità e bella presentazione. Prezzi abbordabili considerando la situazione economica locale. Si può pagare in Dollari o in Lire libanesi. I prezzi in menù sono espressi in dollari. Conto in entrambe le valute. Con un piatto a testa (ne abbiamo avanzato molto) e bevande (birre) abbiamo speso 60 $ in quattro persone mancia inclusa (è consigliato il 10% circa). Date un'occhiata qui al menù molto vasto.

Grigliata
















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